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Introduzione
La questione della violenza sia fisica/psicologica/economica/sessuale contro le
donne è di strettissima attualità. La cronaca riporta quotidianamente episodi che
narrano di delitti le cui vittime sono donne: ferite, violentate o uccise per il solo
fatto di essere donne. La maggior parte di questi delitti vengono commessi da
uomini conosciuti dalle loro vittime, che, per il legame sentimentale che hanno
con esse dovrebbero amarle e proteggerle. Invece gli autori di tutto ciò,
approfittando di tale rapporto violano l’intimità, la libertà, la dignità e
l’uguaglianza delle donne. La violenza sulle donne è in progressiva crescita; è
oltretutto abbastanza difficile da analizzare in quanto vi è la tendenza degli autori
di questi reati a contenere gli episodi per lo più entro le mura domestiche e ciò
comporta, dato il legame spesso di natura intrafamiliare tra autore e vittima, il
silenzio di quest’ultima che concorre a favorire la crescita del cosiddetto “numero
oscuro” dei casi che si verificano realmente; oltre poi alla minimizzazione che
viene fatta spesso dalle forze dell’ordine o da altri professionisti che si possono
trovare a contatto con la donna vittima di violenza. A mio avviso, credo sia
proprio da qui che derivano i limiti dell’analisi di questi avvenimenti che restano
talvolta sommersi; di ciò che accade sentiamo parlare spesso al telegiornale, in
radio, leggendo i giornali; a ciò i mass media dedicano spesso la loro attenzione.
Dunque il seguente lavoro di tesi ha lo scopo di esplorare le varie sfaccettature di
questi avvenimenti e del peso che hanno nella nostra comunità; è quindi possibile
dimostrare quanto siano aumentate le conoscenze nella società su questa tematica?
Come è cambiata nel corso anni la rappresentazione della donna? Quanto è
presente oggi la violenza di genere nella nostra collettività? Ma soprattutto, i mass
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media contribuiscono in maniera efficace nella prevenzione? I servizi antiviolenza
sono abbastanza pubblicizzati? In che modo questi ultimi svolgono il loro lavoro e
in che modo la figura dell’assistente sociale può essere considerata fondamentale
nel processo di aiuto con le donne vittime di violenza? Potrebbe essere utile così
partire da un’analisi della violenza di genere e in che forma questa possa
manifestarsi, in che modo essa sia considerata fortemente radicata nella nostra
società avendo radici socio-culturali lontane; discutendo poi del femminismo e di
quali siano state le critiche di questo movimento nei confronti dei mass media,
con breve riferimento a quello che viene chiamato “ciberfemminismo”, una sorta
di femminismo moderno che si serve proprio dell’evoluzione della tecnologia e
delle forme più avanzate di comunicazione per oltrepassare le discriminazioni di
genere presenti nella società. Analizzerò poi la rappresentazione della figura
femminile dei media (prendendo in considerazione vari studi e ricerche come il
“Global Media Monitoring Project”), facendo riferimento allo stereotipo che negli
anni è stato trasmesso soprattutto attraverso la pubblicità; un’immagine della
donna che si è evoluta con il passare degli anni, adeguandosi ai cambiamenti della
società (che siano questi positivi o negativi). Passando poi a constatare come
viene raccontata dai media la violenza di genere, con quanto interesse e come
effettivamente e realmente i media si impegnano per contrastare questi eventi,
quanto ne viene parlato, discusso di tutto ciò che accade. Al fine di raggiungere di
dare una risposta concreta ai quesiti che mi sono posta in precedenza, è
fondamentale fare riferimento all’importanza del ruolo che rivestono oggi i social
network, diventando una lama a doppio taglio; queste comunità virtuali che da
una parte favoriscono la socializzazione e l’incremento della rete sociale
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dell’individuo, ma dall’altra possono diventare mezzo di persecuzione per donne e
ragazze (non escludiamo che possa essere così anche per individui di sesso
maschile ma nel mio lavoro di tesi prenderò in esempio casi di donne, facendo
riferimento alla violenza maschile contro quest’ultime). Farò poi un’analisi sul
ruolo dei media e della stampa nell’ambito della prevenzione e della
sensibilizzazione contro l’aumento di tale fenomeno. Ho ritenuto opportuno
inserire alcuni dati importanti che ho rilevato durante il mio percorso di stage
preso il servizio antiviolenza “SOS donna” H24 di Roma Capitale, al fine di
spiegare quali siano realmente gli interventi attuati nei confronti di queste donne e
come il loro operato potrebbe favorire la fuoriuscita dal tunnel della violenza, con
particolare attenzione alle informazioni rilevate dalle cartelle personali di ogni
singola donna per ricondurci ad un’analisi globale, riguardante la visione che gli
individui della nostra società hanno della violenza di genere, e quanto i mass
media abbiano influito sulla conoscenza da parte delle donne dei servizi
antiviolenza. Farò inoltre un riferimento all’operato dei servizi sociali nell’ambito
della violenza di genere, poiché gli operatori ogni giorno potrebbero trovarsi a
contatto con situazioni molto problematiche e delicate; appunto tra queste vi è la
realtà delle donne vittime di violenza maschile. Giungono ai servizi donne che
hanno lunghissimi trascorsi di violenza e, molto spesso, le assistenti sociali si
trovano davanti muri invalicabili e storie di violenza che si sono ripetute per anni;
è utile tener conto di come l’assistente sociale possa rapportarsi con una donna
vittima di violenza e in che modo potrebbe effettivamente favorire la nascita di un
processo di aiuto. Nel paragrafo finale andrò ad analizzare tutti gli interventi di
prevenzione e sensibilizzazione necessari nell’ambito della violenza di genere,
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menzionando il CAM di Firenze e le tecniche di sensibilizzazione utilizzate nei
servizi.
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Capitolo I: Violenza di genere e femminicidio nella società
moderna
1.1 Violenza di genere e varie forme di violenza
Spesso si parla di violenza di genere per caratterizzare le diverse forme di
violenza agite contro le donne, le Nazioni Unite in occasione della Conferenza
Mondiale sulla Violenza contro le Donne tenutasi a Vienna nel 1993, la
definiscono come: “ogni atto legato alla differenza di sesso che provochi o possa
provocare un danno fisico, sessuale, psicologico o una sofferenza della donna,
compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o l’arbitraria privazione della
libertà sia nella vita pubblica che nella vita privata”
1
. Dunque quando parliamo di
violenza di genere parliamo di quel tipo di violenza contro le donne da parte degli
uomini, per il solo fatto di essere donne e quindi di appartenere ad un genere che
non è quello maschile. Oggi la violenza di genere purtroppo è estremamente
diffusa e da ciò che è possibile osservare dalle ultime indagini dell’ISTAT ci
rendiamo conto che è un fenomeno in maggiore crescita, circa un terzo delle
donne del nostro paese ha subito violenza fisica o sessuale; fenomeno che resta
comunque trasversale e cioè che riguarda le donne di qualunque nazionalità, di
qualunque cultura o classe sociale, infatti è uno stereotipo abbastanza fuorviante
quello che spesso si utilizza senza sapere effettivamente di cosa si stia parlando
quando si afferma che la donna che tende maggiormente a subire violenza è colei
appartenente ad un basso ceto sociale, o addirittura che l’uomo violento abbia dei
seri problemi psichiatrici: cosa non veritiera (in alcune situazioni), poiché spesso i
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COLLANA GENUENSIS, Uguaglianza di genere: il percorso delle pari opportunità in Europa
ed in Italia, Youcanprint, 2013.
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peggiori “mostri” sono uomini normalissimi all’esterno del nucleo familiare,
uomini dal quale non ci si aspetterebbe mai un simile comportamento, che
potrebbero essere professionisti di un certo livello oppure uomini appartenenti ad
un basso ceto sociale. Certo, spesso è vero che uomini con particolari disturbi
come persone che fanno abuso di alcool o di droghe sono maggiormente portati ad
assumere atteggiamenti violenti, ma questo non ritengo sia una giustificazione al
comportamento dell’uomo violento. La violenza contro le donne spesso viene
agita nel contesto familiare, infatti nella maggior parte dei casi sono partner,
compagni, fratelli, padri coloro che manifestano tali comportamenti, in alcuni casi
addirittura la violenza aumenta con una rottura della coppia che può evolvere la
maggior parte delle volte in stalking, come ci dice appunto l’autrice del testo
“Itinerari di vittimologia” affermando che “Secondo l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte
di un uomo nel corso della sua vita. Il rischio maggiore sono i familiari, mariti e
padri, seguiti dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di
studio”
2
. Dunque “parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza
su donne e minori significa mettere in luce la dimensione sessuata del fenomeno
in quanto manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali
che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne, quindi come uno
dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione
subordinata agli uomini”
3
, come viene affermato non è difficile rendersi conto che
parliamo di un fenomeno caratterizzante della nostra società, in cui l’evoluzione
in un cambiamento positivo è visto spesso sempre meno vicino a noi. La violenza
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A.M. GIANNINI- F. CIRILLO (a cura di), Itinerari di vittimologia, Giuffrè Eitore, Milano 2012.
3
Introduzione della dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le
donne, 1993.