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P r e f a z i o n e
Il presente lavoro, ancorché spicchi per mole e vastità di
argomentazioni non si propone di essere esaustivo. Né sul piano
qualitativo, cioè degli aspetti trattati né su quello quantitativo, ovvero
del novero dei percorsi di lettura suggeriti. Il suo obiettivo è soltanto
quello di portare alla luce e di sviluppare il più possibile quella
componente di razionalità che, secondo il nostro modo di vedere, si
trova alla base di tutta l’opera di Petrolio. La prima cosa, infatti, che ci
colpisce del romanzo postumo di Pasolini è quella strana, misteriosa
coerenza di cui si permea. Ai nostri occhi essa risulta strana e
misteriosa perché – come sappiamo – di Petrolio ci rimane solo un
grande cumulo di fogli dattiloscritti e vergati a mano, cioè niente
altro che un lavoro che ha tutte le caratteristiche del non-ancora-
finito. La sua “sensatezza” ci appare ancora più sorprendente se si
pensa che l’autore non aveva dato alcuna disposizione in merito o
alla sua pubblicazione (in vita o postuma) oppure ad una sua
eventuale distruzione, nel caso in cui egli non fosse stato in grado di
portarla a termine.
Ovviamente siamo i primi ad ammettere che nel tentativo di far
emergere dall’opera questa componente di compiutezza ci siamo
fatti prendere un po’ la mano e non ci siamo sottratti alla tentazione
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di spingere fino alle estreme conseguenze tutte quelle premesse
esegetiche che abbiamo via via imbastito.
La cosa che, però, ci preme sottolineare sin da subito e con
estrema chiarezza è che tutto questo è stato fatto nella più totale
buona fede, cioè nel rispetto del dettato di Petrolio, quindi a partire da
tutto ciò che l’autore ha lasciato scritto all’interno del suo
manoscritto di Appunti.
Tutte le nostre osservazioni esegetiche, da quelle più innocue a
quelle più azzardate, nascono sulla base o delle osservazioni dirette
dell’autore oppure dei passi di tipo narrativo. Per quanto ci riguarda
ci siamo sentiti vincolati al dovere di non forzare mai lo stato delle
cose, cioè di mantenerci fedeli al principio di umiltà e onestà
intellettuali e quindi di non tradire mai la lettera dei passi dell’opera
su cui abbiamo via via concentrato la nostra attenzione.
Va da sé, inoltre, che le nostre ipotesi di lettura non hanno
alcuna pretesa di validità universale e non si pongono nei confronti
della critica pasoliniana con l’obiettivo di assurgere al ruolo di
proposte esegetiche definitive.
Tutto ciò che abbiamo scritto in questo libro è da vedere solo
come un tentativo di dare coerenza e coesione ad una serie di ipotesi
di lettura che nascono e si sviluppano seguendo il principio di
plausibilità. Per essere ancora più chiari, a noi non interessa che una
cosa sia vera tout court, bensì che sia credibile, ovvero potenzialmente
vera, cioè che, alla luce di tutte le variabili che di volta in volta
entrano in gioco e fatte tutte le dovute considerazioni, per quanto
molto azzardata o poco probabile essa possa apparire, non si possa
tuttavia escludere a priori.
Questa cosa per noi vale in generale, cioè per tutti i lavori di
ricerca, ma a maggior ragione per un autore come il Pasolini
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dell’ultimo periodo, che dopo aver abbandonato il linguaggio ancora
comprensibile dei romanzi e dei film romani (Ragazzi di vita, Una vita
violenta, Accattone, Mamma Roma) si era orientato all’impiego di una
lingua meno referenziale e più poetica (Poesia in forma di rosa, i film
Uccellacci e uccellini, Teorema e Porcile, etc.) per approdare infine, in
maniera definitiva, ad una fase di chiara marca gergale (Empirismo
eretico, Salò) se non addirittura criptica (Trasumanar e organizzar, Bestia
da stile, La Divina Mimesis, etc.).
E’ su questo presupposto che abbiamo costruito il nostro
castello interpretativo di Petrolio ed è proprio in base alla convinzione
della sua teorica legittimità esegetica che ci sentiamo di difenderne
anche la potenziale proficuità intellettuale.
Lo scopo del nostro lavoro, infatti, è quello di allargare il più
possibile le maglie interpretative del linguaggio allegorico e criptico
di Pasolini per potercisi inserire senza avere la sensazione di aver
compiuto delle forzature, cioè di essersi fatti prendere la mano e di
aver finito per concedere troppo alla fantasia. Da questo punto di
vista riteniamo che anche il nostro lavoro sia solo da vedere come un
tentativo di aprire delle piste interpretative e di fornire spunti
esegetici nuovi a tutti coloro che ritenessero di volerle sviluppare
oppure approfondire.
A nostro avviso, infatti, la straordinarietà di Petrolio consiste
proprio nella possibilità di ravvisarvi corrispondenze, schemi e cliché
interpretativi che, se analizzati in maniera sistematica e con il dovuto
coraggio, risultano dei veri e propri percorsi concettuali da seguire e
da esplorare.
A proposito del nostro rapporto con la bibliografia pasoliniana,
soprattutto di quella specifica su Petrolio, ci scusiamo se
l’impostazione del nostro lavoro potrà sembrare eccessivamente
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autarchica, cioè svincolata da una puntuale elaborazione critica di
tutto ciò che è stato detto e scritto su Petrolio in questi ultimi 23 anni,
cioè sin dalla prima uscita del libro, avvenuta nell’ottobre del 1992, e
per aver deciso di parlarne in sede separata, sottoforma di carrellata
di opinioni e di giudizi (cfr. Quinta Parte).
Non è certo per presunzione che abbiamo optato per una scelta
del genere, anzi; è solo per via del connotato di trasversalità esegetica
che caratterizza la natura della nostra analisi.
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I n t r o d u z i o n e
0.1. Presentazione dell’opera e stato dei materiali.
L’edizione a stampa di Petrolio
1
, che è quella su cui abbiamo
basato il nostro lavoro di ricerca, costituisce la riproduzione fedele,
quasi fotografica, del manoscritto pasoliniano. L’autore iniziò il suo
lavoro presumibilmente nella primavera o estate del 1972
2
e, quando,
nel novembre del 1975, il poeta fu assassinato l’opera non era stata
ancora licenziata. Nelle dichiarate intenzioni di Pasolini il progetto
prevedeva la redazione di duemila pagine
3
e l’opera, dunque, a rigor
di termini, può definirsi incompiuta o perlomeno non degna di
essere considerata conclusa. Dal punto di vista oggettivo, infatti, il
romanzo (che l’autore, però, nel corso dell’opera, designa
frequentemente anche col termine di ‘poema’) si presenta in una
evidente condizione di frammentarietà, poiché a parti che
presentano un certo sviluppo narrativo e, dunque, un certo grado di
rifinitura sia formale che contenutistica, se ne affiancano altre che
mostrano, invece, lacune e incongruenze. I materiali vengono
suddivisi dall’autore in unità tematiche e definite con il termine di
‘Appunti’: essi sono numerati in ordine progressivo, da 1 a 133, ma
la successione numerica presenta alcune stranezze: certi numeri
mancano, altri vengono ripetuti (in un caso addirittura per due
volte), certe volte viene invertito il normale ordine progressivo
(numeri maggiori che precedono quelli inferiori).
1
Cfr. PIER PAOLO PASOLINI, Petrolio, a cura di M. Careri e G. Chiarcossi, Einaudi, Torino
1992.
2
Ibidem, p. 543.
3
Cfr. la dichiarazione rilasciata da Pasolini su “Il Mondo” del 26/12/1974: “Nulla è quanto
ho fatto da quando sono nato, in confronto all’opera gigantesca che sto portando avanti: un
grosso romanzo di 2000 pagine. Sono arrivato a pagina 600, e non le dico di più per non
compromettermi”.
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In genere ognuno di tali Appunti consta di una intestazione
(dove si specifica il numero progressivo), di un titolo e di un testo;
ma non è infrequente il caso di assenza di uno o più di tali elementi
componenti. Possono figurare, dunque, in bella vista, anche pagine
in bianco, dotate o della sola intestazione oppure del solo titolo.
Oltre alle unità, compaiono nel testo edito anche blocchi di
annotazioni dell’autore, concernenti il processo compositivo
dell’opera, bozze programmatiche o promemoria che, rispetto al
resto, vengono resi tipograficamente in modo diverso, cioè, tramite
l’impiego di caratteri da stampa dal corpo più piccolo.
A parte i momenti dell’opera che corrispondono alle fasi di
elaborazione del manoscritto, l’autore spesso compare con interventi
diretti anche all’interno delle situazioni narrative come se volesse
corredare le vicende romanzesche di un commento delucidante in
funzione del lettore.
0.2. Sinossi fabulistica del romanzo.
Dalle parti narrative di Petrolio possiamo estrapolare la seguente
traccia:
- E’ il maggio del 1960: Carlo si trova nella sua abitazione di Roma
e, all’improvviso, cade a terra (App. 2).
- Arrivano due misteriosi esseri, non si sa da dove e cominciano a
discutere per appropriarsi ciascuno di una parte del suo corpo.
Dalla spartizione risulta il Carlo di Polis (Carlo I) e il Carlo di Tetis
(Carlo II, detto anche Karl). I due si allontanano (App. 3).
- I due esseri (non si capisce se Tetis e Polis oppure i due Carli che
ne sono derivati) escono in città (App. 3a) ed ordinano da bere in
un bar (App. 3b).
- Tetis cerca una persona perché le deve parlare: va prima in città e
poi, non trovandola, si reca con il treno in Sicilia. Qui la trova ma
non riesce mai a parlarci. Ritorna, quindi, a Roma con lei (App. 3d).
- Nella Capitale alcuni misteriosi personaggi si riuniscono con
l’intento di far seguire Carlo in tutti i suoi movimenti da una spia,
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che dovrà riferire loro su quanto è venuto a sapere. Incaricato di
tale missione è un certo Pasquale (App. 6bis).
- Carlo II parte per Torino in treno (App. 6ter).
- Pasquale sta tornando a Roma dopo aver compiuto con successo
la sua missione. Fa il viaggio in treno insieme ad un signore.
Quando arrivano a Roma entrambi si accorgono di aver perso la
valigia. Per Pasquale significa lo smarrimento del suo resoconto su
Carlo (App. 6sexies).
- Carlo II giunge a Torino da sua madre ed ha un rapporto
incestuoso con lei (App. 7). Rivede le sorelle e conosce la
governante con la quale soddisfa un impulso autoerotico.
Rintraccia sua madre ad una festa dove consuma un altro incesto
(App. 8).
- Carlo II esce e va in città, in uno dei caffè del centro, dove ritrova i
vecchi amici. Dopo aver fatto colazione rincasa per riposare. Nel
pomeriggio esce di nuovo, diretto verso i giardinetti, lungo il Po,
alla ricerca di ragazzine (App. senza titolo di pp. 57-62 e App. 9).
- Carlo II si sposta alla stazione dove, per molte settimane, continua
questa sua ricerca di bambine (App. 10).
- Carlo II rincasa e si reca a trovare la nonna, che abita in una villa
non lontana da quella di famiglia. Qui giunto fa la conoscenza di
Viola, la figlia della governante. La nonna invita il nipote a
rimanere a cena con lei (App. 10bis). Alla fine della serata i due
sono ubriachi e Carlo ha un approccio erotico con la nonna (App.
10ter).
- Uscito dall’abitazione della nonna Carlo II rincasa e si corica (App.
10quater-App. 11). Fa un sogno convulso che vede anche la
presenza del padre (App. 17). Tale sogno prevede un’appendice a
tavola: era tornato suo padre (non riusciamo, però, a stabilire se
nella realtà o nella finzione onirica) e la famiglia è, dunque, al
completo. Le parole del padre suscitano in Carlo un sussulto e
accendono in lui l’interesse nei confronti delle persone del suo
stesso sesso (App. 18).
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- Intanto, a Roma, il resoconto di Pasquale su Carlo viene ritrovato
una mattina a Porta Portese. A scoprirlo, in mezzo a tanti altri libri,
è un misterioso personaggio, un certo “letterato veneto dal
cognome in –on” (App. 19a).
- L’attenzione adesso si focalizza su Carlo I che, a Roma, si sta
recando ad un ricevimento, dalla cosiddetta Signora F. E’ con lui
un suo vecchio compagno di scuola, Guido Casalegno (App. 20).
- Questa Signora F., oltre a dare ricevimenti, si dedica a parecchie
attività culturali, che trovano l’aiuto finanziario anche del mondo
dell’imprenditoria (App. 22f-App. 22h).
- Al ricevimento sono presenti molti personaggi influenti, tra cui
anche alcuni esponenti dell’Eni, i quali avvicinano Carlo con
l’intento di mettere alla prova la sua disponibilità ad entrare nella
grande azienda. Gli propongono un viaggio di lavoro in Oriente
(App. 32).
- Il ricevimento si conclude (lo desumiamo dal titolo dell’App. 34ter).
Si svolge il viaggio in Oriente, i cui dettagli sono descritti in modo
sintetico, tramite riferimenti telegrafici (App. 36-App. 36n).
- I due Carli, intanto, si incontrano ogni sera con l’intento di
scambiarsi le loro esperienze (App. xxx di pp. 184-186). Carlo II
esce la sera in cerca di sesso e rientra la notte tardi (App. 43a).
- Una sera, Carlo II, mentre cammina nei pressi della stazione
Termini di Roma, assiste ad un corteo motorizzato di giovani
comunisti che cantano e sventolano bandiere (App. 50).
- All’improvviso egli comincia a sentirsi strano; torna in taxi a casa e
qui scopre di aver subìto un cambiamento di sesso: da uomo è
diventato donna (App. 51).
- Si accenna ad un incontro di Carlo con un certo Tonino, alla
stazione Termini (App. 51a).
- Dieci anni dopo il primo viaggio Carlo I torna in Oriente per
conto dell’Eni, stavolta in qualità di responsabile della
commissione (App. 54).
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- L’altro Carlo, intanto, rimasto a Roma, ha un incontro erotico con
nove ragazzi, sul pratone della Casilina (App. 55).
- Carlo I ritorna dal suo secondo viaggio in Oriente. Dalla Malpensa
di Milano giunge a Roma, di notte, con un’auto presa a noleggio
(App. 60). Quando arriva a casa si accorge che c’è qualcosa di
strano: Karl, infatti, è sparito. Intanto, la sua posizione all’Eni si sta
indebolendo per la improvvisa concorrenza di un suo collega
fascista che viene preferito per le sue idee politiche (App. 61).
- Convinto che non ci sia la speranza di veder tornare Karl, Carlo I
prende in considerazione la possibilità di fare lui quello che faceva
il suo alterego. Infatti, esce e prova a seguire gli itinerari conosciuti
da Karl. Incontra una prostituta ma rimane disgustato e
abbandona così subito il proposito (App. 62).
- Di fronte alla sconveniente possibilità che Carlo I venga
soppiantato professionalmente da un fascista, alcuni oscuri
personaggi, legati al mondo della politica, organizzano una cena
con il chiaro intento di corromperlo ideologicamente e di
“spostarlo” a Destra (App. 64).
- La cena si svolge circa un mese prima delle elezioni politiche
(siamo nel 1972). Verso metà della serata Carlo I ha la strana
sensazione di aver subìto un cambiamento di identità sessuale
(App. 64bis). Finita la cena, Carlo, un po’ ubriaco, rientra a casa;
proprio davanti alla sua abitazione egli ha una visione (App. senza
titolo di p. 249), che contempla ancora la presenza del padre (App.
65bis-App. 66). Quando entra nella sua camera si guarda allo
specchio e si accorge che è diventato donna (App. 58).
- Passa il tempo (App. 59) e Carlo viene invitato ad un’altra cena,
stavolta al ristorante Toulà, di Roma. Anfitrione della serata è un
certo on. Tortora. Al momento di riprendere il soprabito, poco
prima di uscire, Carlo viene colpito dal guardarobiere, un ragazzo
siciliano di nome Carmelo e se ne invaghisce (App. 60). Nasce una
complicità tra i due (App. 61) che culmina con il loro incontro e il
conseguente rapporto sessuale. Terminata questa avventura
erotica, Carmelo, rientrando a casa, viene prelevato da due
misteriosi personaggi con i quali fa un lungo viaggio in auto che
termina in una località di mare (App. 62-App. 63a). Qui egli si
14
imbarca su una motonave (su cui si trovano altri personaggi), alla
volta di Palermo (App. senza titolo di p. 303), dove arriva di sera
(App. 63b).
- Il giorno dopo il suo incontro erotico con Carmelo, Carlo I si
sveglia e prova un ardente desiderio di rivederlo. Esce di casa e si
imbatte in una manifestazione di neo-fascisti (App. 63).
- La sera egli si reca al Toulà ma con suo grande rammarico si
accorge che Carmelo non c’è. A questo punto Carlo si rende conto
che l’assenza di Carmelo non è un dolore ma una liberazione (App.
64).
- Una sera di inverno Carlo II esce e raggiunge a piedi il Colosseo,
dove trova un gruppetto di frequentatori (App. 70). Si unisce a loro
e, mentre ascolta le loro parole, ha una visione (App. 70, nr.
ripetuto): immagina di trovarsi su un carro che viene trascinato
all’indietro e di assistere alla lunga galleria di orrori rappresentata
dai tipi che popolano la via Torpignattara e le sue trasversali. Filo
conduttore di questo grottesco viaggio sono “Il Merda” e la sua
ragazza, di nome Cinzia, che procedono a braccetto per tutto il
percorso. Ogni tanto Carlo viene illuminato sul significato di ciò
che vede da alcuni Dei, che sono, poi, coloro che spingono il
carretto (App. 71-73).
- Carlo si congeda da suoi conoscenti e rincasa. Proprio quando è
ormai giunto davanti alla sua abitazione egli ha un ultimo sprazzo
di visione: al posto delle case appare un misterioso tabernacolo
(App. 74).
- Carlo di Tetis, una mattina, si sveglia e capisce che è giunta la fine
della sua esperienza. Si reca nel quartiere dei Parioli, dove abita
Carlo I e si accorge che la casa è vuota (App. 82). Qui avviene un
altro cambiamento di sesso: da donna, egli ridiventa uomo. Resosi
conto di ciò Carlo II telefona ad una clinica vicina con l’intento di
sottoporsi alla castrazione (App. 82, nr. ripetuto).
- Carlo I entra al Palazzo del Quirinale, dove si tiene un ricevimento
in occasione della Festa della Repubblica. Tra i numerosi ed
importanti ospiti presenti egli si va ad aggiungere ad un gruppo di
misteriosi invitati che siedono in un angolo della sala a raccontarsi
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delle storie. Intanto il dolore per la perdita di Carmelo comincia a
dargli un senso di profondo struggimento (App. 97 e App. 103).
- Carlo I si trova a Pisa e contempla i ragazzi che sono distesi sul
grande prato, sotto la Torre (App. 103c).
- Da Pisa risale a Torino con l’intento di cercare i cosiddetti “luoghi
del vizio” (App. 104).
- Nel capoluogo piemontese, intanto, la madre di Carlo ha ripreso i
contatti con una sua vecchia compagna di scuola, Giulia Miceli,
diventata adesso persona influente, in quanto moglie del Prefetto
(App. 105-App. 106a).
- Carlo I giunge alla stazione: lo scenario che si presenta ai suoi
occhi è però quello di un luogo completamente distrutto da una
esplosione (App. 110). Si avvicina ai mucchi di macerie e li
scavalca: una grande distesa verde si apre davanti ai suoi occhi. Si
tratta di una specie di brughiera, nella quale egli comincia ad
inoltrarsi, in direzione dei monti (App. 111). Ad un certo punto la
brughiera si trasforma in una savana (App. 112). Il paesaggio si
arricchisce con la presenza di un fiume (App. 113). Appare anche
un vecchio casale abbandonato, da dove inizialmente sembravano
provenire delle voci (App. 116).
- La mattina successiva, dalla sommità di una altura compare
finalmente la distesa con la città di Torino (App. 119-App. 120).
Viene descritto il percorso di ingresso nell’abitato, attraverso la
periferia (App. 121-124).
- Carlo I arriva nella sua casa cittadina. Qui incontra la madre e le
sorelle. Poi esce recandosi al bar dove si trovano i suoi amici (App.
125). All’improvviso egli viene colpito dall’arrivo di una fila di
persone: si tratta di un corteo di neofascisti (App. 126).
- Appena sono sfilati tutti, Carlo comincia ad avvertire un forte
dolore al basso ventre. Va nel bagno di un Caffè e scopre di aver
riacquistato la virilità (App. 127).
- Senza dire niente a nessuno di questa novità egli intende adesso
riconquistare il suo posto in società, nel mondo del potere (App.
128-App. 128a).
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- A casa dei Miceli, intanto, ha luogo una solenne festa antifascista,
che vede la partecipazione di esponenti del mondo della cultura
(App. 129-App. 129c).
- Per Carlo I la comparsa ufficiale in società avviene in occasione
della Mostra dell’Automobile di Torino (App. 128c).
- Carlo I è in mezzo ad una fitta folla di invitati e, ad un certo punto,
dopo aver preso da bere dal vassoio del cameriere, ha come un
risveglio (App. 129): il personaggio muto che compare nei suoi
sogni comincia a parlare tramite lui e Carlo diventa all’improvviso
brillante e disinvolto, stupendo gli astanti con una serie di arguti
aforismi (App. 130).
- Questo misterioso personaggio dei sogni di Carlo si separa da lui
ed acquista un corpo ed un nome, Cornelio: egli deve constatare
che Carlo non sa fare uso della illuminazione e pronuncia la parola
‘Edo’ (App. 132).
- Carlo ritorna da Edo, si fa costruire una villa nel Canavese e vi si
ritira a meditare, praticando il culto del “Dio ozioso” e del “Dio
scherzoso” (App. 133).