Il progressivo aumento dell’industrializzazione ha determinato da una parte enormi
benefici, ma dall'altra un impoverimento di tutte le risorse naturali e un aumento
dell’inquinamento, che ha posto in evidenza i fragili equilibri ambientali. Dal momento
in cui si è presa coscienza degli impatti negativi del proprio agire, ci si è indirizzati
verso un nuovo modello che permetta uno sviluppo sostenibile, che limiti i danni
ambientali, contribuisca alla salvaguardia dell'ambiente, e consenta alle imprese,
responsabili in parte della situazione attuale, di trovare un nuovo modello per uno
sviluppo performante anche per l’ambiente circostante. Non bisogna dimenticare che le
imprese puntano al successo aziendale, pertanto mirano ad adottare delle strategie che
siano convenienti anche da un punto di vista economico.
In questa trattazione vengono perciò analizzate le strategie ecosostenibili a disposizione
e attuabili da un'impresa. Le aziende adottano diversi atteggiamenti nei confronti della
dimensione ambientale; alcune aziende concedono una parte marginale ai temi
ambientali, approcciandosi dunque con un atteggiamento detto di lobbying passivo,
mentre altre decidono di concedere uno spazio più ampio alle strategie ambientali.
L'idea utopica che percorre tutta la trattazione è quella di un'impresa che sposi la natura
in tutte le fasi della vita del prodotto, dal concepimento dell'idea, ai processi per la
realizzazione dello stesso fino all'ottenimento del prodotto finito, all'uso e al riciclo.
Questa logica ha permesso di descrivere una nuova concezione del management, e
nuovi modelli di gestione aziendale ed ambientale.
La trasversalità dei problemi ambientali ha reso necessario un coinvolgimento della
struttura aziendale, considerando l'azienda nella sua fisicità. Si parla dunque dello
stabilimento stesso, in cui si punta ad un obiettivo di zero emissioni perseguibile
attraverso diverse strategie come un minor risparmio sugli impianti e gli ambienti
produttivi, il controllo di emissioni, la cogenerazione, l'energia pulita e un minor spreco
da parte dei dipendenti.
E' affrontato poi il tema degli approvvigionamenti green; sono da privilegiare materiali
ecocompatibili, per i quali è necessario prendere in considerazione degli aspetti ulteriori
rispetto a quelli tradizionali. E' stabilito un iter da seguire, sia esterno, con il contatto
verso terzi, che interno d'impresa, grazie al quale è possibile perseguire un
approvvigionamento a ridotto impatto ambientale.
Per differenziarsi realmente agli occhi di un consumatore è necessario puntare sull'eco-
design. Con questa strategia è possibile riprogettare completamente un prodotto tenendo
conto di canoni completamente diversi da quelli abituali; durante la trattazione verranno
dunque esaminati gli stadi da effettuare per comprendere come ridefinire un prodotto.
L'eco-logistica riveste un ruolo fondamentale all'interno dell'impresa soprattutto
siccome i costi rivestono grande importanza sul fatturato totale. In questo ambito sono
attuabili diversi cambiamenti, a partire dai mezzi di trasporto, rinnovandoli e adottando
nuovi software; altre possibilità sono realizzabili con l'introduzione di una control
tower, grazie alla quale è possibile ottimizzare le tratte e saturare i mezzi, l'introduzione
dell'innovativa logistica collaborativa, o la collocazione mirata dei centri di
smistamento. E' da considerare l'impatto, seppur minore, rivestito dalla
movimentazione dei dipendenti, sia esterna che interna allo stabilimento. In questo
capitolo viene trattato anche l'argomento degli imballi e dei materiali da
confezionamento, i quali rivestono notevole importanza sia nella scelta dei materiali che
per lo spazio occupato in magazzino e durante il trasporto.
Tutte le strategie aziendali non avrebbero senso se non fossero comunicate in modo
corretto. Viene dunque trattato il tema del green marketing, soffermandosi in particolare
sull'eco-label e il ruolo adottato dalle certificazioni ambientali. Sono analizzate le
certificazioni ISO 14001 e EMAS sia nella loro struttura che nel significato che
rivestono a livello aziendale.
In questo modo si è in grado di attraversare tutte le fasi di vita che può subire un
prodotto, esaminando i miglioramenti attuabili grazie alle strategie ecosostenibili.
Nella seconda parte della trattazione si è voluta analizzare la situazione attuale delle
imprese manifatturiere del territorio bergamasco e vedere se le strategie ambientali
presentate sono applicate alle suddette aziende. L'indagine si è avvalsa di un
questionario, formulato con l'utilizzo di Google Drive, somministrato ad un campione di
322 aziende manifatturiere bergamasche. Il campione è stato estrapolato grazie alla
banca dati AIDA. Il tasso complessivo di risposta è stato del 14,91% delle aziende, le
quali rappresentano circa il 50% dei ricavi delle vendite totali, rendendo così il
campione efficace a descrivere la situazione attuale. Nel questionario innanzitutto si è
affrontato il tema dei fattori che spingono e quelli che frenano verso l'attuazione di una
strategia ambientale, per comprendere i benefici e le criticità riscontrati da un'impresa
nel percorso verso il cambiamento. Sono poi esaminate le modalità adottate nella scelta
di un partner e si è stabilito se nella scelta si tenesse conto dell’attività da loro svolta a
livello ambientale. Si è poi passati a parlare del ruolo svolto dall'impresa: come
l’azienda ritiene di rapportarsi alla normativa e se le strategie ambientali sono percepite
come un fattore di competizione all'interno della stessa. Il cuore dell’analisi comporta la
reale identificazione delle strategie ambientali già adottate dall’impresa, quelle non
adottate e quelle che si prevedono di adottare. In questa sezione si è analizzata la reale
applicazione delle strategie analizzate nella teoria, permettendo così di comprendere in
quali aspetti è necessario un miglioramento e in quali le aziende sono già a buon punto.
Come detto prima, le imprese puntano al successo economico, ed è per questo motivo
che si è voluto analizzare come le aziende attribuiscono peso ai costi e ai ricavi. Si è poi
deciso di comprendere quante aziende sono certificate a livello ambientale ed
eventualmente esaminare quale certificazione è preferita tra ISO 14001 ed EMAS.
Infine l’ultima domanda rivolta alle imprese è riferita alla percezione dei clienti, e se
l’azienda ritiene che la certificazione possa incidere sul comportamento d’acquisto.
Grazie a quest'indagine si è potuto raggiungere un quadro significativo del territorio
circostante. L'analisi è stata svolta analizzando le imprese sia a livello generale che
suddivise per settori organizzativi.
Tutte le imprese rispondenti hanno dimostrato interesse all'applicazione delle strategie
trattate in precedenza; nessuna delle imprese ha dichiarato di essere passiva alle
normative e tutte hanno applicato delle strategie ambientali al loro interno, seppur in
quantità diverse.
Tutta la trattazione cerca di eliminare la percezione collettiva delle strategie ambientali
come un ostacolo per il successo, ma cerca di mostrare come possono diventare un
trampolino di lancio per l'impresa, verso nuovi e ambiziosi traguardi.
1.1 Origine e obiettivi della tesi
7
Introduzione
1.1 Origine e obiettivi della tesi
Negli ultimi decenni si è assistito a un incremento sistematico dell’industrializzazione, e
specialmente si è avuto uno sviluppo d’imprese come acciaierie, fonderie, raffinerie e
cementifici (Figura 1)(Koudate, Samaritani, 2004, p. 26) . Questo sviluppo industriale
ha determinato un progressivo impoverimento e degrado del patrimonio naturale, fino a
raggiungere, agli inizi degli anni ottanta una soglia allarmante (Figura 2) (Baldacconi,
Nocchi, Gaddini, 2007, pp. 29-35).
Figura 1 La crescita dell’industrializzazione nel mondo
Fonte: Koudate A., Samaritani G. (2004), Eco-eco management, sinergia tra
ecologia ed economia nell’impresa, FrancoAngeli, Milano, p. 26
1.1 Origine e obiettivi della tesi
8
Figura 2 Degrado del patrimonio naturale.
Fonte: WWF, living planet report 2012
L’aumento esponenziale dell’industrializzazione è dovuto al fatto che i consumi nel
mondo sono aumentati, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, anche in seguito
alla crescita della popolazione (Figura 3)( www.footprintnetwork.org).
Figura 3 Trend costante dell’aumento del consumo.
Fonte: WWF, living planet report 2012
Nell’organizzazione industriale si era soliti porre poca attenzione all’ambiente e al suo
progressivo degrado poiché era presente una falsa convinzione che la natura potesse
recuperare ciò che era stato precedentemente distrutto dalla produzione industriale.
Questo pensiero, basato sulla scarsa conoscenza ambientale, è diventato meno frequente
1.1 Origine e obiettivi della tesi
9
già dagli anni ’50, nel momento in cui il degrado si è manifestato con evidenza nei mari
e nei fiumi. Ancor di più la sensibilità delle imprese, degli stakeholder e dei
consumatori si è evoluta nei riguardi dell’inquinamento dell’aria, in quanto direttamente
coinvolti; si inizia quindi a vedere questo bene come un bene a rischio e da tutelare.
(Longo, 1993, p. 1). Lentamente è nata la maggiore consapevolezza dei problemi
ambientali poiché le problematiche dovute all’inquinamento non toccano solamente la
sfera delle acque e dell’atmosfera, ma anche molti altri elementi quali, ad esempio, le
specie animali, la progressiva riduzione dei terreni fertili e, tema più importante per la
vita delle imprese, le risorse naturali.
Nel corso dell’attività produttiva le aziende rilasciano sostanze chimiche non esistenti in
natura, e il consumatore si libera dei prodotti utilizzati e dismessi gettandoli come
rifiuti. Queste insidie sono sempre maggiori quanto più si ha un aumento
dell’industrializzazione.
Se si continuerà a perseguire la crescita economica mantenendo inalterate le basi
odierne dello sviluppo industriale e attingendo alle risorse del pianeta fino a esaurirle, la
stessa crescita economica cesserà. Le risorse non sono infinite, bensì limitate.
I sintomi di malessere dell’ecosistema indicano come unica via di sopravvivenza quella
di uno “sviluppo sostenibile”. Per sviluppo sostenibile, come definito dal Rapporto
Brundtland, s’intende “lo sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza
compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze”
(www. europa.eu); con questa definizione si esprime il concetto che la crescita odierna
non deve ostacolare la possibilità di sviluppo delle generazioni future, cercando dunque
di consegnare ai posteri un ambiente almeno non peggiore di quello in cui viviamo,
limitando lo sfruttamento di risorse per garantirne, almeno in parte, la rigenerazione.
Risulta doveroso fare un breve accenno alle principali conferenze che hanno dato il via
al concetto di sviluppo sostenibile fino a delinearne un piano ben definito dalla
normativa.
La prima elaborazione formale risale al 1972 con la conferenza di Stoccolma, nella
quale l’ambiente diviene parte integrante dello sviluppo, e viene sottolineato il fatto che
gli esseri umani hanno il diritto fondamentale di vivere in un ambiente la cui qualità
permetta di vivere con dignità e benessere (Baldacconi, Gaddini, Nocchi, 2007, p. 37).
1.1 Origine e obiettivi della tesi
10
Questa risulta essere una data significativa, in quanto è il punto di partenza per una serie
di appuntamenti di carattere ambientale. Nel 1983, come già accennato prima, viene
definito il concetto di sviluppo sostenibile nel Rapporto di Brundtland. Tra i più
importanti congressi si annoverano la conferenza delle nazioni unite a Rio de Janeiro e
il protocollo di Kyoto (1997), nel quale si affronta la problematica dei gas ad effetto
serra, ed il trattato di Maastricht, nel quale lo sviluppo sostenibile diviene uno degli
obiettivi dell’unione europea. Nel 2002 s’inizia a prendere coscienza per la prima volta
che i problemi ambientali non hanno solo una portata sovranazionale, ma sono al
contempo legati ad altri problemi come quello della salute e dell’indigenza
(www.ec.europa.eu). Nasce dunque la strategia Europa 2020 con l’obiettivo di creare le
condizioni per un diverso tipo di sviluppo economico, più sostenibile. L’Unione
Europea si è data cinque obiettivi da realizzare entro la fine del decennio, e uno di
questi riguarda la sostenibilità energetica. Tra gli obiettivi fondamentali si annovera una
riduzione delle emissioni di gas serra almeno del 20% rispetto al 1990, il 20% di
energia dovrà essere ricavato da fonti rinnovabili e, infine, sarà necessario aumentare
del 20% l’efficienza energetica.
Queste conferenze, più e meno recenti, hanno permesso di delineare l’importanza
dell’argomento e ispirare un quadro normativo che potesse aiutare a rispettare
determinati criteri per ridurre il danno ambientale e rendere consapevoli gli operatori.
Questi incontri internazionali hanno permesso di stabilire il principio del “chi inquina
paga” delineando obblighi di risarcimento per coloro che causano un danno ambientale;
tali risarcimenti sono finalizzati a sostenere i costi per ripristinare la risorsa ambientale
danneggiata.
Parallelamente all’evoluzione più recente degli orientamenti della politica e della
normativa ambientale si è sviluppato un atteggiamento industriale più attivo nel campo
della tutela ambientale, volto a inserire, soprattutto nelle imprese di maggiori
dimensioni, la variabile ambientale nella strategia d’impresa (Delogu, Dubini, Giuiuzza,
1996, p.11).
La responsabilità dal punto specifico delle imprese, così come definita dal World
Business Council for Sustainable Development, è il “continuo impegno dell’azienda a
1.1 Origine e obiettivi della tesi
11
comportarsi in maniera etica e a contribuire allo sviluppo economico, migliorando la
qualità della vita dei dipendenti, delle loro famiglie, della comunità locale e più in
generale della società”. Per l’impresa dunque l’aspetto della sostenibilità rappresenta un
grosso impegno in quanto deve soddisfare continuamente le aspettative della società nei
loro confronti da un punto di vista etico e legale. Le attese dei consumatori diventano
inoltre sempre più esigenti, soprattutto quando le imprese raggiungono un importante
peso e ruolo nella società (Beda, Bodo, 2006, p. 10).
Dunque le imprese devono assumersi svariate responsabilità: devono essere coinvolte in
primo piano nella gestione ambientale e adottare delle tecnologie sempre più innovative
ed eco-efficienti. Questo comporta degli oneri molto importanti a livello sia di tempo
impiegato nella ricerca e nello sviluppo delle tecnologie e delle strategie idonee, sia a
livello di manodopera e personale istruito, sia a livello di capitale investito non solo
nella fase iniziale d’investimento, ma anche nello sviluppo e nel mantenimento delle
strategie e delle tecnologie adottate.
Solo attraverso un’integrazione volontaria delle preoccupazioni ambientali si può
migliorare il rapporto con i propri interlocutori e concretizzarsi nel cosiddetto “good
management”, come definito nel sondaggio del 22 gennaio del 2005 del “The
economist”. Secondo questa indagine, per operare correttamente la responsabilità
sociale è necessario andare al di là delle normative, avere volontarietà, e infine avere
uno stretto legame con la sostenibilità.
E’ indispensabile che le imprese adottino un corretto approccio al tema ambientale,
cercando di andare oltre le normative, cercando di oltrepassarle e di migliorarle per
avere un legame con la tematica ambientale sempre più elevato.
La volontarietà implica libertà di scelta delle imprese, che sono in grado di decidere
autonomamente il percorso da intraprendere e seguire.
Infine bisogna avere uno stretto legame con la sostenibilità, seppur non dimenticandosi
di tener conto delle ripercussioni economiche. E’ necessario, infatti, tener conto della
stretta interrelazione esistente tra l’impatto economico e ambientale. La sostenibilità
ambientale, infatti, implica numerosi costi, ma se ben amministrata e sfruttata può
portare anche a numerosi ricavi e, soprattutto, a numerosi risparmi.