LA FORMAZIONE CONTINUA DELL’ADULTO
CON DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Proposte di metodi e strumenti compensativi all’adulto che impara
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Introduzione
Lavoro nell’affascinante mondo della formazione degli adulti.
E’ il luogo dove ci si incontra come professionisti e talvolta ci si scontra
soprattutto come persone, dove si cresce e dove si impara… o re-impara. E’
un posto pieno di fascino e di attività, dove non sono contemplate la scarsa
motivazione e la poca voglia, dove sono indispensabili energia e creatività
oltre ad un’attenta e sempre aggiornata preparazione. Chi “forma” agisce
sull’altro, sostanzialmente con l’obiettivo ultimo, finale, a volte utopistico, di
dargli benessere.
Da qualche anno si sente parlare di dislessia. La Dislessia è un
Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA). Con questo termine ci si
riferisce ai soli disturbi delle abilità scolastiche ed in particolare a: dislessia,
disortografia, disgrafia e discalculia.
Dal periodo della scuola il dislessico giunge all’età adulta: porta con sé le sue
difficoltà? Se sì, si può pensare di avere un dislessico adulto sia in un
contesto lavorativo che di formazione continua ed aggiornamento
professionale.
La riflessione su queste tematiche è iniziata attraverso queste domande:
• Quali difficoltà incontra un adulto con disturbi specifici dell’apprendimento
(DSA) nel soddisfare le proprie esigenze di formazione
continua/aggiornamento professionale?
• Quali metodologie didattiche e strumenti facilitano il suo apprendimento?
Gli obiettivi di tesi sono relativi alla conoscenza della permanenza dei DSA
negli adulti, oltre che alla ricerca di metodi e strumenti per sostenere il loro
apprendimento.
Un obiettivo secondario, ma non meno importante, è quello di diventare
consapevoli della possibile presenza in ambito formativo di soggetti con
DSA.
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Proposte di metodi e strumenti compensativi all’adulto che impara
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Per rispondere alle domande di tesi e raggiungere gli obiettivi sopra esposti,
ho individuato gli argomenti sui quali far leva per giungere a delle conclusioni
che soddisfino le richieste. Essi consistono nella definizione dei concetti di
formazione continua e aggiornamento professionale, in uno sguardo sui
disturbi specifici dell’apprendimento che dall’età della scuola primaria si
protraggono, se si protraggono, all’età adulta. Gli argomenti continuano nella
descrizione del contesto in cui mi devo muovere, ossia quello del ragazzo
con DSA diventato adulto e seduto nella precedentemente menzionata aula
didattica, con il suo bagaglio di vita, di esperienze, di sconfitte, di successi e
si spera di vittorie. Infine, presenterò le metodologie didattiche e non, legate
cioè al ruolo della relazione e dell’accompagnamento di questi soggetti
nell’apprendimento, con un’attenta selezione degli strumenti compensativi
(sono così definiti quegli strumenti che permettono di compensare difficoltà di
esecuzione di compiti automatici derivanti da una disabilità specifica,
mettendo il soggetto in condizioni di operare più agevolmente e raggiungere
così un buon grado di autonomia. Questi strumenti danno la possibilità di
informarsi, apprendere e comunicare senza necessariamente dipendere da
un mediatore – da Giacomo Stella (2001), www.anastasis.it) eventualmente
utilizzabili nella loro “versione adulta”.
Durante il corso di Laurea Magistrale, ed in particolare durante le lezioni del
prof. Boniolo in Logica e Retorica, ho appreso che per argomentare devo
conoscere. Ho pensato di poter ricevere conoscenza dai libri ma anche dalle
persone, dalla loro esperienza, dal loro vissuto. Ho pensato di raccogliere
delle testimonianze da un campione costituito da persone coinvolte dai DSA
appartenenti al mio ambito familiare e lavorativo. Ne ho trovate molte, più del
previsto. Ho preparato le tracce per la raccolta dati specifiche per le tipologie
di soggetti del campione alle quali desideravo riferirmi: adulti con DSA,
genitori ed insegnanti coinvolti nella gestione di questi disturbi.
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CON DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
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Nel primo capitolo dal titolo: LA FORMAZIONE CONTINUA E
L’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE, descriverò sinteticamente cosa
sono questi due momenti della vita del lavoratore che necessita di acquisire
nuove conoscenze, di migliorare o approfondire quelle già in suo possesso,
per eseguire la propria attività lavorativa/professionale al passo con i tempi
che cambiano.
Seguirà dunque il secondo capitolo: I DISTURBI SPECIFICI
DELL’APPRENDIMENTO, nel quale introdurrò i concetti di “apprendimento”
e di “disturbi specifici dell’apprendimento”, questi ultimi visti da una triplice
angolazione: l’aspetto neurobiologico, l’aspetto descrittivo e normativo e
l’aspetto esperienziale, con parte dei dati raccolti con le storie.
Il terzo capitolo: L’ADULTO CON DISTURBI SPECIFICI
DELL’APPRENDIMENTO entra nel cuore della tesi: come impara l’adulto?
Ha meccanismi e modalità diversi rispetto al bambino o al ragazzo dell’età
scolare? Intuitivamente sì, i percorsi di apprendimento sono diversi e devono
essere conosciuti da chi si propone come formatore. E l’adulto con DSA?
Come si presenta rispetto ai disturbi che hanno caratterizzato la sua infanzia
e la sua adolescenza? In questo capitolo, e per semplificare nella tesi in
generale, mi riferirò ai soggetti che sono a conoscenza dei loro disturbi ma
che li vivono in privato. Mi riferirò a coloro che non hanno dimestichezza con
gli strumenti compensativi, a coloro che hanno la mia età, sostanzialmente,
poiché quando andavo a scuola io (dagli anni settanta agli anni ottanta) di
dislessia non si parlava.
I vari metodi e strumenti compensativi attualmente disponibili verranno
presentati nei capitoli due e tre ma verranno descritti nel dettaglio nel capitolo
quattro. Esso infatti si intitola: QUANDO L’ADULTO CON DISTURBI
SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO IMPARA. Verranno qui introdotte le
ipotesi di lavoro per la formazione continua, attraverso la riconduzione al
disturbo specifico e alla presentazione delle modalità didattiche e formative
usate per favorire l’apprendimento dell’adulto con DSA.
Uno spazio particolare sarà dedicato alla didattica inclusiva, ossia “una
scuola che ‘pensa’ e che ‘progetta’ tenendo a mente proprio tutti. Una scuola
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che, come dice Canevaro
1
, non si deve muovere sempre nella condizione di
emergenza, in risposta cioè al bisogno di un alunno con delle specificità che
si differenziano da quelle della maggioranza degli alunni ‘normali’ della
scuola. Una scuola inclusiva è una scuola che si deve muovere sul binario
del miglioramento organizzativo perché nessun alunno sia sentito come non
appartenente, non pensato e quindi non accolto.” dalla lezione di P. Sandri,
Scuola di qualità e inclusione, Master “Didattica e Psicopedagogia per i
Disturbi Specifici di Apprendimento” Facoltà di Scienze della Formazione -
Università di Bologna, anno 2012.
Ho preparato questo elaborato usando la metodologia compilativa con
una parte dedicata alla ricerca qualitativa. La ricerca, relativa in questo caso
alla raccolta delle testimonianze, è stata svolta con lo strumento della
narrazione, che è “una forma di organizzazione dell’esperienza. Serve a
costruirne il mondo, per caratterizzarne il flusso, per suddividere gli eventi al
suo interno…”
2
. E ancora, “la narrazione consente di contestualizzare
piccole e grandi esistenze sullo sfondo della storia”
3
ed “è un’esposizione
degli eventi che si rincorrono nel tempo e ha per sua natura una durata”
4
.
Ho voluto utilizzare questo strumento a me noto per dare maggior dare
risalto ad alcuni aspetti introdotti dalla teoria nella tesi: la difficoltà incontrata
dai soggetti nell’affrontare i DSA, il momento di sconforto o di rabbia verso
l’incapacità ad eseguire semplici compiti (semplici per gli altri…), il desiderio
di rivalsa, di recupero e la tensione continua verso il buon risultato.
1
Andrea Canevaro, Professore ordinario di Pedagogia Speciale presso l'Ateneo di Bologna
2
J. S. Bruner, La ricerca del significato, Trad. italiana Bollati Boringhieri, Torino, 1992, pag. 64
3
J. S. Bruner, La costruzione narrativa della “realtà” in Ammanniti M., Stern D.N. (a cura di), Rappresentazioni
e narrazioni (1991), Laterza, Bari, pp. 17
4
Cit. La costruzione narrativa della “realtà” pag.21
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Capitolo 1
LA FORMAZIONE CONTINUA E L’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
«L'inizio è la parte più importante di un lavoro.»
Platone
1.1 Definizione
Henry Mintzberg, accademico canadese, unanimemente riconosciuto
come uno dei più grandi pensatori di management al mondo, nel suo libro
“La progettazione dell’organizzazione aziendale”
5
, descrive un modello che
indica le logiche e i vincoli da rispettare quando si intende progettare le
strutture interne di organizzazioni complesse. Una di queste logiche riguarda
la formazione dei professionisti, ossia di coloro che svolgono un’attività
intellettuale o manuale esercitata in modo continuativo a scopo di guadagno,
per la quale necessita talvolta una laurea o un’abilitazione.
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Mintzberg si riferisce sia alla formazione che deve essere posseduta dal
lavoratore professionista all’atto del suo ingresso nell’organizzazione, sia alla
formazione che consente allo stesso di rispondere in modo contingente alle
richieste sempre più nuove e diverse dei clienti dell’organizzazione, siano
essi interni o esterni. Una formazione quest’ultima che proietta
l’organizzazione verso l’innovazione.
Il titolo di studio (diploma, laurea) conseguito dal soggetto, ma anche la
preparazione tecnico-pratica ad un mestiere, costituiscono la cosiddetta
“formazione di base” che abilita il soggetto all’esercizio di funzioni richieste
dalle organizzazioni che forniscono impiego e lavoro.
I cambiamenti organizzativi, le innovazioni tecnologiche, i nuovi ruoli
assunti dal professionista nell’arco della sua vita lavorativa, hanno portato le
istituzioni ad interrogarsi sui crescenti e costanti bisogni di aggiornamento e
5
Henry Mintzberg, “La progettazione dell’organizzazione aziendale” Il Mulino, Bologna, 1985
6
Cfr. Vocabolario Treccani, www.treccani.it
LA FORMAZIONE CONTINUA DELL’ADULTO
CON DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO
Proposte di metodi e strumenti compensativi all’adulto che impara
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formazione professionale dello stesso. La loro risposta, in maniera più o
meno omogenea, più o meno articolata, è stata la formazione continua.
Seguirà una breve descrizione dei concetti e degli ambiti di lavoro sia
della formazione continua che di una sua parte, ossia l’aggiornamento
professionale.