I. INTRODUZIONE
Il seguente elaborato è stato realizzato con lo scopo di vagliare in profondità
la posizione tenuta dall'Italia nei confronti dell'Austria durante la dittatura clerico-
fascista di Englebert Dollfuss fino al tentato Putsch del luglio 1934. Punto cardine di
questa analisi è inevitabilmente una disamina dell'atteggiamento di Roma rispetto
alla prospettiva di un possibile Anschluss da parte della Germania ai danni di Vienna.
La motivazione alla base della scelta di questo argomento di ricerca è stata
l'aver riscontrato come spesso si tenda a liquidare i rapporti tra i due regimi fascisti
come una mera condizione di vassallaggio austriaca nei confronti dell'Italia, senza
approfondire le ragioni per cui l'Austria fu spinta a questa scelta di campo. Inoltre si
tende facilmente a glissare su quanto in quel preciso momento storico l'indipendenza
austriaca fosse un tassello fondamentale nella politica estera italiana, una politica
allora assai più divergente dagli interessi tedeschi di quanto storici come il Braunthal
abbiano suggerito. Un altro elemento chiave nell'analisi dei rapporti bilaterali tra
Austria e Italia è chiarire e dare l'esatto peso al rapporto personale tra Dollfuss e
Mussolini: si è teso a dare a questa amicizia un valore notevole nel complesso delle
relazioni tra i due paesi, trascurando gli aspetti riguardanti opportunità ed interessi
strategici.
Nella ricerca, si è deciso di attingere come fonte primaria al materiale
diplomatico italiano e, in misura minore, inglese. Questa scelta è dipesa dalla volontà
di realizzare una ricostruzione il più possibile prossima ai fatti, basata dunque sulla
consultazione di fonti di prima mano. La natura di tali documenti è varia, e
comprende telegrammi, note verbali, appunti, lettere, promemoria. Di notevole
importanza è stata altresì la consultazione di monografie e periodici specializzati. In
questo ambito si è attinto a contributi disparati: di capitale importanza sono state le
ricerche degli italiani De Felice, Carocci, Quartaro e Niglia, assieme ai lavori
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dell'austriaco Braunthal, degli americani Aaron L. Goldman e C. Earl Edmondson e
del tedesco Petersen. In ultimo, importanti sono state anche le letture dei memoriali
di Fulvio Suvich e di Franz von Papen.
Si ritiene che il punto di maggior forza di questo elaborato risieda
principalmente nel ricorso a fonti dirette, giacché le risorse documentarie consentono
di dare risposte a domande su cui la letteratura tende a glissare e di rivedere alcune
conclusioni raggiunte dalla storiografia.
La scelta di concentrarsi nell'analisi non sull'intera durata del cancellierato di
Dollfuss ma solo sui dodici mesi tra il luglio 1933 e il luglio 1934 è legata al fatto
che fu proprio in questo lasso di tempo che la questione dell'Anschluss assunse un
peso centrale a livello europeo. La motivazione di ciò sta nel fatto che, se già negli
anni '20 la Germania aveva manifestato ambizioni sull'Austria, con l'ascesa al potere
di Adolf Hitler, gli austriaci si trovarono alle porte di casa il peggior nemico
ipotizzabile. In quest'ottica, il luglio 1933 appare per il Reich come un vero momento
di svolta: il 13 di quel mese il furher fece sciogliere ogni associazione politica
alternativa al fronte nazionalsocialista, che divenne dunque l'unico partito legittimo
di Germania. Arrivato al pieno compimento della propria dittatura ed eliminati tutti
gli ostacoli interni, Hilter poté da allora concentrarsi esclusivamente sulla
realizzazione della propria politica estera aggressiva, che aveva come primo e
principale obiettivo proprio l'Austria. Assai più semplice è giustificare la scelta del
luglio 1934 come termine ultimo dell'elaborato: è infatti in data 25 luglio che
avvenne il tentativo di Putsch da parte dei nazionalsocialisti austriaci, evento nel
quale Dollfuss perse la vita e, dunque, punto d'approdo naturale di questo lavoro.
Il periodo in esame verrà a sua volta diviso in quattro fasi principali: la prima
andrà dal luglio '33 all'incontro di fine agosto tra Dollfuss e Mussolini, la seconda si
estenderà da settembre alla visita in Austria di Suvich nel gennaio '34, una ulteriore
comprenderà gli eventi di inizio 1934, fino alla firma, in marzo, dei Protocolli italo-
austro-ungheresi. Un capitolo sarà invece destinato esclusivamente all'analisi degli
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eventi che portarono ai colloqui di Stra tra Mussolini e Hitler e allo svolgimento
degli stessi, per poi illustrare gli accadimenti che tra giugno e luglio di quell'anno
condussero al tentativo di colpo di Stato, gli eventi della giornata del 25 luglio e le
conseguenze del tentato Putsch, con particolare attenzione alla reazione italiana. Un
ultimo capitolo sarà dedicato alle conclusioni.
Le principali questioni affrontate saranno le seguenti: le relazioni tra Austria e
Italia con particolare attenzione a quelle intercorrenti tra Dollfuss e Mussolini, le
relazioni triangolari tra fascismo italiano, governo austriaco e Heimwehren, i rapporti
diplomatici tra Italia e Germania, i rapporti diplomatici tra Italia e Gran Bretagna, i
rapporti diplomatici tra Italia e Francia.
Il fine ultimo sarà quello di stabilire se il supporto alla causa indipendentista
austriaca sia stato, durante il cancellierato di Dollfuss, coerente e continuativo, come
sostiene il De Felice, o se, all'estremo opposto, si possa affermare, come fa il
Braunthal, che tale sostegno sia stato ondivago e che, nella pratica, fosse già venuto
meno nel 1934.
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II. LUGLIO/AGOSTO 1933
Il periodo che va dal luglio 1933 agli incontri di Riccione tra Dollfuss e
Mussolini di fine agosto rappresenta il momento in cui la questione dell'Anschluss,
fino ad allora latente, fece il suo ingresso da protagonista nello scenario politico
europeo. Causa dell'acutizzarsi della questione fu la definitiva ascesa al potere in
Germania di Hitler, che aveva proprio nell'Austria il primo obiettivo della sua
politica estera aggressiva e revisionista.
Dollfuss si trovò da subito a dover fronteggiare due problemi: consolidare la
propria posizione interna e trovare l'appoggio di una potenza europea. In questo
secondo ambito, si aprivano per lui due possibilità: o aprire a Francia e Inghilterra, o
approcciarsi all'Italia
1
. La prima strada era complessa: aprire alle due potenze
democratiche avrebbe significato spostare il baricentro del proprio governo verso le
forze democratiche, alienandosi le simpatie delle Heimwehren, influente gruppo
paramilitare di destra vicino al fascismo italiano. Dollfuss, dunque, preferì optare per
l'amicizia italiana, sia per convenienza, sia per affinità ideologiche tra il regime
italiano e la nascente dittatura clerico-fascista.
II.1. Austria – Italia
Il primo viaggio di Dollfuss in Italia è datato aprile 1933, esattamente il
periodo in cui il suo governo aveva avviato le prime manovre per trasformare sempre
più l'Austria in uno Stato autoritario. Per insistere su questa strada, Dollfuss
necessitava di essere incoronato da Mussolini quale leader della destra austriaca: la
consacrazione del “duce” non tardò, assieme a consigli sulla necessità di creare un
1 Julius Braunthal, “La Tragedia dell'Austria”, La Nuova Italia, Firenze, 1955, p. 180
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fronte unitario delle destre, suggerimento poi concretizzato con la nascita del “Fronte
Patriottico”.
In seguito all'aggravarsi della situazione interna austriaca a causa dei
crescenti contrasti con i nazionalsocialisti, Dollfuss fece di nuovo visita a Mussolini
in giugno e, poco dopo il suo ritorno a Vienna, ricevette una lettera personale del
“duce” stesso. Pur in termini cordiali ed amichevoli, la missiva aveva un carattere
decisamente prescrittivo: si chiedeva un forte programma di riforme interne che
avesse come suo apice una riforma costituzionale da concretizzare in tempi brevi,
una reazione energica nei confronti dei nazionalsocialisti austriaci e l'abbattimento
del fronte socialdemocratico. In particolare su quest'ultimo punto Mussolini fu
imperativo: senza risultati su questo fronte, il Cancelliere avrebbe perso l'amicizia
italiana
1
. Già qui notiamo come Roma non avesse intenzione di incanalare le
relazioni con Vienna lungo i binari di reciproche consultazioni e sostegno nell'ambito
di un rapporto tra potenze di pari livello: era l'Italia a dettare l'agenda, l'Austria
doveva eseguire.
La risposta di Dollfuss, giunta in data 22 luglio, denotava toni amichevoli ed
ossequiosi: preoccupato di dare un'impressione favorevole di quanto si stava facendo
in Austria, egli rispose positivamente a tutte le sollecitazione ricevute dal dittatore
italiano, guardandosi attentamente però dallo stabilire un orizzonte temporale per la
loro applicazione
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. Questa strategia sarà usata spesso dall'austriaco nei suoi rapporti
con Mussolini: consapevole di avere uno spazio di manovra assai limitato, il
Cancelliere aveva l'esatta percezione del fatto che l'unico modo per ricavare un
qualche spiraglio di autonomia alla sua azione era quello di accettare i suggerimenti
dell'alleato, posticipando però la loro attuazione in un futuro non meglio definito.
Nel mentre, il 19 luglio era giunto a Roma un resoconto di Preziosi, che
gettava ombre sull'operato di Dollfuss. In particolare, si diceva “Egli oscilla tuttora
1 Julius Braunthal, “La Tragedia dell'Austria”, La Nuova Italia, Firenze, 1955, pp. 182-184
2 Ministero degli Affari Esteri, “Documenti Diplomatici Italiani (DDI) -16 luglio1933-17 marzo
1934”, serie 7, vol. 14, doc. 9, 1989
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