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Introduzione
TUTTI GLI ANIMALI SONO EGUALI MA
ALCUNI SONO PIU EGUALI DEGLI ALTRI.
(Orwell G., 1995, La fattoria degli animali,
Oscar Mondadori, Milano, pp. 100)
La società contemporanea è, per molti versi, confusa e caratterizzata da espressioni conflit-
tuali, ma sopratutto soffre di una certa genericità nella capacità di definire il tempo in cui vi-
viamo. L’attuale fase di transizione culturale, sociale e storica rileva improvvise accelerazioni
che sconvolgono il tessuto sociale ed impone progressivi aggiustamenti che spesso lasciano
spazio all’incertezza e alla precarietà. Dall’aumento del potere delle masse fino allo sviluppo
crescente delle reti d’interconnessione individuali, sociali e degli scambi di merci il XX seco-
lo è stato percorso da profonde trasformazioni. Il cambiamento più influente è stato il passag-
gio di molteplici popolazioni da una cultura puramente orale a una cultura basata sui media.
Questi mutamenti hanno avuto ricadute molto forti sull’assetto sociale, data la nascita di
un’energica interdipendenza tra lo sviluppo tecnologico, quello dei media e quello socio-
culturale.
Tali profondi sviluppi tecnologici e comunicativi, che hanno registrato però accelerazioni
diverse nella prima e nella seconda metà del secolo, hanno portato a espressioni come “mass
media” e “comunicazione di massa”. Oggi l’uomo può aggiornarsi in tempo reale sui fatti ac-
caduti nel mondo, può mettersi in contatto con realtà geograficamente lontane e può essere
coinvolto in una moltitudine di esperienze diverse.
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Quest’evoluzione tecnologica, sociale e
culturale senza precedenti potrebbe finalmente orientare il mondo contemporaneo verso forme
più civili della convivenza umana. Le ultime problematiche della società moderna sono la ri-
duzione del tasso di povertà nel mondo, la lotta all’AIDS, l'emancipazione delle donne, le
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Antonelli G. (2009), Comunicazione media cittadinanza. Nuovi percorsi di partecipazione, FrancoAngeli,
Milano, pp. 9, 15, 73-75.
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nuove tecnologie a basso impatto ambientale e altro ancora, ma il XX secolo ha assistito an-
che a molte situazioni di mancata coabitazione tra popoli differenti che hanno portato violen-
ze, stragi, pulizie etniche, guerre e divisioni del mondo in blocchi di potere
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.
Le due guerre mondiali avevano annientano l’intera Europa, ma i milioni di morti e senza-
tetto, le numerose città distrutte, le insopportabili condizioni di fame e povertà non sono ba-
state per fermare l’odio, l’intolleranza e il razzismo. Nella lunga stagione della guerra fredda
l’Europa diventa l’ostaggio delle due superpotenze (USA e URSS) e il luogo di una possibile
futura terza guerra mondiale, almeno nella prima fase. La caduta del muro di Berlino nel no-
vembre 1989 e la dissoluzione, due anni dopo, dell’Unione Sovietica portano nuovamente
l’intero continente nella confusione. Così, l’Occidente dei primi anni ’90 deve far fronte a un
nuovo problema, quello dell’immigrazione. In paesi come Grecia, Italia, Francia e Spagna si
trasferiscono temporaneamente o definitivamente migliaia di persone, venute dall’Est Europa
con la speranza di una vita migliore.
In Italia, dove attualmente la comunità romena è tra le più numerose, la questione
dell’immigrazione è stata spesso riportata dai media, nei vari fatti di cronaca, come esempio
di una convivenza difficile tra italiani e romeni. L’interrazione culturale tra i due popoli, così
attiva nel passato, è venuta meno durante la guerra fredda a causa della divisione tra Occiden-
te e Oriente. I due paesi hanno intrapreso percorsi differenti durante questi anni arrivando a
una lacerazione dei rapporti culturali a causa delle ideologie politiche che delineavano i due
blocchi di potere contrapposti. La mancanza di una comunicazione chiara, consapevole e ba-
sata sulla condivisione di valori e ideali ha portato allo sviluppo di incomprensioni e pregiudi-
zi.
Ma che cos’è la comunicazione? Che ruolo svolge nella società? La comunicazione è la
dimensione primaria della vita e dell’azione sociale che l’uomo intraprende, è il tessuto con-
nettivo e nervoso della società. In poche parole, come dice John Fiske, «comunicazione è par-
lare con qualcuno, è televisione, è assumere e scambiare informazione, è il nostro taglio di
capelli, è letteratura: l’elenco è infinito».
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La comunicazione nasce con l’umanità, si sviluppa
e si trasforma con essa attraverso i secoli e rappresenta la vita stessa delle persone. Parlare di
comunicazione nella società contemporanea significa parlare di “globalizzazione”, concetto
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Riccardi A. (2006), Convivere, Editori Laterza, Bari, pp.13.
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Fiske J. (1990), Introduction to Communication Studies, Routledge, London-New York, pp 1.
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inteso come superamento delle differenze culturali per formare una cultura mondiale e una
società basata su un unico sistema economico di produzione e consumo. Oggi la comunica-
zione è cambiata, non è più legata alle tradizionali relazioni “faccia a faccia” o alla condivi-
sione di uno stesso ambiente ma all’alta tecnologia che ha portato importanti trasformazioni
nel comportamento e nello stile di vita delle persone. La nascita e lo sviluppo dei mezzi di
comunicazione s’intrecciano con le principali trasformazioni culturali e istituzionali del mon-
do moderno
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. I media sono specchio della società e della sua evoluzione tecnologica e cultura-
le e per tale ragione riflettono la storia dei popoli che li hanno creati.
Oggi per capire l’evoluzione socio-culturale, le abitudini e le tradizioni, il progresso tecno-
logico e persino il sistema politico di un paese si guarda molte volte alle caratteristiche e
all’evoluzione dei suoi mezzi di comunicazione. In un periodo come quello della guerra fred-
da, contraddistinto da lotte di potere, dittature e controllo dell’informazione, i media rispec-
chiano perfettamente le trasformazioni della società europea. L’oggetto di questa tesi è pro-
prio un’analisi comparata dei mezzi di comunicazione italiani e romeni durante gli anni della
guerra fredda. I due paesi vivono in quest’arco di tempo due realtà completamente diverse per
colpa della divisione creatasi tra Occidente e Oriente e i loro rispettivi media esprimono cam-
biamenti socio-culturali per certi aspetti contrapposti. Dal vasto e complesso campo dei media
vengono presi in esame i mezzi di comunicazione più importanti e più diffusi dei due paesi.
L’obbiettivo è quello di conoscere le loro caratteristiche e la loro evoluzione, le eventuali so-
miglianze o differenze di struttura e comunicazione. Questo ci permette di fare qualche rifles-
sione anche sull’evoluzione sociale e culturale dei due popoli, ma soprattutto ci aiuta a capire
l’influenza dei due blocchi opposti di potere sui mezzi di comunicazione.
Prima di arrivare ad un’analisi della comunicazione mediatica negli anni della guerra fred-
da è utile capire come e quando iniziano i primi processi di comunicazione interculturale, cosa
significa “guerra fredda” e quali sono i media presi in esame. Di questi aspetti si occupa il
primo capitolo che ci permette di fare qualche valutazione sui rapporti di collaborazione e a-
micizia sviluppati negli anni tra i due paesi, sui cambiamenti politico-sociali emersi durante la
guerra fredda, sia in Italia che in Romania, e sulla nascita e lo sviluppo dei mezzi di comuni-
cazione. I capitoli seguenti prendono in analisi un media alla volta e si dividono tra una prima
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Thompson J. B. (1998), Mezzi di comunicazione e modernità. Una teoria sociale dei media, Il Mulino, Bolo-
gna.
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parte dedicata all’Italia e una seconda parte dedicata alla Romania. Il confronto finale per ogni
capitolo aiuta a chiarire le peculiarità trovate per una migliore comprensione dei vari aspetti.
Il secondo capitolo comincia con il primo media in esame, la stampa. La prima parte si occu-
pa della stampa italiana, rappresentata dai più importanti e diffusi quotidiani d’informazione
del tempo schierati politicamente, la seconda parte invece tratta la stampa romena di regime
come unico sistema d’informazione di un paese comunista. Vengono illustrati in questo capi-
tolo i più rilevanti fenomeni politici e sociali attraverso la loro influenza sulla stampa del pe-
riodo. Il terzo capitolo è dedicato alla radio, con la differenziazione tra la radio pubblica e
quella privata per l’Italia e con l’unico esempio di radiofonia romena, il servizio pubblico di-
viso tra radio per il paese e radio di propaganda per l’estero. Aspetti del sistema radiofonico e
forme di programmazione mostrano le varie trasformazioni che la radio subisce negli anni. La
televisione è trattata nel quarto capitolo che illustra forme, contenuti e caratteristiche della te-
levisione italiana del monopolio e quella del duopolio, con la divisione tra “paleotelevisione”
e “neotelevisione”. La seconda parte del capitolo si occupa della televisione romena e mostra
le tre fasi di sviluppo vissute da questo media durante la guerra fredda e le conseguenze della
politica di regime. Le conclusioni finali riprendono, grazie all’analisi dei tre sistemi
d’informazione, i vari aspetti sociali, politici, culturali e tecnologici scoperti, oltre agli ele-
menti distintivi di struttura e comunicazione.
L’unico grande mezzo di comunicazione assente da quest’analisi è il cinema. A questo
media manca l’immediatezza degli altri mezzi di comunicazione e il suo lato artistico supera
di importanza l’aspetto informativo. Disponendo di lunghissimi tempi per l’ideazione, la pro-
duzione e la distribuzione non ha dirette e nemmeno servizi del giorno dopo. Le influenze di
un ambiente politico al potere, così come i cambiamenti sociali in atto, si riflettono su questo
media solo in un secondo tempo. Il cinema non può partecipare in diretta alla rivoluzione, non
può informare il pubblico sul rapimento di Aldo Moro e non può diventare scena degli scontri
politici prima delle elezioni. Il cinema può solo offrire riflessioni sui cambiamenti sociali e
politici dopo che li abbiamo appresi dalla stampa, dalla radio e dalla televisione. Questi ultimi
prediligono l’informazione, si basano su un tipo di comunicazione chiara e diretta e subiscono
in maniera immediata influenze politiche, censure, manipolazioni e cambiamenti sociali, tutte
caratteristiche che questa tesi cerca di mostrare.
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Ma perché un confronto tra i media romeni e quelli italiani? Per rispondere a questa do-
manda il primo capitolo mostra alcuni aspetti dei legami tra Italia e Romania, elencando brevi
esempi di rapporti interculturali tra i due popoli che qui vengono confrontati in base ai loro
mezzi di comunicazione.
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Capitolo primo
Italia e Romania
Rapporti interculturali, guerra fredda e media
1.1 Fratellanza italo-romena
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L’Italia di oggi sembra essere la meta privilegiata degli immigrati romeni. Il fenomeno
dell’immigrazione è troppo ampio e complesso per essere esaurito in poche righe, ma ci basta
sapere che lo scambio dei flussi migratori tra Italia e Romania ha in realtà origini antiche e un
tempo avevano una tendenza inversa a quella attuale. Uno degli aspetti più importanti di que-
sto fenomeno è quello degli scambi culturali tra questi due popoli che hanno avuto nella storia
una comune base di ideali, sviluppando molte relazioni di amicizia tra le personalità culturali
italiane e romene.
I romeni costituiscono, in un certo senso, l’unica nazione romanica geograficamente divisa
dalla gran massa della romanità europea dell’Occidente e rappresentano anche la sola popola-
zione romanica odierna erede della romanità orientale. Sono il solo popolo latino a maggio-
ranza ortodossa, con una storia che ha oscillato tra Oriente e Occidente e che tuttora conserva
nel suo nome il ricordo di Roma. Essi si sono sempre chiamati tra loro “rumâni”o “români”
mentre gli altri li chiamavano “valacchi”, “vlachi”, “blachi”, “volohi”, che tutte significavano
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Fratellanza italo–romena (Frǎţia româno-italiana) è il nome di un giornale bilingue fondato a Bucureşti nel
1881dal giornalista italiano Luigi Cazzavillan (1852-1903). Il quotidiano mette in evidenza gli aspetti comuni
dei due popoli. Cazzavillan fonda anche Universul (L’Universo) nel 1884, il primo quotidiano romeno in senso
moderno ed anche il più importante quotidiano romeno indipendente per oltre sessant’anni. Una via nel centro di
Bucureşti porta il suo nome ed è stato scelto cittadino d’onore e membro d’onore dell’Accademia Romena.
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“romanici” o “parlanti di una lingua neolatina”. Questa eredità fu il risultato della conquista
della Dacia da parte dell’imperatore Traiano (98-117) tra gli anni 101-106 d. C. e della crea-
zione in quel luogo di una provincia romana. I primi processi di comunicazione interculturale
si manifestarono dunque durante i 165 anni (dal 106 al 271) di dominio romano in Dacia. La
lingua latina, fattore molto importante nella romanizzazione e nell’unificazione delle varie et-
nie, divenne l’unico modo per comunicare in Dacia. La latinità coltivata durante i secoli reste-
rà per sempre un mezzo importante per mantenere la propria identità romena.
Arrivando al Medioevo scopriamo che l’introduzione della cultura italiana sul territorio
romeno avveniva attraverso varie forme. Molto importanti furono, per esempio, i rapporti di-
plomatici e di amicizia avuti nel tardo Medioevo da Ştefan cel Mare (Stefano il Grande, 1457-
1504), Principe della Moldavia, con la Repubblica di Venezia e il Papa Sisto IV. Nel Cinque-
cento molti giovani romeni potevano viaggiare ed essere educati in Italia e la stessa cultura
italiana aveva grande diffusione sul territorio romeno grazie anche a cospicue traduzioni. I
numerosi rappresentanti dei missionari francescani arrivati in Valacchia e Moldavia scopriva-
no che sulle terre romene si parlava quasi tutti in italiano. Sarebbero stati proprio gli umanisti
italiani a sostenere con grande forza l'idea della latinità del popolo romeno
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.
Nel XIX secolo queste connessioni culturali e di ideali si intensificavano grazie ad un con-
tinuo proliferare di articoli e saggi sull'arte e la cultura italiana. Venivano prodotte molte tra-
duzioni da Petrarca, Dante e Tasso e il Collegio Santo Sava conservava oltre 2000 libri in ita-
liano. Nei decenni seguenti al 1848 si è potuto osservare un avvicinamento tra l’opinione
pubblica romena e quella italiana dovuto al fatto che entrambe erano coinvolte sentimental-
mente nella lotta per l’unità nazionale, sviluppando l’idea di parentela e solidarietà di stirpe
latina. La proposta di Mazzini di una democrazia europea e i suoi progetti federalisti figura-
vano al primo posto nei programmi delle società segrete romene nate ad imitazione della
“Giovine Italia”. Mazzini riconosceva ai romeni un ruolo particolare nella futura Europa e il
suo interesse per la causa romena non viene meno neppure negli anni successivi
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Dopo l’unità d’Italia e la conquista dell’indipendenza dello Stato romeno nel 1877 si può
parlare di una nuova tappa d'intensificazione delle relazioni tra i due paesi. La Romania di-
ventava uno stato indipendente, motivo che avrebbe generato la visita e la sistemazione di
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Mureşanu C. (2002), In templul lui Ianuş, Cartimpex, Cluj Napoca.
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Cezar D., Gheorghe Z. (2003), Diasporǎ româneascǎ; pagini de istorie , Lucman, Bucureşti, pp. 57.