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Introduzione
La Costa Concordia è stata costruita a Genova, da Fincantieri. È stata chiamata così
per evocare pace tra le nazioni europee: lunga trecento metri, poteva ospitare quattromila
persone tra equipaggio e passeggeri, con millecinquecento cabine, quattro piscine, cinque
ristoranti, tredici bar, un teatro, una discoteca, sale giochi e aree sport. È stata varata nel 2005
ed è naufragata a gennaio 2012, nella notte tra venerdì 13 e sabato 14.
Era partita da Civitavecchia, diretta a Marsiglia, Barcellona, Palma di Maiorca,
Cagliari e Palermo. Quella sera ha deviato verso il Giglio per avvicinarsi il più possibile alla
costa. Alle 21,45 la nave ha sbattuto contro uno scoglio, a duecento metri da riva. L’impatto
ha aperto nello scafo uno squarcio di settanta metri. Dopo l’urto la Concordia è andata in
black out ed ha proseguito per inerzia verso il largo fino alle rocce della Gabbianara, dove si è
rigirata su sé stessa scarrocciando verso riva. Prima si è piegata di circa venti gradi sul lato di
dritta, poi si è ribaltata completamente. Sono morte trentadue persone. Il comandante
Francesco Schettino è stato subito accusato di aver abbandonato la nave prima di aver messo
in salvo i passeggeri.
Dal processo di Grosseto è emerso che la Concordia aveva preso il largo per la
crociera mediterranea con la scatola nera e un radar che non funzionavano a dovere. Dopo
l’impatto alcune porte stagne non hanno isolato l’acqua che entrava dalla falla. Il generatore
d’emergenza che avrebbe dovuto entrare in funzione e garantire l’alimentazione di tutti i
sistemi, anche quelli di sicurezza e preposti al salvataggio delle persone, non ha funzionato.
Schettino, licenziato dalla compagnia genovese, è rimasto l’unico imputato per omicidio
colposo, abbandono della nave e disastro ambientale. Nel febbraio 2015 è stato condannato a
sedici anni. Gli altri imputati – il timoniere, i tre ufficiali in plancia di comando e Roberto
Ferrarini, capo dell’unità di crisi della Costa – hanno patteggiato, così come la stessa azienda.
Nel settembre 2013 è iniziata la rimozione del relitto dalla riva dell’isola toscana, che
nel frattempo aveva attirato curiosi e giornalisti da tutto il mondo. Mentre i turisti
fotografavano e gli ingegneri lavoravano per far rigalleggiare la Concordia, Piombino e
Genova si contendevano lo smantellamento del relitto. Nell’estate 2014 il governo ha deciso
per Genova e la nave è stata trascinata per quattro giorni fino al porto di Pra’-Voltri. Dallo
scorso maggio quel che resta della Costa Concordia si trova nel bacino dei cantieri navali di
Genova.
Quello della Concordia è stato il più grave disastro della marineria italiana dopo
l’affondamento dell’Andrea Doria e l’incendio del traghetto Moby Prince. Inevitabile quindi
che, dalle prime ore dopo il naufragio, i media internazionali abbiano scandagliato l’intero
“universo” Concordia.
La Parte prima del presente lavoro è una semplice rassegna: già dai primissimi giorni
post naufragio ha iniziato a trovare spazio sui mezzi di informazione la prosa che
II
accompagnerà tutta la narrazione della vicenda, con annesso il bagaglio di stereotipi sugli
italiani rievocati dalla figura di Schettino. Quando però a sottolinearlo sarà la stampa estera, i
giornali nazionali faranno scudo levando il mito degli italiani “brava gente”: di questo si parla
nella Parte seconda.
La Parte terza propone invece una rassegna di tutti i miti e le metafore che hanno
accompagnato la narrazione del naufragio: dalla “leggenda” del Titanic ad un altro mito che
nonostante tutto non pare mai veramente in discussione, quello dello sviluppo, del progresso e
della tecnologia, intesi come processi naturali ed inevitabili.
Per concludere, la Parte quarta analizza le ricadute del tam tam mediatico e
dell’equazione Concordia uguale turismo e lavoro sul territorio del ponente genovese, già
dilaniato, nel nome di sviluppo e progresso, da cemento e riempimenti.
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PARTE PRIMA
CRONACHE DI UN NAUFRAGIO
Nel racconto del naufragio il giornalismo si riscopre unanime, diffondendo notizie e
interpretazioni omologate. Gli editorialisti cedono al fascino della dicotomia eroe/antieroe, la
storia è preferita all’inchiesta, l’infotainment al dovuto distacco, finché il fatto di cronaca si
trasforma in una faccenda di costume. Dal 17 gennaio diventa sport nazionale l’accanimento
mediatico contro la figura del comandante, che incarna tutti i vizi dell’uomo: bugiardo,
esibizionista, incapace e vigliacco. Così il processo mediatico, fondato sulla presunzione di
colpevolezza, anticipa quello in tribunale.
Cronaca di un naufragio (annunciato?)
14 gennaio 2012. Nella notte si è consumato il naufragio della Costa Concordia a
poche centinaia di metri dalla riva dell’isola del Giglio. All’alba, mentre le testate online
stanno tentando di ricostruire l’accaduto raccogliendo le prime notizie e le prime
indiscrezioni, le informazioni in edicola sono ancora scarse, frammentarie ed imprecise.
Repubblica è l’unico tra i quotidiani che riesce a mettere in prima pagina un richiamo della
notizia con un taglio basso intitolato “Incagliata la Costa, 4000 evacuati”. All’interno si
riporta che «probabilmente la nave da Crociera Concordia Costa è finita su una secca a Punta
Gabbianara»
1
. Non si parla di morti o feriti. Il Corriere della Sera, a pagina 28, titola “Nave
in avaria, 4 mila in mare”. Le dinamiche di quanto avvenuto, a poche ore dall’incidente, non
sono ancora chiare. Si legge: «L’imbarcazione si è inclinata d’improvviso. Forse dopo aver
urtato uno scoglio» e «(Il passaggio vicino all’isola, nda) non previsto dalla rotta, forse, ma di
buon auspicio per l’equipaggio formato da molti gigliesi. Eppure ieri, nonostante la sicurezza
di una nave moderna e la perizia di un comandante e un equipaggio giudicati eccellenti, è
accaduto qualcosa di imponderabile […] Forse, prima di incagliarsi sulle secche, la Concordia
1
L. Montanari, Incagliata la Costa, 4000 evacuati, Repubblica, 14 gennaio 2012, p. 20
2
ha urtato lo scoglio delle Scole […] Un passeggero di 70 è morto durante i soccorsi per un
malore […] “Ho avuto la sensazione che la nave stesse tornando indietro, come se qualcuno
avesse dato il comando di indietro tutta, come nel film Titanic”, racconta Fabrizio Rei, un
passeggero»
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. Secondo La Stampa le operazioni di salvataggio «si sono concluse senza
incidenti intorno a mezzanotte e mezza. Subito dopo l’allarme a tutti i passeggeri era stato
fatto indossare il giubbotto salvagente, a titolo precauzionale […] Solo all’arrivo dei primi
soccorritori – tra i quali il traghetto di linea che collega il Giglio alla terra ferma – si è appreso
che la nave stava imbarcando acqua dopo essersi incagliata in una secca a Punta Gabbianara,
senza però alcun pericolo per le persone a bordo»
3
.
15 gennaio. Le notizie del giorno sono due: dopo i tre corpi recuperati 40 passeggeri
mancano ancora all’appello, ed il comandante è stato arrestato con l’accusa di omicidio
colposo. Nel frattempo iniziano a venire a galla espressioni come “catena di errori e
leggerezze”, “rotta folle”, “grande cuore di un’isola”, in parallelo alle testimonianze dei
naufraghi che rievocano il film Titanic di James Cameron. I titoli dei tre principali quotidiani
(Repubblica, Corriere della Sera, Stampa) convergono: “Trappola mortale” e “Crociera della
morte”. Le immagini della nave inclinata offrono un forte impatto visivo ed emotivo. Il
Giornale grida: “Capitano criminale”.
2
M. Gasperetti, Nave in avaria, 4 mila in mare, Corriere della Sera, 14 gennaio 2012, p. 28
3
G. Longo, M. Raffa, La nave s’incaglia, notte di terrore a bordo - Salvati oltre 4000 passeggeri della Costa
Concordia - L’incidente è avvenuto al largo dell’isola del Giglio, La Stampa, 14 gennaio 2012
3
Il Corsera riporta le voci dei naufraghi. «Le accuse dei passeggeri sono gravissime:
“Quelli dell’equipaggio, la maggior parte formata da indiani, cingalesi, filippini, se ne sono
4
fregati altamente di pensare prima a salvare anziani, bambini e disabili e sono corsi per primi
alle scialuppe […] Ma dov’era il comandante? […] Forse a bordo non c’è mai stato […]
Quella nave era una babele di lingue, gli addetti al personale non si capivano manco tra loro,
uno di noi addirittura s’è messo a guidare una scialuppa perché il marinaio incaricato non era
capace di farla partire»
4
.
Poi, le storie: il pompiere in vacanza porta il disabile in salvo, la crociera con la
fidanzata pagata con i risparmi, la mamma che ha trovato i figli soli al miniclub, il pianista e il
mago del teatro arrivati a riva nuotando, infine il massaggiatore di bordo salvato dopo ore
aggrappato ad uno scoglio. E la testimonianza della nottata dal punto di vista dei gigliesi, che
si sono dati da fare per tamponare l’emergenza umana
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. Quindi le prime ricostruzioni sulla
condotta del comandante. «(L’inchino, nda) Succede spesso, è quasi una tradizione dai tempi
di Mario Palombo, storico comandante della Concordia, gigliese di nascita che conosceva
quei fondali come le sue tasche, sapendo bene dove si celavano le insidie […] il comandante
Francesco Schettino ha capito di aver commesso un errore pazzesco, imperdonabile, e cerca
un rimedio, una salvezza, con quella svolta a 180 gradi. Vuole portare la Costa Concordia in
rada, ha capito che la nave sta affondando e se lo fa in mare aperto, sotto a un abisso profondo
70 metri, diventa una tomba per tutti. In pochi minuti mette insieme l’errore che lo segnerà
per una vita e la manovra che salva centinaia di vite. Getta le due ancore che fanno perno
consentendo allo scafo di invertire la rotta e di adagiarsi sulla scogliera. L’ordine di
abbandonare la nave arriva solo allora, dopo che la nave si è finalmente fermata, cominciando
a inclinarsi. Sulla plancia della nave si assistono a scene che fanno pensare a film celebri e
tragici. Prima le donne e i bambini, urlano i marinai in inglese, ma questo non è il cinema, è
una lotta per vivere o morire […] l’evacuazione è puro delirio […] Francis Servelle, Jean
Pierre Michaud precipitano da uno dei punti più alti, il marinaio Alberto Costilla Mendoza
scivola in mare mentre cerca di aiutare un gruppo di passeggeri a salire sulle scialuppe. Sono
loro le prime tre vittime, muoiono annegati e assiderati […] Gli abitanti dell’isola formano
catene umane, portano panni caldi, bevande, medicine […] Ma il mistero più grande è quello
di un uomo, di Francesco Schettino, il comandante. Quando lo incontriamo alla reception
dell’hotel Bahamas, al Giglio, consulta una carta nautica e impreca […] La magistratura lo
arresta in serata, troppe contraddizioni nelle sue parole, appena accennata l’ammissione di
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F. Caccia, S’inclinava sempre di più e nel buio eravamo soli, Corriere della Sera, 15 gennaio 2012, p. 1
5
G. Buccini, Il prete, il guardacoste, la barista, gli angeli a mani nude del Giglio, Corriere della Sera, 15 gennaio
2012, p. 1