INTRODUZIONE
Nulla ha il potere di rappresentare altro da sé come la musica, l’arte che ontologicamente è
votata a e contemporaneamente strutturata su continue rappresentazioni simboliche, allegoriche,
numeriche ed etiche. La musica nel corso della sua storia e del suo sviluppo teorico e pratico ha
visto attribuirsi e rappresentato una serie infinita di elementi altri da sé, che però per mezzo di
essa hanno preso la forma tanto fisica quanto effimera di suono in una sorta di trasfigurazione, a
volte onomatopeica, altre volte in forme più intellettualizzate e sovrastrutturali, ma sempre
riferite ad una rappresentazione allegorico-sonora dell’essenza dell’oggetto rappresentato.
Uno dei casi più affascinanti e oscuri di uso della musica come rappresentazione sonora di
un soggetto didascalico altro da sé è costituito dalle Sonate del Rosario di Biber, un’opera nella
quale sono racchiusi una miriade di significati nascosti nel suono prodotto da un violino e da un
basso continuo, volti alla rappresentazione allegorica dei Misteri del Rosario.
In questo lavoro ho cercato di cogliere l’uso fatto da Biber dell’essenza della musica, per
altro esemplificata per sommi capi nella prima appendice di questa tesi, nelle Sonate del Rosario
ed in modo particolare nella sonata Resurrezione: uno dei più caratteristici, se non il più
caratteristico ed esemplare cammeo della rappresentazione allegorica e simbolica per violino con
l’uso della scordatura che ci è pervenuto in tanti secoli di storia della musica occidentale.
Nel secondo capitolo di questo lavoro, a seguito di una breve e compilativa esplicazione
sul Rosario, si apre il sipario sulle sonate in esame attraverso la loro contestualizzazione
stilistica, storica e culturale, che prelude ad una panoramica generale dell’opera attraverso i punti
salienti delle sonate che la costituiscono; infine ho preso in esame la sonata Resurrezione che
costituisce la summa di tutto il discorso filosofico sulla simbologia che è stato affrontato nelle
pagine precedenti del capitolo.
Anche attraverso l’ausilio di una trascrizione di questa sonata, inclusa nella tesi come
seconda appendice, ho tentato di sviscerarne i tratti didascalici più rilevanti e significativi,
mostrando in modo più chiaro possibile come tutto appaia come non è.
Nel tentativo di attribuire un senso allegorico alle sonate non si è potuto fare a meno di
elaborare ed argomentare ipotesi, che tali sono inevitabilmente rimaste in assenza di una
inequivocabile chiave di lettura dell’opera. Le ipotesi sono più o meno plausibili, ma hanno lo
scopo di tentare di svelare quale sia un senso quantomeno possibile delle varie sonate, pertanto
costituiscono una necessità senza la quale qualsiasi indagine ulteriore non potrebbe venire alla
luce.
Il primo capitolo di questa tesi invece tratta la figura di Biber, tanto emblematica e insolita
3
quanto la sua opera: un virtuoso del violino e compositore che, all’apice della carriera, è riuscito
ad insediarsi addirittura nei ranghi della nobiltà, configurando il primo esempio di servitore che
riesce a diventare nobile.
Partendo da un sintetico excursus biografico, il primo capitolo espone i tratti distintivi del
compositore boemo: il suo ingresso nella nobiltà, il contesto sociale, musicale e culturale nel
quale operava ed una sintetica panoramica della sua bibliografia. Il capitolo si conclude con una
trattazione della scordatura, riferita al contesto musicale del 1600 e all’utilizzo nelle opere di
Biber e dei suoi contemporanei.
L’enorme rilevanza che l’uso della scordatura ha nell’opera di Biber è evidente in
particolar modo nelle Sonate del Rosario, nelle quali essa ha un ruolo primario nella
rappresentazione simbolica e didascalica del soggetto delle sonate. Di contro la perizia di Biber
nell’utilizzo di questa tecnica ci dimostra quanto egli l’avesse studiata ed approfondita: nessuno
come lui riuscì mai ad utilizzare altrettanto bene la scordatura spingendola così a fondo nelle sue
potenzialità allegoriche ed espressive, tanto che ho sostenuto la mia convinzione che attraverso
le sue opere Biber ci abbia lasciato, più o meno consapevolmente, un trattato pratico sull’utilizzo
della scordatura applicata al violino.
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CAPITOLO 1.
HEINRICH IGNAZ FRANZ BIBER VON BIBERN
1.1 Vita
1.1.1 Cenni biografici
Non è nota la data di nascita del celebre compositore boemo, ma fortunatamente si può
risalire alla data di battesimo grazie alla conservazione degli archivi di battesimo del XVII
secolo, fornendoci una data approssimativa della sua nascita. Secondo quanto riportato da uno di
questi documenti scritto in un misto tra latino e tedesco e riportato da Paul Nettl in “Heinrich
Franz Biber von Bibern” Studien zur Musikwissenschaft, Biber fu battezzato il 12 agosto 1644 a
Warttenberg, una località in Boemia:
Den. 12 [August 1644] Baptisatus est Hennericus filius Martini et Mariae Piebers Shützens allhie.
Paten seindt der Woll Ehrwürdige vnd Wolgelarte herr Maximilian Fogger, Parochus alhie
Warttenberg, herr Hennericus Bayer herr Johann Carl Suchius Kornschreiber Jungfrau Dorothea
Spiellerin
1
.
Da questo documento si evince che Biber nacque da Martino e Maria Piber [Biber]
Schützens poco prima del 12 agosto 1644.
Durante i primi anni della sua vita, Biber probabilmente studiò in un ginnasio di gesuiti e
ricevette lezioni di musica dall’organista Wiegand Knöffee nella sua città natale
2
. Le nostre
conoscenze sui primi anni di vita di Biber e sulle condizioni sociali della sua famiglia sono
perlopiù congetturali data la scarsità di notizie che ci è pervenuta a riguardo. Si sa con certezza
solo che il padre, Martino, era al servizio della corte del Vescovo di Olmütz.
Prima del 1668 Biber fu un musicista alla corte del principe Johann Seyfried Eggenberg a
Graz dove conobbe Pavel Vejvanovský, mentre a partire dalla stessa data entrò probabilmente in
servizio presso la corte di Kroměříž del Vescovo di Olmütz, Karl Liechtenstein-Castelcorno,
dove l’amico Pavel Vejvanovský era diventato maestro di cappella.
Ci è pervenuta una lettera scritta da Johann Schmelzer ed indirizzata al Vescovo, nella
quale Biber viene raccomandato come musicista per la cappella di corte di Kroměříž. La lettera
1 Sta in: Elias DANN, Heinrich Biber and the Seventeen Century Violin, tesi di Dottorato, Columbia University
1968, p. 1.
Si noti il cognome Piber anziché Biber dopo il nome della madre; l’intercambiabilità tra i due modi di scrivere il
cognome, senza alcuna differenza nella pronuncia, viene riportato in questo ed altri documenti riguardanti la vita
del compositore.
2 Secondo le ricerche di Paul Nettln su varie fonti di archivi in Boemia, Wiegand Knöffee (o Knöstel a seconda
delle fonti) fu il primo insegnante di Biber e venne insediato come organista nelle vicinanze della cittadina di
Reichenberg nel 1645.
Cfr.: E. DANN, Op. Cit., p. 2.
5
però è del 1670, quindi postuma rispetto alla supposta assunzione in servizio del compositore
nella stessa corte. Di contro la collezione di musica del Vescovo include una sonata di Biber,
datata 1668, che ne prova la presenza a corte due anni prima della raccomandazione di
Schmelzer. La sonata riporta il titolo «Sonata/ à 7:/ 6 Tromb:/ Tamburin [Sic.]/ Con Organo./
Authore/ Henrico J. F. Biber/ Ao 1668»
3
.
Queste fonti non sono di grande aiuto nel determinare con certezza la cronologia degli
eventi.
Durante il suo servizio a Kroměříž, a prescindere da quale sia la data di assunzione, Biber
ottenne un’ottima fama come musicista e virtuoso di violino. Oltre al violino, Biber era anche
abile suonatore di violoncello e viola da gamba.
Il compositore restò a servizio fino all’estate del 1670 quando venne incaricato dal
Vescovo di recarsi dal liutaio Jacob Stainer per contrattare l’acquisto di nuovi strumenti per la
cappella di corte. Invece di portare a compimento il suo incarico, Biber si recò a Salisburgo al
cospetto dell’Arcivescovo Maximilian Gandolph von Khuenburg, disertando all’incarico
affidatogli dal Vescovo suo padrone e prendendo servizio presso la corte dell’Arcivescovo.
Pare che in tale occasione il compositore si fosse effettivamente recato da Steiner, ma non
tanto per svolgere le sue mansioni, quanto piuttosto per rifugiarsi a casa sua in occasione della
diserzione quando il Vescovo inviò le sue guardie a cercare e tentare di catturare Biber, tentativo
per altro non riuscito. Pare infatti che i due si conoscessero abbastanza bene e si apprezzassero a
vicenda: Biber probabilmente suonò alcuni strumenti del liutaio in alcuni concerti apprezzandone
le possibilità; al contempo Steiner ebbe occasione in tali eventi di apprezzare le doti esecutive di
Biber.
L’amicizia tra i due prelati, ad ogni modo, risparmiò Biber da serie conseguenze riguardo
la sua disobbedienza. Nonostante ciò il Vescovo Castelcorno attese il 1676 per sciogliere
ufficialmente Biber dal suo incarico presso la corte di Kroměříž, costringendolo a spedire
regolarmente lavori presso la stessa corte; così facendo Biber riuscì a mantenere la benevolenza
del Vescovo.
La corte di Salisburgo fu il luogo entro il quale la carriera di Biber fiorì e si sviluppò
fornendogli prestigio sia sotto il profilo musicale che sotto quello sociale.
Alla fine degli anni ’70 del diciassettesimo secolo, Biber era già valletto, custode e
fuochista di corte con un piccolo salario mensile di dieci fiorini. Parallelamente il compositore
seppe farsi apprezzare dall’Arcivescovo per le sue composizioni per strumenti ad arco, e furono
proprio queste ultime a consentirgli di scalare la sua posizione sociale.
3 Sta in: Ivi, p. 3.
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Negli anni compresi tra il 1676 ed il 1684 Biber dedicò all’Arcivescovo quattro raccolte di
musica strumentale a stampa. Questo arco temporale fu molto proficuo per la carriera del
compositore.
Nel 1677 Biber eseguì a Lussemburgo una serie di sue sonate al cospetto dell’Imperatore
Leopoldo I, che gli fece dono di una catena d’oro, e nel 1679 venne nominato maestro di
cappella. Quando nel 1681 suonò per la seconda volta di fronte all’Imperatore, il sovrano lo
propose a rango di nobile.
Nel 1682, in occasione delle celebrazioni per il Giubileo, Biber ebbe occasione di
distinguersi come compositore, mentre nel 1684 sostituì Andreas Hofer, dopo la sua morte, nel
ruolo di maestro di cappella e decano della Schola Cantorum.
Nel 1690, dopo la seconda istanza da parte dell’Imperatore per una nomina a nobile, Biber
venne insignito del titolo di Cavaliere, con il titolo di Biber von Bibern. Conseguentemente al
suo insediamento nei ranghi nobiliari, il nuovo Arcivescovo Johann Ernst, Conte di Thun,
nominò Biber a Gran Cerimoniere di Corte, sancendo il vertice dell’ascesa sociale del
compositore. I vantaggi della nuova posizione sociale e lavorativa consentirono a Biber di
guadagnare 60 fiorini al mese e di avere vitto e alloggio gratuiti, comprensivi di vino, pane e
legna da ardere.
Nel corso degli anni ’90 del XVII secolo Biber ebbe a disposizione un numero di eccellenti
strumentisti e cantanti che va dai 75 agli 80 elementi, ed ebbe occasione di stringere rapporti con
musicisti quali Pavel Vejvanovský, P.J. Rittler, Jakob Prinner e J.H. Schmelzer. Sul fatto che
Biber fosse stato alunno di quest’ultimo, però, rimangono molti dubbi.
Riguardo a Georg Muffat, che in quegli anni era organista della cattedrale di Salisburgo,
non vi sono elementi per stabilire in quali rapporti fossero; sicuramente si conoscevano, ma pare
che non intercorressero rapporti particolarmente amichevoli.
Durante la sua carriera Biber fu apprezzato come violinista virtuoso e compositore,
facendo diverse esibizioni e viaggi all’interno dell’Impero prussiano, mentre in Francia ed Italia
pare fosse più noto per la sua musica che per le sue apparizioni.
Vi sono prove che fosse conosciuto bene ed apprezzato a Monaco, presso la cui corte fu
decorato in due occasioni.
Negli ultimi anni di vita pare che Biber si fosse dedicato per conto proprio alla
composizione di musica sacra ed alcune opere scolastiche.
Nella vita privata Biber si sposò con Maria Weiss, figlia di un mercante di Salisburgo,
dalla quale ebbe undici figli. Il matrimonio ebbe luogo a Hellburnn il 30 maggio 1672, come si
evince dal registro dei matrimoni di Salisburgo riportato da Paul Nettl in Biber von Bibern:
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Das Kopolationsbuch der Dompfarre Salzburg vom 30 Mai 1672 sagt: “Sposus Nob. D. Henricus
Francisc. Pibern [!] Celsissimi principis cubicularius da Sachsen Somburg [?]. Sponsa Virgo Maria
Weissin Salisburgensis. Wurden in Hellburnn vom Grӧdiger cooperator Shiner kopuliert.”
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Degli undici figli che Biber ebbe dal matrimonio con la Weiss ne sopravvissero solo
quattro: i figli Anton Heinrich (1679 – 1742) e Karl Heinrich (1681 – 1749), e le figlie Maria
Cäcilia (1674 – ?) e Anna Magdalena (1677 – 1742). Tutti ricevettero dal padre un’ottima
formazione musicale e furono musicisti di talento.
I due figli, Anton Heinrich e Karl Heinrich, furono entrambi assunti come violinisti presso
la Corte di Salisburgo; in particolare Karl Heinrich, il più famoso dei due, divenne vice Maestro
di Cappella nel 1714 e più tardi, nel 1743, Maestro di Cappella
5
. In tale occasione ebbe modo di
conoscere e di lavorare con Leopold Mozart, che divenne Maestro dei Concerti della sua
Cappella nel 1744.
Le due figlie, Maria Cäcilia e Anna Magdalena, entrarono entrambe in convento prendendo
i voti. La prima divenne suora nel convento di S. Clara a Merano; la seconda invece entrò nel
convento benedettino di Nonnberg nel 1696 prendendo il nome di Maria Rosa Henrica e
proseguendo l’attività musicale in qualità di cantante e violinista. Divenne maestra delle novizie
del suo convento ed in seguito direttrice del coro adottando, come insegnante di canto, il
manuale di suo padre Singfundament.
In occasione dell’investitura di Anna Magdalena, il 15 luglio 1697, Biber compose e
diresse la sua Missa S Henrici.
Heinrich Ignaz Franz Biber von Bibern morì il 3 maggio 1704 a Salisburgo e fu sepolto il
giorno seguente presso il cimitero dell’abbazia di San Pietro.
La moglie Maria morì il 24 novembre 1725 e fu sepolta nello stesso luogo del marito.
4 Sta in: Ivi, p. 12.
5 Karl Heinrich Biber fu il più importante e produttivo dei figli di Heinrich Ignaz Franz. Scrisse esclusivamente
per la chiesa di Salisburgo, lasciandoci 120 manoscritti sopravvissuti e conservati nell’archivio della Cattedrale
di Salisburgo. La raccolta di manoscritti comprende 20 messe, 18 litanie e vespri, 31 sonate da chiesa, 14
offertori ed altre composizioni sacre.
Le sue doti musicali vennero palesate sin dall’età di undici anni, quando interpretò con successo le ultime due
opere scolastiche del padre.
Nel 1704, anno della morte del padre, Karl H. si recò a Roma presumibilmente per studiare Violino e
Composizione. Nello stesso anno venne assunto presso la Corte di Salisburgo nella quale poi fece carriera sino a
diventare Maestro di Cappella nel 1743.
Fu inoltre autore di una breve biografia del padre inclusa nell’autobiografia di Mattheson Grundlage einer
Ehren-Pforte.
Cfr.: Cliff EISEN, Biber von Bibern, Karl Heinrich,in AA.VV., The new Grove Dictionary of Music and
Musicians, versione libera scaricabile da:
http://www.mediafire.com/download/yyl1wwcmzg0/The+New+Grove+Dictionary+Of+Music+
%26+Musicians.chm (ultimo accesso: 02 luglio 2015) e E. DANN, Cit., p. 14.
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