III
SOMMARIO E CONCLUSIONI
La Kaya Identity è un’equazione utilizzata per esprimere e studiare la relazione fra
l’andamento delle emissioni di CO
2
da combustibili fossili e i principali fattori (drivers)
che la influenzano, come popolazione, PIL, consumi energetici e intensità energetica.
Più nel dettaglio, la Kaya Identity può essere espressa in funzione di 4 o 6 parametri
secondo le formulazioni 1 e 2:
f e g P F (1)
s c k e g P F ' (2)
dove:
– F sono le emissioni di CO
2
derivanti da combustibili fossili;
– P è la popolazione mondiale;
– g è il PIL pro-capite, rapporto tra il PIL e la popolazione;
– e è l'intensità energetica del PIL, rapporto tra il consumo di energia primaria e il PIL;
– f è l'intensità carbonica di energia, rapporto tra le emissioni di CO
2
e il consumo di
energia primaria;
– e’ è l'intensità energetica finale del PIL, rapporto tra il consumo finale di energia e il
PIL;
– k è il fattore di conversione energetica, rapporto tra il consumo di energia primaria e
il consumo finale di energia;
– c è il consumo di combustibili fossili per energia primaria, rapporto tra il consumo di
combustibile fossile e il consumo di energia primaria;
– s è il fattore di emissione medio dall’uso dei combustibili fossili, rapporto tra le
emissioni di CO
2
e il consumo di combustibile fossile.
La prima fase della tesi è consistita nella raccolta dei dati per la costruzione dei
trend storici delle emissioni di CO
2
, popolazione, PIL, consumo di energia primaria e
finale e consumo di combustibili fossili, che hanno permesso di costruire le Kaya Identity
su quattro diverse scale: Mondo, Europa, Italia e Lombardia. Per Mondo, Europa ed Italia
il periodo storico considerato è stato 1971-2010, ad eccezione di alcuni parametri per i
quali non è stato disponibile il dato dell’anno 2010, mentre per la Lombardia il trend
analizzato va dal 1990 al 2010.
La raccolta dati è stata molto faticosa, ha comportato l’analisi di numerose fonti e la
ricerca dei dati presso numerosi soggetti (ad esempio: Agenzia Internazionale per
L’Energia, Agenzia Europea per l’Ambiente, BP, ISPRA, ARPA Lombardia, Cestec,
ENEA); molti dei dati necessari per la Kaya Identity non sono normalmente disponibili
nei database fruibili al pubblico e sono stati ricavati anche con contatti diretti con i
soggetti detentori dei dati.
Nel periodo 1971-2010 a livello mondiale il maggiore contributo alla variazione nel
trend delle emissioni deriva dalla popolazione e dal PIL pro-capite, seguiti dall’intensità
Sommario e Conclusione
IV
energetica del PIL. Il contributo dell’intensità carbonica di energia è invece minimo. I
primi due contribuiscono all’aumento delle emissioni, il terzo e il quarto alla loro
riduzione.
Su scala europea, ed analogamente per Italia e Lombardia, il contributo positivo
della popolazione sulle variazioni di emissioni di CO
2
è minimo. Sono invece importanti il
contributo positivo del PIL pro-capite e quello negativo dell’intensità energetica del PIL
seguito da quello dell’intensità carbonica di energia, che registra variazioni molto più
importanti di quelle avutosi su scala mondiale. A titolo esemplificativo in Figura 1 si
riportano i trend della Kaya Identity a 4 parametri e i contributi delle variazioni di ciascun
parametro sull’aumento di emissioni.
Fig. 1 – Mondo: Kaya Identity a 4 parametri (dati normalizzati al 1971) e (a destra) contributo delle
variazioni di ciascun parametro all’aumento di emissioni di CO
2
nel periodo 1971-2010). Il
PIL è espresso in funzione dei tassi di cambio (market exchange rates -MER)
Sulla base dei trend delineati è possibile fare le seguenti considerazioni:
– su scala mondiale l’intensità carbonica di energia e l’intensità energetica del PIL
assumono un comportamento molto preoccupante nell’ultimo decennio, che si
distingue dal resto del trend storico. Si nota infatti un evidente difficoltà
nell’aumentare l’uso di fonti energetiche non fossili in maniera tale da influenzare
gli andamenti energetici globali. A causa del forte sviluppo dei consumi energetici
nei paesi in via di sviluppo, basati quasi esclusivamente sulle fonti fossili, si
osserva negli ultimi 10 anni un incremento nel consumo di combustibili fossili,
lievemente superiore all’incremento di consumo di energia primaria. Inoltre, i paesi
non-OECD, preferiscono l’uso di combustibili meno costosi, come il carbone, ma
con un maggior contenuto di carbonio, provocando un peggioramento su scala
mondiale anche del fattore di emissione medio dall’uso dei combustibili fossili.
Esprimendo il PIL in funzione dei tassi di cambio (market exchange rates (MER))
si è osservato come storicamente l’intensità energetica del PIL sia stata in continua
riduzione, mentre nell’ultimo decennio è rimasta praticamente invariata
evidenziando una difficoltà crescente nello svincolare i consumi energetici dalla
produzione di PIL.
– su scala europea è emerso che il miglioramento di intensità energetica del PIL
avutosi in questo ultimo decennio è maggiore rispetto a quello mondiale, ma
presenta anch’esso un rallentamento rispetto a quanto registrato nei decenni
Sommario e Conclusione
V
precedenti. Questo rallentamento, verificatosi non solo in Europa ma in generale
nei paesi OECD, non è paragonabile a quello mondiale, ma è, comunque, sintomo
di una capacità sempre minore del sistema energetico ed economico di migliorare
l’efficienza con la quale avviene la produzione di ricchezza (espressa in PIL) a
partire dal consumo di energia. Inoltre, si è evidenziato che il rallentamento nel
trend di crescita dei consumi energetici di quest’ultimo decennio, da cui dipendono
i miglioramenti di intensità energetica del PIL, è in parte fittizio. Esso è infatti
derivante da una delocalizzazione verso i paesi non-OECD dell’attività
manifatturiera, che più delle altre necessita di energia. Considerando i consumi
energetici incorporati nei beni importati (tramite un’analisi dei trasferimenti netti di
merci), si è verificato un importante aumento dei consumi energetici, piuttosto che
un loro rallentamento come indicato dai consumi territoriali (Figura 2). Questo
fenomeno è dettato dalla spinta dell’economia capitalista ad aumentare la domanda
di beni e servizi, senza la quale la struttura economica non reggerebbe. Se si
considerassero nel bilancio dei consumi di energia primaria i consumi energetici
derivanti dal settore manifatturiero delocalizzato nei paesi emergenti, l’intensità
energetica del PIL europeo presenterebbe un decremento ancora minore.
50000
60000
70000
80000
90000
100000
1971 1976 1981 1986 1991 1996 2001 2006 2011
anni
10
15
J
Consumo di energia primaria
Consumo di energia primaria rivista con l'energia incorporata nelle merci
scambiate
Fig. 2 – Europa: confronto tra il trend di consumo di energia primaria IEA-highlights
(1971-2010) e il trend di consumo di energia primaria rivisto in funzione
dei trasferimenti netti dell’energia incorporata nelle merci scambiate dai
paesi non-AnnexI all’Europa (1990-2008).
L’analisi dei parametri della Kaya Identity durante la crisi economica del 2009 ha
evidenziato che i miglioramenti di efficienza energetica e di intensità carbonica di energia,
in particolare tramite lo sviluppo di energia rinnovabile, siano possibili ed in parte
incentivati in situazione di riduzione del PIL. Il settore del rinnovabile, infatti, trova spinte
di sviluppo dettate non solo dall’andamento del mercato, ma da un’esigenza sempre più
condivisa di riduzione delle emissioni climalteranti (Laszlo, 2012).
In funzione dei trend storici sono stati costruiti gli scenari futuri fino all’anno 2030,
proponendo tre scenari: il più probabile (scenario TENDENZIALE) e altri due scenari che
poco si discostano dallo scenario tendenziale, ottenuti variando di poco i parametri e le
Sommario e Conclusione
VI
assunzioni dello scenario più probabile in modo da determinare uno scenario limite con
emissioni di CO
2
più alte (scenario PEGGIORE) e uno con emissioni più basse (scenario
MIGLIORE).
Per quanto riguarda lo scenario TENDENZIALE, su scala mondiale nel periodo
2009-2030 si ipotizza un aumento considerevole delle emissioni di CO
2
, pari al 62%, a
causa dell’influenza sempre più importante dei paesi non-OECD sui consumi energetici
mondiali, sia in termini di quantità che di tipologia di fonte energetica usata. Per
l’intensità energetica del PIL si suppone un importante rallentamento nel trend di
riduzione e per l’intensità carbonica di energia un trend circa stabile, mentre per
popolazione e PIL pro-capite una continua crescita (Tabella 1).
Per Europa, Italia e Lombardia nello scenario più probabile, per il periodo 2009-
2030, si ipotizza che le emissioni registreranno un riduzione rispettivamente del 30%,
17% e 8%. Queste differenze sono dovute principalmente al fatto che per l’Europa si sono
ipotizzati buoni miglioramenti dell’intensità energetica del PIL, dato che storicamente il
trend non presenta rallentamenti notevoli, mentre per l’Italia, in linea con la difficoltà
storica di migliorarne i valori, si ipotizza che questo parametro si mantenga costante. Per
la Lombardia, invece, sarà principalmente il trend della popolazione, in crescita fino al
2030, a limitare la riduzione di emissioni. Diversamente da quanto si ipotizza su scala
mondiale, sia in Europa che in Italia e Lombardia si prevedono significativi miglioramenti
nel trend di intensità carbonica dell’energia e, ad eccezione della Lombardia, la crescita
della popolazione è minima, in linea con quanto si registra storicamente.
In Tabella 1 è mostrato un quadro riassuntivo del tasso annuo medio di variazione
per ciascun parametro della Kaya Identity per il periodo 2009-2030.
Tab. 1 – Tassi annui medi di variazione di variazione dei parametri della Kaya Identity dello scenario
TENDENZIALE.
2009-2030 Popolazione
PIL
pro-
capite
Intensità
energetica
del PIL
Intensità
carbonica
di energia
Intensità
energetica
finale del
PIL
Fattore di
conversione
energetica
Consumo di
combustibili
fossili per
energia
primaria
Fattore di
emissione
medio
dall’uso dei
combustibili
fossili
Mondo 0.71% 1.10% -0.02% -0.01% -0.19% 0.18% -0.02% 0.00%
Europa 0.10% 0.57% -0.73% -0.75% -0.70% -0.08% -0.56% -0.13%
Italia 0.18% -0.13% 0.04% -0.62% 0.07% -0.03% -0.50% -0.16%
Lombardia 0.37% 0.03% -0.01% -0.58% 0.03% -0.04% -0.48% -0.10%
Gli scenari PEGGIORI e MIGLIORI derivano da assunzioni meno probabili di
quelle ipotizzate per lo scenario TENDENZIALE ed evidenziano che i parametri così
stimati possono portare a scenari emissivi molto differenti. Nel periodo 2009-2030 gli
scenari PEGGIORI prevedono un aumento delle emissioni del 120%, 4.5%, 50%, 25%
rispettivamente per Mondo, Europa, Italia, Lombardia. Per l’Europa la percentuale è molto
più bassa perché i trend storici presentano meno criticità rispetto a quanto avviene in
Italia, in particolare per quanto riguarda l’intensità energetica del PIL.
Gli scenari MIGLIORI presentano invece per il periodo 2009-2030 una riduzione di
emissioni con variazioni percentuali del -45%, -44%, -40%, rispettivamente per Europa,
Italia e Lombardia, mentre su scala mondiale un leggero aumento del 6%.
Gli scenari MIGLIORI ipotizzano l’eventualità in cui ci siano tassi di crescita
minori, rispetto al trend più probabile, per tutti i parametri, mettendo in evidenza come
importanti riduzioni delle emissioni sarebbero possibili intervenendo
Sommario e Conclusione
VII
contemporaneamente su tutti i parametri della Kaya Identity e che in quest’ottica, sarebbe
possibile raggiungere un livello di emissioni tali da limitare il riscaldamento globale.
Si è quindi affrontata la costruzione dello scenario OBIETTIVO, che prevede una
traiettoria delle emissioni globali in grado di limitare il riscaldamento globale a non più
di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali.
Preso atto che negli scenari obiettivo più tradizionali, ad esempio quello proposto
nel World Energy Outlook della IEA, le maggiori incertezze derivano sia dalla capacità
che i paesi non-OECD avranno nel seguire una politica climatica in tempi brevi, che dallo
sviluppo di nuove tecnologie dal potenziale incerto, quali le tecnologie per l’efficienza
energetica e sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS), lo scenario OBIETTIVO
proposto considera maggiori oneri di riduzione per i paesi OECD, a causa della loro
responsabilità storica sui livelli attuali di CO
2
in atmosfera, e in quanto artefici del
modello economico attuale; sono stati invece ipotizzati impegni minori per i paesi non-
OECD, che saranno i futuri maggiori consumatori energetici.
Il parametro della Kaya Identity su cui è stata posta particolare attenzione e per il
quale è stato previsto un andamento molto diverso da quello dello scenario tendenziale, è
il PIL pro-capite, per il quale si è ipotizzato uno scenario congruente con la teoria della
“decrescita”.
La crisi economica mondiale, che interessa in primis i paesi di più antica
industrializzazione, si ripercuote anche sui paesi emergenti che risentono delle difficoltà
dello sviluppo economico. Tutto questo è probabile che porterà ad una ulteriore
disattenzione verso i temi ambientali.
Per questo, nel pieno della crisi mondiale dell’economia, trovano spazio temi come
la messa in discussione del “prodotto interno lordo” (PIL) come parametro per misurare il
benessere e la felicità di persone e popoli. Si vanno a ricercare nuovi parametri per una
riduzione ragionata e responsabile, nuovi modelli di vita meno dispendiosi, la rinuncia a
forme di competizione troppo esasperata. Si cerca di costruire le fondamenta per poter
sperare in un villaggio globale fatto di popoli che non si fanno la guerra, ma che ricercano
il benessere diffuso.
È in quest’ottica che gli obiettivi di riduzione delle emissioni sarebbero raggiungibili
attraverso un percorso di rivalutazione delle priorità sulle quali verte il modello
economico e politico attuale. Si ipotizza l’eventualità in cui i paesi OECD oltre ad
investire in miglioramenti di efficienza e nello sviluppo delle rinnovabili
intraprenderanno la via della “decrescita”, rivedendo il loro sistema di sviluppo e i
fondamenti economici su cui si basa.
Per stimare i valori obiettivo dei parametri, si è proceduto fissando prima i valori
obiettivo di emissioni in grado di mantenere le concentrazioni di CO
2
in atmosfera al di
sotto dei 450 ppm e quindi limitare con buona probabilità il riscaldamento globale a non
più di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali. Si è poi fissato un obiettivo di riduzione del
PIL e in modo iterativo sono stati calcolati i trend degli altri parametri in funzione sia del
raggiungimento degli obiettivi di emissione, sia considerando le variazioni dei parametri
all’interno del range storico di variazione o proposte in letteratura. Per i paesi OECD si
ipotizzano tassi medi di variazione dell’intensità energetica del PIL vicini a quelli proposti
dallo scenario New Policies della IEA, mentre per i paesi non-OECD più vicini a quelli
dello scenario “Current Policies” della IEA. Per il trend mondiale di consumo di
combustibili fossili per energia primaria si sono assunti valori vicini allo scenario “New
Policies” della IEA, rimanendo quindi molto al di sotto dello scenario 450 IEA. Si è dato
Sommario e Conclusione
VIII
poco peso alla capacità di decarbonizzare il settore energetico tramite la tecnologia CCS,
essendo una tecnologia ancora giovane e dal potenziale incerto.
L’attuazione della “decrescita” nei paesi OECD si è tradotta in termini di PIL con un
raggiungimento dopo il 2020 di un tasso annuo medio negativo pari a -0.5%. Questo
valore da solo ha poco significato se non viene inserito in un preciso contesto sociale,
politico ed economico. L’obiettivo di ridurre il PIL non è derivante da una situazione di
crisi, ma da una gestione delle attività produttive con lo scopo di ridurne la produzione. In
questo scenario si disincentiverebbero le attività che, pur apportando un aumento di PIL,
non contribuirebbero alla crescita effettiva del benessere, come attività inquinanti, militari,
che causano impatti negativi sull’ambiente naturale o sul tessuto sociale, ecc. Si
incentiverebbero, invece, le attività gratuite, i centri di aggregazione sociale,
l’autoproduzione, che non producono PIL ma contribuiscono positivamente al benessere
della nazione. Ci si muoverebbe poi verso una migliore distribuzione del PIL, sia su scala
nazionale, ma anche e soprattutto su quella mondiale attraverso un modello di
cooperazione tra i paesi, in particolare tra quelli OECD e non-OECD, che diventerebbero
il nuovo centro di produzione del PIL.
Lo scenario OBIETTIVO si fonda su idee che stanno acquisendo sempre più forza
man mano che il modello attuale mostra le sue lacune e i suoi limiti. L’esigenza di
proporre una via alternativa a quella presentata da pubblicazioni che seguono i principi più
condivisi da governi e lobby, quali la crescita del PIL, nasce da alcuni preoccupanti
fenomeni che si stanno verificando e che sono stati in parte analizzati nella presente tesi
(rallentamento nei miglioramenti di intensità energetica del PIL, i reali consumi dei paesi
OECD non sembrano rallentare, ecc.), e in parte derivano da considerazioni di carattere
più generale in ambito economico, sociale, ed ecologico:
– il PIL misura la produzione, e non i risultati; considera positiva ogni produzione e
ogni spesa, incluse le produzioni nocive e le spese necessarie a neutralizzare gli
effetti negativi delle prime;
– nei Paesi economicamente più avanzati, negli ultimi decenni non sta più aumentando
il benessere umano a fronte del forte aumento del PIL;
– il sistema economico così com’è strutturato non troverebbe altro limite se non
nell’esaurimento delle risorse del pianeta.
Nel periodo 2009-2030 le variazioni percentuali di riduzione delle emissioni fissate
per la costruzione degli scenari OBIETTIVO, tali da limitare il riscaldamento globale a
non più di 2°C al di sopra dei livelli preindustriali, sono -15%, -60%, -57%, -54%,
rispettivamente per Mondo, Europa, Italia, Lombardia. In tabella 2 sono proposti i tassi
annui medi di variazione assunti per ciascun parametro per raggiungere tali obiettivi,
mentre in Figura 3 i contributi delle variazioni di ciascun parametro all’aumento di
emissioni. Si precisa che nel grafico a torta non è evidenziato se il contributo sia positivo
o negativo, come invece indicato nella Tabella 2.