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Introduzione
Dall’attitudine delle imprese dei tempi odierni a coalizzarsi e strutturarsi verso forme di
produzione sempre più complesse è nata la necessità di predisporre uno strumento che fosse
in grado di fornire informazioni sulle dinamiche economiche, finanziarie e patrimoniali di
queste nuove forme di soggetti aziendali. Questo strumento è appunto il bilancio consolidato.
Partiamo dall’analisi della denominazione di questo strumento:
In primis ritroviamo la parola bilancio. Questo perché esso nasce e si modella sulla base
dell’impianto generale del bilancio di impresa, con omologia di forma e di struttura e
con pochi ma importanti adattamenti di contenuto. Non per altro la funzione logica
del bilancio consolidato è riassumibile con una semplice ma efficace relazione:
∶ = ∶ à
Da questa relazione capiamo che esso non è altro che la trasposizione dello strumento di
informativa singolo detto bilancio d’impresa verso un organismo più complesso e allargato,
cioè il cosiddetto gruppo aziendale. È proprio questo elemento che permette di ricondurci alla
seconda parola che compone il nome di quest’oggetto:
Ritroviamo infatti la parola consolidato. Essa indica che le informazioni contenute al
suo interno derivano da un processo di raggruppamento di dati appartenenti a più
realtà aziendali. Proprio per questo motivo viene definito anche bilancio di secondo
livello, perché nasce dal consolidamento dei bilanci delle singole unità economiche che
compongono il gruppo e non è pertanto ottenuto da un sistema di contabilità ad hoc.
Da questa prima analisi possiamo identificare agevolmente quale sia l’obiettivo di questo
modello. Esso deve, alla stregua del bilancio di esercizio, rappresentare fedelmente e
correttamente la situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo di imprese.
L’attenzione però deve essere posta sul fatto di non sottovalutare la difficoltà di
raggiungimento di questo obiettivo. Può a volte sembrare facile ma, descrivere la situazione
di un gruppo attraverso un bilancio consolidato richiede uno sforzo notevole, sia in fase di
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redazione sia in fase di lettura di questo. L’impegno richiesto è perciò bilaterale: In primis gli
amministratori devono applicare correttamente tutte le regole di consolidamento delineate
dalla normativa di riferimento e nel caso di scelte discrezionali devono effettuare quella che
consente un maggiore avvicinamento all’obiettivo suddetto; In secundis anche lo stakeholder
deve essere consapevole del fatto che non tutti gli elementi aziendali possono essere riflessi
all’interno del bilancio e deve quindi evitare, per quanto possibile, di leggere il bilancio di
gruppo in maniera acritica.
Le difficoltà appena descritte appaiono di tutta evidenza se si considerano i connotati
essenziali dei gruppi di imprese:
«Il gruppo infatti rappresenta una fattispecie complessa non riconducibile sic et simpliciter
ad una impresa multidivisionale»
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, nemmeno quando esso si origina attraverso il
distaccamento di alcune divisioni di quest’ultima con acquisizione di formale indipendenza
giuridica. Non lo è in quanto la costituzione di tali unità non ha un carattere prettamente
giuridico ma è causa di un modo di ricomporsi spesso diverso delle condizioni produttive.
L’assetto istituzionale, il sistema di governance, il sistema produttivo e il sistema di
attribuzione dei risultati e dei rischi sono tutti fattori che solitamente si modificano durante
questo passaggio, se non tutti almeno una parte. Inoltre la dissociazione, quantomeno
potenziale, del luogo economico nel quale si prendono le decisioni di gestione dell’unità
aziendale e il luogo in cui si verificano ed attuano le decisioni e, di conseguenza, il luogo in cui
si concentrano i rischi, rappresenta la caratteristica fondante di questi nuove forme
associative.
Si comprende dunque come, per quanto unitaria e pervasiva sia la concezione di gruppo
del management, le diverse unità aziendali saranno sempre soggetti distinti dall’impresa
madre. Pertanto il gruppo complessivamente inteso dal bilancio consolidato non è altro che
una realtà virtuale nella quale semplicisticamente non vengono considerate le barriere
istituzionali interposte fra le unità. Quindi, analizzate queste prime considerazioni, nasce
spontanea una domanda: in quale misura e secondo quali regole si rileva possibile
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A. Lai (a cura di), “Bilancio consolidato, novità dei principi contabili nazionali e internazionali, procedure
operative, esempi e casi”, Il sole 24 Ore, 2008
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, pag.2
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rappresentare fedelmente la realtà economica e patrimoniale del gruppo attraverso il bilancio
consolidato?
Per poter rispondere a questo quesito è necessario analizzare in primo luogo i profili
rilevanti del gruppo di imprese. Quest’analisi sarà appunto l’argomento iniziale della
trattazione, sviluppata all’interno del capitolo 1: “La determinante del consolidato: il gruppo
aziendale”.
L’esposizione continuerà sviluppando la storia del bilancio consolidato partendo dalle
origini e ripercorrendo alcune delle tappe più importanti che hanno portato lo strumento a
conformarsi a quello che oggi è lo strumento di rendicontazione consolidata (Capitolo 2).
Sempre all’interno del medesimo capitolo verrà poi delineato il quadro normativo attuale di
riferimento sia in ambito nazionale sia internazionale e si concluderà attraverso la
delineazione delle finalità, delle metodologie di formazione e della struttura del bilancio
consolidato.
Nel Capitolo 3 verrà precisato e illustrato, distinguendo tra normativa italiana e
comunitaria, su quali basi si forma l’area di consolidamento, ovvero verrà definito e
commentato il concetto di controllo ai fini delle due discipline. In altri termini verranno
elencati i soggetti per i quali vi sia l’obbligo di redigere il consolidato, ovvero i soggetti attivi,
e i soggetti controllati da questi ultimi, ovvero i soggetti passivi, dei quali il bilancio di esercizio
debba essere aggregato all’interno del più ampio bilancio di gruppo.
Infine, nel capitolo conclusivo, verranno proposti dei casi di problematiche operative
concernenti l’area di consolidamento, ovvero si distenderanno fattispecie in cui non si reputa
verificata, in modo chiaro, la sussistenza o meno del controllo, e nelle quali la legislazione di
riferimento tace nella soluzione. L’obbiettivo è, pertanto, quello di consultare la maggiore
dottrina in materia sui casi delineati, proponendo sia tesi a favore che tesi a sfavore
dell’integrazione dell’impresa per poi fornire, se possibile, un’indicazione di best-practice o
quantomeno un indirizzamento operativo. Nel fare ciò, se sarà possibile riscontrarli nel reale
panorama aziendale, si proporranno a conferma delle indicazioni fornite dei casi di aziende
che si sono trovate a doversi confrontare con le relative tematiche, allegando stralci dei bilanci
consolidati di riferimento ottenuti tramite estrazione dalla banca dati Aida che l’ateneo di
Bologna mette a disposizione del suo personale e dei suoi studenti. La ricerca dei bilanci da
portare ad evidenza è stata sviluppata sia sul ramo delle società quotate, cercando di
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selezionare quelle con una maggiore capitalizzazione di borsa, sia sul ramo delle non quotate,
cercando di selezionare specialmente quelle con un fatturato maggiore, ottenendo così sia
bilanci redatti ai sensi della normativa nazionale sia bilanci redatti secondo norme
internazionali.
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Capitolo 1:
“La determinante del consolidato: il gruppo aziendale”
L’intensa dinamicità economica e l’apertura dei confini dei mercati a livello globale
rappresentano le sfide più importanti che le aziende al tempo odierno devono affrontare. La
fase di sviluppo economico attraversata inoltre, è stata caratterizzata spesso dalla volontà
degli attori di giungere ad economie di scala per incrementare la crescita attraverso la
riduzione dei costi, e di conseguenza dei prezzi, e l’ampliamento delle quote di mercato. Per
questo motivo, per poter affrontare questi cambiamenti dell’ambiente esterno, molte
imprese si sono inserite in un sistema di stabili relazioni con altre unità produttive. Relazioni
che in questo caso, permetteranno di ridurre i costi di produzione, acquisire nuove fette di
mercato, aumentare la qualità dei prodotti ed in genere di poter padroneggiare un vantaggio
competitivo sugli altri attori del mercato.
Queste relazioni possono essenzialmente essere di due tipologie
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:
Relazioni di collaborazione;
Relazioni di dipendenza.
Le relazioni di collaborazione fanno sì che due imprese con un obbiettivo comune, senza
unirsi formalmente, collaborino per il raggiungimento di esso. In questo modo in capo alle
singole imprese permane una propria autonomia decisionale, anche se orientata all’obbiettivo
comune. Il contesto è quindi di due o più imprese giuridicamente distinte con propri organi di
controllo e un bilancio proprio, quindi formalmente indipendenti, ma con una direzione che
può essere più o meno unitaria tra esse. Si formano in questo modo: consorzi, cartelli e unioni
volontarie.
Le relazioni di dipendenza sono proprio quelle che danno vita ai gruppi aziendali. La parola
“dipendenza” infatti indica, nel suo significato letterale-economico, la subordinazione di un
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Claudio TEODORI, “Il bilancio consolidato: la metodologia di costruzione e il profilo informativo.”, Giuffrè,
2012
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, pag. 11. Sul tema si veda anche L. D’AMICO (a cura di), “Economia dei gruppi e bilancio consolidato – una
interpretazione degli andamenti economici e finanziari”, G. Giappichelli editore, Torino, 2004
2
, pag. 15-16.
L’autore propone una differente distinzione delle forme di collaborazione che si distingue in: 1) Informali, quando
non ci sono specifiche strutture amministrative e giuridiche che regolano il rapporto; 2) Formali su base
contrattuale, quando esiste un accordo negoziale e giuridico specifico che lega tra loro le aziende (associazioni
in partecipazione, cartelli, consorzi ecc.) 3) Formali su base patrimoniale, quando esiste un accordo negoziale e
giuridico specifico che lega tra loro le aziende.
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soggetto verso un altro soggetto gerarchicamente superiore ed inevitabilmente questo è
proprio il concetto che sta alla base del gruppo. Ora cerchiamo di chiarire meglio questo
concetto.
Paragrafo 1.1: Il concetto di gruppo
L’espressione “gruppo aziendale” identifica un insieme aziendale articolato in strutture
giuridiche distinte ma accomunate da un unico soggetto economico. In questo caso, perciò,
l’indipendenza delle singole unità produttive viene a meno a favore di un accentramento di
governo a favore di un solo soggetto che detiene su di esse un alto grado di influenza. Sono
due quindi gli elementi che compongono questo tipo di soggetto economico
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:
Una pluralità di unità economiche giuridicamente distinte: le controllate;
Un unico soggetto economico che governa questa pluralità di aziende: la controllante.
Possiamo affermare quindi che nei gruppi, ad un un’unica impresa sotto il profilo
economico, corrispondo più imprese sotto il profilo giuridico: tante quante sono le imprese
facenti parte del gruppo. A questo punto è necessario fornire una definizione più articolata sia
di soggetto economico sia di soggetto giuridico. È soggetto economico colui che esercita il
potere volitivo dell’azienda controllando il corretto funzionamento aziendale e determinando
gli indirizzi principali della gestione di questa. Secondo la visione più restrittiva dell’idea di
gruppo aziendale il soggetto economico esercita questo tipo di controllo sulla base di un
legame partecipativo nel quale esso detiene il possesso della maggioranza delle azioni o quote
delle varie unità componenti il sistema aziendale. Dal punto di vista economico tale possesso
si può definire con il termine “partecipazione” se supera una certa soglia percentuale sul totale
del capitale sociale e contestualmente offre la possibilità di esercitare una determinata
influenza. In effetti il mero possesso di una limitata quantità di azioni in una certa impresa non
identifica una partecipazione se non comporta un’influenza più o meno decisa, ma, piuttosto,
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Per approfondire vedi anche A. MONTRONE, “Il bilancio consolidato dei gruppi aziendali – Un quadro alla luce
di nuovi principi contabili internazionali”, FrancoAngeli, 2010, pag. 19 e successive. Ai due elementi delineati
sopra l’autore ne aggiunge un terzo: l’unità di indirizzo. È possibile infatti riscontrate due correnti di pensiero
diverse sul tema. Una sostiene l’eliminazione della capacità decisionale delle singole aziende, mentre l’altra
sostiene che, sebbene sia inserito in una struttura di gruppo, ogni soggetto aziendale non perde del tutto la sua
autonomia decisionale. Questo porta alla definizione delle teorie di gruppo che riscontreremo più avanti nella
trattazione. Oppure vedi anche Claudio TEODORI, “Il bilancio consolidato: la metodologia di costruzione e il profilo
informativo.”, op. cit., pag. 12-13.
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identifica un semplice investimento patrimoniale. Possiamo così distinguere le partecipazioni
sulla base del loro grado di intensità
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:
1) Totalitarie se la quota di possesso è del 100%;
2) Di maggioranza assoluta se la quota è superiore al 50%, in modo da assicurare il
governo economico dell’impresa permettendo di disporre della maggioranza dei
voti nell’assemblea ordinaria;
3) Di maggioranza relativa se, pur possedendo una quota inferiore al 50%, essa risulta
sufficiente per esercitare un’influenza dominante nell’assemblea degli azionisti.
Questo si verifica soprattutto nei casi in cui l’azionariato è diffuso e le minoranze
sono incapaci di organizzarsi.
4) Di minoranza se non si verificano i 3 casi precedenti, è infatti una categoria residuale
in cui ricadono anche i legami di collegamento.
Secondo la definizione più ampia di gruppo aziendale invece, non è necessario che esista
un controllo formale ma è sufficiente che esista un mero potere di direzione da parte del
soggetto economico, evidenziando così solo il lato sostanziale del controllo. In effetti sono vari
i casi in cui un’azienda si pone in un rapporto di subordinazione verso un'altra. Questo può
verificarsi sulla base di un contratto, di una situazione di fatto e più in generale da qualsiasi
fattore che in concreto permetta di esercitare il controllo.
È soggetto giuridico invece la persona, il gruppo di persone o l’ente nel cui nome l’azienda
è esercitata e quindi i soggetti a cui fanno capo i diritti e gli obblighi derivanti dalla costituzione
e dal funzionamento della stessa
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.
Avendo definito il concetto di gruppo si può agevolmente comprendere come questo
complesso possa presentarsi in forme profondamente diverse con elevati caratteri di
eterogeneità. Appunto per questa notevole possibilità di diversificazione è necessario
comprendere quali siano i profili rilevanti e cercare di effettuare una distinzione tra le varie
4
Tratto da Claudio TEODORI, “Il bilancio consolidato: la metodologia di costruzione e il profilo informativo.”,
op. cit., pag. 31.
5
La distinzione tra soggetto giuridico e soggetto economico viene sviluppata anche nel volume Annalisa
PRENCIPE – Patrizia TETTAMANZI, “Bilancio consolidato: tecniche di redazione e di analisi”, Egea, 2011
3
, pag. 2. In
questa sede l’autrice specifica che le combinazioni economiche del gruppo si svolgono in unità giuridicamente
distinte, con propri organi, proprio capitale e proprio personale. Tuttavia esse si piegano alla volontà dell’unico
soggetto economico, portatore di interessi istituzionali generali che trascendono gli interessi particolari di ogni
singola società.
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tipologie di gruppo. Anche se inizialmente può sembrare un elemento di poco conto,
comprendere con quale tipologia di gruppo ci si sta raffrontando rappresenta un’azione chiave
per essere in grado di leggere in modo corretto il bilancio. Allo scopo va chiarito che la
significatività e la capacità informativa del bilancio consolidato dipendono essenzialmente da
tre fattori
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:
1. La tipologia di gruppo;
2. L’attendibilità dei bilanci inclusi nel consolidamento;
3. La correttezza del processo di consolidamento.
In prima approssimazione infatti la capacità informativa del bilancio consolidato è tanto più
elevata quanto più il gruppo è coeso, intendendosi con questo termine un gruppo in cui si ha
una alta integrazione tra le varie unità produttive aziendali e in cui il management attua una
politica di direzione molto unitaria. Questi due fattori infatti, come verrà spiegato più avanti,
sono in grado di determinare a quale tipologia appartenga il gruppo preso in considerazione.
In secondo luogo il bilancio di gruppo, per poter fornire una rappresentazione veritiera e
corretta, deve risultare da un consolidamento di bilanci individuali che posseggano loro stessi
caratteristiche di veridicità e correttezza. Il risultato di un consolidamento di bilanci errati
infatti non sarà e non potrà mai essere un bilancio corretto sul quale si possa fare affidamento
per le proprie valutazioni. Pertanto un elemento molto importante da sviluppare quando si
legge un bilancio consolidato è la comprensione della capacità degli amministratori delle
singole imprese di enucleare correttamente tutte le informazioni riguardanti la propria realtà.
In terzo luogo, l’ultimo elemento fondamentale per descrivere la portata informativa del
bilancio è la correttezza del processo di consolidamento. Un processo corretto si verifica
appunto quando gli amministratori, nel portarlo a termine, rispettano tutte le richieste della
normativa vigente. Errori in questa fase possono depauperare perfino la valenza di un
consolidato avente a fondamenta bilanci individuali altamente fedeli e riferito inoltre ad un
gruppo estremamente coeso. I tre fattori perciò non hanno carattere di alternatività: per
ottenere un bilancio con un’alta portata informativa, in modo da soddisfare tutti gli interessi
6
Silvia GARDINI, “Il bilancio consolidato secondo i principi contabili nazionali e internazionali”, Giuffrè Editore,
2010, pag.39. Sul tema anche l’autore A. MONTRONE definisce la capacità informativa sulla base degli stessi 3
elementi, all’interno del volume “Il bilancio consolidato dei gruppi aziendali – Un quadro alla luce di nuovi principi
contabili internazionali”, op. cit., pag. 66 e successive.
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degli stakeholder, è necessario che influiscano positivamente tutti e tre gli elementi delineati.
Di questi, però, solo uno è stato oggetto di ampi studi da parte della dottrina economico-
aziendale: le tipologie di gruppo e i loro elementi fondanti.
Entrando più in dettaglio in questo aspetto infatti possiamo analizzare i tre profili rilevanti
che identificano un gruppo. Il primo è rappresentato dalla conformazione gestionale dello
stesso, ovvero dal livello di integrazione delle varie unità che lo compongono e dal modo in
cui esse si rapportano tra di loro allo scopo di perseguire (o non perseguire) un progetto
comune. Il secondo è da ricondurre all’idea generale di equilibrio di gruppo che permea
nell’organo di governo del complesso. Se l’equilibrio viene pensato come una situazione di
stabilità creata dalle singole unità, piuttosto che riferita all’intero sistema aziendale
complessivamente inteso, è chiaro che la gestione sarà molto più difforme e distaccata. Il terzo
elemento è la concezione di gruppo di chi detiene il potere di controllo, concezione che spesso
si riflette sulle scelte di rendicontazione del bilancio consolidato.
I tre profili appena descritti delimitano un framework così ampio da poter accogliere in sé
situazioni di gruppi con caratteristiche assai diverse. Questo perché, mentre nelle singole
imprese le condizioni produttive e gli stakeholder sono legati in sé stessi dalla coincidenza tra
il soggetto che detiene il potere di controllo e il luogo economico in cui si verifica questo
potere, nei gruppi si ha una dissociazione tra questi due fattori che porta alla nascita di due
spinte opposte
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: la prima di tipo centripeto e la seconda di tipo centrifugo.
La spinta di tipo centripeto è quella esercitata dalla forza di attrazione naturale dovuta dal
fatto che il soggetto di governo è unico e sulla base di questo attira a sé tutte le decisioni di
gruppo. Essa è influenzata da: «
Capacità dell’attore centrale di impartire indirizzi di governo chiari e stringenti alle
società figlie per dirigerle verso un progetto coeso e delineato. Questo a sua volta
dipende dalla vocazione imprenditoriale di quest’ultimo e dalla sua conoscenza dei
diversi business;
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A. L AI (a cura di), “Bilancio consolidato, novità dei principi contabili nazionali e internazionali, procedure
operative, esempi e casi”, op.cit., pag.4.