Introduzione
Lo sport e il mondo che lo caratterizza sono una realtà importante fatta di
miti, storia, campioni, atleti, squadre, manager, allenatori, allenamenti, gare,
pubblicità, giornalismo, televisione. Questa lista dà un'idea immaginaria di
quanto lo sport faccia ormai parte della nostra realtà quotidiana e
dell'importanza che ha assunto a livello mediatico.
Gli eventi mediali sono stati suddivisi in tre categorie
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: Competizioni,
Conquiste, Incoronazioni. Lo sport, in particolare, fa parte delle
Competizioni, intese come quell'insieme di eventi che vanno dalla Coppa
del Mondo ai dibattiti presidenziali, dalle Olimpiadi alle udienze del
Watergate, cioè di quell'insieme di eventi che vanno dallo sport alla politica.
Del mondo dello sport, andremo ad analizzare l'ambito che riguarda il
giornalismo sportivo, partendo dalla storia fino ad arrivare a come questo
fenomeno abbia, in parte, contribuito ad avviare mutamenti a livello sociale.
Ma in particolare di quell'aspetto del giornalismo sportivo che riguarda il
rapporto tra protagonisti della stampa ed atleti.
"Prometto: non voglio criticare i giornalisti, ma esporre il mio punto di
vista. Parlo di alcune controprestazioni a Torino 2006. Giorgio Rocca, dato
da tutti come sicuro vincitore o comunque medagliato,ha fatto fiasco.
Carolina Kostner, dalla quale ci si attendeva una medaglia, è caduta ancor
prima di entrare nel vivo dell'esibizione. Fusar Poli-Margaglio, partiti in
punta di piedi e quindi esenti da pressioni, erano in testa dopo la prima
parte del programma, quindi, divenuti anch'essi, come i precedenti atleti
elencati, oggetto di attenzioni speciali da parte dei media, sono incappati in
una caduta che ha pregiudicato irrimediabilmente la loro corsa al podio.
Aggiungiamo Simonato, Piller Cottrer, Paruzzi, le sorelle Fanchini e Max
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Daniel Dayan, Elihu Katz, Le grandi cerimonie dei media, Baskerville, 1995, pag 29-31
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Blardone: stessa musica. Mi chiedo allora se non sia più opportuno
alleggerire la pressione intorno a certi personaggi proprio mentre si
avvicina una competizione nella quale sono impegnati. Con l'avvicinarsi dei
Mondiali di calcio comincio a toccare ferro sentendo che molti ci danno
come i rivali più accreditati del Brasile. L'errore è considerare la cosidetta
"pressione" come elemento frenante o peggio. Molti atleti, soprattutto quelli
più solidi, sanno trasformare l'ansia da prestazione, perchè è di questo che
stiamo parlando, in energia positiva. Arrivare a fari spenti può essere
allora un'arma a doppio taglio. Come vede, sbaglieremmo in ogni caso.
Un'ultima riflessione. Spesso sono proprio alcuni atleti che autoalimentano
qualche pressione di troppo: siti internet, procuratori, agenti,
presenzialismo esagerato...".
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Questa è una riflessione di Arturo Franchi, giornalista e vice-direttore della
Gazzetta dello Sport, che esprime il punto di partenza della tesi. La
pressione che i giornali, programmi televisivi, internet, creano intorno ad
atleti di spicco delle nostre nazionali, tale da poter influire sulla loro
prestazione sportiva.
Come citato da Arturo Franchi, in questo estratto pubblicato dopo le
Olimpiadi invernali di Torino 2006, gli atleti che si sono trovati ad
affrontare situazioni di questo tipo sono molteplici, Carolina Kostner
durante le Olimpiadi di Torino nel pattinaggio di figura, Giorgio Rocca
nella stessa competizione ma nello sci nello slalom speciale, ma anche atleti
di altri sport quali Filippo Magnini capitano della nazionale di nuoto in
numerose occasioni, Roger Federer, per lungo tempo il numero uno del
tennis mondiale, Andrew Howe Besozzi alle Olimpiadi di Pechino 2008 nel
salto in lungo e nei 200m piani, Tania Cagnotto ai Mondiali di Melbourne
nel 2007 nei tuffi. Tra i tanti atleti che hanno dovuto affrontare queste
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Arturo Franchi, "La pressione che sgonfia" pubblicato in Gazzetta dello Sport, del 1
marzo 2006.
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situazioni di crisi sportiva, verranno analizzati i casi di Tania Cagnotto ai
Mondiali di Melbourne 2007, Carolina Kostner alle Olimpiadi di Torino
2006 e infine Enrico Fabris nel pattinaggio di velocità alle Olimpiadi di
Vancouver 2010. I tre casi, come si vedrà in seguito, rappresentano
un'escalation, si partirà da un caso più semplice, quello di Tania Cagnotto, a
quello di Fabris che da grande campione alle olimpiadi torinesi del 2006,
dove ha conquistato tre medaglie, passerà alla totale disfatta di Vancouver
dove non solo non ha conquistato neanche una medaglia, ma si posizionerà
nelle zone basse della classifica.
In questo percorso sarà fondamentale anche il ricorso alla psicologia dello
sport, una disciplina che studia gli aspetti psicologici, sociali, pedagogici e
psico-fisiologici dello sport. In particolare, i sui studi, si focalizzano sulla
preparazione mentale ottimale dell'atleta per far sì che esso possa
ottimizzare la prestazione sportiva incrementando l'attenzione, la
concentrazione, la gestione dello stress e dell'ansia. In questo quadro la
pressione giornalistica si presenta come un fattore che distoglie l'attenzione
e fa aumentare la sensazione di ansia e stress contribuendo a deconcentrare
l'atleta.
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Capitolo 1
Il Giornalismo sportivo
Il giornalismo sportivo italiano, nel corso della sua storia e dalla sua
evoluzione, rappresenta delle caratteristiche peculiari rispetto al panorama
di altri paesi. In questo primo capitolo verrà analizzata la sua nascita e i suoi
cambiamenti fino ad arrivare ai giorni nostri non solo dal punto di vista
storico ma anche sociale; lo sport è diventato infatti una realtà che coinvolge
l'interà società stando alla base di trasformazioni in ambito di linguaggio per
esempio o dei mezzi di comunicazione di massa.
1.1. Storia ed evoluzione del giornalismo sportivo in Italia
L’Italia si configura come il paese nel quale, sulla stampa quotidiana, si è
più scritto di sport. Questo deriva da una peculiarità che non registra casi
analoghi altrove: in ordine di apparizione, hanno movimentato il panorama
della stampa sportiva italiana quattro storici quotidiani: la “Gazzetta dello
Sport”, fondata nel 1896 e divenuta quotidiano nel 1919; il “Corriere dello
Sport” di Roma nato nel 1924 divenuto quotidiano dal 1927; “Stadio” di
Bologna (fondato nel 1945, quotidiano dal 1948) e il torinese “Tuttosport”
(anch’esso fondato nel 1945 e divenuto quotidiano nel 1951). Quattro testate
che si sono ridotte a tre, dando vita alla situazione attuale, dal’11 settembre
1977, quando venne realizzata l’iniziativa di Francesco Amodei,
proprietario del “Corriere dello Sport” e da poco tempo nuove editore di
“Stadio”, di fondere le due testate in un unico prodotto editoriale.
Per storia e tradizione il quotidiano sportivo si era sempre presentato al
lettore, fino ai primi anni sessanta, come un “Quotidiano di risultati”. Il
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resoconto di qualunque avvenimento riconducibile ad un evento sportivo,
con risultati, cronache e precisa documentazione sulla manifestazione,
trovava infatti piena cittadinanza sulle pagine di giornali graficamente molto
castigati, soprattutto la “Gazzetta” e “Stadio”, e che presentavano un
linguaggio essenzialmente tecnico: articoli lunghi, che spesso cominciavano
già in prima pagina, in cui trionfavano il tecnicismo ed uno stile ricco di
figurazioni retoriche e metaforiche. La titolazione, poi, si presentava piatta e
didascalica: l’intento del quotidiano era quello di presentare al pubblico
risultati e vincitori senza alcuna attenzione ed una titolazione minimamente
calda o al commento.
Un quotidiano che, al di là delle incursioni di sport “minori” come lo sci,
che apparivano in prima pagina giovandosi dell’importanza di eventi
internazionali, manteneva ancora l’antica congenialità con quello che da
sempre, era considerato lo sport nazional-popolare per eccellenza: il
ciclismo. A ruota seguivano il calcio, sempre più seguito, e il pugilato, più
frequente sulle pagine del “Corriere dello Sport”, che però era avviato ad
una crisi inarrestabile. Uomo simbolo di quel tipo di giornalismo sportivo
era Gianni Brera, “uno scrittore prestato al giornalismo” come scrisse
Beniamino Placido su “La Repubblica”.
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Beniamino Placido, in La Repubblica , del 20 dicembre 1992.
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Il decennio Sessanta segna i primi importanti cambiamenti alla guida dei
due quotidiani sportivi più venduti. Dall’aprile del 1960, alla direzione della
“Gazzetta”, viene chiamato Gualtieri Zanetti, mentre al “Corriere”, nel 1966
torna direttore Antonio Ghirelli. A Milano Zanetti, il cui padre Giovanni era
stato segretario della Federcalcio, diventa artefice di un cambiamento
epocale: nel giro di pochi mesi la “Gazzetta” che, nacque dalla fusione di
due fogli specializzati di argomento ciclistico, spostava definitivamente il
focus del giornale sul calcio, che da allora divenne l’argomento cardine del
quotidiano sportivo. La Gazzetta riportava ancora le notizie di tutti gli sport,
ma Zanetti ne aveva cambiato il peso specifico, sia in prima pagina, dove il
calcio apriva quasi quotidianamente il giornale, che in quelle interne. Lo
stesso spazio dedicato al calcio nelle pagine interne era del resto talmente
cresciuto che, da solo, arrivava ora a pareggiare in genere il numero di
quelle dedicate agli altri sport messi insieme: la svolta di Zanetti seguiva,
intelligentemente, lo sviluppo delle varie discipline sportive presso il
pubblico. Finita l’era del campionissimo Coppi, di Bartali e Magni, il
ciclismo perdeva colpi così come il pugilato: la boxe italiana, intesa come
movimento, era al culmine della crisi, e del calo degli altri sport messi
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Illustrazione1: La Gazzetta dello Sport prima
di Zanetti (29 luglio 1952)