3
INTRODUZIONE
La questione f e mm ini le, ne ll a storia de ll ’uma nit à e de l la Chiesa a ll ’inte rno di e ssa, si
è sempre sviluppata a partire dalle questioni di uguaglianza-differenza. Per secoli la
dua li tà de ll ’e spre ssi one d e ll ’uma no ne l masc hil e e ne l fe mm ini le non è stat a c onsi de ra ta come una unidualità ma come diversità che comporta il più e il meno. La palese
subordina z ione de ll a do nna a ll ’uomo c onosc e le sue mol teplici for me, ne ll a lettura ne ga ti va e li mi tante de ll ’ide nti tà se ssuale de ll a donna , sfoc iata poi non di ra do ne ll e norme legi slativ e da risc ontra rsi g i à ne ll e pr a ssi de i popoli a nti c hi. A pa rtire da ll ’e poc a de ll ’ I ll umi nism o, segnato dalla rivendicazione della partecipazione della donna alla vita
pubblica, il femminismo nascente ben presto conosce uno sviluppo, e nel XIX secolo in
Eur opa è g i à fr a mm e n tato ne ll ’a ssum e re i tra tt i di ideolog ie domi na nti e de ll e antropologie che ad esse sottostanno. Occorre tenere presente che in questo modo la
ricerca che doveva liberare anche la capacità del pensiero della donna, ricade nella
sottomissione alle proposte provenienti dal mondo maschile dominante nella politica e
nel mondo sociale. Restano distinti i movimenti di matrice religiosa e quelli fortemente
laicizzati: liberali e socialisti. Il fraintendimento che avviene nella considerazione
dell ’ug u a g li a nz a-differenza, spinge le donne a rivendicare una vita sostanzialmente
virili z z a ta e im pr opria pe r la na tura fe mm ini le. L a diff e re nz a tra l’uomo e la donna c he poteva essere accentuata allo scopo di valorizzare meglio la diversità buona e
complementare tra i due sessi, rischia di essere convertita da una parte in una sorta di
alienazione, soprattutto quando la rivendicazione femminile viene portata al rifiuto della
c ondiz ione se ssuata de ll a pe rson a umana o a ddi rittura a ll ’ide a de ll a sup e rior it à della
donna e d’a lt r a pa rt e a d u n ve ro e prop rio a ppiatti mento di i de nti tà se ssuale .
Il cammino della Chiesa, specialmente a partire dal Concilio Vaticano II, spinge la
famiglia dei credenti nella direzione della valorizzazione del genio femminile inteso
come una scoperta di eccezionalità dei tratti femminili nel suo essere complementare al
masc hil e , ne ll ’ur ge nz a de ll a c ostruz ione di una nuova c ivi lt à c he non solt a nto sa ppia da re a ll a donn a il suo spaz io, ma sa ppia a nc he sc oprir e il tesor o de ll ’e sis tenz a femminile nel seno della storia e della Chiesa, anche attraverso uno sguardo nuovo sulla
figura della Madre di Dio.
Ne l tempo storico in c u i se mbra ini z iar e la c on sumaz ione de ll ’e sa spe ra z ione de ll a ricerca della perfetta uguaglianza tra i due sessi, tanto da far scomparire le loro
diver sit à , ne ll a teor iz z a z ione de ll ’ide olog ia di Ge nde r, il nost ro lavor o vuole
4
approfondi re una qu a li tà de ll ’a nim o fe mm ini le c h e ne ll a ric e r c a d e l post o de l fe mm ini le
nel mondo e nella Chiesa, le permetta di essere attivo. Il cammino di recupero della
bellezza femminile infatti rischia di essere soffocato e bloccato dalle teorie secondo le
quali femmina non si nasce ma si diventa. L ’ a tt e gg iame nto d e ll ’a c c o g l ienz a c he in
questa nostra ricerca vogliamo evidenziare nella struttura antropologica del femminile,
deve diventare e essere da questo punto di vista la presa di responsabilità da parte della
donna, nella società e nella Chiesa, per la propria presenza sessuata nella storia.
Accogliere dunque significa saper scorgere i segni dei tempi che pongono la donna di
fronte ad una scelta radicale: essere donna e come tale dare la vita oppure non esserla,
c on la c onse g u e nte pr om oz ione de ll a c ult ur a de ll a morte . L ’impe g no a tt ivo de ll a donna nel mondo di oggi è quello di accogliere con maturità e responsabilità la propria
femminilità e rispondere alle esigenze che il mondo legittimamente ha verso di lei. Il
pa ssa gg io è quindi da l l’a c c e ntuaz ione de ll ’a sp e tt o ne g a ti vo de l mas c hil ism o c he talvolt a a ppa r e a n c or a c o n for z a , a ll ’ a tt iva re c e z ione de l mom e nto storico, for se a nc or a più forte proprio oggi, dove la negazione della naturale identità sessuale comporta la
ric a duta for se a nc or a pi ù g r a ve n e ll ’a nnichili me nto de l fe mm ini le. La nostra ricerca
vuole dire l’ur g e nz a di un ric onosc im e nto più c onsap e vole de ll e qua li tà de ll a na tura femminile determinanti il suo essere nel mondo e nella Chiesa, che fa sì che la donna sia
figlia, madre e sposa forte della sua c a p a c it à di a c c o g li e r e e de ll ’ essere spazio per la
tra sfor maz ione de ll ’uma no, de l sociale e d e ll ’e c c lesia le.
5
I. LA NATURA FEMMINILE NELLA SACRA SCRITTURA
1. “Donna la creò” (cf. Gen 1,27): agli inizi della storia dell’umanità
1.1 L’accoglienza originaria di āḏām
P e r pa rla re di qua lsi a si a tt it udine umana , oc c or r e a nda r e a ll e o rig ini de l l’uomo e cercare negli inizi della vita, quegli indizi che ci possano aiutare a comprendere se e in
quale maniera ciò che oggi affermiamo sia universalmente valido appoggiandoci su una
ricerca ormai interdisciplinare. Nella stessa maniera vogliamo procedere anche noi nella
ricerca che ci accingiamo a fare.
Osse rvia mo dunque innanz it utt o il movi mento de ll ’a tt o de ll a c re a z ione . I l pr im o
racconto della creazione, quello meno dettagliato, del capitolo 1,2-4a, dice che «Dio
c re ò l’uomo a sua im ma g ine; a im ma g ine di Dio lo c r e ò: masc hio e fe m mi na li c re ò » (Gen 1,27), mentre più avanti il secondo racconto della creazione (Gen 2,4-3,24) non
ripr e nde più la qu e sti one de l modo in c ui l’uomo a pp a re sull a te rr a . L ’uom o c ’è g ià, m a la sua vicenda non inizia ancora, perché gli manca qualcosa o meglio, qualcuno. «Non è
be ne c he l’uomo sia solo : vog li o fa r g li un a iut o c he g li c or risponda » (G e n 2,18) . Dio s i accorge che la creazione non è completa, la sua immagine che egli voleva imprimere
nella sua creatura, non è ancora compiuta
1
. Da una parte ciò che manca è un aiuto che
c or risponda a ll ’uomo, d’ a lt ra pa rte il mot ivo pe r c ui e sso viene d a to è p ro pr io un de fic it che deve essere colmato. Il rapporto uomo- don na sa r à dunque un’u g ua g li a nz a ne ll a disuguaglianza: se infatti per corrispondenza intendessimo perfetta omogeneità, non
avrebbe senso la creazione della donna
2
. Non sarebbe aiuto ciò che fosse identico a chi
viene aiutato. P ossi a mo osser va re c he l ’e sp ressione ebraica ezer kenegdo, che può
e sser e tr a dott a c ome “ a iut o c ontro, dirim pe tt o, di fr onte” , pur e ssend o di diff icile
spiegazione, sembra non debba essere letta nella sua dimensione di distacco, ma
piuttosto nel significato di confronto, verifica. «Il termine designa qui non un ruolo
subalter no, ma un a iut o vit a le. [ …] È ne c e ssar i o c he e ntri in re laz ione c on un a lt ro essere che sia al suo livello»
3
. « Q ua ndo l a G e n e si pa rla di “ a iut o” , no n si rif e risc e solt a nto a ll ’a mbi to de ll ’a g ire , ma a n c he a que ll o dell'essere. Femminilità e mascolinità
1
Cf. CORMAC BURKE, «Il ruolo umanizzante della sessualità», in Studi Cattolici 497 (2003), 100.
2
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera apostolica sulla dignità e vocazione della donna Mulieris Dignitatem,
15 agosto 1988, 6.
3
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla
collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, Elledici, Torino 2004, 9. Cf. MARIO
STELLA-GIORGIA SALATIELLO, « C h i è l ’ u o m o ? C h i è la d o n n a? » , i n LAURA TORTORELLA (a cura di), La
Mulieris Dignitatem nel post-moderno alla luce di Maria, IF Press, Roma 2012, 96.
6
sono tra loro complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma
ontologico»
4
.
Ne l c a pit olo se c ondo le gg iamo: « I l S i g nor e Dio f e c e sc e nd e re un torpor e sull ’uomo,
che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore
Dio for mò c on la c ostol a , c he a ve v a tol ta a ll ’uom o, una donna e la c ondus se a ll ’uomo » (Gen 2,21-22). Ci sembra interessante questa descrizione della creazione della donna
c ome “ tra tt a fuor i” da ll ’ uomo, in c ui e ssi , c ome due e spre ssi oni finite d e ll ’a more di Dio, c or rispond e ndosi a vice nda c osti tui sc ono qu e ll ’ āḏām c h e fu f a tt o a ll ’imm a g ine di Dio (cfr. Gen 1,27). Possiamo accostare questo racconto alla tradizione della Cabala
sulla creazione. Essa sostiene, c he « l a c r e a z ione è il fr utt o di un a tt o d’ a more di Dio,
c he si ritra e in sé pe r las c iar e sp a z io a l mondo e a ll ’uomo »
5
. Dunque, da un elemento
e stra tt o da ll ’uomo viene plasma ta la donna , tut t’e due insi e me invec e ve n gono da que ll o spazio che in sé ha preparato loro Dio e in cui avranno il posto privilegiato essendo stati
chiamati ad essere custodi del creato. Alla luce di queste considerazioni potremmo
osservare una differenza tra i due generi, già nel momento del loro affacciarsi al mondo.
Il maschio sperim e nta un ’a c c o g li e nz a c h e va in d ue dire z ioni . S e c ondo i l r a c c onto de ll a Genesi, il mondo creato accoglie Adamo, plasmato dalla polvere del suolo, il quale è
elemento dello stesso mondo, e animato dal soffio vitale che proviene da Dio. E questo
sarebbe il mo to ve rso l’ e ster no, de ll ’a c c o g li e nz a di c ui pa rliamo, mentr e que ll o ve rso
l’int e rno o me g li o a ll ’inte rno, si svol ge , c ome g ià a c c e nna to, se c ondo la tr a diz ione de g li insegnamenti mistici ebraici, dentro a Dio stesso, il qua le ne ll ’intim o de l suo e sser e infinito crea lo spazio per il finito.
Gli stessi due movimenti, possiamo rilevarli rispetto alla donna. Tuttavia mentre
quello interno a Dio che riguarda āḏām , c io è l ’uomo c ome spec ie, allora nel senso
biblico tutti e due i generi, que ll o ve rso l’e ster no nel caso della creazione della donna, ci
sembra possa essere scomposto in due momenti, corrispondenti a due diverse
a rticola z ioni de i ra c c onti de ll a c re a z ione de ll ’e sser e umano. I l br a no di Ge n 1,27
de sc rive l’ a tt o c r e a ti vo se nz a dist inz ioni pe r l’uomo e l a donna, ma già nel secondo
capitolo vediamo chiaramente che per la donna non si tratta solo di sorgere dalla
polver e d e ll a ter ra , il c h e ri g ua rda l’uomo d a c ui e ssa p rovie ne , m a di e s se re pl a smata dalla costola, la quale diviene quasi un principio di complementarietà. Dio dunque,
4
GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle donne, 29 giugno 1995, 7.
5
RITA TORTI, «Uomo e donna nella Sacra Scrittura», in LAURA TORTORELLA (a cura di), La Mulieris
Dignitatem nel post-moderno alla luce di Maria, IF Press, Roma 2012, 25.
7
creando la donna, le fa sperimentare un altro tipo di accoglienza ancora. E cioè quella
de ll ’uomo da l qua le e ll a viene c ondott a ( c f. G e n 2 ,22). I l ve rs e tt o se g ue nte: « P e r que sto
l’uomo lasc e r à suo pa d re e sua m a dr e e si unirà a su a mo g li e , e i du e sa ra nno un’un ica c a rne » (G e n 2,24) c i il lu stra c osì il c ompi mento de ll ’a c c o g li e nz a tr a l’uo mo e la donna e insi e me l’ e sper ienz a de ll a piene z z a de ll ’imm a g i ne di Dio n e ll ’uomo. L ’ e sis tenz a de ll a donna pare inoltre essere allora in qualche m a n ier a s e g na ta da ll ’e sp e rie nz a di e sser e a c c olt a , d a to che e ll a è l’ ult im a c re a tura c he a ppa r e ne l m ondo
6
.
« L ’ uomo e la donn a rispe c c hiano l’imm a g ine d i Dio [ ... ] c he solo ne ll a re laz ione c ome spaz io a c c o g li e nte de ll ’a lt e rità può rive la rsi loquens persona. Essi sono dunque
l’uno pe r l’ a lt ro luog o a c c o g li e nte d e ll a vit a d ona ta da Dio e c ustod i de ll a P a rola c re a ti va c he si pr olun g a in e ssi ne ll ’a tt o de ll a nomi na z ione di tut te le c re a tur e »
7
. Da
questo momento appunto il mondo creato viene affidato alle cure de ll ’uo mo. I l fa tt o di e sser e stato c r e a to a im mag in e e somi g li a nz a di Dio e sig e c h e l’uomo ric a mbi o meg li o,
c omi nc i a pr olung a re l’a c c o g li e nz a d’ a more c h e il C re a tore g li rise rvò. « S iate fe c ondi
e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli
uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra» (Gen 1,28). È un
a ppe ll o c hiar o a dispi e ga re la pr opria identit à ne ll ’a c c o g li e re tut to il c re a to in un dupl ice movimento: quello che riguarda la moltiplicazione e diffusione: centrifugo, e quello che
riguarda il soggiogarsi il mondo: centripeto. Si realizza anche qui allora la duplice
a c c o g li e nz a : il mondo c r e a to pe r l’uomo, lo a c c o g li e sin da ll ’iniz io e l’uomo a c c o g li e il dono dello spazio vitale con lo stesso atteggiamento che il Creatore ha nei suoi
confronti in forza della posizione di guida e della signoria partecipata. «La creazione
è , dunque , l’ e ve nto stes so c he e sp rime la pr im a manif e staz ione di Dio c ome a g ir e pericoretico, ovvero accogliente ed ospitale. È proprio il Genesi che rivela, in tal modo,
come Dio sia communio divinarum personarum, e come in ultima analisi si tratti di un
Dio ospitale»
8
. È e sa tt a m e nte que sta dim e nsion e , di a c c o g li e nz a e ospi talit à , c he l’uomo
sperimenta su di sé e quindi impara d a Dio, g li p e rme tt e di riman e re ne ll ’a tt e gg iame nto
6
Ci sembra interessante a questo proposito, il parallelismo tra la funzione del mondo e della donna, quasi
f o s s er o d u e r ea ltà c h e s i i m i t an o . I l m o n d o d u n q u e o p er a u n ’ ac co g lien za co m e q u ella d i cu i è ca p ac e la
donna: «Lei era la fonte, lei era la matrix, lei era fragranza della vita del mondo. Un mondo che
accoglieva e si faceva alcova, per ogni suo abitante, assimilandosi a lei», in: ROSANNA VIRGILI, La forza
del cuore. Figure femminili nella Bibbia, E d izio n i d ell’ I m m a co lata, B o lo g n a 2 0 1 3 , 1 5 .
7
ROBERTO TAMANTI – PAOLA MANCINELLI, « L ’ u o m o e la d o n n a cu s to d i d ella v it a », in LAURA
TORTORELLA (a cura di), La Mulieris Dignitatem nel post-moderno alla luce di Maria, IF Press, Roma
2012, 112.
8
R.TAMANTI – P. MANCINELLI, « L ’ u o m o e la d o n n a c u s to d i d ella v ita » , i n L. TORTORELLA (a cura di), La
Mulieris Dignitatem ,111-112.
8
g iust o ve rso il mondo, a ff inché l a si g noria d e ll ’e sser e umano su di e sso, re sti inser it a ne l prolunga mento de ll ’o pe ra de ll a c r e a z ione di Dio e pe rme tt a di comunic a re la vita.
1.2 La mancata accoglienza nella prospettiva del peccato originale
S ull o sfondo c he a bbiamo tra c c iato sopra e ne ll ’a tm osfe r a de ll a re c iproc a a c c o g li e nz a ini z ia dunque a c ostruirsi la stori a d e ll ’uomo. I l p a ssa gg io tr a i c a pit oli 2
e 3 della Genesi ci spiega bene la condizione in cui vivevano i nostri progenitori,
rispett o a ll a nost ra se nsi bil it à qua nto a l pe c c a to. « O r a tut ti e du e e ra no n udi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna» (Gen 2,25).
Il fatto che il narratore del Libro della Genesi parli della nudità nei termini di
vergogna, con la chiara connotazione negativa, testimonia quanto presto essa è diventata
motivo di disagio legato direttamente al peccato. Infatti il passaggio successivo viene
subito dopo il peccato originale: «si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di
essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture» (Gen 3,7). Fin
da ll ’a nti c hit à il r a c c onto de ll a pr im a c a dut a de ll ’ uomo è stato int e rp re tat o ne i ter mi ni de ll a super bia. I l non a c c o g li e re l a pr opria c on diz ione di c re a tura e qu indi l’ini z iar e
a gestire la creazione a proprio piacimento, non è tanto un infrangere qualche regola,
quanto una scelta di fondo, scelta che contraddice ciò che abbiamo detto sopra e cioè
che porta a centralizzare e finalizzare tutto a sé, è la «hybris de ll ’uomo »
9
.
«Invece di una comunione ne ll ’unità di una sola c a rn e e di un’a c c e tt a z ione de ll a c ondiz ione di c re a ture e de i li mi ti im post i da Dio, l’uomo e la donna di most ra no una complicità che li allontana dal Creatore»
10
. Cominciano così ad avere qualcosa da
nascondere, da non far vedere e di conseguenza operano una chiusura sulla dimensione
buona donatagli gratuitamente da Dio che in questo caso è rappresentata dalla
corporeità – nudità. È una chiusura che da ora in poi li porta a gestire se stessi e il
mondo a loro affidato in una maniera errata, facendone uso in funzione di sé e spesso
snaturando e contorcendone le finalità. È una chiusura che contraddice la loro
c ondiz ione di a c c og li e nz a or ig ina ria . I nf a tt i, il lor o e sser e “ un’un ic a c a rn e ” (G e n 2,24)
e cioè complementarietà e reciproca accoglienza, si spezzano. «Interrogati
separatamente da Dio (che in Gen 1,28- 29 si e ra rivolt o a ll a c oppia) , l’uo mo e la donna
9
Cf. FABIO FORESTI, «Linee di antropologia veterotestamentaria», in AA. VV., Temi di antropologia
teologica, Teresianum, Roma 1981, 59.
10
R. TORTI, «Uomo e donna nella Sacra Scrittura», in L. TORTORELLA (a cura di), La Mulieris
Dignitatem, 46.
9
hanno la possibilità di difendersi, ma, creati per vivere in comunione, ora non sono più
ne mm e no sol idali. L ’uo mo dà la c olpa a ll a d onn a , non più “ la sua donn a ” , ma “ la donna c he tu mi h a i post a a c c a nto” »
11
. Viene contraddetta dunque tutta la dimensione di
accoglienza che essi hanno vissuto dal momento della creazione.
Se intendiamo questo racconto come eziologico, esso non solo ci spiega la causa
della connaturale debolezza di ogni creatura umana, ma ci permette anche di entrare nei
particolari di questo fenomeno. Ci sembra che il dinamismo del peccato tocchi āḏām
nelle sue due dimensioni: femminile e maschile in due maniere diverse.
I l pr im o movi mento “ ve r so il pe c c a to” a ppa rtien e a ll a donna . Essa tend e la mano pe r
cogliere il frutto per vedere realizzato ciò che il serpente le promette: «sareste come
Dio, c onosc e ndo il b e ne e il m a le » ( Ge n 3,5). È un’a lt ra p rova di “ a tt ira r e a sé ” in un
movimento centripeto il creato per elevare se stessi e godere della stessa condizione di
Dio. «La donna, infatti, non istaura solo un rapporto intellettuale con la realtà a lei
e ster na m a “ vive ” in lei la re a lt à di c ui f a e sp e rie nz a e il suo spirit o la penetra con
maggiore intensità»
12
. Per questo motivo Eva è portata immediatamente a voler
sper im e ntar e , a ssum e re i n sé : « Allor a la donna vide c he l’a lber o e ra buono da mang iar e ,
gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza» (Gen 3,6). Gradevole
e desiderabile, queste due caratteristiche fanno sì che da quel momento tutto si svolga
con ancora più velocità. Una volta attratta, la donna segue il desiderio, mangia, ne dà al
marito. In un versetto solo, si compie tutto, nella sequenza scorrevole dei verbi: vide-
prese-mangiò-diede-mangiò. Questo susseguirsi dei gesti che porta a coinvolgere
i due nella dinamica peccaminosa, ci guida a percepire quanto essi e in primo luogo la
donna, sono guidati da una passione, da un istinto. «Potremmo dire che la donna
è dotata di una sensibilità differenziata più per sfumature che per contrasti, che le
permette di comporre i colori, le linee, gli odori, i sentimenti in un certo insieme che,
giunto a un livello armonico, affascina l'essere umano»
13
. Nel racconto che stiamo
a na li z z a ndo, manc a a ppunto l’e leme nto di a rmonia. E c osì un potenz iale fa sc ino divi e ne causa di rottura. Questo ci introduce in una delle sfaccettature delle conseguenze che
porterà su di sé la donna, legate al peccato originale. La rottura della fiducia e di
11
R. TORTI, «Uomo e donna nella Sacra Scrittura», in L. TORTORELLA (a cura di), La Mulieris
Dignitatem, 47.
12
FABIANA CRISTOFARI, «La realtà nello sguardo della donna. Il rapporto vitale con le persone», in Studi
Cattolici 55, (2011), 423.
13
FABIANA CRISTOFARI, «La realtà nello sguardo della donna. Il rapporto vitale con le persone» in Studi
Cattolici 55, (2011), 423.
10
conseguenza della sottomissione della donna al Creatore, la snatura
14
. Se la deviazione
alla quale ella introduce il proprio marito è legata alla sensualità, si spiega come lei
sempre sia più portata a seguire il proprio sentire: nella «dimen sione a f fe tt iva [ …] ne ll a donna [ …] non si tra tt a de ll a mer a se ns a z ione ott e nuta a tt ra ve rso i se n si e ster ni ma
è qualcosa in connessione con ciò che a lei è più intimo: si tratta di una sensibilità che
configura, nella donna, la sua stessa spiritualità»
15
.
Il capitolo 3 del Libro della Genesi prosegue così informandoci sulle conseguenze
de l pe c c a to pe r la r e laz ionalit à de ll ’uomo. « V e rso tuo mar it o sa rà il tuo ist i nto, e d e g li ti dominerà» (Gen 3,16), dice Dio alla donna. Da questo momento avremo a che fare con
una relazione tra il femminile e il maschile in cui proprio a causa del disordine
int rodotto, l’a more spe sso ve rr à a lt e ra to n e ll ’ a mor pr oprio, c h e c osì porte rà a ll a realizzazione di ciò che predice il brano appena riportato nel continuo spadroneggiare di
un se sso sull ’a lt ro
16
. S uona mi na c c ioso c iò c h e Dio dice a ll a donn a , sull ’e sser e domi na ta. P re mettendo c he f a c c ia pa rte a nc h e que sto de ll a “ puniz ione” inflit ta a ll a pr oge nit ric e , l’a c c o g li e n z a sper im e ntata da ll a fe mm ina a l mom e nto de ll a c re a z ione, si
trova in pericolo di fronte ad un atteggiamento del maschio, che mentre conserva i tratti
de ll a re sponsabili tà da p re nde rsi, risult a se g na to a nz it utt o da un’a utorit à de ll ’uomo da e se rc it a rsi sull ’a lt ra , c he for se si può a c c ostar e a ll ’e spre ssi one di “ a tt ivi t à plasma trice ” , deviata appunto nel dominio. Non è strano perciò nella descrizione della nascita di
Caino, che sia Adamo che vada a conoscere la moglie (cf. Gen 4,1). Questo passo, se da
una parte testimonia una mentalità ebraica in cui indubbiamente la donna è stata sempre
c onsi de ra ta “ infe rior e ” a ll ’uomo, va a nc h e a c onfe rma r e una sp e c ie d i pr e c e d e nz a de ll ’uomo sull a donna , a nc he qu a nto a ll a conoscenza c h e g li viene da ll ’a tt o se ssuale orientato alla procreazione
17
. È chiaro dunque, che nella disuguaglianza di questo
g e n e re , non c ’è più spaz io pe r l’ a c c o g li e nz a mut ua c h e sola può e sse re e spre ssi one e aumentare un rapporto dal principio pensato come paritario e complementare.
14
La Mulieris Dignitatem insiste, nel parlare del peccato originale, sulla non-somiglianza come segno di
contrapposizione al Creatore e alla legge eterna. Il documento spiega che la non-somiglianza presuppone
la s o m i g lia n za p er q u an to r ig u ar d a la lib er tà d ella v o lo n tà, e ac ce n tu a l ’ o f f esa r ec ata a Dio attr av er s o il
peccato originale nella sua dim en s io n e d i d o n az io n e lib er a , r if iu tata d a p ar te d ell’ u o m o . Qu esta d o p p ia dinamica del dono - rifiuto ci sembra appartenga in modo particolare alla donna in quanto portatrice della
vita, cf. MD 9.
15
F. CRISTOFARI, «La realtà nello sguardo della donna. Il rapporto vitale con le persone» in Studi
Cattolici 55, (2011), 422.
16
Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla
collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo, 12.
17
Cf. R. TORTI, «Uomo e donna nella Sacra Scrittura», in L. TORTORELLA (a cura di), La Mulieris
Dignitatem, 52.