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1. Il turismo oggi
1.1 Le origini del turismo
Abbiamo superato un frate e un soldato - le due maledizioni dell’Italia, ciascuna
a suo modo - che camminavano con fare amichevole, l’uno accanto all’altro.
( Nathalie Hawthorne, 1858 ).
Per tre secoli l’Italia ha rappresentato la meta prediletta dei viaggiatori europei,
paradiso della cultura e dei sensi, con le reliquie del passato, il clima e le bellezze
paesaggistiche.
E’ così che il 700 fu il secolo d’oro per il Grand Tour. Era il viaggio
dell’iniziazione all’età adulta dei giovani della nobiltà inglese, accompagnati da tutors
più forniti d’anni e di esperienza; aveva la durata di circa tre anni e attraverso percorsi
consolidati prevedeva una sosta iniziale a Parigi di almeno sei mesi, durante la quale il
“nobile rampollo” veniva a contatto con la cultura e i costumi dominanti dell’epoca. Il
percorso proseguiva verso sud, attraverso varie tappe che immancabilmente
comprendevano Firenze, Roma e Venezia, e poteva arrivare anche fino a Napoli.
Ecco allora che la presenza degli italiani in questo nostro paradiso risultava al
viaggiatore quasi sempre fastidiosa ed ingombrante, a meno che essi non si
travestissero da comparse consone ad uno scenario fittizio.
Nascono così quegli stereotipi, talvolta veri, che ancora oggi condizionano la
percezione del nostro modo di vivere agli occhi degli stranieri. E così i giovani
potevano godere le bellezze artistiche, paesaggistiche, culinarie e … femminili offerte
allora dal nostro tribolato paese.
Si stava via via affermando un tipo di turismo di svago, come divertimento e
piacere, il più delle volte mascherato da fini nobili e culturali.
Il ciclone napoleonico interruppe e modificò queste pratiche turistiche nel corso del
XIX secolo. Durante il periodo della Restaurazione i nobili ed ancor più i regnanti
venivano emulati nelle loro scelte dalla classe borghese, unica a praticare il turismo
che, per non essere da meno dell’aristocrazia, soggiornava nelle loro stesse località.
Ecco allora che le terme di Vichy o Plombières devono il loro successo alla
presenza di Napoleone III, l’imperatrice Eugenia lega il suo nome al successo di
Biarritz e la regina Vittoria a Mentone, così come la regina Margherita per Gressoney
o Giorgio IV per Brighton e non ultima Sissi a Merano.
1.2 Lo sviluppo
Dobbiamo però attendere fino agli anni del primo dopoguerra del XX secolo
perché avvenga la trasformazione da fenomeno elitario a pratica diffusa.
Vari sono i cambiamenti intervenuti nella società in questo periodo: le ferie
retribuite (1924), un miglioramento delle condizioni socio-economiche, un impulso sia
della motorizzazione che dei trasporti pubblici.
Assistiamo inoltre, nel periodo tra le due guerre, al fenomeno che può essere
definito “inversione della stagionalità”. Fino ad allora il clima mite da ottobre a maggio
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era ricercato dagli hivernants in riva al mare, mentre l’afa veniva combattuta tra i
monti da giugno a settembre, nei periodi di mezza stagione il soggiorno termale
riscuoteva consensi e, come le altre pratiche turistiche, aveva delle giustificazioni
terapeutiche.
Assistiamo addirittura ad una modificazione lessicale: la parola tedesca kursaal che
stava a significare sala di cura, era arrivata in Italia da Parigi riferendosi inizialmente
agli stabilimenti termali, ma diventando questi dei luoghi di ritrovo, musica e danze,
aveva visto modificare il suo significato nel senso corrente di luogo di divertimento.
Ci pensò Coco Chanel ad invertire le abitudini: l’abbronzatura che fino ad allora
veniva esibita da braccianti e manovali, venne ricercata come tangibile effetto di
vacanze godute al sole; allo stesso modo la montagna offrì il meglio di sé stessa nella
stagione invernale offrendo fianchi innevati ai praticanti dello sci.
E’ con il secondo dopoguerra che in Europa prende avvio il turismo di massa, pur
se limitato ancora ad una fruizione nazionale. Toccherà poi ai decenni successivi
(60/70) veder nascere un turismo internazionale e poi intercontinentale.
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Con il boom economico degli anni ‘60 nelle case degli italiani cominciano ad
entrare moderni elettrodomestici come televisori e frigoriferi e contemporaneamente le
famiglie iniziano ad usufruire delle vacanze in massa nel mese di agosto. Le possibilità
economiche di questo periodo fanno si che la vacanza sia un evento raro e si possa
ripetere una sola volta nel corso dell’anno e, comunque, soltanto d’estate. Anche i dati
ufficiali vengono raccolti con una certa parsimonia per cui le prime rilevazioni ISTAT
del ‘59 e ‘66 escludono le gite di fine settimana, le gite e viaggi turistici o di altra
natura, le escursioni o le scampagnate di durata inferiore ai tre giorni. Sarà solamente
dal 1985 che un’indagine inizierà e rilevare vacanze brevi e viaggi per altri motivi
(lavoro, studio, convegni, visite a parenti e amici) che rappresentano una quota
significativa del modo di viaggiare.
Fino agli anni ‘80 le ferie d’agosto, per quasi tutti, diventano sacre con l’obiettivo
non tanto di viaggiare quanto di concedersi un riposo dal lavoro e poter godere del
livello di benessere raggiunto. Ecco allora che lunghi serpentoni di auto si incolonnano
nei giorni da “bollino rosso” per raggiungere le mete balneari più frequentate in Emilia
Romagna o Veneto, via via tralasciate dal turismo dei “vip”.
E’ proprio nel corso degli anni ‘80 che va affermandosi un tipo di turismo
rampante volto a dimostrare con il viaggio il raggiungimento di un certo gradino
sociale e a farlo percepire al proprio gruppo di appartenenza.
Sono gli anni in cui quasi la metà degli italiani vanno in vacanza ma inizia una
divaricazione sulla scelta delle mete. Accanto alla famiglia tradizionale che sceglie il
mare di casa nostra, molti altri, anche a costo di sacrifici, ricercano la vacanza lontana
o esotica e per sottolinearlo abbondano poi in foto e souvenirs.
Con gli anni ‘90, complice la crisi, si attenua il fenomeno dell’ostentazione del
decennio precedente e lascia il posto ad una crescita culturale accompagnata dalla
consapevolezza di sentirsi cittadini di una più ampia parte del mondo. Il viaggio
diventa un patrimonio comune senza distinzione di ceto sociale o di età, difficile
pensare di non fare un periodo di vacanza ed anche, possibilmente, non in agosto.
Ed eccoci entrati nel terzo millennio, con un tragico inizio per gli eventi dell’11
settembre 2001, che dal punto di vista turistico, produrranno una fase recessiva anche
per il comparto del turismo.
Ma con questo secolo si consolidano due fenomeni destinati a scompaginare le
carte del turismo mondiale: l’uso generalizzato di internet e la diffusione capillare dei
voli low-cost.
La carta geografica, in particolare l’Europa, subisce l’effetto che ha il lavaggio in
acqua calda di un capo di lana: si restringe, e così le distanze non si misurano più in
chilometri ma in ore e minuti.
Numerosi abitanti di almeno otto città inglesi collegate da Rayanair sbarcano
all’aeroporto di Bergamo nei periodi dei saldi, percorrono il sottopasso dell’autostrada
e fanno shopping all’Orio Center, rientrando la sera nelle città di provenienza.
Un piccolo esempio personale. Lo scorso autunno, con volo a prezzi stracciati,
sono partito con amici da Orio al Serio alle 8.35 della domenica per entrare alle 11.30
nel Parlamento di Budapest con visita guidata in italiano, avendo già depositato i
bagagli in hotel del centro città. Volo, transfer, hotel e visita guidata erano stati
organizzati senza grossi problemi dal computer di casa. Se per me, non più giovane,
ogni volta è una sorpresa ed una scoperta, per le nuove generazioni questa è la norma
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che porta alla nascita di nuovi turisti e nuovi turismi.
Assistiamo così ad una trasformazione nel comportamento del turista che se
precedentemente veniva caratterizzato dalle quattro “s” (sun, sand, sea, sex) oggi può
essere sintetizzato con tre “l” (landscape, leisure, learning). (Ejarque, 2003).
Ecco allora che accanto al turista di massa tradizionale si stanno formando due
nuove figure divergenti: i nuovi-turisti ed i post-turisti.
“ Il nuovo-turista persegue nelle sue vacanze l’estetizzazione della vita quotidiana e
del viaggio, l’intellettualizzazione degli incontri personali, il cosmopolitismo delle
esperienze turistiche, la desincronizzazione dei tempi e la richiesta di relazioni
personalizzate: è un turista esigente nei confronti della qualità del servizio e dell’offerta
culturale proposta e vuol essere protagonista e non solo consumatore dell’esperienza
turistica. E’ lui il target principale del marketing turistico della nostra epoca perché
offre potenzialità promettenti”. (Bagnoli, 2006).
Il post-turista si dimostra poco sensibile al richiamo dell’autentico e genuino,
ritenendo il mondo una sorta di palcoscenico con una immensa varietà di spettacoli
sufficiente a soddisfare le proprie aspettative culturali, estetiche e spirituali, il tutto
concentrato in un breve arco di tempo e in uno spazio ridotto. E’ un turista abituato
all’abbondanza invasiva dei media e libero dai lacci psicologici della cultura alta e
ricerca il piacere fine a se stesso. Il mondo nella sua visione è stato trasformato in un
unico parco di divertimento. Ecco allora che per tanta parte dei tre milioni di turisti
italiani ma anche tedeschi e olandesi la meta del viaggio non è più il Lago di Garda ma
diventa Gardaland!
1.4 I dati del turismo
Con lo sviluppo turistico avvenuto dopo seconda metà del secolo scorso, prese
corpo la necessità di creare le basi per una lettura, misurazione e quantificazione delle
componenti della domanda e dell’offerta turistica così da ottenere una comparabilità
univoca dei dati indispensabile sia per lo studio che per la gestione del turismo.
La Conferenza internazionale del turismo di Roma nel 1963 organizzata dall’ONU
mise a punto una definizione di turismo e di visitatori che vennero recepite dai
maggiori paesi generatori e ricettori di flussi turistici. Successivamente, nel corso della
Conferenza di Manila del 1980, le stesse definizioni vennero estese al territorio
domestico.
Il visitatore è chiunque si rechi dal proprio paese di residenza a uno diverso per
qualsiasi motivo tranne che per lavoro retribuito.
Un’ulteriore suddivisione venne effettuata per definire il turista nel caso in cui la
permanenza effettuata per motivi essenzialmente di leisure fosse superiore alle 24 ore e
l’escursionista per quanti, con le stesse motivazioni, effettuassero una permanenza
inferiore alle 24 ore.
L’UNTWO (United Nation Tourist World Organisation) mise a punto la
definizione di turista come “ chiunque viaggi verso luoghi diversi da quello in cui ha la
residenza abituale, al di fuori dal proprio ambiente quotidiano, per il periodo di almeno
una notte ma non superiore ad un anno e il cui scopo sia diverso dall’esercizio di
un’attività remunerata nel luogo dove si reca”. Vennero così inclusi i viaggi per
vacanza, cultura, sport, visite, meeting per scopo professionale, per salute e benessere,