PREMESSA 2
Sono state svolte indagini chimiche e microbiologiche nella rete delle stazioni di
monitoraggio dell’ARPA di Reggio Emilia. Analisi aggiuntive sono state svolte in stazioni
dislocate in punti critici non ancora considerati da ARPA. Parte delle indagini sono state
realizzate anche con l’appoggio dei laboratori della sezione di Ecologia del Dipartimento
di Scienze Ambientali dell’Università di Parma.
Tutte le conoscenze acquisite in questa prima fase sono state utilizzate per lo
svolgimento di elaborazioni realizzate con il modello di qualità fluviale QUAL2E (US-
EPA, 1995). Questo modello è in grado, una volta calibrato, di restituire i valori dei
parametri di qualità in modo continuo su tutta l’asta fluviale. Per quel che concerne i
risultati prodotti dai modelli matematici, è bene non aspettarsi una precisione assoluta in
termini di valori numerici, anche se il dato fornisce una buona stima dei fenomeni che si
vanno a modellare, ma essi devono essere utilizzati come punto di partenza per generare
diversi scenari di intervento sul territorio. Il loro confronto permette di produrre risposte ai
possibili quesiti di intervento quantificando in termini relativi la bontà o meno di un
intervento rispetto ad un altro. Un altro ruolo importante degli output prodotti è quello di
aiutare gli enti incaricati al controllo del territorio nella progettazione delle campagne di
monitoraggio grazie alla immediata individuazione delle sezioni critiche. Inoltre la
possibilità di generare in tempi brevi scenari per il futuro, offre agli operatori del settore
uno strumento utile alla pianificazione territoriale per uno sviluppo sostenibile e la
possibilità di verifica del raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale.
I vari progetti di risanamento presi in considerazione prevedevano sia un incremento
dell’abbattimento delle sostanze inquinanti che l’immissione di acqua proveniente dai
bacini limitrofi. Per ogni scenario ipotizzato si sono potuti valutare gli effetti su tutta l’asta
fluviale, misurare le interazioni tra più interventi e quantificare il miglioramento ottenibile
in termini di stato di qualità ambientale.
OBIETTIVI DEL LAVORO DI TESI 3
OBIETTIVI DEL LAVORO DI TESI
La tesi ha avuto come obiettivo lo studio della qualità delle acque del torrente Crostolo
in relazione ai prelievi idrici ed alle portate residue.
In particolare sono stati considerati:
• lo studio della qualità delle acque nelle stazioni di monitoraggio dell’ARPA ed in
alcuni punti di prelievo aggiuntivi;
• l’analisi degli effetti del prelievo idrico, e delle variazioni di portata che ne risultano,
sulla qualità delle acque; questa indagine è stata svolta mediante simulazione realizzata
con il modello QUAL2E;
• l’analisi di possibili interventi di recupero della qualità del bacino idrografico del
torrente.
STRUTTURA DELLA TESI
La tesi è articolata in quattro parti:
1. Inquadramento del territorio e del bacino idrografico del torrente Crostolo, corredato di
uno studio delle pressioni.
2. Analisi qualitativa e classificazione delle acque, svolta secondo i criteri previsti dal
D.Lgs. 152/99.
3. Analisi delle variazioni delle portate in relazione alla qualità ambientale del corso
d’acqua.
4. Valutazione delle interazioni portata-qualità delle acque e degli scenari di recupero
ambientale svolta con l’ausilio del modello QUAL2E.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 4
1 INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED
AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO
1.1 Caratteristiche morfologiche del reticolo idrografico
Il torrente Crostolo un tempo scorreva da Casina, dove nasce, fino alla città di Reggio
Emilia e quindi andava a sfociare in Secchia. All’inizio del decimo secolo aveva
modificato il suo corso e scorreva ove ora scorre il torrente Rodano. Alla metà del ‘500 fu
arginato dalle grandi opere dei Bentivoglio. Il Crostolo ora sfocia in Po presso Guastalla,
dopo aver ricevuto numerosi affluenti che si distendono a ventaglio nella fascia di alta
pianura (Crotti, 1997).
Il bacino del torrente Crostolo è situato interamente nella provincia di Reggio Emilia e
occupa una superficie di 409,7 km
2
; esso è delimitato a nord dal corso del fiume Po, a est-
sudest dal bacino del fiume Secchia e a ovest-sudovest dal bacino del torrente Enza.
L’asta principale, lunga 55 km, ha origine a Casina alla quota di 550 m. s.l.m. e termina
in località Baccanello dopo aver attraversato i comuni di Casina, Vezzano s/C, Quattro
Castella, Albinea, Reggio Emilia, Cadelbosco di Sopra, Castelnuovo Sotto, Guastalla e
Gualtieri.
I principali affluenti del tratto a monte della città sono: Rio Fiumicello in riva sx,
Torrente Campola in riva sx, Torrente Cesolla in riva dx, Torrente Vendina in riva dx.
A valle della città i principali affluenti sono:
! Cavo Guazzatore che proviene dalla zona occidentale della città e si getta in sinistra
Crostolo in località Roncocesi;
! T. Modolena, che sorge sotto la rupe del castello di Canossa e riceve le acque del
Quaresimo (il quale riceve a sua volta le acque del Rio Moreno) e del S. Silvestro, e
si immette nel Crostolo in sinistra, in località Begarola (Comune: Cadelbosco S.);
! Cavo Cava, costruito nel 1579 per bonificare una vasta area, e che oggi riceve le
acque dal Canale di S. Giacomo (che riceve acque del Canal d’Enza), dallo scolo
Bandirola, dal Diversivo Monsignore e dal Cavo Macera, per poi gettarsi in sinistra
Crostolo in località Bastiglia;
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 5
! Rodano che, dopo aver ricevuto le acque del Rio Lavacchiello, del Torrente
Lodola, del Torrente Lavezza, del Rio Acqua Chiara e del Cavo Ariolo, si getta in
destra Crostolo in località S. Vittoria attraverso il Canalazzo Tassone. Esso fu
costruito nel 1565 dai reggiani perché servisse da scolo alla città e per la raccolta
delle acque provenienti dal canale di Secchia e dal Rodano;
! Collettori Rinascita ed Alfiere, le cui acque vengono sollevate e immesse in sinistra
Crostolo 5 km prima della sua immissione in Po, in località il Torrione. Nello
stesso punto i Bentivoglio costruirono nel 1576 la “gran botte”: essa permette al
Crostolo di scorrere verso il Po e al Cavo Parmigiana-Moglia, che lo sottopassa, di
portare l’acqua del Po ad est, da Boretto al Secchia, distribuendola strada facendo
per l’agricoltura.
Il Torrente Modolena e il Canalazzo Tassone costituiscono i due principali affluenti del
Crostolo: spesso hanno portate uguali o superiori a quelle del Crostolo stesso.
È importante precisare che il Crostolo, il Cavo Cava e il Tassone scorrono a valle della
via Emilia pensili e ad una altezza che non consente di ricevere alcuna immissione
naturale.
Tabella 1.1 Lunghezza delle aste fluviali principali e area drenata relativa.
Segmenti fluviali Immissione Lunghezza
(km)
Superficie
drenata (km
2
)
Crostolo principale 55 44
Cesolla dx 4,6 12
Fiumicello dx 6,4 7
Vendina sx 3 7
Campola sx 9,5 24
Rodano dx 19 112
Guazzatore sx 3,5 23
Modolena sx 26 108
Cavo Cava sx 22 93
Collettore Rinascita sx 8 45
Collettore Alfiere sx 7 16
TOTALE 164 491
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 6
Figura 1.1 Reticolo idrografico del torrente Crostolo (blu) e principali immissioni provenienti
dai bacini limitrofi (verde).
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 7
1.2 Caratteristiche idrologiche
1.2.1 Idrogeologia
L’acquifero legato al bacino del torrente Crostolo appartiene all’unità idrogeologica dei
corsi d’acqua minori. Questa unità corrisponde al tratto di alta pianura, compreso tra le
conoidi dell’Enza e del Secchia, ove sono presenti le modeste conoidi del Crostolo, del
Tresinaro e del Lodola che sono caratterizzate da sottili banchi ghiaiosi, abbastanza
discontinui e talvolta passanti a letti sabbiosi, intercalati a serie prevalentemente limoso-
argillose.
Si tratta di corsi d’acqua che presentano bacini idrografici poco estesi con portate
modeste. Lo spessore delle ghiaie è in media di una ventina di metri (24 m) e i volumi
d’acqua immagazzinati nel sottosuolo variano dai 3 ai 15 m
3
/m
2
. Per questo è possibile
ritenere questa unità come la meno ricca di risorse idriche di tutte quelle dell’alta pianura.
1.2.2 Idrologia
La forma dell’alto bacino del Crostolo è caratterizzata da un ventaglio piuttosto
regolare nella parte alta, dove si sviluppano i principali affluenti di montagna: Fiumicello,
Vendina, Cesolla, Campola. L’idrologia di tutto l’alto bacino del torrente è condizionata in
modo determinante dal tratto di media collina che un tempo correggeva in modo positivo le
onde di piena che il ventaglio di affluenti di montagna concorre a formare nella sezione di
Puianello. Gli interventi prevalentemente antropici (canalizzazione degli alvei) hanno
annullato gli effetti favorevoli prodotti dalle ampie golene laterali ormai abbandonate dalle
acque di piena e hanno ridotto sensibilmente i tempi di trasferimento a valle delle onde di
piena. Quindi il rischio idraulico predominante è indotto dal rapido degrado del substrato
argilloso con il conseguente abbassamento delle quote di fondo degli alvei. Ciò porta ad
una perdita di stabilità dei versanti, nonché a variazioni sugli scambi idrici tra corso
d’acqua e falda.
Nel tratto dell’alta pianura, in prossimità della città, si assiste ad un progressivo ed
intenso processo di espansione urbanistica che tende a ridurre la sezione dell’alveo e
dunque i tempi di corrivazione delle acque piovane per effetto delle impermeabilizzazioni
delle superfici. Questa situazione coinvolge i microbacini degli affluenti del Rodano e del
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 8
Modolena (Regione ER, 1997). Gli interventi antropici e i depositi alluvionali hanno in
alcuni casi ristretto pesantemente le sezioni di deflusso, riducendo la funzionalità dei corsi
d’acqua.
Dal punto di vista del regime idrologico il Crostolo presenta un comportamento di tipo
torrentizio ed è quindi soggetto a numerose variazioni stagionali e mensili delle portate,
che sono massime in primavera ed in autunno e con forti magre nel periodo estivo.
Nel comune di Vezzano, appena a valle dell’immissione del Campola, è situata una
canalina di derivazione. Ogni anno, dal 15 giugno al 15 settembre viene posizionata una
briglia sull’alveo del torrente e la quasi totalità della portata viene deviata nel comune di
Albinea per usi irrigui, lasciando il sottostante alveo privo di acqua. Negli ultimi sei anni
gli emungimenti sono stati controllati e programmati in modo tale da permettere un
utilizzo più razionale delle risorse idriche. Nell’anno 2000 il prelievo di acqua è stato
relativamente basso, grazie anche alle condizioni meteorologiche favorevoli, ed è stato
mantenuto un deflusso minimo anche nel tratto cittadino. Nel periodo estivo, la notevole
riduzione delle portate ha effetti rilevanti soprattutto nel tratto cittadino dove il problema
principale è costituito dal ristagno che porta all’instaurarsi di processi di putrefazione.
La variabilità delle portate si riflette sulla qualità delle acque. Infatti, anche se gli
scarichi in acque superficiali del territorio rientrano (salvo qualche eccezione) nei limiti di
accettabilità della normativa vigente, le acque del torrente risultano ugualmente non di
buona qualità a causa dello scarso potere autodepurante determinato dalla limitata
diluizione del carico inquinante.
In località Le Forche di Puianello è presente la cassa d’espansione, costruita al fine di
garantire la sicurezza idraulica del tratto cittadino per abbattimento del colmo di piena.
Tale opera è stata realizzata dal Magistrato per il Po che ne cura tuttora la gestione. La
cassa d’espansione potrebbe essere utilizzata come deposito d’acqua per i momenti critici.
Ma non è possibile prendere in considerazione tale opzione poiché, per motivi di sicurezza,
è attualmente vietata dal Magistrato per il Po.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 9
1.3 Aree di interesse naturalistico ed ambientale ricadenti nel
bacino del Crostolo
1.3.1 La zona collinare e montana
Il parco di Vezzano è un’area naturale di proprietà della provincia di Reggio Emilia,
attrezzata per la ricreazione e l’escursionismo. La flora del parco non è originaria della
zona ma è stata impiantata con un intervento che ha importato piante come il cipresso ed il
pino nero. Nel tempo la vegetazione alloctona è stata progressivamente sostituita da specie
indigene. Attualmente sono presenti pino silvestre, ginepro, robinia, salice caprea,
sanguinella, biancospino, prugnolo e rosa canina. Consistente anche la presenza di
latifoglie come roverella, cerro, acero campestre e carpino nero. Nel parco è stato allestito
da tempo uno zoo atto ad ospitare animali, molti dei quali sono stati feriti quando erano in
libertà e non sono più in condizioni di essere nuovamente liberati nell’ambiente naturale.
Negli ampi recinti disseminati nell’area sono ospitati mufloni, asini, capre, daini, caprioli.
Si conta inoltre la presenza di diversi rapaci: aquile, poiane, allocchi, barbagianni e falchi.
Nelle voliere si osservano anche gheppi, fagiani, taccole, pernici, quaglie, ecc. Alcune
gabbie contengono cercopitechi dell’Africa orientale, faine e furetti. La frequentazione
arriva anche alle 300 presenze giornaliere tra le quali è significativa quella di gruppi
organizzati e scolaresche.
Il parco di Roncolo è un’area naturale pedemontana di proprietà della Provincia di
Reggio Emilia, attrezzata per la ricreazione e l’escursionismo. Per la sua abbondanza di
specie vegetali, rappresenta un ambiente ideale per molte specie faunistiche. Vi si possono
trovare carpino nero, cerro, acero, roverella, nocciolo, corniolo, prugnolo, ginepro,
biancospino, sorbo e pero selvatico, nonché pino silvestre, relitto dell’era post-glaciale. Nel
parco è inoltre stata allestita una zona ricreativa dove hanno sede barbecue e strutture per i
picnic; qui si trovano anche piante alloctone decorative come fico e gelso. Per quel che
riguarda la fauna sono presenti volpi, lepri, tassi, faine, caprioli, daini e scoiattoli. Il parco
è caratterizzato da una elevatissima affluenza di persone poiché offre, oltre agli spazi
ricreativi, numerosi e interessanti sentieri dai quali è possibile apprezzare il panorama dei
quattro castelli di Canossa.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 10
Di particolare interesse sono le aree Pro Natura di Le Forche, Corticella, Vezzano e Rio
Vendina dove è possibile osservare interessanti forme di erosione fluviale e formazioni di
vegetazione riparia.
Di particolare rilevanza è l’Area dei gessi Messiniani che si è originata dalla
deposizione avvenuta alla fine del Miocene nei bacini lagunari chiusi e sovrasalati del
bacino del Mediterraneo. L’elevata solubilità del gesso determina la morfologia del
territorio. Qui infatti le acque tendono a infiltrarsi nel sottosuolo, dove costituiscono una
fitta rete di drenaggio sotterraneo, mentre il reticolo idrografico superficiale è di modesta
entità. Tra le forme di carsismo più evidenti è possibile individuare le doline di
dissoluzione. Il maggior complesso carsico di tutta l’area dei gessi del basso Appennino
reggiano è costituito dall’inghiottitoio di Ca’ Speranza - dolina delle Budrie - Tana della
Mussina di Borzano. In queste aree è venuto a mancare in questi ultimi anni quel “presidio
del territorio” che assicurava l’efficienza e la manutenzione dei fossi di scolo, delle strade
di collegamento tra le case sparse, delle strade di esbosco, ecc. Il territorio va quindi
“rinselvatichendosi”, rinaturalizzandosi attraverso la conquista da parte del bosco dei prati-
pascoli e dei coltivi marginali, attraverso le varie fasi pioniere dell’arbusteto.
Infine si ricorda l’area del monte Duro costituita da affioramenti di flysch interamente
ricoperti da un folto bosco. In quest’area l’erosione ha portato alla formazione dei famosi
“muri del diavolo”. Quest’area è stata proposta nel Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale quale Riserva Naturale Parziale, ai sensi della L.R. n. 11/88, a causa del
considerevole interesse del suo patrimonio botanico e forestale. Fra le tipologie forestali, è
prevalente quella del querceto mesofilo presente nelle associazioni di carpino nero – cerro
e carpino nero – roverella. Più rara, anche se consistente è l’associazione del faggio con la
querceta. La linea di spartiacque separa il faggio e il carpino nero a nord dal querceto a
roverella e dal pino silvestre a sud presente anche qualche esemplare di pino marittimo.
L’area di Monte Duro costituisce una importante area di riproduzione per specie animali in
corso di rarefazione: capriolo, volpe, tasso, faina, riccio, donnola, arvicola, scoiattolo,
gufo, civetta, barbagianni, poiana, gheppio, gazza, ghiandaia, codibugnolo, ballerina,
merlo, scricciolo, cornacchia grigia, capinera, fringuello, picchio, storno, beccaccia e
tortora.
Anche l’area del Rio Fiumicello è proposta nel PTCP quale Riserva Naturale Parziale a
causa della peculiarità morfologica del suo ambiente. Sui versanti meno acclivi è
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 11
riscontrabile la presenza di molte specie vegetali protette. L’interesse dell’area è
incrementato dall’esistenza di un patrimonio storico – architettonico di considerevole
importanza, come il castello di Paullo.
1.3.2 La zona di alta pianura
A breve sarà istituito il Parco del Crostolo che ha inizio nelle vicinanze dell’abitato di
Reggio Emilia e prosegue fino alla località Le Forche di Puianello. In quest’area è stato
costruito un percorso pedonale e ciclabile che lo percorre per tutta la sua lunghezza. L’area
è piuttosto vasta e complessa e comprende numerose sottoaree con caratteristiche peculiari:
il corso d’acqua, l’alveo di piena, la zona aridofila ghiaiosa, la fascia alberata arbustiva. In
ciascuna di queste zone esiste un valido patrimonio vegetale ed animale. Quest’area è
inoltre caratterizzata da strutture architettoniche di rilevante interesse. Sono in atto
numerosi studi e ricerche, tra le quali anche la presente Tesi, atti a formulare proposte di
risanamento di quest’area che è stata proposta nel PTCP quale Area di Riequilibrio
Ecologico.
Altra area di particolare interesse è il bosco di Casa Bertacchi, che forma la cinta
perimetrale di un laghetto frequentato da pescatori locali, e che è costituito da una cenosi a
querco-carpineto con scarsa partecipazione di robinia e ciliegio. La farnia e il carpino
bianco costituiscono il piano dominante. L’area non è che una piccola prosecuzione, anche
se disgiunta, del bosco mesofilo planiziario del Rio Coviola che se ne distingue per
l’ambiente lacustre in cui si alimenta e vive l’avifauna selvatica. Quest’ultimo, per la sua
collocazione suburbana, consente una integrazione naturalistica ai numerosi elementi di
interesse storico-artistico offerti dal capoluogo. Nelle vicinanze si trova anche l’impianto
golfistico Matilde di Canossa di S. Bartolomeo. Anche quest’area è proposta nel PTCP
quale Riserva Naturale Orientata.
1.3.3 La bassa pianura e la golena del Po
Se si escludono i ristrettissimi ambiti delle “valli” legate alle bonifiche, la golena resta
l’unica sede di ambienti “naturali” in un territorio completamente dominato dall’uomo e
dai suoi insediamenti produttivi. L’evoluzione del territorio golenale reggiano è il risultato
dell’interazione tra l’apporto di materiale alluvionale appenninico da parte dei torrenti
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 12
Enza e Crostolo e la sedimentazione di depositi sabbiosi di provenienza alpina trasportati
dalle acque del Po, nonché degli interventi di bonifica. In quest’area sono in atto opere di
riqualificazione ambientale rivolte al recupero di cave dismesse nelle quali hanno trovato
rifugio numerose specie animali e vegetali. In alcune di queste la regione Emilia Romagna
ha richiesto l’istituzione di Riserve Naturali Orientate. Nelle aree golenari si possono
ritrovare salice bianco, pioppo nero e bianco, olmo campestre, acero campestre,
sanguinello, cannuccie d’acqua, tife e gigli di palude.
Nella pianura è presente la Riserva Naturale Orientata dei Fontanili di Valle Re,
istituita nel comune di Campegine con decreto della Regione nel 1992. L’accesso a
quest’area è consentito al pubblico solo su aree e su percorsi individuati per finalità
educative e didattiche. Presso la Riserva è sorto anche un centro di educazione ambientale
fornito di documentazione relativa all’area protetta sia dal punto di vista naturalistico che
storico culturale (Boretti, 1997).
1.4 Studio delle pressioni
La conoscenza dello stato di qualità dei corpi idrici è il presupposto indispensabile per
la predisposizione degli interventi necessari per il controllo e il risanamento. Uno
strumento utile per un giudizio, sia pure preliminare, sulle condizioni di contaminazione di
un corso d’acqua è costituito dalla stima dei carichi inquinanti potenziali generati dalle
diverse fonti civili, agricole ed industriali localizzate nel bacino.
E' necessario fare una distinzione tra le sorgenti puntiformi e quelle diffuse. Le prime
sono costituite dai cosiddetti scarichi "end of pipe" a cui è possibile attribuire delle
coordinate geografiche, di cui è nota l'ubicazione esatta sul territorio, oltre che il comparto
produttivo di origine. Sorgenti di questo tipo sono le reti fognarie e gli impianti di
depurazione, gli scarichi industriali direttamente sul corpo idrico o sul sistema fognario, gli
scarichi degli impianti di trattamento dei liquami zootecnici.
Le fonti diffuse non sono invece identificabili in un punto preciso sul territorio, né
come punto di generazione, né come punto esatto di immissione nell'ambiente, anche se
sono noti sia il comparto produttivo, sia il comparto ambientale che ne è colpito. Tra
queste si possono menzionare i carichi civili dovuti ai residenti non serviti da rete fognaria,
industrie che scaricano direttamente sul suolo, l’agricoltura, lo spandimento agronomico e
il dilavamento naturale dei suoli (Agac,2000).
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 13
1.4.1 Impianti di depurazione e scarichi fognari
Nella provincia di Reggio Emilia si ha un alto livello di penetrazione del servizio di
depurazione che nel 1999 ha raggiunto un valore di copertura del 76% (+2% rispetto al
1998) della popolazione residente. Si è stimato che la massima efficienza depurativa
raggiungibile, in base a considerazioni tecniche ed economiche, è dell’85%. Da un punto di
vista qualitativo si assiste ad un continuo miglioramento delle tecniche di depurazione e
dell’efficienza degli impianti (Agac, 1999).
Una stima quantitativa e qualitativa dei carichi puntiformi gravanti sul bacino del
Torrente Crostolo è stata ricavata dai dati relativi a tutti gli impianti di depurazione.
Tabella 1.2 Numero di abitanti residenti e serviti da fogna e depuratore nel bacino
idrografico del Torrente Crostolo, suddivisi per sottobacini.
01C Crostolo 44 1633 0 9352 10985 2885 66
02C Cesolla 12 234 0 39 273 262 22
03C Fiumicello 7 133 46 84 263 237 34
04C Vendina 7 92 166 0 258 258 37
05C Campola 24 404 0 371 775 556 23
06C Rodano 112 8997 1207 1767 11971 10417 93
07C Guazzatoio 23 4324 1979 0 6303 6303 274
08C Modolena 108 7797 142 44893 52832 14327 133
09C Cavo Cava 68 3706 65 0 3771 3771 55
10C Diversivo Monsignore 25 816 0 0 816 816 33
11C C. Castelnovo Basso 18 554 43 0 597 597 33
12C Collettore Rinascita 45 1678 232 13077 14987 7925 176
13C Collettore Alfiere 16 281 0 117970 118251 29460 1841
509 30649 3880 187553 222082 77814 153
* Gli abitanti sversati sono calcolati sommando i non allacciati, gli allacciati a fognatura di allontanamento ed i
residuidagli impianti che sversano in quel sottobacino: per questi ultimi si è assunto un abbattimento del 30% per
impianti di primo livello, quello medio rilevato su COD nel 1999 per impianti di secondo livello a gestione AGAC e
dell'80% per impianti a gestione comunale.
TOTALE
Ab. coll. da
fognatura
depurata
Gravitanti Sversati *
Densità
sversati
Ab/Km2
Sottobacino
Super-
ficie
Km2
Abitanti
non
allacciati
Ab. coll. da
fognature di
allontanam.
Gli impianti di depurazione sversanti nel bacino idrografico del Crostolo sono 22: di
questi 9 sono impianti biologici e 13 sono fosse Imhoff. La provenienza del liquame
trattato è per il 49.3% di origine civile, per il 7.3% di origine produttiva e il restante 43.4%
è costituito da acque parassite.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 14
Nelle tabelle seguenti sono riportati i principali dati riguardanti gli impianti di
depurazione che ricadono nel bacino del torrente Crostolo.
Tabella 1.3 Elenco degli impianti e del corrispondente corpo idrico recettore.
N° Comune Impianto Corpo idrico ricettore
Livello di
dep.
Tipo di
impianto
Tratto
Qual2E
1 Casina Banzola est T. Campola I F. Imhoff S1
2 Casina Banzola nord T. Campola I F. Imhoff S1
3 Casina Banzola sud Rio Fiumicello I F. Imhoff S1
4 Casina Bergogno N/E T. Campola I F. Imhoff S1
5 Casina Bergogno ovest Rio Canaletto I F. Imhoff S1
6 Casina Bocco T. Crostolo I F. Imhoff S1
7 Casina Casalio T. Crostolo I F. Imhoff S1
8 Casina Costaferrata Rio Fiumicello I F. Imhoff S1
9 Casina Crocicchio Fosso fontane I F. Imhoff S1
10 Casina Cucchio T. Tassobbio I F. Imhoff S1
11 Casina Giandeto Fosso S. Geminiano I F. Imhoff S1
12 Casina Sordiglio est Rio Fiumicello I F. Imhoff S1
13 Casina Sordiglio ovest T. Campola I F. Imhoff S1
14 Reggio Emilia Mancasale C. Tassone II FAC 8
15 Reggio Emilia Roncocesi S.Silvestro II FARN 5
16 Reggio Emilia S. Rigo Fossa Marcia II BAF 5
17 Casina Casina 2 T. Crostolo II LP S1
18 Quattro Castella Le Forche T. Crostolo II FARNSAF 2
19 Scandiano Bosco C. di Secchia II FAAP 3
20 Vezzano s. C. Pecorile Rio Campola II FAFD S1
21 Boretto Boretto Scolo Casalone II FASAF 10
22 Castelnovo sotto Meletole C. Meletole II FASAF 10
FARN: Fanghi attivi con rimozione dei nutrienti
FAAP: Fanghi attivi ad aerazione prolungata
FASAF: Fanghi attivi con stabilizzazione aerobica
FAFD: Fanghi attivi con funzionamento dei fanghi discontinuo
FARNSAF: Fanghi attivi con rimozione dei nutrienti e stabilizzazione aerobica dei fanghi
LP: Letto Percolatore
BAF: Filtri Aerati sommersi
FAC: Fanghi attivi convenzionali
Nella Tabella 1.3 è indicato anche il tratto di appartenenza secondo la modellizzazione
che verrà effettuata tramite il modello di qualità fluviale QUAL2E (si veda il Capitolo 4.2).
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, TERRITORIALE ED AMBIENTALE DEGLI AMBITI DI STUDIO 15
Tabella 1.4 Impianti di I livello e portate trattate.
1999 di progetto 1999 di progetto
1 Banzola est 26 17 63 35
2 Banzola nord 9 17 21 70
3 Banzola sud 216 8 1,726 35
4 Bergogno N/E 121 17 196 70
5 Bergogno ovest 52 17 19 70
6 Bocco 86 17 53 70
7 Casalio - 17 - 70
8 Costaferrata 104 17 119 70
9 Crocicchio 26 17 73 70
10 Cucchio 26 17 59 70
11 Giandeto 130 17 55 70
12 Sordiglio est 69 17 1,601 70
13 Sordiglio ovest 35 17 225 70
2899 212 6209 840
TOTALE
N°
prog.
Impianto
Abitanti Eq. trattatiPortata trattata m
3
/d
Tabella 1.5 Impianti di II livello e portate trattate.
1999 di progetto 1999 di progetto
1 Mancasale 46556 74400 127343 280000
2 Roncocesi 27459 32400 203635 150000
3 S. Rigo 21 100 49 400
4 Casina 2 205 120 777 500
5 Le Forche 2686 4800 9737 20000
6 Bosco 1528 1440 10615 6000
7 Pecorile 63 160 300 800
8 Boretto 1121 1560 2575 4000
9 Meletole 5630 2400 4246 10000
85269 117380 359277 471700
Abitanti Eq. trattatiPortata trattata m3/d
TOTALE
ImpiantoN°
Il carico inquinante sversato dai depuratori nel torrente Crostolo è elevato poiché
comprende anche alcuni carichi inquinanti generati nel bacino dell’Enza. Nella cartina
riportata in Figura 1.2 sono stati localizzati tutti gli impianti di depurazione gravanti sul
torrente Crostolo e le aree da essi servite.