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Introduzione
"Davanti allo smarrimento dei miei connazionali, alla disintegrazione di un
governo schiavo del nemico, e dal momento che le istituzioni del mio paese non sono in
grado di funzionare, io, generale de Gaulle, soldato francese e comandante militare, mi
rendo conto di parlare in nome della Francia. In nome della Francia dichiaro quanto segue:
è sacro dovere di ogni francese che porti ancora le armi di continuare la battaglia. Gettare
le armi, abbandonare qualunque posizione militare di qualche importanza, o acconsentire a
cedere qualunque parte del territorio francese, per quanto piccola, al nemico, sarebbe un
crimine contro la nostra nazione... Soldati di Francia, ovunque possiate essere, sorgete!"
Questo appello, lanciato dai microfoni della BBC di Londra nel pomeriggio di
mercoledì 18 giugno 1940, segna l'inizio di una grande avventura, vissuta da un uomo che
fino a quel momento era, per i piø, quasi uno sconosciuto ma che da allora prese in mano
il destino della propria nazione, senza avere alcun mandato, se non quello che egli sentiva
imposto dalla propria coscienza e dal proprio senso del dovere.
Il 9 novembre 1970 l’allora presidente francese Pompidou, solitamente uomo
freddo e compassato, con gli occhi lucidi per la commozione, diede un annuncio a reti
unificate: "Il generale de Gaulle è morto. La Francia è vedova".
Contrariamente a quanto dal generale voluto già dal 1952, i funerali dovevano
essere sobri, senza rappresentanze politiche, solo con rappresentanze militari, ma senza
fanfare.
Ovviamente non fu così e nell’occasione il cancelliere tedesco Willy Brandt disse:
"E' morto l'ultimo gigante".
Queste citazioni danno la dimensione dell’uomo di Stato venuto a mancare.
Ma chi era Charles de Gaulle? Quale fu il suo operato sul piano nazionale ed
internazionale negli anni della Guerra mondiale e – piø approfonditamente – dalla sua
investitura ufficiale del 1958? Quale fu il suo ruolo negli anni dell’unificazione europea? E
quale fu il suo rapporto con l’unione che andava formandosi?
Sono le domande a cui cercheremo di dare una risposta nei tre capitoli in cui è
organizzato il lavoro: un primo capitolo biografico, un secondo capitolo panoramico
generale sulla situazione internazionale alla fine della II guerra mondiale (con uno
specifico punto di vista della situazione francese) ed, infine, un terzo capitolo sull’operato
di de Gaulle per l’Europa unita e nell’Europa creatasi.
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CAPITOLO 1
CENNI BIOGRAFICI SU DE GAULLE
1 Dalla nascita sino al periodo pre bellico 1890-1940
Charles AndrØ Joseph Marie, nato a Lilla il 22 novembre 1890, secondogenito
della famiglia De Gaulle colta ed erudita, fortemente cattolica e conservatrice, fedelmente
al servizio dei valori tradizionali, aveva ereditato dai genitori il culto della patria.
Sino da subito il giovane Charles aveva manifestato alcune peculiarità che lo
avrebbero contraddistinto per tutta la vita. Era un bravo studente, ma non particolarmente
brillante; era tuttavia dotato di una memoria prodigiosa. Garbato con i compagni, era però
fondamentalmente un solitario che preferiva la compagnia delle letture a quella dei
coetanei.
Terminati gli studi nel 1909, il giovanotto entrò nella scuola militare di Saint-Cyr;
nominato sottotenente il 1° ottobre 1912, chiese di tornare al reparto dove aveva fatto il
primo anno di vita militare, il 33° reggimento di fanteria. Il suo nuovo comandante era il
colonnello Henri Philippe PØtain. E all'ombra di quest'ultimo si svolse per diversi anni la
sua vita militare.
Nella Grande Guerra De Gaulle non ebbe molte occasioni per distinguersi: fatto
prigioniero dai tedeschi nel marzo del 1916 a Douaumont, trascorse in prigionia il resto del
conflitto.
Nel 1920 partecipò alla campagna di Polonia col generale Weygand (lo stesso che
vent'anni dopo si sarebbe arreso ai tedeschi) e successivamente ottenne l'incarico di
professore di storia militare a Saint-Cyr; a questo incarico aggiunse quello di ufficiale
addetto al vicepresidente del Consiglio Superiore di Guerra, carica quest'ultima assegnata
al suo protettore, il maresciallo PØtain.
Sono gli anni in cui De Gaulle inizia a mettersi in luce come brillante scrittore di
cose militari e come deciso innovatore delle vecchie dottrine difensive, dominanti
nell'esercito francese.
Le sue lezioni sono seguite e apprezzate, e in particolare sono interessanti i suoi
studi sull'esercizio del potere, su come deve essere un comandante.
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Erano argomenti nuovi in un ambiente per sua natura conservatore, e le critiche
non mancavano su questo giovane ufficiale che non si limitava a predicare l'impiego di
massa dei mezzi corazzati come elemento risolutore della guerra, ma arriva a teorizzare la
necessità della disobbedienza agli ordini superiori quando un comandante si trovasse, per
situazioni contingenti, unico giudice della situazione sul campo.
I suoi libri, Il filo della spada, Verso l'esercito professionale e La Francia e il suo
esercito sono bombe in un ambiente che sonnecchiava tranquillo, nella convinzione di
essere totalmente protetto dalle fortificazioni della Linea Maginot.
E’ tuttavia per queste teorie che il rapporto con il suo protettore di sempre, PØtain
s’incrinerà via via sino a diventare frattura definitiva: la schiettezza, il totale ribaltamento
con idee così innovative non vengono digerite dal vecchio Maresciallo come dalla maggior
parte dei vertici militari.
Nonostante tale frattura De Gaulle prosegue con le sue idee, non contraddice il
proprio pensiero e inasprisce la sua avversione per l’allora classe politica al potere
considerata debole fiacca e priva di visione.
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2 L’immediato periodo pre-bellico
E’ nel periodo che precede il secondo conflitto mondiale, già di per se non
tranquillo per le ben note tensioni internazionali, che la scena politica francese fu
martoriata dalle continue crisi politiche a cui incapparono i governi della III Repubblica: la
media in carica era di circa 6 mesi.
Forse per questo motivo, forse per cercare di apportare la sua energia, il 1° giugno
del 1940 de Gaulle nominato generale di brigata, accettò l’incarico di sottosegretario alla
difesa nel governo di Paul Reynard.
Fu proprio grazie a quest’incarico che ebbe la possibilità di recarsi a Londra ove
potØ conoscere il primo ministro britannico Winston Churchill che, sebbene incontrato solo
poche volte in quei giorni, diventò suo malgrado un alleato indispensabile negli immediati
giorni a seguire.
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3 Periodo bellico
Come noto gli eventi precipitarono con l’invasione tedesca e De Gaulle, rientrato
in patria a metà giugno, apprese a Bordeaux delle dimissioni del primo ministro, sostituito
dal suo vecchio mentore maresciallo Philippe Petain. Questi , nell’ottica di limitare i danni
per il suo Paese, si affrettò subito a chiedere un armistizio alla Germania.
E per la Francia iniziò un periodo oscuro, in cui prese corpo il cosiddetto
"collaborazionismo" con gli occupanti, che portò una parte della società francese, primo fra
tutti il governo, trasferitosi a Vichy, a condividere l'odio e la follia dei nazisti.
De Gaulle, assolutamente in disaccordo con questa scelta, si trasferì a Londra e il
18 giugno 1940 forte dell’accondiscendenza del suo piø importante alleato al momento
Winston Churchill (il quale a discapito della propria simpatia ed accondiscendenza nei
confronti del Generale Francese, si trovò a faticare non poco per avere il consenso delle
due camere del parlamento britannico) dai microfoni della BBC lanciò il famoso appello ai
francesi perchØ resistano ai tedeschi: "Davanti allo smarrimento dei miei connazionali, alla
disintegrazione di un governo schiavo del nemico, e dal momento che le istituzioni del mio
paese non sono in grado di funzionare, io, generale de Gaulle, soldato francese e
comandante militare, mi rendo conto di parlare in nome della Francia.
In nome della Francia dichiaro quanto segue: è sacro dovere di ogni francese che
porti ancora le armi di continuare la battaglia. Gettare le armi, abbandonare qualunque
posizione militare di qualche importanza, o acconsentire a cedere qualunque parte del
territorio francese, per quanto piccola, al nemico, sarebbe un crimine contro la nostra
nazione... Soldati di Francia, ovunque possiate essere, sorgete!".
E’ da questo momento che il militare e l’uomo politico diventarono il personaggio
de Gaulle: colui grazie al quale si rinsaldò lo spirito nazionale francese.
Tale popolarità, d’altro canto, gli valse una condanna a morte in contumacia in
patria.
Non fra poche difficoltà iniziò per il generale la costituzione di France Libre che
da Algeri (per quel periodo nominata capitale fuori dal territorio nazionale) organizzò le
forze della Francia libera che si opponeva a quella Ufficiale della Repubblica di Vichy.
Tale opposizione, totale e senza condizioni, sia nelle colonie che, poi sulla Francia
metropolitana (ove riesci a convogliare tutti i movimenti partigiani) gli valsero, non con
poche fatiche e vincendo forti dubbi, il riconoscimento delle altre potenze alleate in
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conflitto. Certo è che, sebbene la Russia avesse in lui già riconosciuto dal 1940 l’autorità
nazionale, la situazione fu molto differente sulle due sponde dell’Atlantico.
Se infatti, da un lato la Gran Bretagna di Churchill non vedeva negativamente il
riconoscimento della Francia libera di De Gaulle dall’altro, Londra finì per adeguarsi
all’ostracismo americano imposto dall’allora presidente americano Roosevelt il quale, non
fidandosi del Generale Francese, non lo riconobbe quale interlocutore affidabile e, men che
meno, come Capo di un Governo senza territorio.
Tale atteggiamento incrinerà, come avremo modo di vedere in seguito, i rapporti
tra De Gaulle e le due potenze atlantiche.
In questo quadro di reciproca sfiducia gli eventi bellici si evolsero come ben noto
sino alla data del il 3 giugno del 1944 quando de Gaulle venne nominato Presidente
provvisorio della Repubblica dal Consiglio della Difesa, organo nato in Congo già 1940
che sostituì integralmente il Cfln. Un governo che alla fine di ottobre dello stesso anno,
venne riconosciuto dalle grandi potenze, Usa, Urss e Gran Bretagna.
Questo importante traguardo, tuttavia, non fu di per se una garanzia alla vigilia
dello sbarco in Normandia: il timore dei francesi e di De Gaulle in particolare, era infatti
quello che si realizzassero tre differenti scenari che da mesi andavano prospettandosi.
Da primo un’alternanza delle truppe d’occupazione da quelle naziste a quelle
anglo-americane dell’ AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territories) già
in auge in Italia a partire dall’armistizio del 3 settembre 1943.
Anche solo simbolicamente, l’instaurazione di prefetti militari e la possibilità per
le truppe di occupazione di emettere moneta corrente, avrebbe certamente delegittimato il
Consiglio di difesa francese, appena costituitosi.
In secondo luogo vi era il concreto rischio che il decadente regime di Vichy,
sfruttando quel residuo di legittimazione internazionale (in special modo con quegli Stati
Uniti che tanto faticavano a riconoscere quale legittimo il Consiglio di Difesa presieduto
dal Generale) riuscisse a gestire la fase di transizione o se non altro a “riciclare” buona
parte dei suoi dirigenti.
Da ultimo (quello che de Gaulle considera lo scenario piø nefasto) la concreta
ipotesi di una sollevazione del movimento di liberazione con una inevitabile deriva a
conduzione comunista.
In questa fase il Generale era cosciente del fatto che, riuscire ad ottenere una
gestione dei territori liberati, sarebbe significato il suggello di quella sovranità nazionale