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della Riforma: sia per la Chiesa cattolica che per la Chiesa
protestante la morte di Cristo è servita ad eliminare il peccato
originale. La differenza, però, risiede nel fatto che mentre per la
religione romana il ministero sacerdotale ripete quel sacrificio in
modo non cruento nella celebrazione dell’eucarestia, servendosi di
una casta
sacerdotale separata dal popolo e maschile che ha il compito di
mediare tra il popolo e Dio, per le Chiese riformate, invece, il
sacrificio di Cristo è unico e irripetibile
2
. Quindi è proprio la
concezione del sacerdozio a garantire l’uguaglianza tra i membri
della comunità: il sacerdozio di ogni credente
3
valorizza e richiede
la partecipazione di tutti al governo della Chiesa. Rinviando la
trattazione più specifica del valore del sacerdozio in un prossimo
paragrafo, ritorniamo alla descrizione delle funzioni
dell’Assemblea della Chiesa.
L’Assemblea della Chiesa discute di ogni proposizione riguardante
la Chiesa stabilita, prospetta norme e formula risoluzioni che le
hanno permesso di rimediare al sistema del patronato. Questo
parlamento della Chiesa ha, comunque, soltanto il potere di
suggerire una
legislazione ecclesiastica al parlamento di Westminster.
conferenze diocesane, conferenze di decanati rurali e consigli
ecclesiastici svolgono ormai un compito essenziale nella vita della
Chiesa.
Si cerca di far rivivere la vita parrocchiale in una Chiesa
anglicana che ha una struttura atta a conciliare, per quanto è
possibile, l’autonomia con la supremazia non più reale ma
parlamentare, integrando contemporaneamente il laicato nella
sua amministrazione.
Nella Chiesa anglicana, come nelle altre Chiese protestanti, si può
sostenere che il potere decisionale appartiene sia a chi é ministro
sia a chi non lo è, e il governo della Chiesa non è esercitato dal
pastore da solo, ma collegialmente, insieme ad un gruppo di
membri laici eletti dalla chiesa a livello locale chiamato
Concistoro e, a livello nazionale, Sinodo. Il governo della Chiesa
non è in mano ad una gerarchia di ministri: i ministri presenti
nella Chiesa anglicana sono il pastore, che ha il compito di
predicare la Parola e amministrare i sacramenti, gli anziani (o
presbiteri) e infine ci sono i diaconi, anche loro eletti nella Chiesa
locale, e hanno il compito di affiancare il pastore.
2
Lettera agli Ebrei (10,11,12).
3
Cfr. E. GREEN, Perché la donna pastore, Torino, Claudiana, 1996, p. 19-23.
3
Pertanto, la “gerarchia anglicana” conta solo due arcivescovi,
numero fissato dal papa san Gregorio Magno agli inizi del secolo
VII e da allora non è stato mai modificato.
La diocesi di York è la più antica, poiché la sua fondazione risale
all’occupazione romana, al pari di quella di Londra, che tuttavia
ha soltanto un vescovo. Il primo titolare della sede di Canterbury
fu sant’Agostino, il monaco inviato da San Gregorio per
riconquistare l’Inghilterra alla fede cristiana.
Nell’ordine di precedenza, il primate di Canterbury viene al sesto
posto, dopo la regina, il duca di Edimburgo, e i tre duchi di
sangue reale. Dopo di lui vengono il lord cancelliere con funzioni
puramente onorifiche, l’arcivescovo di York e infine il primo
ministro.
L’arcivescovo di Canterbury, capo della gerarchia ecclesiastica,
sorveglia in materia ecclesiastica la provincia del Sud, mentre
quella del nord dipende dall’arcivescovo di York.
Nell’incoronazione del sovrano, ha l’incarico di presentarlo al
popolo, di fargli prestare giuramento di governare la Chiesa
secondo le leggi del regno, di ungerlo, di dargli investitura e infine
di incoronarlo.
Numerose sono le sue funzioni: presidenza dell’adunanza, quella
dell’Assemblea della Chiesa e quella dell’Assemblea di Lambeth
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nome del palazzo vescovile di Londra che riunisce in epoche
determinate tutti i vescovi anglicani ed episcopali del mondo,
facenti parte della comunità anglicana.
I vescovi anglicani hanno quasi le stesse mansioni dei vescovi
cattolici: scelta e ordinazione degli ecclesiastici (spetta, infatti, ai
vescovi nominare il pastore che amministra i sacramenti nella
forma prescritta dal Prayer Book; la Chiesa non gli impone il
celibato ed è nominato a vita per evitare discriminazioni da parte
del vescovo che lo ha nominato preventivamente) conservazione
del buon ordine e della disciplina del clero della loro diocesi, visite
pastorali, ecc.
Sui quarantuno vescovi, ventuno siedono nella Camera dei lords,
nell’ordine fissato da Enrico VIII, con i due arcivescovi e i vescovi
delle sedi di Londra, Durham, tutti e cinque membri di diritto.
È necessario comunque sottolineare che alla Camera dei lords –
soprattutto dopo la prima guerra mondiale - i poteri dei vescovi
sono stati notevolmente diminuiti, e la sua funzione politica non
ha un peso molto rilevante.
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Le Conferenze di Lambeth si tengono di regola ogni dieci anni. Hanno una funzione esclusivamente consultiva.
4
Tuttavia la Chiesa anglicana è l’unica Chiesa della Riforma, che
insieme alla Chiesa svedese, ha conservato un episcopato che
afferma la propria successione apostolica.
I vescovi suffraganei (sono i vescovi subordinati al vescovo che
presiede alla provincia ecclesiastica, e il loro nome deriva dal
suffragio cui hanno diritto nel Concilio provinciale) e i loro
assistenti sono anch’essi nominati
dalla corona, dietro proposta di due nomi per ciascun incarico,
fatta dal vescovo. È l’arcidiacono che assiste il vescovo nel campo
amministrativo e anche nel campo spirituale e serve di
collegamento fra il distretto religioso di cui ha l’incarico e il
vescovo. Uno speciale privilegio è legato alla funzione
dell’arcidiacono di Canterbury: è lui ad insediare l’arcivescovo e i
vescovi della provincia.
Tuttavia alla fine del secondo millennio cristiano, il clero della
Chiesa d’Inghilterra si è trovato a fronteggiare problematiche e
opportunità in una nuova dimensione.
È cresciuto il numero di persone che decidono di prestare la loro
opera nella Chiesa ma soprattutto si sono create nuove
opportunità per le donne nel ministero sacerdotale, un ministero
che attraversa una crisi causata dalla scarsità delle vocazioni. La
conseguenza è stata lo sviluppo di un’ampia varietà di supporti ai
modelli parrocchiali tradizionali della Chiesa d’Inghilterra che
sono fondamentali per la sua missione.
Storicamente la Chiesa d’Inghilterra ha accettato il ruolo di
responsabile nei confronti di ogni aspetto della vita della nazione.
Questo si è riflettuto in molti modi, come ad esempio la presenza
dei vescovi in parlamento, l’implicazione della Corona nelle
faccende episcopali, soprattutto per gli aspetti costituzionali.
Il sistema parrocchiale si presenta, quindi, come la base per
la missione della Chiesa anglicana e le parrocchie sono un segno
dell’impegno della Chiesa nazionale di essere uno strumento per il
Regno di Dio.
In questo modo la Chiesa d’Inghilterra proprio al fine di essere
presente in ogni aspetto della vita del credente
ha cercato di essere accessibile ad ogni persona e ad ogni
comunità del paese.
Pertanto si assiste ad un duplice livello nella Chiesa anglicana
d’Inghilterra: nazionale e parrocchiale, entrambi missionari nella
vita pubblica e sempre più rappresentative della popolazione che
servono (è importante sottolineare a tal proposito la presenza
massiccia di pastori di pelle nera che cercano di dare
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identità a gruppi che si sono trovati spesso ai margini della vita
religiosa e colmano il senso di alienazione e di diversità a livello
parrocchiale).
1.2 IL MECCANISMO DELLA LEGISLAZIONE ECCLESIASTICA
Le fonti del diritto canonico anglicano possono rintracciarsi nel
diritto canonico romano, nelle decisioni conciliari, nelle encicliche
e nei documenti pontifici anteriori al secolo XVI., le due
disposizioni elisabettiane (l’Atto di supremazia e l’Atto di
Uniformità, che richiedono per la loro modifica una decisione
parlamentare) ma la fonte principale della giurisdizione risiede nei
vescovi, e la corte concistoriale della diocesi rappresenta il centro
del sistema giudiziario. La corte concistoriale é presieduta dal
cancelliere diocesano che é un laico ed è il consigliere giuridico
del vescovo: è il vescovo che dà l’autorizzazione a procedere e ha il
diritto di veto all’interno della Chiesa, il che gli permette di
proteggere gli ecclesiastici che non si conformino strettamente
alla legge sul culto pubblico.
Le funzioni di supremo tribunale ecclesiastico spettano al
comitato giudiziario del Consiglio Privato.
Dopo aver analizzato le fonti del diritto canonico anglicano
occorre passare ad esaminare il meccanismo in materia di
legislazione ecclesiastica e soprattutto il suo rapporto con la
legislazione civile, ricordando che soltanto in Inghilterra
l’anglicanesimo gode di un ordinamento regolato da leggi statali.
Il procedimento prevede che quando una norma è stata discussa
e approvata dalle tre camere dell’Assemblea della Chiesa, passa
alla commissione legislativa di tale Assemblea, che la trasmette
alla commissione ecclesiastica del parlamento, composta di
quindici membri della Camera dei lords e di quindici membri
della Camera dei comuni. Il parlamento può discuterla, accettarla
o respingerla, ma non modificarla.
La norma se viene approvata dalle due Camere deve ricevere il
consenso reale. Una volta ricevuto tale consenso, ha forza di
legge.
Si può concludere sottolineando la situazione paradossale della
Chiesa d’Inghilterra: lo Stato è ufficialmente agnostico, come pure
il parlamento e il governo, ma la Chiesa è ancora una Chiesa di
Stato. In nessun istante la Chiesa sfugge alla dipendenza del
parlamento al quale deve il fatto di essere nata, poiché la Riforma
anglicana è stata determinata e tenuta in vita con atti successivi
del parlamento. Ma oggi questa Chiesa detta “nazionale”, questa
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Chiesa modellata dal parlamento, rappresenta solo una piccola
frazione di cittadini: bastano a provarlo le astensioni che si
verificano nell’elezione dei candidati ai consigli parrocchiali. Il
parlamento soffoca la Chiesa, ma la Chiesa in un certo senso non
può farne a meno.
1.3 LA TEOLOGIA DEL PRAYER BOOK E LE PRIME DISCUSSIONI
SULL’ORDINAZIONE DELLE DONNE
La legge elisabettiana di Uniformità del 1559 fece della liturgia del
Libro della Preghiera Liturgica (Book of Common Prayer) l’unica
forma di culto pubblica tollerata in Inghilterra
5
, che rimase tale
fino alla vittoria della frazione di Cromwell, durante la guerra
civile del secolo seguente, guerra che condusse alla demolizione
della monarchia e alla abolizione della Chiesa d’Inghilterra.
Solo con il ritorno della monarchia sotto Carlo II l’anglicanesimo
divenne per la terza volta religione di stato (established)
d’Inghilterra, e da allora è rimasta sempre tale
6
.
Oggi però la Chiesa anglicana presenta una ”disorganizzazione
liturgica”. Preoccupate di rispettare la
libertà individuale, le autorità ecclesiastiche, e soprattutto quelle
laiche, sopportano che i riti varino da chiesa a chiesa nella
medesima diocesi. La liturgia si presenta, comunque, univoca
nell’ambito delle ordinazioni.
A questo proposito è opportuno introdurre il problema delle
ordinazioni delle donne, che ha occupato per molto tempo il
dibattito dottrinale nella Chiesa d’Inghilterra. Già da molti anni
alcune chiese indipendenti cominciarono ad ammettere donne sui
loro pulpiti. Inizialmente la Chiesa d’Inghilterra assunse un
atteggiamento molto rigido nei riguardi di questa pratica, anche
se un certo spirito di compromesso cominciò a manifestarsi nel
1920, quando la sesta Conferenza di Lambeth ammise l’ordine
delle diaconesse escludendo
l’ammissione delle donne ad altri gradi del ministero cristiano.
Già dal rapporto della Conferenza di Lambeth del 1930 si
comincia a discutere della necessità di aprire il ministero
sacerdotale alle donne, ma solo dopo anni di lunghe lotte sociali e
5
Si trattava della cosìdetta Terza Legge di Uniformità:le prime erano state promulgate sotto il regno di Edoardo
VI, nel 1549 e nel 1552: L’Uniformità si riferiva precisamente alle cerimonie liturgiche, come prescritte nel
Prayer Book, del quale sotto Edoardo erano state fatte due edizioni.La regina Maria ripristinò il culto cattolico.
Subito però venne intrapresa una revisione del secondo Prayer Book, revisione che apportò lievissimi
mutamenti.La Terza Legge di Uniformità impose appunto questa revisione.
6
Cfr. H. JOHNSON, “Le tendenze teologiche nella Chiesa d’Inghilterra”, in Problemi e orientamenti di teologia
dommatica, 1957, p.663.