INTRODUZIONE
La diagnosi di cancro per il paziente comporta un grave sconvolgimento che
porta a ripercussioni su tutta la sua vita.
Per questo il mio interesse è stato quello di analizzare nello specifico i risvolti
psicopatologici dei pazienti oncologici e i possibili trattamenti che possono
essere messi in atto per sostenerli ed aiutarli a sopravvivere all'evento della
malattia.
Ho analizzato inizialmente le caratteristiche del cancro, dalla genesi
all'evoluzione e come questa malattia influisce sulla popolazione mondiale, per
poi focalizzarmi sulle reazioni individuali dei soggetti affetti.
Il cancro è una malattia fisica, che man mano si ripercuote a livello corporeo,
dal tumore stesso alle conseguenze delle terapie farmacologiche. Verranno
quindi affrontate le strategie di coping conseguenti alla diagnosi e modificate
nel corso della malattia stessa, adottate dai pazienti oncologici.
Questa malattia è importante osservarla non solo da un punto di vista
esclusivamente clinico e chirurgico ma è indispensabile che vengano presi in
considerazione gli individui nel loro complesso, andando ad indagare il corpo
umano, sotto un punto di vista psichico, neurologico, endocrino e
immunologico. E' così che ho cercato di capire come la malattia si potesse
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correlare con la Psiconeuroendocrinoimmunologia. E' importante adottare un
punto di vista olistico, esplorare la malattia e studiare il paziente nella sua
unicità. Poichè ogni individuo è unico e va curato singolarmente. E' qui che
emerge l'ambito di “presa in cura” della psiconcologia, per riuscire a sostenere i
pazienti uno ad uno, non solo sotto un punto di vista clinico. Andare ad
esplorare quali possono essere le loro reazioni alla diagnosi e cercare di
adottare la strategia migliore per accompagnarli nel processo di cura e
sostenere la loro famiglia, anch'essa coinvolta nella malattia. La psiconcologia si
propone quindi di creare un'integrazione tra le discipline mediche e
psicologiche, affrontando questa malattia che coinvolge la globalità
dell'individuo nella sua unicità.
Nel secondo capitolo mi sono quindi concentrata su come la psiconcologia
possa essere integrata all'interno delle cure mediche e su come un percorso
psicoterapico potesse dare dei risultati positivi anche nell'ambito della
sopravvivenza stessa alla malattia.
Analizzando nel dettaglio le psicopatologie, le più frequenti in oncologia
secondo i criteri diagnostici nosografici del DSM, sono risultate: l'ansia, la
depressione, i disturbi dell'adattamento e il disturbo post-traumatico da stress.
Ho poi analizzato nel dettaglio la depressione, concentrandomi sui fattori di
rischio che possono emergere da essa e da come una depressione trattata nella
giusta modalità possa migliorare la qualità della vita dei pazienti e allo stesso
modo allungarne l'aspettativa.
Il terzo capitolo è dedicato, invece, alla descrizione delle diverse modalità
d'aiuto nell'ambito delle psicoterapie individuali. Nello specifico, verranno
divisi gli interventi tra educazionali e psicoterapeutici. Andando ad
approfondire sia l'aspetto preventivo educazionale sia l'aspetto terapeutico
mirato al sostegno. In questo ambito verranno descritti gli interventi
nell'ambito della psicoterapia cognitiva-comportamentale, psicodinamica,
interpersonale, cognitivo-analitica ed infine gli interventi di counselling.
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Nel quarto capitolo ho approfondito i trattamenti terapeutici in ambito
gruppale, sotto l'aspetto psico-educazionale e psicoterapeutico, sottolineando i
benefici che questo tipo di terapia può portare.
Nel capitolo conclusivo, infine, mi sono incentrata sulla mia esperienza
personale di osservazione all'interno di un gruppo di psicoterapia inserito nel
progetto di sostegno psiconcologico della LILT, fondazione tumori di Torino.
Ho potuto collaborare con la psiconcologa Ana Rosa Ramos, psicoterapeuta
della Gestalt e avente una formazione prettamente artistica. Per questo ho
voluto introdurre la mia esperienza con alcune nozioni Gestaltiche e inerenti
alle Arti Performative.
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CAPITOLO I
"I Traci sono avanti rispetto a noi: essi
sanno che non si può guarire il corpo senza
curare nello stesso tempo lo spirito. Dalla
mente procede infatti sia il bene che il
male, di lì irradiandosi al corpo ed
all'uomo tutto intero”
Platone, Charmides.
1.1 Il cancro: definizione ed aspetti storici
Il cancro ha afflitto l'uomo sin dalla preistoria. Lo testimoniano studi
archeologici che ci hanno portato a conoscenza di questo tipo di malattie già
negli antichi Egizi, presso le popolazioni tribali Indù e la sua presenza è
riportata anche in testi medici cinesi di oltre 2500 anni fa.
Fu Ippocrate, padre della medicina e dell'oncologia, che per primo definì un
tumore maligno, utilizzò inizialmente il termine “καρκίνωμα” (carcinoma),
derivante da “καβούρ” (granchio). I medici del tempo paragonavano le masse
neoplastiche ai granchi affermando: «il cancro è chiamato così dal momento
che aderisce a qualsiasi parte che raggiunge, nel modo ostinato del granchio»
(Stanley L. et al., 1995). Questi autori ne rintracciavano l'origine nello squilibrio
della “bile nera”, la quale si trovava ad essere origine anche di fenomeni
melanconici.
Ippocrate sviluppò la teoria oncogenica, in base ad essa, in seguito a mutazioni
le cellule tumorali acquisiscono caratteristiche di crescita autonoma e
progressiva, unite alla perdita delle capacità di differenziazione e di possibilità
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apoptotica.
Il pensiero del medico greco restò la teoria di riferimento fino alla fine del
Settecento, ma nel secolo dei lumi, Henri Francois Le Dran propose una
visione diversa del fenomeno patologico, concentrandosi ed indagandone le
cause nell'ambiente e nello stile di vita. Parallelamente non è più considerata
una visione generalista del fenomeno ma “una piccola lesione locale dei
tessuti” (Xavier Bichat) e la prospettiva si particolarizza via via nel corso del
1800, sino a definire il cancro: “ una malattia delle cellule” (Rudolf Virchow).
La prospettiva per la quale il cancro fosse una malattia locale aveva come
conseguenza l'impiego della chirurgia come mezzo di cura elettivo delle forme
neoplasiche; una visione favorita anche anche dai progressi in campo
chirurgico che caratterizzano gli anni tra la fine dell’Otto e gli inizi del
Novecento.
Per trovare una definizione bio-cellulare del fenomeno dobbiamo attendere la
fine del 1800, dove il fisiopatologo Wilhelm Waldeyer riferisce che il cancro è
causato dalla trasformazione di cellule normali in maligne, in grado di scorrere
attraverso il sangue o il sistema linfatico.
Centri di ricerca specializzati per lo studio specifico di questo tipo di patologia
hanno fatto la loro comparsa, nelle capitali europee e americane, solo all'inizio
del secolo scorso, portando risultati che correlavano l'attività immunitaria come
come fattore protettivo delle cellule tumorali. Il risultato è stato confermato
alla fine del 1950 da F. McFarlane Burnet e Lewis Thomas.
1.1.1 Patogenesi
Attualmente, il termine “cancro” identifica le “neoplasie” (dal greco néos,
“nuovo” eplàsis, “formazione”) e i “tumori” (dal latino tumor,
“rigonfiamento”), i segni patognomonici della patologia.
Emblematica è la definizione di Willis di neoplasia: «Una neoplasia è una massa
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anomala di tessuto, la cui crescita è eccessiva e non coordinata rispetto a quella
del tessuto normale e persiste nella sua eccessività anche dopo la cessazione
degli stimoli che hanno evocato l’alterazione» (Willis, 1952).
Rubricabili sotto la parola cancro sono un insieme molto eterogeneo di circa
200 malattie caratterizzate da una crescita cellulare svincolata dai normali
meccanismi di controllo dell'organismo, a partire da un'unica cellula
progenitrice e da numerose anomalie genetiche, funzionali e morfologiche (i
numeri del cancro in Italia, A.A.V.V., 2013).
I tumori si distinguono in due gruppi, benigni e maligni. I primi sono
caratterizzati da una crescita lenta ma progressiva, senza infiltrazioni nei tessuti
circostanti. Le masse cellulari sono spesso delimitate da una capsula fibrosa che
non permette alle cellule di diffondersi in altri tessuti, esse non hanno quindi la
capacità di staccarsi e riprodursi a distanza (Stanley, 1995). Essendo la
proliferazione cellulare in questi casi circoscritta, questi tipi di tumore sono
poco aggressivi e in genere non mettono in pericolo la vita dell’individuo;dal
momento che possono essere quasi sempre asportati chirurgicamente portando
il paziente ad una guarigione completa (es. polipi, cisti, adenomi).
I tumori maligni invece, sono caratterizzati da cellule con elevata capacità
proliferante, di forme e dimensioni polimorfe, che hanno la capacità di
invadere i tessuti circostanti e di disseminarsi a distanza riproducendosi
incontrollatamente, invadendo il tessuto circostante e dando origine a
formazioni neoplastiche, separate e distanti dalla neoplasia primaria.
Questo processo è noto come “metastatizzazione” e le formazioni
neoplastiche secondarie sono dette metastasi (dal greco meta = al di là, e stasis =
stato, posizione, quindi trasposizione, cambiamento di sede di una materia
morbosa).
Queste formazioni possono portare squilibri metabolici gravi: i quali
distruggono i tessuti dove si insediano le metastasi e tramite un processo di
vascolarizzazione che, per effetto di fattori angiogenetici, sottrae nutrimento ai
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tessuti infiltrati. Inoltre si verifica il blocco dei processi di morte programmata
messi in atto dalle cellule sane per contrastare l'invasività delle cellule tumorali.
Da tutto ciò emerge chiaramente come possono essere perciò molto aggressivi
e determinare la morte se non curati in tempo.
Esempi di neoplasie maligne sono:
• Carcinomi: dal greco “karkinos” che significa granchio. Indica i tumori
maligni che originano dai tessuti di rivestimento, ad esempio il tessuto
epiteliale.
• Sarcomi: se originano dai tessuti di sostegno, come il tessuto
connettivo;
• Leucemie e linfomi: se hanno origine negli organi produttori dei globuli
bianchi del sangue (midollo osseo e sistema linfatico) (Brower V.,
1999).
Il cancro è una malattia che colpisce i geni, i tessuti e le cellule. Si creano
piccole lesioni ai proto-oncogeni e ai geni oppressori. Il tumore si sviluppa
attraverso vari stadi, chiamati “progressione neoplastica”, che sovvertono
gradualmente l'organizzazione del tessuto.
I tumori maligni sono di tre tipi: (1) semplici, composti da un solo tipo
cellulare neoplastico (di origine mesenchimale e epiteliale), (2) misti, composti
da più di un tipo cellulare neoplastico usualmente derivato da un unico
foglietto embrionale (ghiandole salivari, abbozzo renale) e (3) complessi,
composti da un tipo cellulare neoplastico derivato da più di un foglietto
embrionale (gonadi) (Brower V., 1999).
Negli ultimi trent'anni sono constatabili notevoli sviluppi delle terapie e dei
trattamenti contro le formazioni neoplastiche maligne. Le terapie infatti si
articolano in un ampio ventaglio di interventi che dipendono dalle
classificazioni tumorali, dalla localizzazione e dal loro stadio di sviluppo.
Tradizionalmente il cancro è stato trattato con la chirurgia, con l'obiettivo di
asportare o distruggere in sede il tumore fondatore; può essere talvolta
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