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LA BIOETICA E IL BIODIRITTO
È oramai da molti anni che nell’ambito scientifico, filosofico e giuridico, si
sente parlare sempre più frequentemente di questioni bioetiche e del
biodiritto, ma cosa significano esattamente questi due termini?
Ovviamente, anche l’occhio meno esperto noterà che entrambi i lemmi
hanno in comune il prefisso “bio”, dal greco antico “βίος”, che
etimologicamente significa “vita”. Dunque si può affermare che il fulcro
delle questioni di bioetica e di biodiritto è la vita.
Il termine bioetica è composto, non solo da “βίος”, “vita”, ma anche dalla
parola “ηθος”, “morale” e sulla sua paternità ci sono due teorie contrastanti.
La prima fa risalire l’origine del termine al 1927 in Germania, dove un
pastore e teologo protestante di nome Fritz Jahr, ispirandosi alla filosofia
kantiana ed all’idea dell’imperativo categorico, parlò, riguardo allo
sfruttamento della flora e della fauna da parte dell’uomo, di “imperativo
bioetico” , secondo il quale tutti gli esseri viventi, hanno diritto al rispetto e
non devono essere trattati come mezzi, ma come fini in se stessi.
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La seconda ipotesi, invece, vede come padre fondatore l’oncologo
statunitense Van Rensselaer Potter, il quale lo utilizzò, secondo alcuni, per
la prima volta nell’accezione a cui noi facciamo oggi riferimento, in un
articolo pubblicato sulla rivista dell’Università del Wisconsin “Perspectives
in biology and medicine”. Lo stesso medico ha poi raccolto vari articoli su
questi argomenti in un libro ( “Bioethics: Bridge to the future”), nel quale
spiegava come il termine bioetica significasse scienza capace di garantire la
sopravvivenza dell’uomo ed il miglioramento della qualità della vita.
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T. Brescia, Olos o logos: il tempo della scelta- Scienza,bioetica e biopolitica per il Terzo Millennio,
Nexus, Padova 2011, pp. 206-209.
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“La sopravvivenza dell’uomo, si basa sull’etica e dipende dalle conoscenze
biologiche, quindi dalla bioetica”.
2
La definizione globale di bioetica si ritrova, infine, nella famosa opera di
W.T.Reich, “Encyclopedia of Bioetichs” : “lo studio sistematico della
condotta umana nell’area delle scienze della vita e della cura della salute,
in quanto tale condotta viene esaminata alla luce di valori e principi
morali”.
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La bioetica non è, come molti potrebbero erroneamente pensare,
una nuova scienza, ma è piuttosto un ramo dell’etica tradizionale, che in
questo contesto si occupa dell’universo dei viventi, dell’uomo e del suo
essere vita. I problemi che caratterizzano la bioetica sono di natura
normativa e morale e derivano dalle grandi innovazioni che si sviluppano
nel campo della biomedicina; sempre più infatti si discute dell’aborto e
della fecondazione assistita, dell’eutanasia e dell’accanimento terapeutico,
del trapianto di organi, della clonazione e di eugenetica ed infine del
trattamento degli embrioni. Tutti questi argomenti necessitano quindi di un
intreccio di competenze su specifiche materie, scientifiche, giuridiche,
sociologiche, psicologiche, filosofiche e anche teologiche. Difatti nella
bioetica moderna si possono distinguere due paradigmi: la bioetica
religiosa e la bioetica laica.
Il primo paradigma basa il sistema bioetico sulla religione e, siccome nel
nostro mondo coesistono circa cinque grandi religioni (ebraismo,
cattolicesimo, islamismo, buddismo ed induismo) avremo una molteplicità
di questioni bioetiche, tante quante sono le religioni esistenti. Ciò che ci
interessa qui analizzare, seppur in maniera molto riassuntiva, è l’idea di
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V.R. Potter, Bioethics: a bridge to the future, Prentice-Hall, Inc, Englewood Cliffs, N.J. 1971, pp. 1-3,
“Man’s survival may depend on ethics based on biological knowledge;hence Bioetichs”.
3
W.T. Reich, Encyclopedia of Bioetihcs, The Free Press, New York 1978, n.e. ampliata 1995, Volume
IV, pag. 19.
3
fondo della bioetica di matrice cristiana, cattolica-ortodossa che vige nel
mondo occidentale.
La radice è nel principio della sacralità e dell’inviolabilità della vita.
Un personalismo ontologico e teologico per cui l’esistenza non appartiene
all’uomo, ma è un dono dato da Dio. Il corpo è sacro, ogni tassello che lo
compone ha un fine specifico, pertanto modificarne il naturale finalismo è
illecito. L’aborto quindi risulta illecito in quanto si uccide, artificialmente,
una vita, o per meglio dire un’esistenza. Compito questo che non è del
medico, in quanto la vita non appartiene all’uomo. Dio e solo Dio può
scegliere se far vivere o morire e da ciò l’illiceità dell’eutanasia. “Gli
uomini non sono arbitri della vita umana, ma ministri del disegno stabilito
dal Creatore”
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, così Paolo VI descriveva la vera natura umana.
La bioetica di matrice laica si ispira a criteri di libertà ed indipendenza.
Coloro che basano le loro dissertazioni etiche e bioetiche su questi principi,
non fanno riferimento alcuno all’idea ed alla nozione di Dio. I punti di
forza di questo metodo di ricerca sono: autonomia e libertà : “ogni
individuo ha pari dignità, e non devono esservi autorità superiori che
possano arrogarsi il diritto di scegliere per lui tutte quelle questioni che
riguardano la sua salute e la sua vita.”
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Rifiuto di ogni forma di legittimazione del dolore : “garantire agli
individui una qualità della vita quanto più alta possibile, di contro al
principio che fa della mera durata della vita il criterio dominante della
terapia medica. Se vi è un senso nella espressione 'rispetto della vita'
questo non può risiedere nel separare un concetto astratto di 'vita' dagli
4
Papa Paolo VI, Lettera Enciclica del Sommo Pontefice Humanae Vitae 1986, n.13, n.14, Libreria
editrice Vaticana.
5
C. Flamigni, A. Massarenti, M. Mori, A. Petroni, Manifesto di bioetica laica, in Riv. Il Sole 24 Ore, 9
Giugno 1996.
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individui concreti, che hanno il diritto di vivere e morire con il minimo di
sofferenza possibile.”
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Tolleranza religiosa.
La bioetica,quindi, con le sue diverse sfaccettature, solleva frequentemente
dilemmi di origine etica, medica, filosofica e anche giuridica, ed è proprio
qui che interviene, come giudice o arbitro, il diritto. Diritto che in questo
contesto si plasma e si forma diventando biodiritto proprio perché si
occupa di risolvere giuridicamente quesiti “bioetici”, ad esempio
dell’avanzamento delle tecnologie mediche che permettono la clonazione
di essere umani.
In un passo del saggio “In principio era βίος. Le radici storiche del
biodiritto”
7
, la professoressa R.Alibrandi, riprendendo le parole di F.
D’Agostino, chiarisce che: “bioetica e biodiritto sono due sistemi diversi
sebbene interconnessi. La bioetica risponde al codice bene/male, il
biodiritto al codice giusto/ingiusto […] non tutte le valutazioni bioetiche
possono tradursi in valutazioni biogiuridiche”.
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Sistemi quindi diversi, in
quanto uno affronta eticamente le problematiche riguardanti la vita, la
sofferenza e la morte, mentre l’altro tende a rendere una questione legittima
o illegittima, legale o illegale. Benché gli ambiti di studio, sembrano, ad
una prima valutazione, essere diversi, hanno entrambi la stessa radice, ossia
trattare questioni e problematiche, etiche e giuridiche, che vertono
sull’esistenza, sulla vita umana. Una disciplina non esclude l’altra, nel
biodiritto c’è un costante riferimento alla bioetica e cosi viceversa.
6
C. Flamigni, A. Massarenti, M. Mori, A. Petroni, op. cit.
7
R. Alibrandi, In principio era βίος. Le radici storiche del biodiritto, Foro, Nueva época, Volume XVI,
n. 2, 201, pp. 60 ss.
8
F. D’Agostino, Parole di bioetica, G. Giappichelli, Torino 2004, pag. 10.
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CAPITOLO I
L’EMBRIONE
1. L’embrione nella biologia
La biologia, essendo la scienza che studia gli esseri viventi, non può non
occuparsi degli embrioni.
Esiste in particolare una vera e propria disciplina, che si occupa dello
studio degli embrioni, definita come “embriologia”, cioè lo studio
dell’ontogenesi, vale a dire la scienza che esamina il processo totale di
sviluppo di un organismo vivente. L’ ontogenesi approfondisce tutte le fasi
e gli stadi che attraversano prima l’uovo e poi l’embrione fino a dare
origine ad una determinata specie vivente. L’embriologia trova le sue
fondamenta storiche intorno all’ottocento con due naturalisti in particolare,
il lettone C.I. Pander e l’estone K.E. von Baer.
Pander fu uno dei primi ad occuparsi dell’embriologia dei vertebrati
dimostrando che il corpo del pulcino si origina dal differenziamento di tre
foglietti embrionali
9
, mentre il naturalista e medico estone, oltre ad essere
uno tra i primi a formulare la “legge biogenetica fondamentale”, osservò la
presenza dell’ovocellula nell’ovaio di un mammifero, di un cane e proprio
grazie a questa scoperta pubblicò una memoria sull’ovogenesi dei
mammiferi.
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Tuttavia v’è da dire che già i primi studi sulle uova e su piccoli mammiferi
risalgono ai tempi degli antichi Greci ed inoltre stralci di questa disciplina
si rintracciano anche nella prima metà del 600’. È proprio in questo periodo
che il medico inglese W.Harvey formulò il principio secondo cui tutti gli
9
C.I. Pander, Enciclopedia La piccola Treccani, Volume VIII, pag. 744.
10
K.E. Von Baer, De ovi mammalium et hominis genesi, sumptibus Leopoldi Vossii, Lipsiae, 1827.
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animali provengono dall’uovo e proprio su questo i primi esperimenti
vennero condotti da C.Chun ed E.Haeckel.
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Quest’ultimo, seguace di
Darwin e delle sue teorie evoluzionistiche, dimostrò la famosa “legge
biogenetica fondamentale” di von Baer, secondo cui “l’ ontogenesi è una
ricapitolazione abbreviata e incompleta della filogenesi” ("I established the
opposite view, that this history of the embryo (ontogeny) must be completed
by a second, equally valuable, and closely connected branch of thought -
the history of race (phylogeny). Both of these branches of evolutionary
science, are, in my opinion, in the closest causal connection; this arises
from the reciprocal action of the laws of heredity and adaptation...
'ontogenesis is a brief and rapid recapitulation of phylogenesis, determined
by the physiological functions of heredity (generation) and adaptation
(maintenance)" e proprio da questo suo indirizzo alcuni studiosi creano
una nuova branca dell’embriologia definita “Embriologia Sperimentale”.
Accanto all’embriologia sperimentale si fa spazio, nei primi del 900, una
nuova scienza chiamata “Embriologia Chimica”, la quale tratta in maniera
esclusiva dei risvolti chimici dell’uovo e dell’embrione. Il suo massimo
fautore fu R.Needham, antropologo inglese.
Ancora, a fianco dell’embriologia come scienza generale, nasce nel
19°secolo “l’embriologia comparata”, ma la sua massima fase di sviluppo
è nell’ultima parte del secolo. Questa si occupa di comparare le varie fasi
dello sviluppo embrionale in varie specie più o meno vicine ed il suo
massimo autore è F.M. Balfour , il quale pubblicò il primo trattato
sull’embriologia comparata “A treatise on comparative embryology”.
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In epoca recentissima, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e
strumentazioni per l’osservazione degli stadi pre-embrionali, la ricerca
11
E. Haeckel, The riddle of universe at the close of nineteenth century, Harper&Brothers, New York,
1905, pag. 80.
12
F.M. Balfour, A treatise on comparative embryology, Macmillan and Co., Londra, 1880.
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scientifica ha palesato una nuova dottrina apostrofata come “Embriologia
Molecolare”.
Tutto questo dimostra che la ricerca scientifica sullo studio della fase
embrionale sia, per riprendere la famosa massima di Eraclito “Panta Rhei”,
cioè in continuo divenire.
1.1 Definizione di embrione
Il dizionario della lingua italiana Garzanti definisce l’embrione come
“organismo vivente dal momento in cui ha inizio lo sviluppo dell’uovo
fecondato sino a quello in cui si è stabilita una evidente differenziazione
degli organi | in ostetricia, il prodotto del concepimento sino alla fine del
terzo mese di vita intrauterina”
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.
Etimologicamente parlando, il termine embrione deriva dal greco
“embryon” feto, neonato. Questo è dato dall’unione di due complementi
entro e germogliare, ossia proprio qualcosa che germoglia dentro
qualcos’altro, presumibilmente un uovo. Si può sottolineare a questo
riguardo che già dal termine embrione derivi un intrinseco significato di
nascita o meglio ancora di avere origine. Ma come si forma biologicamente
parlando un embrione? Su questo argomento può esserci d’aiuto il
Professore Carlo Flamigni, che nelle “Tappe dell’evoluzione biologica”
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spiega come avviene la formazione dell’embrione nel ventre materno.
Il processo fecondativo ha origine dalla fusione di due cellule germinative,
definite gameti,dal greco γαμέτης « marito, coniuge», ognuna delle quali è
portatrice del patrimonio genetico di un essere umano, di sesso diverso. Il
13
Il grande dizionario di italiano Garzanti.
14
C. Flamigni, Le tappe dell’evoluzione biologica, in S. Canestrari, G. Ferrando, C.M. Mazzoni, S.
Rodotà, P. Zatti, Trattato di biodiritto - il governo del corpo II Tomo, L’inizio della vita umana, Giuffrè
Editore, 2011, pp. 1281 ss.