CAPITOLO I
CORRUZIONE: EVOLUZIONE STORICA, DIMENSIONE
CRIMINOLOGICA, MODELLI DI TUTELA
SOMMARIO: 1. Premessa. - 2. La corruzione in Italia. - 2.1 Profili quantitativi del
fenomeno corruttivo. - 3. Le forme di manifestazione della corruzione. - 3.1 La
corruzione burocratica e la corruzione politica. - 3.2 La corruzione pulviscolare,
strutturale, individuale... - 3.3 (segue) ...e sistemica - 3.3.1 Il mutamento del pactum sceleris
nell'ambito della corruzione sistemica. - 3.3.2 Il mutamento della dimensione offensiva
operato dalla corruzione sistemica. - 4. Modelli astratti di tutela: disvalore nell'atto o nel
patto. - 5. Modelli concreti di tutela. - 5.1 Evoluzione storica dei reati di corruzione e
concussione. - 5.1.1 Il codice Zanardelli - 5.1.2 Il codice Rocco. - 5.2 Cenni ai modelli di
tutela stranieri.
1. Premessa
La corruzione è un fenomeno che caratterizza i rapporti tra gli uomini, ed in
particolare le relazioni tra quest'ultimi e le amministrazioni pubbliche; potremmo dire,
senza timore d'esser smentiti, che essa è una costante degli ultimi due millenni di storia.
Anche se in prima approssimazione questo fenomeno parrebbe essere conosciuto ai più,
ci pare necessario premettere ai capitoli più espressamente penalistici alcuni paragrafi che
diano contezza al lettore dei vari aspetti che la tematica corruzione pone. In particolare
cercheremo di indicare quelli che sono, nella nostra epoca e nel nostro paese, i modelli
criminologici ed empirici che il fenomeno corruttivo assume; tale riflessione vuole fornire
al lettore gli strumenti per orientarsi nelle diverse forme attraverso le quali la corruzione
tende a manifestarsi.
Solo a questo punto, ci scuserà il lettore, inizieremo a trattare dei diversi meccanismi
penali di tutela che un ordinamento può astrattamente predisporre contro il fenomeno
corruttivo: in particolare si rifletterà sulle varie strutture di fattispecie ipotizzabili ed i
diversi beni giuridici che queste tutelano.
Intendiamo infine concludere il capitolo con un breve excursus relativo ai modelli di
tutela che i codici penali preunitari ed unitari hanno effettivamente adottato nei confronti
del delitto di corruzione, al fine di poter comprendere come si è giunti alla tipizzazione
della concussione e della corruzione nel Codice Rocco: tipizzazione rimasta quasi
sostanzialmente immutata fino alla riforma che questo lavoro prende come in analisi.
2. La corruzione in Italia
La storia dell'Italia unita è, purtroppo, costellata di una serie di episodi in cui il
malaffare e la corruzione sono balzati agli onori della cronaca. In questo paragrafo
cercheremo di indicare quelli che sono i più rilevanti. In particolare questo ci permetterà,
nei paragrafi successivi, di rilevare alcuni elementi di continuità nel tempo del fenomeno
corruttivo ed alcune sue mutazioni.
Del primo periodo postunitario si ricordano gli scandali bancari, tra cui il più eclatante
La riforma dei reati di corruzione nella tutela della pubblica amministrazione
10
è stato il caso della Banca Romana
1
. La genesi degli scandali di fine Ottocento risiederebbe
2
nella particolare posizione rivestita nell'assetto economico nazionale di allora da alcuni
istituti bancari, stante la delega che gli stessi avevano a stampare carta-moneta; in secondo
luogo, le banche rappresentavano la massima concentrazione di capitali dell'epoca, avendo lo
Stato un ruolo ancora ridotto nell'economia. In breve, presso la banca Romana si
accertarono gravi irregolarità contabili e bancarie, nonché il collegamento tra queste ed i
personaggi politici di più alto livello. Si evidenziò, fra l'altro
3
, come la banca elargisse
denaro a uomini politici (dai semplici parlamentari a uomini di primo piano come il Crispi
e il Giolitti) per influenzarne le decisioni, come questa destinasse parte dei suoi fondi a
pagare giornali e giornalisti affinché facessero campagne di stampa a favore degli istituti
di emissione; addirittura emerse che il direttore della Banca Romana, tal Bernardo
Tanlongo, aveva versato al Giolitti lire 40.000, per “aiutare” la propria nomina a senatore
del regno, avvenuta due giorni dopo tale elargizione ad opera del Consiglio dei Ministri.
La rilevanza sul piano nazionale dei politici coinvolti determinò fin da subito un
atteggiamento titubante della magistratura tanto che gli imputati, fra i quali non c'era
nessun politico, furono tutti assolti dalla Corte d'Assise. Questo caso pone in luce
l'origine antica della fitta rete di rapporti, relazioni e legami che unisce il mondo
economico-imprenditoriale-finanziario a quello politico-amministrativo.
Tuttavia Galante Garrone
4
ritiene che, al netto degli episodi sopra riportati, la struttura
politico-amministrativa dell'Italia Unita di fine '800 fosse nel complesso sana; l'autore
individua l'instillazione del germe della corruzione moderna durante la Grande Guerra, il
periodo successivo alla stessa e durante l'epoca fascista. Infatti, il primo conflitto
mondiale determinò l'aumento dei compiti dell'amministrazione e quindi parallelamente
la crescita del suo apparato; al contempo le esigenze belliche generarono una diminuzione
fisiologica dei controlli. Il concorrere di tali fenomeni avrebbe quindi determinato
l'insinuarsi di un, se non diffuso, quantomeno ravvisabile insieme di pratiche scorrette.
L'autore ravvisa, sul piano dei fenomeni corruttivi, un continuum tra il periodo fascista e
quello precedente: tuttavia il regime, creando apparati amministrativi gerarchizzati, non
sottoposti né al controllo esterno della libera stampa né a quello interno della
magistratura, determinò “l'ambiente propizio al pullulare di nuove forme di corruzione”,
aggravando di fatto la situazione.
Il periodo repubblicano si apre tra la fine del 1946 e l'inizio del 1947 con gli scandali
relativi ai ministri Dc Campilli e Vanoni; il primo fu accusato di aver fatto speculazioni
grazie all'utilizzo di notizie riservate, il secondo di aver preso eccessivi compensi come
commissario del Cln presso la banca dell'agricoltura. I due furono sottoposti al giudizio di
una commissione nominata dall'assemblea costituente: la vicenda si concluse senza la
condanna dei ministri a causa dei particolari equilibri politici sulla vicenda che non vollero
1 Scandali bancari colpirono non solo la Banca Romana, ma anche le filiali del banco di Napoli a
Roma ed a Bologna.
2 Così MARINI, La corruzione politica, in L.VIOLANTE (a cura di), Storia d'Italia, Annali 12 La
criminalità, Torino, 1997, p.324.
3 Per una più dettagliata indagine sul caso della Banca Romana vedi L. MARINI, La corruzione
politica, cit., p. 326.
4 Così GALANTE GARRONE, L'Italia corrotta 1895-1996, Roma, 1996, p. 61ss.
Capitolo I. Corruzione: evoluzione storica, dimensione criminologica, modelli di tutela
11
essere spezzati
5
. Il fatto denota
6
alcune caratteristiche che diventeranno sistema nei
decenni successivi, quali l'assenza di un controllo della magistratura sulle vicende di
corruzione politica, l'utilizzo distorto degli strumenti istituzionali posti a tutela
dell'indipendenza del potere legislativo e la “strumentalizzazione di tali vicende per
vicende di partito”.
Negli anni '60 il ministro delle finanze Trabucchi fu accusato di aver favorito i
monopoli, in particolare quello dei grossisti dell'Assobanane, a causa di un'asta che risultò
particolarmente sospetta; tuttavia non venne deferito al giudizio della Corte
Costituzionale perché in Parlamento non si raggiunse la maggioranza qualificata
necessaria. Il decennio seguente fu segnato invece dallo scandalo Lockheed: una vicenda
di corruzione dei più alti livelli del governo italiano da parte della società americana
Lockheed. In particolare i primi ministri succedutisi al governo tra il 1968 e 1969 furono
accusati, insieme ad altri uomini politici, di aver accettato tangenti per far acquistare
all'esercito italiano gli aerei Hercules C-130. Furono deferiti al giudizio della Corte
Costituzionale i ministri della difesa succedutisi a cavallo tra gli anni '60 e '70, ma si arrivò
alla condanna di solo uno dei due
7
.
Relativamente alla fine degli anni '70
8
vanno ricordate le truffe petrolifere e i c.d.
“processi dei petroli”; nel primo caso emerse come alcuni titolari di imprese petrolifere
pagassero uomini politici in cambio di provvedimenti loro favorevoli; nel secondo i
magistrati di diverse città italiane scoprirono un ramificato sistema di truffe basato sui
diverse livelli di imposta gravanti allora sui lavorati del petrolio.
Ma sono gli anni 80 quelli che vedono, anche grazie ad una magistratura più attenta,
l'emersione di casi di corruzione sempre più ravvicinati tra loro. In rapida successione si
ricordano lo scandalo che coinvolse il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e il Psi
9
, quelli
che coinvolsero le amministrazioni comunali di Torino e Savona
10
, sfociati rispettivamente
5 In particolare i partiti di sinistra (Pci e Psi) non intervennero contro i due al fine di non
compromettere il primo governo De Gasperi di cui facevano parte.
6 Così MARINI, La corruzione politica, cit., p. 342.
7 In particolare va ricordato che i ministri in questione erano il socialdemocratico Tanassi e il
democristiano Gui, succedutisi al Ministero della difesa durante i governi Leone e Rumor. Il
giudizio della corte condannò soltanto il primo che era esponente di un partito di opposizione,
mentre il secondo, esponente di un partito di maggioranza, fu assolto.
8 Sul tema vedi MARINI, La corruzione politica, cit., p. 349ss.
9 Durante le indagini sul fallimento del Banco Ambrosiano emersero relazioni tra Roberto Calvi,
direttore della Banca, l'associazione segreta P2 e il Psi. In questo contesto, tramite operazioni
inesistenti che coinvolsero anche l'ENI oltre ad alcune società estere, furono fatti confluire fondi
neri su un conto presso la banca UBS di Lugano (il c.d. “conto protezione”), destinati a ridurre
l'esposizione del Psi verso il Banco Ambrosiano stesso.
10 Il Marini (MARINI, La corruzione politica, cit., p. 355ss) inquadra le due vicende nell'ambito dei
nuovi compiti che le amministrazione locali nel breve tempo assunsero e del relativo aumento
della capacità di spesa delle stesse.
In particolare il caso Zampini riguardò, così emerse dalle intercettazioni, l'accordo tra uomini
politici e imprenditori volto a far acquistare alle pubbliche amministrazioni prodotti informatici
a prezzi gonfiati. La vicenda emerse grazie al pronto interessamento dal sindaco di Torino Diego
Novelli il quale, venuto a conoscenza delle pressioni operate dallo Zampini sul rappresentante di
una società interessata a partecipare alle gare per una fornitura di servizi, lo invitò a denunciare
La riforma dei reati di corruzione nella tutela della pubblica amministrazione
12
nei processi Zampini e Teardo e quello delle c.d. “Carceri d'oro”
11
.
Ma sarà solo all'inizio degli anni '90, con lo scoppio di “Mani Pulite”, che il problema
della corruzione nella gestione della cosa pubblica si porrà in tutta la sua grandezza. Il
fenomeno, ribattezzato dalla stampa anche come “Tangentopoli”, ebbe il suo avvio il 17
febbraio 1992 quando fu arrestato, dopo aver appena ricevuto una tangente, il presidente
del Pio Albergo Trivulzio di Milano Mario Chiesa
12
. Tale arresto generò una reazione a
catena di confessioni e chiamate in correità che, nel giro di pochi mesi, determinò una
serie mai vista di arresti tra politici, imprenditori e faccendieri; il panorama politico ne fu
totalmente sconvolto. La serie di inchieste partita da Milano si propagò in buona parte del
paese: le procure di Torino, Roma, Napoli, Palermo e di altre città minori aprirono
indagini.
Emerse in modo inconfutabile “che su tutti gli affari il mondo politico aveva da tempo
messo le mani, e che non c'era più ambito collegato alla spesa pubblica che non fosse
sottoposto a tangenti ed a arricchimenti personali” addirittura le spese “sanitarie e la
politica nazionale sui medicinali erano soggette al controllo di un centro di potere che
decideva e spartiva tangenti miliardarie”
13
. Si era di fronte alla constatazione che la
corruzione aveva assunto un carattere sistemico
14
, tale da poter offendere interessi
rilevantissimi quali, non solo gli interessi patrimoniali e il prestigio della P .a., ma anche il
sistema economico nel suo complesso e la tenuta democratica del paese
15
.
Tutto ciò determinò nel giro di pochi mesi il drastico mutamento del quadro politico:
la Dc e il Psi, i partiti maggiormente coinvolti negli scandali, furono travolti e
l'accaduto alla magistratura. La vicenda savonese portò alla luce invece le sistematiche pressioni
operate tra il 1975 e il 1983 da alcuni pubblici ufficiali al fine di farsi consegnare delle tangenti
dagli imprenditori per un valore pari al 10% delle commesse che essi loro distribuivano.
11 Nel 1987 un'indagine della magistratura fece emergere la dazione di tangenti per l'ottenimento
degli appalti relativi alla costruzione di 13 carceri: le tangenti erano state pagate dall'architetto De
Mico, amministratore di fatto della società Codemi; l'indagine coinvolse ben 3 ministri della
Repubblica ma le indagini, avvenute a cavallo della riforma della Commissione inquirente,
portarono ad un nulla di fatto.
12 Il pomeriggio del 17 febbraio 1992- la giornata invernale era limpida- Chiesa ricevette nel suo
ufficio un modesto imprenditore, Luigi Magni, la cui impresa assicurava la pulizia al Pio Albergo
Trivulzio. […] “ Ecco i soldi ingegnere”(è Magni che parla N.d.A) “Sono 7 milioni?” “Sì, non ho
potuto mettere insieme la cifra intera, sopratutto così, in contanti.” “L'accordo però era...” “Lo
so, ingegnere, lo so. Porterò senz'altro gli altri 7.” Chiesa è in piedi, dietro la pesante scrivania in
noce. Prende in mano 70 pezzi da 100 mila lire, apre un cassetto della scrivania e li butta dentro
lestamente. Magni cerca di farlo parlare. Ha una valigetta con una microtelecamera e sul risvolto
della giacca una potente microspia. Dopo qualche minuto la porta dell'ufficio di Mario Chiesa si
spalanca. Entrano il dottor Antonio Di Pietro, uno dei sostituti della procura di Milano, il
capitano dei carabinieri Roberto Zuliani, che comanda il gruppo di investigatori del nucleo
operativo, e altri tre militari dell'Arma in borghese. Quando Chiesa dirà “ Questi sette milioni
sono miei” Di Pietro risponderà “no quelli sono soldi nostri”. Così raccontano l'arresto di Mario
Chiesa MONTANELLI-CERVI, L'Italia degli anni di fango in Storia D'Italia vol.55, 2001, Milano
p.297.
13 Così MARINI, La corruzione politica, cit., p. 364.
14 Sul carattere sistemico della corruzione e sugli offesi dalla stessa vedi § 4.2 e 5.
15 Vedi CINGARI, Repressione e prevenzione della corruzione pubblica. Verso un modello di contrasto integrato,
Torino, 2012, p.36.
Capitolo I. Corruzione: evoluzione storica, dimensione criminologica, modelli di tutela
13
scomparvero. Il Parlamento, sotto la pressione dell'opinione pubblica, varò alcune
importanti riforme tra cui la modifica dell'articolo 68 della Costituzione concernente
l'istituto dell'autorizzazione a procedere.
Tangentopoli ha segnato sicuramente un punto di svolta sul piano della
consapevolezza collettiva relativamente ai problemi posti dalla corruzione; si è infatti
palesato agli occhi dalla pubblica opinione una modalità di gestione del bene pubblico a
dir poco delittuosa e criminale.
Tuttavia negli anni successivi la classe politica ha assunto un atteggiamento
quantomeno ambiguo sulla effettiva volontà di combattere il malaffare nella politica e
nell'amministrazione; a partire dal c.d Decreto Biondi in materia di custodia cautelare in
carcere fino alla c.d. Legge ex Cirielli, la quale riduce sostanzialmente i termini di
prescrizione del reato, il Parlamento ha approvato spesso delle normative le quali, in
concreto, non si sono rivelate utili a contrastare il fenomeno corruttivo, ma anzi ne hanno
spesso limitato la capacità di repressione.
La c.d. Seconda Repubblica, ossia il periodo che va dalle vicende del 1992 ai nostri
giorni è stata anch'essa, e forse ancor più della Prima, segnata da ruberie, corruzioni e
malversazioni, di cui tuttavia non mi sembra utile fare un'elencazione dettagliata. Nel
prossimo paragrafo intendo infatti riflettere sui dati statistici relativi al fenomeno
corruttivo negli ultimi venti anni e comprendere come mai la riforma intervenuta con la l.
190/2012 sia stata quantomai attesa e, con tutti i suoi limiti, benvenuta.
2.1 Profili quantitativi del fenomeno corruttivo
Relativamente al periodo che va dalla fine degli anni '80 ad oggi riteniamo opportuno
abbandonare l'approccio casistico-empirico seguito fino ad ora, per cercare di quantificare
quella che è stata ed è la portata del fenomeno corruttivo in Italia. Infatti solo dopo una
attenta valutazione dei “numeri” della corruzione nel nostro paese, si possono cogliere a
pieno quelle che sono le implicazioni sul sistema repressivo penale apportate nel corso
degli anni dai vari interventi legislativi ed in particolare dalla recente Legge Severino, alla
cui attenta analisi dedicheremo i successivi capitoli.
La corruzione è un delitto che si basa sull'accordo di almeno due soggetti, volto a
spartirsi risorse pubbliche; entrambi i soggetti, salvo condizioni particolari, non hanno
quindi alcun interesse a denunciare il fatto e tanto meno lo farà la vittima che, nella
maggior parte dei casi, o non è individuabile in un soggetto specifico o, si pensi
all'impresa esclusa da una gara d'appalto, non sa di esser tale. La scarsa propensione alla
denuncia e le obiettive difficoltà di accertamento del reato in assenza di collaborazione da
parte di uno dei concorrenti necessari fanno sì che la corruzione sia un reato ad elevata
“cifra nera”; vale a dire che una gran quantità di reati che sono commessi non vengono
scoperti
16
. L'emersione di singoli fatti sarebbe nella maggior parte dei casi accidentale,
frutto di un “malfunzionamento dello scambio corrotto”: essendo infatti basato su un
insieme di regole sottoculturali, laddove queste saltino, “aumentano le possibilità che
16 Così DAVIGO-MANNOZZI, La corruzione in Italia. Percezione sociale e controllo penale, Roma-Bari,
2008, p.12.
La riforma dei reati di corruzione nella tutela della pubblica amministrazione
14
qualcuno sia indotto o motivato a denunciare”
17
.
Quanto appena esposto sintetizza le ragioni per cui è molto difficile pervenire ad una
valutazione attendibile circa l'entità del fenomeno corruttivo in Italia. Non è quindi
sufficiente riferirsi alle sole stime rinvenibili presso il casellario giudiziario relative ai reati
e persone denunciate e alle condanne emesse per la suddetta tipologia di reati; basti
pensare che nei primi anni Novanta, quelli cioè immediatamente anteriori alle inchieste
del pool milanese di Mani Pulite, le persone denunciate per reati di corruzione non erano
più di 400 ogni anno
18
; le inchieste di Milano fecero invece emergere un sistema
corruttivo che portò alla denuncia e all'accertamento di condotte criminali per migliaia di
persone su buona parte del territorio nazionale.
Per avere una percezione attendibile del fenomeno si utilizzeranno, quindi, oltre ai dati
giudiziari, anche altre fonti; in particolare le rilevazioni effettuate dagli istituti di statistica
sulla totalità della popolazione e quelle effettuate da Trasparency International
19
su soggetti
che, per la posizione da questi occupata in ambito economico-amministrativo, sono più
potenzialmente a contatto con fenomeni corruttivi.
In questo lavoro esamineremo, per quanto concerne i dati giudiziari, l'andamento nel
corso degli anni del numero dei reati e di persone denunciate per corruzione e
concussione e il numero di condanne emesse per gli stessi reati disaggregate per le
distinte tipologie di corruzione propria, impropria e concussione.
17 Così DAVIGO-MANNOZZI, La corruzione in Italia, cit., p.5.
18 Così VANNUCCI, La corruzione in Italia: cause, dimensioni, effetti, in PELISSERO,MATTARELLA
(a cura di), La legge anticorruzione, Torino, 2013, p.29.
19 Trasparency International è un organizzazione non governativa, presente a livello internazionale, che
ha come obiettivo la lotta alla corruzione. Per più informazioni vedi
http://www .transparency.it/.