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INTRODUZIONE*
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Le malattie neurodegenerative sono caratterizzate dalla perdita di neuroni nel cervello o
nel midollo spinale. Un’acuta neurodegenerazione può risultare da un affronto
temporalmente astratto, come un colpo o un trauma, conseguente ad una perdita
localizzata di neuroni nel sito della lesione.
La neurodegenerazione cronica si può sviluppare per un lungo periodo di tempo ed è il
risultato della perdita di un particolare sottotipo neuronale o generalmente dalla perdita
di popolazioni neuronali. Nel cervello, il morbo di Alzheimer e quello di Huntington
derivano da una perdita di neuroni molto diffusa, mentre il morbo di Parkinson
comporta una perdita specifica e localizzata dei neuroni dopaminergici nella sostanza
nera (substantia nigra).
Nel tronco encefalico e nel midollo spinale, la sclerosi laterale amiotrofica e l’atrofia
muscolare spinale comportano la degenerazione e la perdita dei neuroni motori.
Sebbene tutte queste condizioni presentino specifiche patologie neuronali, i meccanismi
esatti per la perdita neuronale sono complessi, così come l’identificazione di efficaci
terapie elusive.
La carenza di cure effettive per queste malattie neurologiche crea un grande peso sulla
società. Negli Stati Uniti, circa 7 milioni di persone convivono con il morbo di
Alzheimer, morbo di Parkinson, morbo di Huntington, SLA, o SMA.
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IL#MORBO#DI#HUNTINGTON#
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“La corea è la propensioni alla danza di coloro che ne erano affetti, in cui
sembra esserci qualche potere nascosto, qualcosa che gioca, per così dire, al di
sopra della volontà. La forma familiare inizia nello stesso modo in cui una
corea ordinaria dovrebbe iniziare, tramite l’azione spastica e irregolare di
alcuni muscoli, come il viso, gli arti, ecc… Questi movimenti aumentano
gradualmente, quando i muscoli che finora non erano affetti assumono
anch’essi l’azione spastica”.
(George Huntington, 1872)
Nel 1872, il fisico George Huntington osservò una forma familiare di corea, che era già
stata notata nel Long Island da suo padre e suo nonno, fisici anche loro. Più di un secolo
dopo, quando oggi le osservazioni sulla malattia portano il suo nome (Huntington’s
Disease - HD), c’è ancora una chiara descrizione delle sue caratteristiche cliniche.
Egli notò che la malattia “sembra obbedire a delle leggi fisse, è limitata a poche
famiglie; si manifesta, generalmente, con tutti i sintomi della corea comune, non si
manifesta quasi mai prima dell’età adulta o a metà della vita, e da lì comincia a
crescere in maniera graduale, ma grave, aumentando i suoi livelli e, spesso, ci mette
anni per svilupparsi”.
Huntington osservò che la “tendenza alla demenza” progrediva così che “in molti casi,
la mente comincia a indebolirsi, e in altri, sia la mente che il corpo degenerano
gradualmente finché la morte non dà fine alle loro sofferenze”.
Anche il modello ereditario era chiaro nella spiegazione di Huntington: “Quando uno o
entrambi i genitori hanno mostrato delle manifestazioni, inevitabilmente uno, o più, dei
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loro figli soffriranno della stessa malattia; ma, se per qualche motivo i figli non
verranno affetti da questa malattia per tutta la vita, il filo si rompe”. Infine, analizzo il
duro corso mortale: “Non ho mai conosciuto una guarigione, sembra essere una di
quelle malattie incurabili”. In seguito, Sir William Osler, commentando la descrizione
di Huntington, notò che “Esistono pochi altri casi in cui una malattia è stata descritta
in maniera così accurata, graficamente precisa e nella maniera più coincisa”
(Stevenson, 1934).
Le caratteristiche cardinali, descritte in maniera molto ampia da Huntington, sono anche
più chiare oggi rispetto a 140 anni fa. E’ una malattia neuropsichiatrica, ereditaria
dominante, che colpisce le generazioni seguenti delle famiglie affette. Il suo corso è
lento, anche di anni, e, solitamente, ma non sempre, i sintomi cominciano in età adulta.
Nonostante il morbo di Huntington coinvolga, spesso, la corea e altri movimenti
anomali, il progressivo indebolimento cognitivo e i problemi comportamentali sono,
forse, anche più disabilitanti. Correntemente, è stato riconosciuto che la variabilità
clinica e quella dell’età di inizio, anche per quanto riguarda i membri affetti all’interno
della stessa famiglia, derivano direttamente dal tipo di mutazione presente nell’HD,
un’espansione dinamica della ripetizione in un tratto di CAG codificato dalla
poliglutamina. Allo stesso modo, il fenomeno clinico dell’anticipazione – la tendenza
della malattia di iniziare prima nelle generazioni successive – è il risultato della
tendenza verso un’ulteriore espansione della tripletta che causa la malattia trasmessa ai
figli. Oggi si riconosce che non tutto l’HD è familiare, siccome una piccola percentuale
dei casi risulta essere causata da una più recente espansione degli alleli. Naturalmente,
questi casi sporadici costituiranno, in seguito, la prima generazione delle nuove famiglie
affette da questa malattia.
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La mutazione, l’espansione di una ripetizione di CAG nel gene codificante l’HTT, è
presente in tutte le persone affette. L’alta sensibilità e la specificità del test genico per la
mutazione garantisce un riscontro molecolare lineare della malattia. Nelle persone in cui
si sospetta clinicamente il morbo di Huntington, un test genico potrebbe dimostrare
velocemente, o disapprovare, la diagnosi. Per coloro che sono a rischio della malattia,
un test presintomatico è valido solo dopo una consulenza appropriata.
Correntemente, in assenza di farmaci preventivi o di una cura che modifichi la malattia,
solo una piccola minoranza delle persone a rischio sceglie di sottoporsi ai test
presintomatici. Ma, l’abilità di tracciare il gene presintomatico, negli studi
osservazionali a lungo termine, ha migliorato molto l’abilità clinica e delle ricerche
stesse, di inquadrare il corso dei sintomi e dei segnali della malattia, sia prima che dopo
la diagnosi. Questa conoscenza sarà fondamentale per il successo delle future prove
sintomatiche e preventive.
La scoperta della mutazione, ha anche illuminato i possibili meccanismi della malattia.
L’espansione della ripetizione di CAG codifica un allungamento polimorfico degli
aminoacidi della glutammina nella proteina della malattia; un grande polipeptide,
conosciuto come huntingtina (HTT). Si crede che questo tratto esteso della
poliglutamina sia la chiave del meccanismo colpevole del morbo di Huntington.
Nonostante sia ancora incerto il meccanismo tramite il quale la poliglutamina estesa,
presente nell’huntingtina, causi la disfunzione del cervello e la morte delle cellule
neuronali, la crescita della conoscenza riguardo le proprietà aberranti della proteina
della malattia e del disastro che provoca nelle cellule, ha fornito nuovi sviluppi per le
potenziali terapie, come sarà discusso di seguito.
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EPIDEMIOLOGIA##
Anche se l’Huntington è una malattia neurodegenerativa clinicamente distinta, le
espansioni di triplette della poliglutamina non sono unicamente legate ad essa. Almeno
altri 8 disturbi neurodegenerativi sono causati dalla espansione del tratto di
poliglutamina (tabella 1). In molti casi importanti, l’HD può essere considerato come la
“nave ammiraglia” delle altre malattie della poliglutamina. E’ la più comune tra loro:
sono state contate circa 30.000 persone con HD negli Stati Uniti e in Canada, con altre
150.000 a rischio. Più di tutti gli altri disturbi della poliglutamina, l’HD viene studiato
da un gruppo molto vasto di scienziati e clinici che esplorano i meccanismi della
malattia, il suo naturale corso e le potenziali terapie.
In particolare, la comunità di ricerca dell’HD, molto organizzata, si sta dirigendo verso i
biomarcatori e le misure cliniche che possono essere quantificate, che serviranno da
base per le prove sugli uomini. E’ importante considerare che, siccome tutte le malattie
della poliglutamina possono mostrare degli elementi comuni nella patogenesi, le
intuizioni sull’HD potrebbero essere utili per circa mille persone affette anche da altre
malattie della poliglutamina.
Dato che l’HD e gli altri disordini delle poliglutamine sono relativamente insoliti, hanno
un impatto inversamente proporzionale alla loro diffusione. Nelle popolazioni dei
discendenti europei, la diffusione dell’HD è stata stimata intorno ai 4-9/100.000.
Maschi e femmine ereditano la malattia con la stessa frequenza. Questi livelli sono
molto più bassi nelle popolazioni di discendenza non-europea. L’incidenza aggregata di
tutte le altre malattie della poliglutamina, soprattutto l’atassia spinocerebellare, si
avvicina, in parte, alla diffusione stimata per l’HD. Siccome il morbo di Huntington e
gli altri disturbi delle poliglutamine tendono a colpire a metà della vita ed hanno un
corso lento, gli impatti economici, come risultato della perdita dei guadagni e dei costi
delle cure, sono enormi.
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I sintomi si sviluppano gradualmente ed inizialmente sono molto delicati e difficili da
differenziare dal repertorio del normale comportamento del paziente. Di solito i sintomi
si presentano tra i 35 e i 45 anni di età; comunque, l’inizio della malattia può variare tra
la gioventù e l’età adulta, dipende dal grado di imperfezione genetica.
Negli adulti, l’inizio della malattia porta sempre alla morte entro i 15, 20 anni da
quando è apparsa, di solito in seguito a complicazioni infettive dell’immobilità. Nei casi
giovanili spesso progredisce più rapidamente e tipicamente porta alla morte entro i 7-10
anni dall’inizio della malattia.
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