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1.1.3 LE CARATTERISTICHE DELLA MICROFINANZA
La diversità tra le microbanks è sconcertante. Analizzando le
caratteristiche principali del materiale raccolto dal professor Roy
Mersland
20
, si nota che nella sua banca dati finanziaria è presente
documentazione proveniente dallo studio di 379 microbanks che
operano in 73 paesi nel mondo.
I dati di questa ricerca sono stati estratti dalle relazioni di valutazione
raccolte da agenzie di rating specializzate sostenute dal Fondo
Valutazione di CGAP (www.ratingfund.org).
Da ogni valutazione sono stati ricavati fino a sei anni di dati e i
feedback sono stati eseguiti durante il periodo 2001-2008.
Nessun set di dati è perfettamente rappresentativo quando si parla di
microfinanza
21
. In particolare, questo set di dati, contiene
relativamente pochi microbanks di grandi dimensioni e non copre le
quasi infinite piccole cooperative di risparmio e credito.
I primi sono classificati come tali (ovvero di grandi dimensioni) da
agenzie quali Moody e Standard & Poors, mentre queste ultime (le
piccole cooperative) non sono classificabili viste le difficoltà che
sorgono nel tener traccia delle loro movimentazioni.
Dai dati, emerge che il 29,5% delle microbanks sono guidate da
azionisti che ne detengono la proprietà, il 51,4% è composto da
organizzazioni non governative e il 15,3% da cooperative. Solo il
28,5% viene regolato. La maggior parte delle microbanks può solo
20
Il professor Roy Mersland, ha una vasta competenza nell’area della
microfinanza, svolge consulenze e ricerche internazionali in più di 20
paesi in America Latina, Asia, Africa ed Europa. Ha un’ampia rete di
ricerca internazionale, grazie alla quale è costantemente coinvolto in
progetti di ricerca. È uno dei membri del gruppo di ricerca della
piattaforma europea di microfinanza (www.e-mfp.eu) e del centro per
la ricerca europea in microfinanza.
21
The Technology of Microcredit: 8 State of the art and prospects of
development in Italy, Antonio Andreoni, University of Cambridge.
15
erogare prestiti ai loro clienti, infatti, solo il 37,2% può accettare
depositi, questo può andare a creare una scarsa intermediazione nel
mercato. Poiché molte delle microbanks non possono ricevere depositi
da parte dei clienti, sorge il problema dei finanziamenti che per queste
ultime risultano poco stabili, non regolari e soprattutto ad un prezzo
elevato.
Il prestito medio è di USD 759, e la mediana è ancora più bassa
ovvero a 354 USD, questo è quello che riflette il “micro” nella
microfinanza.
I numeri finanziari portati alla luce dallo studio del professor Roy
Mersland, rispecchiano fedelmente la diversità istituzionale che esiste
tra le diverse microbanks; ovvero la microbank mediana serve meno
di 5.000 mutuatari mentre la più grande quasi 400.000.
Le piccole dimensioni della tipica istituzione di microfinanza, si
riflettono nella Daley-Harris Microcredito summit (del 2009), dove
3.166 dei 3.552 microbanks segnalano di servire meno di 10.000
clienti (poche microbanks sono di grandi dimensioni). Compartamos
in Messico, ha superato 1 milione di clienti nel 2008
22
. Daley-Harris
(2009) riferisce che l’88,2% dei clienti “poveri” del microcredito,
viene servito da 76 microbanks.
Quando sussistono differenze dimensionali di tale portata, la realtà
aziendale stessa deve essere molto diversa tra piccoli e grandi
microbanks.
Il frazionamento del patrimonio netto
23
, mostra che le microbanks in
generale sono ben capitalizzate, il portafoglio dei prestiti attivi
24
risulta essere la parte più grande.
22
The past and future of innovations in microfinance, Roy Mersland
and R. Oystein Strom,2010.
23
Per frazionamento del patrimonio netto in questa sede intendiamo,
la divisone in quote immaginarie che possa dare una spiegazione dello
storico dell’impresa (ovvero della microbank).
16
Notiamo inoltre che la frazione di sovvenzioni, misurata come
l’importo del debito agevolato sulle attività totali, è abbastanza bassa,
infatti, risulta essere meno del 10,0% del patrimonio totale in base al
valore mediano
25
.
Almeno 118 (ovvero il 34,6%) delle 341 microbanks non ha nessun
debito agevolato e 37 (ovvero il 10,9%) hanno più del 90,0% del
debito agevolato. Così, la maggior parte delle sovvenzioni sono
concentrate nelle mani di poche microbanks.
Grazie allo studio del professor Mersland, possiamo prendere nota del
fatto che il rendimento d’un portafogli tipo è del 40%, le spese
operative sono il 29,0% del portafoglio, e che il 6,6% dello stesso
molto spesso ha più di 30 giorni di ritardo ed è a rischio
inadempienza. Insieme ai costi operativi e vari fondi rischi che
“mangiano” quasi tutto il rendimento del portafoglio si lascia poco per
pagare i costi di finanziamento. Così, anche se la maggior parte dei
microbanks viene sovvenzionata attraverso prestiti o sovvenzioni il
rendimento medio annuo delle attività (ROA
26
) è
basso, attestandosi circa sullo 0,5% nei vari dati raccolti.
24
Indica l’ammontare totale dei prestiti effettuati in un determinato
periodo al netto dei prestiti estinti nello stesso periodo.
25
Mersland, R., Randøy, T., Strøm, R.Ø., 2010. The Impact of
International Influence.
26
ROA, acronimo di return on asset è un indice di bilancio che misura
la redditività relativa al capitale investito o all'attività svolta.
17
1.2 L’IMPATTO DELLA MICROFINANZA SULLA POVERTA’:
CASO INDIA
Possiamo constatare come la microfinanza abbia indotto un forte
aumento dell’accesso dei poveri ai servizi finanziari minimi. Tuttavia
è difficile distinguere i servizi finanziari che svolgono un ruolo
importante nella crescita economica generale del settore da quelli che
danno un mero aiuto a livello domestico individuale. Problemi di
endogeneità complicano ulteriormente l’identificazione degli impatti
casuali di un migliore accesso al credito
27
.
Un maggior sviluppo finanziario viene spesso collegato ad una bassa
disuguaglianza di reddito, anche se ciò non è sempre vero. La
microfinanza può essere vista come un metodo per estendere la
finanza e i servizi bancari ad essa annessi alle persone in precedenza
“unbanked”, implementando in tal modo il sistema finanziario del
paese, per eliminare gli attori che impediscono ai segmenti più poveri
della società di accedere al credito e ai servizi finanziari.
Recentemente alcuni economisti (in particolare, Dichter e Harper in
un loro studio pubblicato nel 2007) si sono occupati dell’effettiva
esistenza di benefici connessi all’accesso al credito da parte dei
poveri. I primi studi a livello micro sono stati generalmente in grado
di tracciare una correlazione positiva tra l’accesso al credito e lo
sviluppo economico della famiglia, a livello di offerta di lavoro,
scolastico, a livello di spesa delle famiglie e altre attività.
Generalmente in tali studi il problema è stabilire la casualità dovuta a
variabili omesse, campioni non casuali, auto selezione delle famiglie e
il logoramento delle stesse all’interno dei vari programmi
28
(questo
accade poiché solo la famiglia di successo prosegue nel programma).
27
www.voxeu.org, Doorstep banking in rural Sri Lanka increases
customer savings… and income.
28
The past and future of innovations in microfinance, Roy Mersland
and R. Oystein Strom,2010.
18
Molti studi arrivano alla medesima conclusione, a ‘40 anni dalla
messa in atto dei micro-finanziamenti, ci sono poche prove concrete
sul miglioramento della vita dei clienti (in modo misurabile). Inoltre,
il risultato di questo dibattito sembra attestarsi verso una visione più
realistica della microfinanza come deterrente contro la povertà; dare
alle persone povere la possibilità di accedere ai finanziamenti non è
sempre una soluzione per la lotta alla povertà
29
. Forse anche gli effetti
a livello domestico individuale sono difficili da misurare, mentre
risulta palesemente più agevole misurare gli effetti esterni di tali
investimenti commerciali e produttivi, essendo maggiormente visibili
a livello di comunità
30
.
Vari esperimenti sull’impatto della microfinanza sono stati condotti in
India dove nei primi anni ’90 emerse il modello dominante che ancora
oggi regola questo settore. La Reserve Bank of India emise le linee
guida per tutte le banche commerciali nazionalizzate, incoraggiandole
a concedere prestiti a gruppi di individui provenienti da comunità
svantaggiate, creando così i gruppi di “auto-aiuto”
31
.
In contrasto con le istituzioni di microfinanza tradizionali, questi
gruppi presentano diverse regole quanto concerne la flessibilità per il
risparmio e il prestito tra di loro.
I gruppi di “auto-aiuto”, possono offrire maggiori possibilità per
l’integrazione finanziaria, poiché sono collegati direttamente al
sistema bancario formale
32
.
Nel corso degli anni, la maggior parte della ricerca sull’economia del
microcredito si è concentrata sul funzionamento delle istituzioni di
29
www.cissong.org, Le mille incognite del microcredito.
30
www.unimondo.org, “La povertà induce all’azione”. (Friedrich
Wilhelm Raiffeisen)
31
www.voxeu.org, Socially disadvantaged groups and microfinance
in India.
32
www.lupus-italy.org, i gruppi di auto-aiuto: dove, come e perché.