4
All’atto della nascita dell’UME, nel trattato di Maastricht vengono
evidenziate le contrapposte posizioni prese dagli aderenti all’UME,
reminiscenza delle controversie degli anni 70 tra “economisti” e
“monetaristi”. La Germania (insieme a Belgio, Paesi Bassi e Danimarca),
era l’esponente di punta della visione economica dell’UME, in particolar
modo, dell’idea che la convergenza economica deve precedere
l’unificazione monetaria. Invece la Francia e l’Italia erano gli esponenti
di punta della visione monetarista, in particolare dell’idea che l’unione
economica, avrebbe facilitato la convergenza economica. La Germania
era favorevole ad un lungo periodo di transizione e a formali criteri di
convergenza prima dell’UME, la Francia e l’Italia, al contrario, volevano
realizzare l’unione velocemente, senza forti condizioni preliminari. Per
cui, l’approccio a più velocità era quello preferito e voluta dalla
Germania.
Autori come Alesina e Grilli
2
sollevano due obiezioni contro
l’integrazione monetaria a più velocità, e cioè:
™ i paesi che si qualificano prima possono avere incentivi per creare
nuove regole che bloccherebbero la partecipazione degli altri paesi
membri,
1
Cfr. Giornale di Sicilia sabato 2 gennaio 1999, pag.5.
2
Cfr. ALBERTO ALESINA E VITTORIO GRILLI “Sulla fattibilità dell’Unione Monetaria
Europea ad una o più velocità”, volume 5:2 “Economics and Politics” pp. 145-146 (luglio 1996).
5
™ il rischio che i paesi più lenti vengano percepiti dall’elettorato come
inferiori, anche se questi, in seguito, avrebbero raggiunto i medesimi
risultati dei paesi più veloci, ovviamente con maggiore sforzi.
3
.
Nel primo capitolo si parlerà sia del processo storico politico che ha
condotto alla realizzazione dell’Unione Europea (UE) (Trattato di
Maastricht, direttive più importanti), sia degli obiettivi che si prefigge
l’UE. Verrà inoltre, fornita anche una trattazione degli organi dell’UE,
soffermandosi sui principali cambiamenti avvenuti in Italia in seguito al
processo di integrazione.
Dopo aver fornito un quadro generale dello scenario europeo, si
analizzeranno, nel secondo capitolo, i costi e i benefici derivanti dall’UE,
al fine di constatare se i vantaggi di tale unione ne possano compensare i
costi.
Si tratterà, in particolare della teoria delle aree monetarie ottimali e
dei costi e benefici che derivano dall’adozione di una moneta unica.
Più specificatamente, l’area monetaria ottimale è un concetto
teorico riferibile ad una regione economica avente le caratteristiche,
alternativamente:
™ di sufficiente omogeneità, atta a garantire che una politica monetaria
unica sia appropriata per tutta la regione;
3
Cfr. MICHELE FRANTIANNI “EMU grande o EMU piccola”, rivista il Risparmio, n1 01.02/98
6
™ di elevata mobilità del lavoro da permettere che l’economia fronteggi
situazioni di emergenza economica localizzata, senza registrare alti
livelli di disoccupazione.
Se l’UE, o un suo sotto insieme, costituiscano un’area valutaria
ottimale, è un tema lungamente dibattuto in sede accademica.
Successivamente, nel capitolo tre, verrà trattata in maniera analitica
la Banca Centrale Europea (BCE), e il Sistema Europeo di Banche
Centrali (SEBC), osservando la sua operatività, ed in particolare,
analizzando le sue funzioni, i suoi obiettivi (in termini di stabilità di
prezzo) e strumenti. Si parlerà anche dell’azione della Banche Centrali,
in una via di mezzo, per così dire tra arbitrio e discrezionalità.
Prima, però di esaminare la BCE, si tratterà della perdita
dell’autonomia in tema di politica monetaria per i singoli Stati e della
politica monetaria unica svolta dalla BCE e dal SEBC; inoltre si
metteranno in evidenza i poteri residuali spettanti alle singole Banche
Centrali Nazionali (BCN).
Si affronteranno, in seguito, gli obiettivi e gli strumenti di politica
monetaria, illustrando la strategia di politica monetaria unica
principalmente nei due aspetti di: targeting monetario e targeting diretto
del tasso di inflazione; parlando anche degli strumenti e delle procedure
a disposizione del SEBC. Quest’ultimo, può fare ricorso a 4 tipologie di
operazioni di mercato aperto:
7
™ operazioni di rifinanziamento principali,
™ operazioni di rifinanziamento a più lungo termine,
™ operazioni di fine-tunning,
™ operazioni di tipo strutturale.
Si discuterà, inoltre, dei requisiti uniformi di idoneità riguardanti le
controparti e le attività che esse dovranno utilizzare nelle operazioni con
il SEBC, per garantire condizioni concorrenziali omogenee tra tutte le
controparti dell’intera area dell’Euro.
Successivamente, si fornirà una giustificazione teorica all’esistenza
di una BC in un sistema a valuta comune, evidenziando, per contro,
l’impossibilità di funzionamento di un tale sistema in sua assenza.
Verrà anche fornita una trattazione teorico - modellistica, la quale
consentirà di giustificare la priorità data all’obiettivo della stabilità dei
prezzi nello statuto della BCE.
Verranno, inoltre, evidenziate le funzioni che deve svolgere una
Banca Centrale (funzione di politica monetaria e funzione di politica
bancaria), e l’importanza che queste assumono nello statuto della BCE,
fornendone anche una valutazione critica.
Infine, nell’ultimo capitolo, si farà un excursus storico sul sistema
finanziario (in particolare quello bancario) italiano, e sulle modifiche
apportate dall’emanazione delle direttive CEE. In seguito si parlerà delle
modifiche strutturali ed operative apportate al Sistema Bancario italiano
8
dalla partecipazione all’UME, facendone un confronto (dal punto di vista
dell’operatività e dell’efficienza) con quello degli altri Paesi della
comunità europea, evidenziando per ultimo, i vincoli e le prospettive per
il mercato bancario italiano.
9
CAPITOLO I
L’Unione Monetaria Europea.
Introduzione: profilo storico del sistema economico nel
secondo dopoguerra.
La situazione economica mondiale dopo il secondo conflitto fu
alquanto disastrosa. I vari Paesi, inclusi quelli europei, sentirono la
necessità di disciplinare i rapporti economici internazionali e di favorire
lo sviluppo economico post bellico.
Tali obiettivi furono quelli del Fondo Monetario Internazionale
(FMI) e della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo
(BIRS); istituzioni, nate dagli accordi di Bretton Woods del luglio del
1944. Mentre la funzione della BIRS fu quella di concedere
finanziamenti a lungo termine alle varie Nazioni, l’obiettivo prefissato
con l’istituzione del FMI fu quello di garantire la stabilità dei cambi fra
le varie monete; evitando così gli inconvenienti derivati da eccessive
oscillazioni nei cambi.
Il FMI prevedeva, sostanzialmente, un sistema a cambio aureo, con
il dollaro che svolgeva la funzione di moneta di riserva, in quanto
convertibile in oro. Tale convertibilità non era però prevista per tutti gli
operatori, ma soltanto per le banche centrali.
10
Il sistema creato a Bretton Woods è quindi un sistema a cambi fissi,
in cui ogni paese dichiara la parità della propria moneta in dollari,
impegnandosi a intervenire qualora vi fosse una oscillazione superiore
all’1% rispetto a tale parità. Tale intervento nel caso di squilibri
temporanei nella bilancia dei pagamenti, era finanziato dal FMI.
Il sistema del “gold exchange standard”, iniziato dal FMI, rimase in
vita fino all’agosto del 71, quando il presidente americano Nixon sospese
la convertibilità del dollaro in oro, al fine di risolvere i problemi interni e
di deficit dei conti con l’estero degli USA.
La sospensione della convertibilità del dollaro in oro causò non
pochi disorientamenti; tuttavia, nel dicembre del 1971, con gli “ accordi
smithosoniani”, si ebbe un riallineamento dei valori delle principali
valute ed un ampliamento dei margini di oscillazione. Si passò, quindi,
da un sistema a cambi fissi ad un sistema a cambi flessibili. I margini di
oscillazione furono portati al 2,25% in più ed in meno, rispetto al dollaro.
Per cui, sostanzialmente, la banda di oscillazione nel cambio di ciascuna
moneta con il dollaro fu del 4,5%, mentre la banda nel cambio fra due
monete diverse dal dollaro fu del 9%.
Tale banda di oscillazione fu ritenuta eccessiva dai Paesi aderenti
alla CEE i quali, nel 1972, decisero di ridurre all’1,25% in più o in meno,
il limite di oscillazione fra le rispettive monete.
11
Questa ridotta fascia di oscillazione fu denominata “serpente”,
mentre la più ampia fascia di oscillazione fra ogni moneta europea
partecipante all’accordo e il dollaro (+/- 2,25%), venne chiamata tunnel.
Successivamente, i margini di oscillazione nei confronti del dollaro
vennero lasciati cadere, per cui le monete facenti parte del “serpente”
furono lasciate libere di fluttuare nei confronti delle monete estere al
serpente stesso.
Invece l’idea sottostante il serpente, venne ripresa in seguito e portò
alla creazione, nel 1978, del Sistema Monetario Europeo (SME), di cui si
parlerà nel prosieguo del capitolo.
12
§1:- Dal Piano Schuman all’UE -
Sul processo di integrazione europea, se ne è iniziato a discutere
nell’immediato dopoguerra.
Una tra le prime iniziative europeiste fu la ricerca di un sistema che
regolasse in modo affidabile i pagamenti per gli scambi commerciali tra
le nazioni europee.
Dal 1950 al 1972 si ebbero in Europa due tipi di collaborazione
monetaria - l’Unione Europea dei Pagamenti (Uep) prima e l’Accordo
Monetario Europeo (Ame) - che svolsero una funzione di collegamento
tra le monete europee e di regolamento dei pagamenti tra i paesi aderenti
. Con il sistema dell’Uep
4
ciascuna banca centrale effettuava i pagamenti
in valuta per conto delle altre banche centrali, facendo loro credito per un
mese. Alla fine del mese le banche centrali comunicavano i saldi alla
Banca dei Regolamenti Internazionali
5
che operava le compensazioni. Si
venne così a sostituire ad un complicato sistema di regolamenti bilaterali,
un sistema multilaterale di regolamento degli scambi internazionali; tutto
ciò ebbe effetti molto positivi sull’attività commerciale tra i Paesi
europei.
4
Le premesse per la costituzione dell’Uep furono, sul piano mondiale, gli accordi di Bretton
Woods, e sul piano europeo, la costituzione dell’European recovery program (Programma di
recupero europeo) e dell’Oece (Organizzazione Economica per la cooperazione Europea).
5
La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) era stata fondata nel 1930 per regolare i
trasferimenti che la Germania doveva fare alle potenze vincitrici della guerra. I suoi compiti si
estero sino a comprendere il ruolo di agente e fiduciario delle banche centrali dei Paesi membri.
13
L’Accordo Monetario Europeo consisteva nella regolamentazione
dei pagamenti sulla base di uno schema che prevedeva la cooperazione e
l’assistenza finanziaria reciproca delle banche centrali aderenti
all’accordo. Alla fine del 1972, come conseguenza del crollo del sistema
dei cambi fissi e dei nuovi progetti di collaborazione europea, l’Ame
venne abbandonato
6
.
L’input di avvio per la creazione dell’Unione Europea (UE), può
essere considerato il “Piano Schuman”, il cui nome fu dovuto al ministro
degli esteri francese, Robert Schuman, che lo propose nel maggio del
1950
7
. L’obiettivo del piani Schuman non fu semplicemente quello di
mettere in comune le risorse europee nella produzione di acciaio e
carbone, bensì quello di creare un unione economica fra gli stati europei.
Il “Piano Schuman”, portò alla creazione della Comunità Europea del
Carbone e dell’Acciaio (CECA), il cui trattato fu firmato a Parigi
nell’aprile del 1951.
La seconda tappa per la creazione dell’UE può considerarsi il
trattato firmato a Roma il 25 marzo del 1957 che portò alla creazione
della Comunità Economica Europea (CEE) e dell’EURATOM. Si
gettarono in tal modo le basi per la creazione di un unione doganale e di
6
Cfr. M. GUGLIELMINA TENAGLIA AMBROSINI “La moneta e l’Europa: da Bretton Woods
a Maastricht, e oltre”, G. Giappichelli editore - Torino 1996 pp. 33-46
7
Per una sintesi delle tappe che hanno condotto all’UE, cfr. tabella n°1, pag.15.
14
un mercato comune in cui avrebbero avuto libera circolazione le merci, i
servizi, i capitali e le persone
8
.
Gli obiettivi della CEE possono trarsi dalla lettura dell’articolo 2
del trattato di Roma. Infatti, tale articolo recita: “La comunità ha il
compito di promuovere, nell’insieme della Comunità, mediante
l’instaurazione di un mercato comune e di un’unione economica
l’attuazione delle politiche e della azioni comuni, uno sviluppo
armonioso ed equilibrato delle attività economiche, una crescita
sostenibile, non inflazionistica e che rispetti l’ambiente, un elevato grado
di convergenza dei risultati economici, un elevato livello di occupazione
e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della
vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra gli stati
membri.”
9
In poche parole, con la creazione della CEE e dallo spirito del
trattato di Roma emerge la volontà di costruire un mercato europeo
effettivamente libero, con l’impegno di rimuovere i vincoli esistenti alla
circolazione delle merci, l’abolizione delle forme di protezionismo e
delle discriminazioni a carattere nazionale.
La nascita di una comunità composta da paesi economicamente
forti creò delle opposizioni all’interno dell’Europa e da parte dei paesi
8
Cfr. ANTONIO VERRILLI - STEFANO MINIERI “L’integrazione europea dopo Maastricht”
IV Edizione, edizione Simone, 1998, pp. 5-12.
15
extracomunitari. All’interno dell’Europa il maggiore oppositore fu il
Regno Unito, che avendo legami economici e commerciali molto stretti
con un gruppo più ampio di stati era contrario alle disposizioni vincolanti
con cui nasceva la nuova comunità, e a sua volta propose una zona di
libero scambio.
Nei confronti dei paesi extracomunitari venne adottata la cosiddetta
tariffa esterna, la presenza della comunità non produsse quegli effetti
discriminatori verso i paesi terzi che si pensava si sarebbero verificati;
anzi il miglioramento del tenore di vita e l’incremento della domanda dei
paesi comunitari ebbero effetti espansivi anche nei confronti degli
scambi con il resto del mondo.
Una volta creata l’unione doganale, nella prima metà degli anni
ottanta, fu necessaria una revisione della struttura e degli obiettivi delle
comunità, tale revisione partì dalla commissione Delors e sfociò
nell’adozione dell’Atto Unico Europeo, entrato in vigore il 1° luglio del
1987
10
. Lo scopo prefissato nell’atto unico fu la realizzazione, entro il 31
dicembre del 1992 del “Mercato unico”, ossia: uno spazio senza frontiere
interne, nel quale è assicurata la libera circolazione delle merci, delle
persone, dei servizi e dei capitali. Inoltre, l’Atto Unico prevedeva come
scopi i seguenti:
9
Cfr. trattato di Roma del 25 Marzo 1957 art.2.
10
Per una sintesi degli atti più importanti nella collaborazione europea vedasi tabella n°2 pag.19.
16
™ la ricerca di una coesione economica;
™ il miglioramento della politica sociale;
™ il rafforzamento della coesione monetaria.
In vista del raggiungimento dell’obiettivo del 1993, cioè
dell’entrata in vigore dell’Atto Unico Europeo, le istituzioni comunitarie
avevano avviato i contatti che poi sarebbero sfociati nella firma del
trattato di Maastricht, il cui fine è quello di una completa unione
economica e monetaria entro la fine del secolo. Al trattato sono aggiunti
protocolli e dichiarazioni che definiscono: lo statuto del Sistema Europeo
delle Banche Centrali, dell’Istituto Monetario Europeo e della Banca
Centrale Europea.
Il trattato è articolato nelle seguenti sezioni:
1) disposizioni comuni, il cui compito è quello di organizzare in modo
coerente e solidale le relazioni tra gli Stati membri e i loro popoli.
L’Unione si prefigge i seguenti obiettivi:
a) promuovere un progresso economico e sociale e un elevato livello di
occupazione e pervenire a uno sviluppo equilibrato e sostenibile, in
particolare mediante la creazione di uno spazio senza frontiere interne, il
rafforzamento della coesione economica e sociale e l’instaurazione di
un’unione economica e monetaria che comporti a termine una moneta
unica;
b) affermare la sua identità sulla scena internazionale,..............................;
17
c) rafforzare la tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini dei suoi stati
membri mediante l’istituzione di una cittadinanza dell’unione;
d) conservare e sviluppare l’unione quale spazio,.................., in cui sia
assicurata la libera circolazione delle persone, insieme a misure
appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere
esterne..................;
11
2) Modifiche al trattato CEE; si è voluta estendere l’azione della
comunità ad altri campi oltre quello delle relazioni economiche e cioè:
a)instaurazione di un’unione economica e monetaria,
b)istituzione di una cittadinanza europea,
c)affermazione del principio di sussidiarietà, secondo il quale la
comunità può intervenire quando non possono gli Stati membri o
quando è preferibile un’azione comune;
3) Modifiche ai trattati CECA ed EURATOM: per i trattati CECA ed
EURATOM sono previste le stesse modifiche del trattato CEE;
4) Disposizioni relative alla politica estera e di sicurezza comune,
5) Disposizioni relative alla cooperazione giudiziaria e di polizia in
materia penale: l’apertura delle frontiere tra i diversi paesi comunitari ha
posto l’esigenza di una cooperazione tra i vari stati per il controllo
frontaliero, e vi rientra anche la costituzione di un Ufficio Europeo di
Polizia (Europol);