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Introduzione
Il contratto sociale ha rappresentato, nelle concezioni di illustri teorici politici
moderni e contemporanei, l’ubi consistam della società civile.
Anche all’interno della dottrina di Thomas Hobbes è rinvenibile tale concetto,
che trova peculiare collocazione nella sua trattatistica politica: determinarne la
portata si pone come obiettivo primario del presente lavoro.
Per adempiere a codesto intento, non è sufficiente effettuare una sommaria
ricognizione del pensiero hobbesiano, ma è necessario al contrario compiere
una profonda riflessione e un’ancor più complessa analisi.
La teoria politica di Thomas Hobbes maturò tra la prima e la seconda metà del
XVII Secolo, attraverso una larga esperienza intellettuale
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e nel contesto della
crisi sociale, economica e politica che a quel tempo aveva colpito l’Europa: si
consideri che le edizioni originali del De Cive e del Leviathan, due delle opere
più celebri e significative del pensiero hobbesiano
2
, furono pubblicate
1
Il riferimento è soprattutto ai lunghi viaggi (o, come si dirà più specificatamente nel
Capitolo I, i “Grand Tour d’Istruzione”) compiuti da Hobbes in Europa, ai rapporti instaurati
con insigni pensatori del suo tempo (su tutti, Padre Mersenne e Cartesio) e all’esilio
volontario a Parigi durato per undici anni (dal 1640 al 1651).
2
Sull’importanza del De Cive, così Noel Malcolm in Aspects of Hobbes: “It was De Cive
that really enstablished Hobbes as a political writer of European repute […] this book was
immediately admired for the cogency and concision of its arguments about the nature of
the state”. Per quanto riguarda invece il Leviathan, nella medesima opera si legge: “The
notoriety that Leviathan obtained for Hobbes was slow in coming, but when it has come,
made it, along with the De cive, the most famous work of the author” (per entrambe le
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rispettivamente il 1642 e il 1651, dunque ai prodromi della guerra civile
Inglese, nel corso delle lotte per l’organizzazione della monarchia assoluta in
Francia e all’apice della Guerra dei Trent’anni.
La diffusione di tale instabilità ebbe una profonda influenza su Hobbes, e molti
argomenti della sua trattazione possono ritenersi elaborati in conseguenza di
ciò.
Infatti, dall’esame di alcuni brani degli scritti del filosofo di Malmesbury,
emerge, in maniera cristallina, tutta la frustrazione per gli eventi ch’egli visse in
prima persona: ne è un esempio il diciannovesimo paragrafo della Prefazione
al De Cive, in cui, a proposito dell’esigenza di anticipare la redazione
dell’opera, scrisse “haec dum compleo, ordino, lente moroseque conscribo
(non enim dissero, sed computo) accidit interea patriam meam, ante annos
aliquot quam bellum civile exardesceret, quaestionibus de jure Imperii, et
debita civium obedientia belli propinqui praecursoribus fervescere. Id quod
partis hujus tertiae, caeteris dilatis, maturandae absolvendaeque causa fuit
3
”.
citazioni, vedasi N. Malcolm, Aspects of Hobbes, Oxford University Press, Oxford 2002,
pp. 16 e 21)
3
The Works of Thomas Hobbes, Vol. 2: De Cive: The Latin Version, a cura di H.
Warrender, Clarendon Press, Oxford 1983 p.82; vedasi altresì la seguente traduzione in
lingua italiana, a cura di Tito Magri: “mentre completavo, ordinavo, e stendevo per iscritto,
lentamente e meticolosamente, tutto questo (io infatti non disputo, ma calcolo) accadde
che la mia patria, già alcuni anni prima della guerra civile, si infiammasse per le questioni
del diritto del potere e dell’obbedienza dovuta dai cittadini, vere e proprie avanguardie di
una guerra che si avvicina. Questo fu la causa per cui la terza parte venne sviluppata e
compiuta più in fretta, mentre le altre venivano procrastinate. E per questo è avvenuto che
la parte che nell’ordine era ultima, sia comparsa per prima nel tempo” (T. Hobbes, De
6
D’altro canto, proprio di fronte alla suddetta situazione di crisi, Hobbes seppe
formulare quella precisa dottrina politica (definita con l’aggettivo di “moderna”
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)
di cui sopra, ponendovi a fondamento l’dea che ogni potere dovesse
concentrarsi nello Stato e che la vita dei consociati venisse conseguentemente
organizzata in modo ordinato e autoritario dal sovrano.
Il punto centrale della filosofia hobbesiana è infatti lo Stato Moderno, del quale
egli è ritenuto teorizzatore principale
5
.
A sua volta, nella concezione del filosofo inglese, lo stesso ordinamento
politico trova origine nel concetto di contratto sociale di cui si è dato conto in
apertura, ossia quella convenzione (la cui elaborazione dottrinale è fatta
risalire al Giusnaturalismo
6
) stipulata tra individui, riunitisi in società per uscire
dal contrapposto stato di natura.
Sin da questo preambolo, appare chiaro che la scelta di un autore come
Thomas Hobbes comporti talune difficoltà: non solo si tratta di approcciarsi ad
uno dei maggiori pensatori dell’epoca moderna, ma si è anche al cospetto di
una dottrina complessa, ramificata e contenuta in numerose opere.
Per l’intento di cui sopra, risulta perciò inevitabile restringere il campo
d’indagine, focalizzando l’esame al concetto hobbesiano di “contratto sociale”
e alle sue dinamiche all’interno della dottrina del filosofo de quo; inoltre, per
Cive, Elementi Filosofici Sul Cittadino a cura di Tito Magri, Editori Riuniti, Roma 2005,
p.14)
4
Franco Todescan, Compendio di Storia della Filosofia del Diritto, Cedam, Padova 2009
pp. 171 ss.
55
Ivi
6
Ibidem, pp. 47 - 52 e 149 -155
7
quanto riguarda l’analisi diretta delle fonti, è parsa necessaria un’ulteriore
specificazione: in luogo di una sommaria visione d’insieme delle opere di
Thomas Hobbes, si è optato infatti per un confronto tra specifici brani,
estrapolati dal De Cive e dal Leviathan.
Entrambe le scelte rispondono a specifiche esigenze: in primo luogo,
concentrare lo studio sul contratto sociale equivale anche a prendere visione
dello Stato moderno teorizzato dal filosofo inglese a partire dalle sue
fondamenta, analizzando contestualmente lo stato di natura e la concezione
antropologica, termini fondamentali della dottrina politica hobbesiana.
In secondo luogo, esaminare alcuni estratti
7
delle due opere principali di
Hobbes, De Cive e Leviathan, può essere propedeutico sia a fornire un quadro
dei pilastri del suo pensiero politico (che, oltre al contratto sociale, si
rinvengono nel rapporto tra uomo e potere, nella naturale condizione umana e
nella nozione di società civile
8
) sia a dar dimostrazione dell’evoluzione dello
stesso: infatti, seppur le stesure siano intervallate da un breve spazio di
tempo, tra i due Trattati presi in considerazione esiste un particolare vincolo di
specialità, soprattutto in riferimento ai concetti di contrattualismo e di Stato.
Il metodo intrapreso in questa ricerca consiste dunque nell’illustrare i caratteri
del contratto sociale hobbesiano partendo dallo studio diretto delle fonti, con la
7
Il criterio di scelta adottato per l’individuazione degli stessi è una valutazione
contenutistica: saranno cioè estrapolati solo periodi e paragrafi aventi ad oggetto la
nozione di contratto sociale (oltre ai connessi concetti di stato di natura, di uomo e di
ordinamento politico).
8
Massimo Mancini, Interpretazioni novecentesche di Thomas Hobbes, G. Giappichelli
Editore coll. Quaderni di Filosofia del Diritto, Torino 1999, p. 2
8
consapevolezza di poter altresì fornire un’indicazione sugli argomenti ad esso
connessi ed elaborati dal filosofo inglese.
Inoltre, e sempre in ossequio a tale intento, nel presente lavoro si darà conto
anche di alcune recezioni storiografiche sul tema: un’analisi del contratto
sociale hobbesiano che possa ritenersi esaustiva, non può infatti prescindere
dal confronto con il ricco complesso di ricerche elaborate, sia in epoca
moderna che in epoca contemporanea, dagli studiosi del pensiero del filosofo
di Malmesbury.
Per affrontare quanto sopra prefissato, si è scelto di suddividere il testo in tre
Capitoli, ognuno dei quali di per sé autonomo, ma al tempo stesso legato agli
altri in funzione di una più completa illustrazione dell’oggetto comune.
Il Capitolo I, intitolato “Cenni Biografici”, contiene una biografia di Thomas
Hobbes, necessaria, oltre alla collocazione cronologica del personaggio,
anche per dimostrarne la grande esperienza culturale, maturata nei circoli
europei, e la vastità della sua trattatistica, politica e non
9
.
Nello stesso capitolo, di seguito ai cenni sulla vita e sulle opere, saranno
valutati sia i più rilevanti avvenimenti storici del XVII Secolo, indispensabili per
un’adeguata comprensione dei brani presentati al Capitolo successivo, sia le
9
Hobbes, come si dirà nel Capitolo I, non fu solo un attivo scrittore di politica: si consideri
che a lui si devono la principale traduzione in lingua inglese de “La guerra del
Peloponneso” di Tucidide, pubblicata nel 1629 e le due traduzioni inglesi dell’Iliade e
dell’Odissea del 1675 (cfr. N. Malcolm, Aspects of Hobbes, Oxford University Press,
Oxford 2002, pp. 22 – 24)
9
descrizioni del pensiero politico di Hobbes e del metodo di trattazione da lui
impiegato
10
.
Si vuole invece incardinare la parte centrale del presente lavoro nel Capitolo II,
“Il contrattualismo hobbesiano”.
All’interno di questo, accanto alla citazione delle fonti (ovverosia, come già
anticipato, frammenti estrapolati dal De Cive e dal Leviathan
11
), si
analizzeranno le caratteristiche del contratto sociale nella concezione di
Thomas Hobbes, oltre agli argomenti ad esso strettamente connessi.
Più precisamente, per ovviare al rischio della realizzazione di un mero
“doppione”, ossia un’analisi che finisca col coincidere con altre già pubblicate
sul medesimo argomento, si darà risalto alla teoria antropologica di stampo
pessimistico che si nasconde tra le pagine dei Trattati presi in considerazione.
10
A titolo d’esempio, si segnala la recente opinione di Marcus P. Adams, il quale afferma
come nell’esposizione del proprio pensiero (ed, in particolare, delle teorie fatte rientrare
nella cosiddetta “Natural Philosophy”, poste alla base del suo concetto di stato di natura)
Hobbes abbia seguito un metodo “misto”, derivato cioè da diverse materie matematiche:
“In mixed mathematics, one may borrow causal principles from one science and use them
in another science without there being a deductive relationship between those two
sciences. Natural philosophy for Hobbes is mixed because an explanation may combine
observations from experience (the ‘that’) with causal principles from geometry (the ‘why’).
[…] Hobbesian natural philosophy relies upon suppositions that bodies plausibly behave
according to these borrowed causal principles from geometry, acknowledging that bodies
in the world may not actually behave this way”. (M.P. Adams, Hobbes on natural
philosophy as “True Physics” and mixed mathematics, in Studies in History and
Philosophy of Science, Marzo/Aprile 2016 vol. 56 pp.43-51)
11
Per una migliore comprensione del forte nominalismo hobbesiano e per
un’osservazione delle trasposizioni da una lingua all’altra, all’interno del Capitolo II, in
alcuni casi (ossia laddove è stato possibile rinvenire il materiale) si è scelto di presentare
gli stessi brani anche nella stesura originale latina e inglese.
10
Inoltre, è da sottolinearsi come un una trattazione di tale genere sia funzionale
al raggiungimento di un altro degli intenti di cui sopra: proprio dal riferimento
comparato tra estratti di egual contenuto del De Cive e del Leviathan, si può
assistere infatti allo sviluppo del pensiero e del metodo hobbesiano.
Il terzo e ultimo Capitolo, “Storiografia critica e alcune recezioni
contemporanee della teoria contrattualistica di Thomas Hobbes” nasce invece
dalla summenzionata esigenza di confronto con le ricerche storiografiche
esistenti.
Il problema legato a tale esigenza è che le opere del filosofo inglese non sono
state oggetto di rilettura solo ed esclusivamente in età moderna, ma, come
anticipato, lo sono anche in epoca contemporanea: considerare e comparare
un così vasto quantitativo di studi richiederebbe uno sforzo di indagine che,
per natura, non può esser compiuto esaustivamente in questa sede.
Se si volesse anche solo limitare l’approccio alle trattazioni storiografiche
intorno al contratto sociale hobbesiano, pubblicate nel corso del XX e del XXI
Secolo, si esporrebbe il lavoro al rischio di incompletezza.
Alla stregua di quanto affermato per le fonti, si è così optato per una più
ristretta selezione di autori contemporanei, scelti in relazione al tema comune
trattato nelle rispettive ricerche: Carl Schmitt, Massimo Mancini, Noel Malcolm
e Albert Weale hanno infatti esposto differenti tesi e fornito singolari riletture
del contratto sociale e della dottrina politica di Thomas Hobbes.