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Introduzione
La forma dell’acqua. Questa espressione, contenente al suo interno
un’evidente contraddizione, costituisce il fulcro concettuale
della presente tesi. L’acqua è uno degli elementi in natura che
non presenta alcun tipo di forma propria e che si impossessa
della forma di ciò che la contiene. La tesi affronta questo tema
progettuale attualizzando e valorizzando la forma che l’acqua ha
assunto nel complesso termale S. Venera di Acireale (CT), edificio
a destinazione specialistica realizzato negli ultimi decenni
dell’Ottocento.
Il barone Agostino Pennisi di Floristella è stato, infatti,
l’artefice di un processo di valorizzazione di questa risorsa,
costituita dalle acque naturali presso la sorgente di Santa
Venera al Pozzo, che caratterizzavano l’area archeologica tuttora
esistente. Bisogna considerare però che fin dal progetto originario
l’acqua non era visibile una volta entrati nel centro termale e lo
scopo che le veniva attribuito era solamente di ordine funzionale.
Essa, infatti, era sfruttata attraverso l’utilizzo di appositi
macchinari e delle vasche individuali per scopi propriamente
terapeutici. L’ipotesi progettuale elaborata muove dall’intento
di celebrare l’importanza delle acque naturali provenienti dalla
sorgente anche dal punto di vista simbolico: l’acqua deve assumere
un ruolo da protagonista nelle nuove terme e divenire un elemento
cardine della progettazione dello spazio architettonico, un filo
conduttore dell’intero progetto di valorizzazione.
La valenza storico-culturale dell’edificio ottocentesco, da un
lato, e le nuove esigenze funzionali e ambientali, dall’altro,
richiedono un confronto tra antico e nuovo, tra conservazione e
innovazione, in uno scenario di sostenibilità ambientale.
L’iter metodologico seguito per l’elaborazione del progetto ha
contemplato un processo conoscitivo dell’esistente caratterizzato
da differenti piani di lettura del complesso termale; attraverso
la messa a sistema dalle analisi condotte (istanza culturale,
stratificazioni costruttive, stato di conservazione, prestazioni
tecnologiche), è stata definita inizialmente la strategia
progettuale e successivamente il progetto nei suoi aspetti
formali, funzionali e tecnologici in regime di integrazione e
coerenza.
Il testo è suddiviso in due parti che fanno riferimento al
processo conoscitivo e al processo progettuale.
La prima parte presenta sette capitoli: i primi sei, come si è
detto, costituiscono la descrizione del complesso termale da
differenti punti di vista, mentre l’ultimo relaziona sullo stato
di conservazione.
Prima di procedere alla conoscenza specifica del complesso termale
di S. Venera, si è ritenuto opportuno elaborare una sintetica
trattazione sulla genesi e sull’evoluzione del rapporto tra le
terme e l’architettura, al fine di studiare il mutare delle
tipologie e delle funzioni e comprendere il ruolo sociale dei
complessi termali nel corso dei secoli.
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Successivamente è stata svolta un’indagine storico-urbanistica
della città di Acireale per comprendere l’evolversi della trama
urbana e delle peculiarità del territorio acese.
Segue lo studio della storia termale di Acireale che ha fatto
emergere l’importanza della risorsa acqua all’interno del processo
di sviluppo economico e sociale della città, dato l’interesse che
essa ha suscitato sin dall’epoca romana.
Gli studi successivi che riguardano nello specifico il complesso
termale di S. Venera sono così articolati: analisi diacronica
delle vicende costruttive, descrizione geometrico-spaziale,
descrizione dell’apparecchiatura tecnico-costruttiva, lo stato
di conservazione.
L’analisi diacronica delle vicende costruttive, elaborata con il
supporto di fonti archivistiche, documentarie, iconografiche e
bibliografiche, ha messo alla luce la compresenza di interventi
di periodo differente, alcuni rispettosi e in armonia con
l’edificio originario, altri completamente distanti dalla
vera essenza del manufatto edilizio.
La descrizione geometrico-spaziale, utile per definire la
configurazione attuale dell’edificio, è stata possibile grazie
all’elaborazione del rilievo geometrico-spaziale.
Il confronto tra le indagini archivistiche e gli esami visivi
ha consentito la comprensione dell’apparecchiatura tecnico-
costruttiva e dello stato di conservazione: in tal modo si è
potuto definire un quadro completo relativo a materiali, tecniche
costruttive e fenomeni di degrado del fabbricato.
La seconda parte del testo tratta gli aspetti prettamente
progettuali, suddivisi anch’essi in più temi, sebbene facciano
parte di un’unica strategia progettuale.
Il progetto di rifunzionalizzazione coniuga le scelte compositive
e funzionali per il complesso termale S. Venera con una strategia
di più ampio respiro, che programma un riutilizzo dei vari beni
di proprietà delle terme in maniera integrata.
Il progetto tecnologico si occupa degli aspetti tecnici,
finalizzati anche al rispetto dei principi di sostenibilità
ambientale attraverso l’impiego di materiali ecocompatibili, la
riciclabilità dei materiali a fine vita, la riduzione dei consumi
energetici grazie all’illuminazione naturale e alle prestazioni
termiche di chiusure verticali e copertura, il riutilizzo dei
materiali da C&D, il recupero e riciclo delle acque meteoriche.
Il progetto cerca inoltre di raggiungere il delicato equilibrio
tra conservazione ed integrazione del nuovo, affrontando la
problematica legata alle scelte se liberare, per ricercare
l’integrità originaria, o conservare le stratificazioni edilizie
che nel tempo hanno trasformato e ampliato l’edificio.
Infine si sono illustrate le scelte tecniche più opportune per
restaurare e reintegrare l’apparecchiatura lapidea di facciata
nel rispetto dei requisiti fondamentali del restauro: minimo
intervento, compatibilità, reversibilità (ove sia possibile) e
riconoscibilità.
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1.1_L’uomo e l’acqua
“L’acqua è il principio di tutte le cose”. Il filosofo Talete
già tra il VII e il VI secolo a.C. aveva colto l’importanza
vitale dell’acqua, intesa come fonte e sostanza della realtà.
«L’acqua è prima di tutto sopravvivenza e necessità, ma
è anche mistero ed incanto, simbolo per l’uomo di vita e
di morte, elemento fondante della percezione dei luoghi e
dello spazio»
1
. In effetti l’acqua è considerata elemento
cardine sia per la sussistenza dell’uomo che per lo sviluppo
della civiltà. La presenza dell’acqua, infatti, ha da sempre
influenzato e favorito la nascita di molti insediamenti.
Inoltre l’uomo, sin dall’antichità, ha considerato l’acqua
un elemento sacro, un dono degli dei, poiché dotata di virtù
“magiche” capaci di garantire protezione e guarigione dalle
malattie, come testimoniato da numerosi miti e leggende
relativi alla guarigione di malattie dell’anima e del corpo
ad opera di acque miracolose.
L’acqua quindi, grazie alle sue proprietà terapeutiche, è
sempre stata legata alla cultura del benessere sia fisico che
psichico dell’uomo, di conseguenza costituisce l’elemento
fondante della storia delle terme.
«Il termalismo, come architettura dell’acqua, si nutre di
rimandi impliciti ed espliciti di tale elemento, ampliandosi
in una prospettiva di equilibrio e ricongiungimento con una
parte di sé che coinvolge non solo i sensi ma anche la psiche»
2
.
Infatti il rapporto uomo-acqua si può definire globale, in
quanto avvolge l’uomo nella sua totalità. Le motivazioni di
questo legame simbiotico e di questa attrazione incessante
sono sicuramente molteplici. L’acqua è, per l’uomo, simbolo
di vita, rinascita e purificazione. Risulta impossibile
scindere, nell’utilizzo termale, l’aspetto più tecnico,
legato alle cure mediche, dall’approccio spirituale.
«Risultato di una tensione alla totalità e al simbolo, le
terme e i complessi balneari affondano le proprie radici
nella storia dell’umanità rappresentando un filo comune che
lega costumi e tradizioni differenti in aree geografiche
spesso lontane»
3
.
Da questa premessa emerge la necessità di ricostruire la
storia del termalismo, ripercorrendo le tappe del rapporto
fisico e spirituale dell’uomo con l’acqua, per comprendere
l’evolversi di mezzi e tecnologie, pur rimanendo immutati
significati ed esigenze.
1 Cipullo F., Faroldi E., Vettori M. P. (2007), Terme e architettura. Progetti
tecnologie strategie per una moderna cultura termale; Maggioli Editore, Dogana
(Repubblica di San Marino), pag. 11.
2 Ibidem.
3 Ibidem.
1. Tempio di Asclepio 2. Abato 3. Tolo 4.
Stadio 5. Albergo dei pellegrini 6. Teatro di
Epidauro 7. Ginnasio e templi minori
fig.1_Ricostruzione della zona
archeologica di Epidauro.
Fonte: Balme M., Borri T. F., Lawall
G., Miraglia L., Op. cit.
1.2_Le origini del termalismo e i bagni greci
Gli effetti benefici derivanti dall’utilizzo delle acque termali,
combinati alla presenza di aria calda, erano già riconosciuti
circa 3500 anni prima dell’era cristiana in Persia, in Egitto
e in altri paesi arabi. Ad esempio, gli assiri definivano il
medico come “colui che conosce l’acqua” e gli ebrei avevano
già ideato un sistema di riscaldamento dell’acqua attraverso
tubature che consentiva ai malati di compiere abluzioni
4
.
Per alcuni popoli come gli Egiziani, gli Indiani, gli Ebrei, i
Persiani, gli Assiri, i Greci, gli Etruschi e anche gli antichi
Germani, l’organizzazione dei bagni aveva delle peculiarità
diverse, poiché i bagni non erano solo legati alle abitudini,
ma anche alle differenti credenze e prescrizioni religiose.
5
I Greci, riconoscendo le doti benefiche e salutari delle acque,
furono i primi a realizzare degli spazi dove era possibile
praticare le cure termali. «Inizialmente le località termali
coincisero con le sedi di importanti luoghi sacri: ad esempio
nel tempio di Apollo
6
, a Delfi, venivano praticati bagni in
acque calde e vapori per ottenere la guarigione, in quanto
elementi ritenuti di origine sovrannaturale»
7
. Tuttavia il dio
salvatore e amante degli uomini, capace di proteggerli dalle
malattie e rendere loro la salute era il dio Asclepio
8
, a cui i
Greci dedicarono diversi santuari, tra cui il più importante,
per fama e per frequenza di pellegrinaggi, si trovava ad
Epidauro, nell’Argolide (Peloponneso nordorientale) e risale
al IV sec. a.C.
Il santuario (fig.1) si configurava come un recinto sacro,
racchiuso da mura con portici e propilei, con al centro il
grande tempio d’Asclepio contenente la statua crisoelefantina
del dio seduto. Accanto al tempio c’era l’abato (αβατον), una
4 Abluzione: Lavanda, lavatura del corpo o di altra cosa; soprattutto come atto
rituale (comune a molti popoli e religioni), consistente nell’immersione o infu-
sione con acqua di tutto il corpo o parte di esso, a scopo purificatorio. (www.
treccani.it)
5 Cfr. Donghi D. (1925), Manuale dell’architetto Vol. II Parte I Sezione I; Unio-
ne tipografica-editrice torinese, Torino, pag. 750.
6 Per i Greci Apollo era considerato il dio guaritore e medico.
7 Cipullo F., Faroldi E., Vettori M. P., Op. cit., pag.12.
8 Secondo il mito, Asclepio era figlio di Apollo e di Caronide, una donna mortale.
Poiché Caronide, mentre era incinta di Asclepio, fu infedele, il dio Apollo mandò
la propria sorella Artemide a ucciderla; ma, quando il cadavere della madre ardeva
già sul rogo, lo stesso Apollo le strappò dal grembo il bimbo non ancora nato.
Egli l’affidò poi al vecchio e saggio centauro Chirone, a cui ordinò di allevarlo
e di insegnargli l’arte di curar le malattie degli uomini, ma quando osò resusci-
tare un morto, Zeus lo fece morire fulminandolo. Asclepio era dunque in origine
un eroe mortale, e anche l’Iliade lo presenta infatti come un abilissimo medico,
ma successivamente fu considerato un dio, così come testimoniato dal poeta greco
Pindaro nelle Pitiche.
12 13
costruzione lunga e stretta in cui i pellegrini malati che
desideravano la guarigione dovevano dormire la notte; di
fronte sorgeva il tolo (η θολος), un edificio rotondo in cui
erano rinchiusi i serpenti sacri; a occidente del tempio si
trovava lo stadio; a sud del recinto sacro c’era l’albergo
(καταγωγιον) dei pellegrini; infine, oltre l’albergo, sul
fianco di una collina, era possibile ammirare il famoso teatro
di Epidauro. All’interno del recinto sacro erano presenti
anche un ginnasio ed alcuni templi minori.
Per tutto l’anno si svolgevano processioni, danze corali e
sacrifici, e ogni quattro anni si teneva una grande celebrazione
festiva, con competizioni atletiche, drammatiche e musicali.
I pellegrini che chiedevano ad Asclepio la guarigione dovevano
anzitutto purificarsi ritualmente, lavandosi con acqua, e
fare un’offerta; al calar della notte essi erano poi condotti
nell’abato, dove, secondo le testimonianze antiche, capitava
a volte che il dio gli apparisse in sogno. Le pareti del
tempio erano coperte da tavolette votive che testimoniavano
la gratitudine dei pellegrini guariti, dopo il soggiorno al
santuario, nei confronti del dio Asclepio.
9
A rendere concreta ed ufficiale la pratica della medicina
termale fu il greco Ippocrate, il medico più conosciuto
dell’antichità. Si attribuisce a lui il Corpus Hippocraticum,
prima opera di medicina scientifica della storia, composta
da 60 trattati che descrivono in maniera dettagliata gli
effetti curativi e salutari prodotti dalle acque termali
sull’organismo umano. L’opera contiene ampie parti dedicate
allo studio delle acque in senso scientifico: caratteri chimici,
organolettici, problemi igienici, uso dei bagni in varie
malattie, effetti del bagno caldo e freddo sull’organismo
umano, efficacia di terapia climatica e cure termali.
10
L’aspetto delle cure ad opera delle acque miracolose, legato
più alla sfera medica e religiosa, non portò alla costruzione
di spazi aventi come fine esclusivamente la pratica termale.
Tuttavia, grazie al gymnasion (γυμνασιον), nel periodo
ellenistico, in Grecia si avvertì l’esigenza di creare dei
luoghi in cui l’acqua era l’elemento protagonista; nascono
così i primi bagni pubblici. «Fu infatti il ginnasio che,
includendo il bagno integrale e la pratica natatoria nei
suoi regolari programmi, creò il contesto architettonico e
sociale per una definizione formale di quelli che sarebbero
divenuti i primi bagni pubblici, influenzando, nella sua
traduzione romana, lo sviluppo del modello termale»
11
.
I bagni termali, uniti al ginnasio, cominciano ad acquisire
9 Cfr. Balme M., Borri T. F., Lawall G., Miraglia L. (2000), Athenaze. Intro-
duzione al greco antico, Vol.II; Accademia Vivarium Novum, Avellino, pag. 41.
10 Cipullo F., Faroldi E., Vettori M. P., Op. cit., pag.12.
11 Idem, pp.12-13.
fig.2_Esempio di ginnasio greco.
Pianta del ginnasio di Priene (sec.
II a.C.), con annesso il bagno.
carattere identitario e valenza sociale. Il ginnasio greco
(fig.2), infatti, era composto da una palestra, da un bagno e
da un’esedra in cui i filosofi discutevano e ragionavano con i
loro discepoli. Dopo intensi esercizi fisici nella palestra, i
giovani facevano un’abluzione di acqua calda, per rilassarsi
dopo la fatica fisica, e poi andavano nell’esedra per ricevere
l’educazione dello spirito. Questi passaggi sono significativi
per comprendere come già per i greci la cura del corpo era
intesa sia come un atto fisico che psichico.
I primi bagni, sia pubblici che privati, erano dotati di uno
spogliatoio, detto apoduterion (αποδυτηριον), del balàneion
(βαλανειον), cioè il bagno caldo, a cui si associava il bagno
freddo per immersione, detto loutron (λουτρον), costituito
da una grande vasca e da un portico aperto, al di sotto del
quale si trovava la camera di riscaldamento; ed infine le
camere per le unzioni.
I bagni caldi consistevano in alcune tinozze dove i bagnanti
si immergevano e sudavano per via delle elevate temperature
dell’acqua. Successivamente si facevano versare sul corpo
dell’acqua fredda dagli schiavi o facevano delle docce
rigeneranti. Nelle camere per le unzioni la pelle veniva
raschiata con delle spazzole e poi massaggiata con oli ed
unguenti.
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A partire dal IV secolo a.C., l’evoluzione delle città
e l’aumento delle pratiche civiche ed educative, svolte
nell’ambito dei programmi del ginnasio, fecero mutare e
progredire il modello termale originario.
«Il ginnasio assunse una posizione centrale nell’assetto
urbanistico della polis, tanto da essere spesso costruito
nei pressi dell’agorà. Lentamente la tipologia si trasformò,
assumendo una forma più compatta tramite la sua disposizione
lungo un quadriportico: gli elementi dispersi del vecchio
modello furono organizzati attorno ad una corte rettangolare
e composti modularmente»
13
.
Anche se la struttura più frequentemente utilizzata si rifaceva
ad una sala circolare, chiamata tholos (θολος), arricchita
da vasche disposte a raggiera, i bagni greci non seguivano
un criterio tipologico univoco. Le terme antiche, infatti,
raggiunsero la loro massima espressione con i Romani.
1.3_Le terme romane
Il modello romano trae le proprie origini dalla contaminazione
tra il ginnasio greco e il bagno a vapore egizio e traduce i
modelli greci presenti nelle colonie rielaborandoli in ambito
campano, in particolare a Pompei. Nonostante i rimandi ad
12 Cfr. Donghi D., Op. cit., pag. 750.
13 Cipullo F., Faroldi E., Vettori M. P., Op. cit., pag. 13.