Il Restauro del Moderno – Il caso tipo dell’ex Cinema Ariston di Piazza Armerina
Marco Raffiotta
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CAPITOLO I
Il restauro del moderno
Il restauro, con i suoi due secoli, è una disciplina relativamente giovane
per la quale non ha molto senso ricercare una definizione scientifica ed assoluta
poiché il suo valore è relativo all’oggetto dell’intervento. L’itinerario concettuale
di questa disciplina è pieno di complessità e ancora oggi la sua evoluzione
procede per continue revisioni disciplinari. In essa convergono diversi aspetti:
storia e arte, storia e valori, storia e progetto. È chiamata ad operare tra antinomie
quali: materia/forma, forma/contenuto, natura artificio, natura/cultura,
natura/storia, nuovo/antico, tradizione/progresso, creazione/ripetizione,
autenticità/inautenticità, vero/falso, comprensione/precomprensione,
produzione/riproduzione, libertà/necessità.
1
I parametri con cui si valuta la conservazione del patrimonio culturale
sono variabili e contingenti e mutano in relazione al contesto sociale in cui è
effettuato l’intervento, poiché differenti culture ed epoche storiche intraprendono
scelte diverse. La metodologia è correlata alla realtà dell’oggetto di studio,
all’ambiente culturale, alla reale possibilità di conservazione, che devono essere
preliminari al progetto di restauro e procede sequenzialmente dall’osservazione
diretta, all’attivazione di strumenti analitici per la conservazione, fino al progetto
diagnostico dettagliato.
Il bagaglio di valori insito in ogni monumento è capace di tramandare
frammenti di vita sociale, culturale ed economica; le regole per la sua
conservazione non sono generalizzabili ma vanno ricercate all’interno del
medesimo monumento. Ogni intervento di restauro, poiché modifica le relazioni
all’interno di ciò che esiste e ne instaura di nuove, deve essere in armonia con la
conoscenza, la condivisione, la partecipazione alla storia del luogo. La
conservazione deve comprendere i criteri che hanno regolato la realizzazione, la
fruizione, la trasformazione di un monumento, e il restauro, prima che intervento
tecnico, deve essere riconoscimento critico e culturale del suo “messaggio”.
Non esiste una differente metodologia tra restauro del Moderno e restauro
dell’Antico: studio storico, analisi dei materiali, rilievo, sono le tappe comuni;
inoltre, se un edificio è da restaurare, non è più moderno ma è del passato, anche
se prossimo.
2
Per questo, Antico e Moderno possono essere sincronici, cioè avere
lo stesso valore all’interno di un sistema architettonico-temporale, e un bene
culturale, anche non molto datato, anche originariamente pensato per essere
distrutto, può essere ritenuto degno di conservazione nel tempo e di essere
1
Cfr. R. Masiero, Nel definire il restauro, in B. P. Torsello (a cura di), Che cos’è il restauro? Nove studiosi
a confronto, Venezia, Marsilio, 2005, pp. 158-159
2
Cfr. G. Dorfles, Il restauro del Moderno rispetto all’Antico, in “Arte/Architettura/Ambiente”, settembre
2004, pp. 9-10
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tramandato alle generazioni future, se
percepito come portatore di valori
recepibili anche nel presente e calati
nella realtà culturale contemporanea.
Il moderno restauro critico ha da tempo
rigettato quegli interventi di ripristino
tesi quasi alla cancellazione del tempo
trascorso e a ricreare la forma originale
del monumento appena edificato desunta
da foto e immagini d’epoca.
Persegue invece la comprensione
storica dell’oggetto di studio e dei segni
del tempo, delle stratificazioni
eventualmente avvenute, delle tecniche
costruttive e dei materiali utilizzati, e di
conseguenza il progetto di restauro,
anche se di complessa elaborazione,
quasi mai ha un esito vistoso, per taluni
poco visibile e poco creativo.
Ogni progetto di restauro del
Moderno deve basarsi sulla
consapevolezza da parte dell’architetto
del possesso delle competenze storiche e
tecniche finalizzate ad una azione di
unione più che separazione, alla
riduzione dei movimenti alla loro
essenzialità piuttosto che alla
spettacolarità, al rigetto di qualunque
forma di integralismo disciplinare.
È responsabilità del restauro la
“comprensione dell'archiviazione dei
significati e della trasmissione dei valori
di un'epoca che pare consumare più
velocemente di quanto produce, in un processo di lento ma inesorabile declino
del senso delle cose”
3
e di rappresentarli nel contesto dei valori del tempo
presente come modello dei bisogni e delle istanze di una società che, pur
cronologicamente vicina, appare lontana dai nostri standard estetici, funzionali e
abitativi.
3
C. Accetta, La conservazione del moderno nella cultura architettonica contemporanea, tesi di dottorato
in Conservazione dei Beni Architettonici-XVII ciclo, Università degli Studi di Napoli Federico II, A.A.
2004-2005, p. 40
Approccio metodologico schematizzato
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Con il termine restauro del moderno si indica in generale un intervento
conservativo applicato ad architetture del XX secolo.
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Il restauro architettonico
è un’opera critica che si fonda dalla concezione della cultura e nel caso specifico
dell’architettura. Non è possibile identificare in una definizione univoca il
principio primo del restauro poiché richiede una scelta sulla validità di
conservare la materia dell’opera. Lo scopo principale però resta quello di
assicurare il sostentamento del manufatto architettonico nel presente e la sua
trasmissione al futuro.
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E’ importante sottolineare
che in un intervento di restauro,
affinché risultino preminenti le
operazioni di carattere
conservativo, ciò deve essere
considerato complessa opera
critica condivisa da specifici
settori disciplinari e istituzionali,
al fine di conservare la materia
dell’opera.
L’acquisizione che riassume
diverse competenze disciplinari (di
chimica, fisica, biologia) e che
viene individuata nella scienza
della conservazione, costituisce un
ambito inevitabile del restauro
dell’antico e del nuovo. La scienza
della conservazione ha posto più
attenzione ai materiali costruttivi,
stimolando una nuova conoscenza
delle loro caratteristiche in
rapporto all’intervento di restauro.
6
Le metodologie tecniche introdotte
da questa scienza non possono essere trattate separatamente dalle questioni
teoriche e storico-critiche del restauro.
Per ciò che concerne il restauro del moderno si può affermare che
contribuisce alla presa di coscienza dell’avvento di una modernità attuale, più
4
M. A. Crippa, «Il restauro del moderno, problemi e casi di studio d'architettura», Arte Lombarda, N.
146/148 (1-3), 2006, p. 285
5
L. Grassi, Restauro, in Dizionario Enciclopedico, XII, Milano, 1980, pp. 27-29
6
M. A. Crippa, op. cit., p. 286
Le Corbusier, Casa Besnus, Vaucresson, 1922, prima e dopo il
restauro
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attuale di quella su cui
si agisce secondo
modalità conservative.
L’evento non emerge
solo per contrasto con
figure architettoniche
elaborate in tempi a noi
più vicini, ma la sua
notorietà è anche
momento conclusivo
della sua gestazione
almeno dagli anni 70
del 900.
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Infatti a
questi anni risalgono
critiche approfondite
dell’architettura
contemporanea; da
allora tra gli storici
dell’architettura
moderna c’è una
profonda delusione per
le sintesi manualistiche
a disposizione che si
rinnovano senza
sostanziali
innovazioni.
Secondo
Giovanni Carbonara si
deve parlare di restauro
del nuovo riferendosi
in particolare
all’architettura del 900.
La modernità intesa
come rottura con la
tradizione è una questione che ha interessato gli architetti del 900 in tutta Europa
dando luogo a costruzioni e a un’idea di città nuova in stretta connessione
reciproca.
L’evoluzione tecnologica nel campo del restauro e della conservazione ha
reso obsoleti molti materiali e prodotti edilizi, sostituiti continuamente da altri
con prestazioni maggiori. Spesso accade che, se un edificio costruito
cinquant’anni fa necessita di cure, o se i materiali moderni utilizzati mostrano
7
ivi., p. 287
M. Canino, Palazzo degli Uffici, Napoli, 1940. L'aspetto originario dell'edificio
con la finitura a cimasa della linea sommitale ed il particolare tipo di infissi. In
basso l'edificio oggi dopo il malaccorto restauro che ha travisato la linea di
copertura e cambiato gli infissi originari
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segni di invecchiamento,
oppure se i caratteri
morfologici di un'architettura
del secolo scorso sono causa
di degradi particolarmente
vistosi il restauro può non
essere preso in questione.
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Una soluzione tecnologica
può essere vista come una
componente inevitabile di un
manufatto e la sua
conservazione contribuisce
ad allungare la vita di
quell’edificio.
I problemi che il
restauro del patrimonio
edilizio moderno mette in
rilievo, si basano sulla tutela
e vincolo, sugli strumenti del
restauro, sulla coerenza fra i
materiali e i risultati.
La stessa questione è
fortemente sentita anche a
livello internazionale e
l’Italia sembra non trovarsi
nella classica posizione di
ritardo storico che l’ha vista
coinvolta in altri settori.
9
Il restauro, in
particolare quello moderno,
richiede un progetto inteso
come strumento di ricerca
mentre sul piano concettuale
è importante il
riconoscimento di una nuova
tradizione perché, l’assenza
di questa può rendere limitata
l’azione di tutela e lo stesso
restauro.
8
ivi., p. 289
9
M. Casciato, «Patrimonio edilizio del moderno: documento da salvaguardare e monumento da restaurare»,
Arte Lombarda, N. 110/111 (3-4), 1994, p. 138
M. Zanetti, L. Racheli e P. Zella Melillo, Il Cubo d'Oro, Napoli, 1939.
Prospetto dell'edificio prima dei lavori di restauro del 1996-2003. In
basso l’edificio in un'immagine dell'esterno dopo gli interventi di
restauro. Si percepiscono le lacune risarcite e sono evidenti le
tamponature dipinte in blu del basamento, ormai sostituite da cancellate
in tubolare di acciaio realizzate sulla falsariga degli originari infissi in
ebano.
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Il patrimonio delle
architetture del moderno è
caratterizzato da alcuni temi:
1. Quali strumenti di restauro
sono a disposizione per
non scendere al di sotto di
un determinato livello
minimo;
2. La documentazione
archivistica non è più uno
strumento oggettivo né per
la conoscenza, né per il
progetto;
3. Quali architetture
restaurare, quindi il cosa e
il come scegliere non va
valutato in termini
quantitativi ma qualitativi.
Il restauro del moderno
conduce a due strade diverse: la
prima è quella secondo cui il
restauro deve portare ad una
conservazione delle funzioni ed una
continuità degli usi, mentre la
seconda è quella del restauro
stilistico che persegue il sogno di
dare uno sguardo al passato, nel
pieno rispetto del mito.
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Il restauro del moderno va considerato nel contesto dei confini
riconosciuti della disciplina del restauro: scienza della conservazione e del
riutilizzo delle costruzioni aventi carattere di importanza storica, culturale,
documentale.
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Da un tempo relativamente recente ha assunto attualità il tema del restauro
del moderno, a partire dalle opere del Movimento Moderno, passando per il
periodo art-déco, espressionista, fino al periodo fascista.
10
ivi, p. 141
11
M. Boriani, «Restaurare il “moderno”? Difficoltà tecniche e teoriche di un tema di attualità», Costruire
in laterizio, N. 60, 1997, p. 392
P. Beherens, Case a terrazza, Weissenhof, 1927, prima e dopo
il restauro
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Nel corso degli anni si è
potuta osservare una mutazione
nella sensibilità a questo tema,
passando dalla semplice
denuncia del degrado, ai progetti
di tutela e successivamente
restauro e recupero finalizzato a
nuovi usi.
Come già per l’antico,
anche per il moderno si è
riproposta la questione se
conservare o restaurare. E’
necessario chiarire cosa si
intenda per “moderno”, termine
alquanto ambiguo e relativo (gli
artisti rinascimentali, per
esempio, parlavano di “antico”
riferendosi all’arte gotica). Per
alcuni, sarebbero degne di essere
salvate solo le opere del
Movimento Moderno, altri
invece tendono ad estendere la
conservazione alle opere di altri
periodi storici (Liberty,
Razionalismo, Espressionismo),
cercando di rintracciare in esse
una dignità culturale che
giustifichi la loro tutela.
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I criteri per definire la specificità della produzione architettonica
moderna, possono essere fondati su quattro punti fondamentali: i materiali
costruttivi e le relative modalità di assemblaggio, i tipi edilizi, le quantità in
gioco, la velocità di trasformazione dei bisogni sociali e dei mezzi per soddisfarli.
Si può definire moderna l’architettura che utilizza materiali costruttivi
innovativi rispetto a quelli tradizionali. Sorge però il problema della
conservazione di quei materiali sperimentali che non hanno dato una buona prova
o una buona resa tecnica, o che sono stati abbandonati per altri più economici. Il
processo di sostituzione dei materiali tradizionali non riguarda solo il secolo
passato, ma ha origine già nella rivoluzione industriale. Il miglioramento del
sistema dei trasporti ha permesso la diffusione capillare di prodotti industriali
che hanno via via sostituito i materiali tradizionali, gli impianti tecnologici sono
diventati sempre più complessi e hanno influito anche sulla forma degli edifici.
12
ivi, p. 393
A. Mazzoni, Colinia Rosa Maltoni Mussolini, Calambrone, 1926,
prima e dopo il restauro del 2006