tipo di comportamento che egli manifesta. Un soggetto maturo deve dimostrare alcune 
capacità che possono essere fatte risalire all'acquisizione di una maggiore responsabilità e 
stabilità emotiva, ad un maggiore impegno sociale e ad un'evoluzione nel rapporto con gli 
altri. Le caratteristiche attribuibili alla maturità sono state così indicate: 
- autonomia (sia nel senso materiale di saper soddisfare da soli le 
 proprie esigenze, che in quello di un' "autonomia di pensiero", 
 ossia la capacità di prendere decisioni senza farsi guidare da 
 pressioni esterne);  
- assertività  (ossia il saper sostenere una tesi avendo un proprio 
 punto di vista e un proprio modo di pensare, anche in 
 opposizione con quello altrui); 
- senso di responsabilità (quindi, saper valutare correttamente le 
 conseguenze che potranno dipendere dalle proprie azioni prima 
 di compierle, in modo da poter indirizzare i propri scopi verso i
 risultati desiderati); 
- "concretezza" e "realismo" (in altre parole, saper indirizzare i 
 propri sforzi verso obiettivi realizzabili, senza sprecare tempo ed 
 energie inseguendo mete irraggiungibili e prive di  un effettivo 
 valore. Questo discorso si ricollega alla capacità di impegnarsi nella 
 società e per i propri scopi, indicata da Levinson, e alla ricerca della 
 propria realizzazione, sottolineata da Adler a proposito delle 
 caratteristiche della maturità); 
- capacità di interagire con gli altri (ponendosi però sullo stesso 
 piano con loro, accettandoli, tollerandoli e amandoli, come 
 aveva indicato Maslow, ma senza alcuna sottomissione). 
La mancanza di questi requisiti è risultata essere un segno di eccessiva dipendenza dagli altri, 
del perdurare di illusioni tipicamente infantili e di una fondmentale insicurezza in sé stessi 
che porta a scaricare sugli altri il peso delle proprie decisioni, non sentendosi all'altezza di 
sostenerlo da soli. 
A proposito di quegli elementi che possono influire sul processo di maturazione, l'importanza 
maggiore è stata attribuita al fattore "ambientale". Tutto ciò che circonda l'individuo è 
risultato avere un enorme potere su di lui. L'ambiente circostante può fornire o meno quegli 
stimoli che aiutano la sua "crescita" mentale, le risposte che gli pervengono dagli altri 
individui lo spingono, generalmente, a conformarsi ad un certo modello di adulto voluto dalla 
società. Alcuni  aspetti che costituiscono l'ambiente in cui  si muove un soggetto, e che sono 
stati analizzati in questa sede, sono: il contesto familiare, il mondo scolastico e il gruppo degli 
amici. Dai colloqui è risultato che ad essi è stato attribito un peso diverso e variabile: non 
tutte le famiglie, non tutti gli ambienti scolastici e non tutti gli amici hanno un uguale valore e 
quindi un uguale peso per l'individuo che vive a contatto con essi. Gli stimoli che un 
individuo riceve, per poter risultare di aiuto al suo processo di maturazione, non solo devono 
indicargli verso quali traguardi indirizzare i suoi sforzi, ma devono anche indicargli obietivi 
che non siano inadeguati alle sue capacità e possibilità di raggiungerli o qualsiasi motivazione 
del soggetto ad impegnarsi in tal senso verrà meno. Oltre ad un fattore ambientale, grande 
importanza viene  attribuita naturalmente all'età del soggetto. Il trascorrere del tempo è 
ritenuto essere l'elemento che più di ogni altro spinge l'individuo a maturare perché, con il 
passare del tempo, ciascuno ha modo di fare esperienze, di apprendere, sperimentare ed 
acquisire elementi sempre nuovi che influenzano la sua formazione. 
Riguardo ai concetti di "maturità parziale", "falsa maturità" e "continuità dello sviluppo" 
durante l'intero corso dell'esistenza di un individuo, è stato rilevato che anche chi può essere 
definito maturo in alcuni momenti può dimostrare una perdurante immaturità. Le diverse 
situazioni, infatti, possono chiedere al soggetto di mostrare comportamenti tra loro diversi ed 
egli si adatta a queste richieste facendo ricorso al proprio "sé multiplo". Inoltre, l'immaturità 
può essere una caratteristica insita nel comportamento di un individuo. Tra la maturità e 
l'immaturità esistono chiaramente moltissimi livelli intermedi. Non è detto che esse debbano 
riguardare l'individuo nella sua totalità, può accadere che si  raggiunga una "maturità 
parziale" o una "falsa maturità". La "maturità parziale" è quello stato che fa si che si possa 
essere considerati maturi per certi aspetti e immaturi per altri, ad esempio una persona che sa 
impegnarsi sul lavoro ma sfugge le responsabilità della famiglia, presenta questo duplice 
aspetto. La "falsa maturità" è un comportamento che si potrebbe definire  "dimostrato ma non 
sentito", è una forzatura del proprio  carattere volta a meglio corrispondere alle richieste 
ricevute. Il risultato può far ritenere che l'individuo abbia raggiunto la maturità, ma questa 
forzatura di un atteggiamento che dovrebbe essere acquisito naturalmente la rende falsa. 
L'idea di "falsa maturità" apre la strada ad un discorso che prende in considerazione l'ipotesi 
di una maturità non completamente raggiunta con l'età adulta, ma conquistata a poco a poco 
durante l'intero corso della vita, come è stato messo in evidenza da Erikson. 
Sulla definizione di ciò che rappresenta un "modello di riferimento", è stato possibile 
riscontrare una certa uniformità di opinioni: egli viene considerato, essenzialmente, qualcuno  
da imitare. Le sue principali funzioni sono state indicate come: 
- insegnare qualcosa a chi è meno preparato o meno esperto di lui; 
- saper trasmettere quei comportamenti richiesti dalla società; 
- indicare la strada che conduce alla meta che il soggetto vuole 
 raggiungere. 
Per poter assolvere a queste funzioni un modello deve avere delle caratteristiche che lo 
mettano in condizione di esercitare questo ruolo per altri individui. Innanzi tutto deve essere 
conosciuto e, nella maggior parte dei casi, considerato un esempio raggiungibile. Inoltre deve 
essere considerato degno di essere imitato. Tra lui ed il soggetto deve esistere un rapporto di 
vicinanza-lontananza, nel senso che, come spiega Mirieu "un modello non mi fa muovere se 
non posso sperare un giorno di assomigliargli, cioè se fin d'ora non sento già, malgrado il mio 
differente stato, una certa comunanza con lui", il modello deve quindi essere "abbastanza 
vicino perché si possa un giorno diventare come lui e abbastanza lontano perché si voglia un 
giorno diventare come lui". Infine, deve possedere alcune caratteristiche quali l'aver 
conquistato qualcosa che gli altri possono desiderare e, di conseguenza, saper incarnre i loro 
sogni. 
I soggetti  maturi e gli immaturi dimostrano di avere un diverso rapporto con il loro modello. 
Generalmente si è pensato che una persona matura lo scelga in base all'utilità pratica che 
gliene può derivare, imitando cioè quei comportamenti che le sono utili per raggiungere gli 
obiettivi che ha già in mente. Una persona immatura, al contrario, dà meno importanza a 
questo aspetto e si lascia attrarre da quei comportamenti che sembrano riscuotere maggiori 
riconoscimenti sociali, senza considerare che siano più o meno adatti a raggiungere dei 
risultati utili anche nel proprio caso. Non tutti, infatti, si trovano a vivere le medesime 
situazioni e, nelle diverse circostanze, può essere richiesto un comportamento diverso. E' 
bene quindi essere in grado di capire quale sia il modo migliore per adattarsi a e per affrontare 
la propria condizione. E' risultato inoltre che i soggetti immaturi spesso non si curano, a 
differenza di chi è più maturo, che il modello sia effettivamente raggiungibile per loro, più 
che tendere ad assomigliargli vi riversano i loro sogni ed i loro desideri, cercando di trovare 
in lui la realizzazione di quello che loro stessi vorrebbero essere. Da queste considerazioni è 
emersa l'idea che l'immaturità sia collegabile ad un senso della realtà ancora precario e ciò 
viene confermato dalla tendenza, che è risultata tipica degli immaturi, di rifugiarsi nei sogni 
come alternativa alla realtà. Un sogno concepito come qualcosa da vivere fori dalla realtà, e 
non come funzionale ad essa, implica la non accettazione di quei limiti che regolano la vita di 
ciascuno e la possibilità di veder realizzati, almeno con la fantasia, quei desideri che non 
riescono ad essere soddisfatti concretamente. 
 
In questa ricerca ci si è interessati al grado di maturità che viene normalmente raggiunto dagli 
individui al termine di quello che viene considerato il periodo del loro sviluppo. La nostra 
attenzione è stata rivolta limitatamente ad un età che (tenendo presente la continua estensione 
temporale del termine, della quale peraltro non ci si occuperà in questa sede) possiamo 
definire "post-adolescenziale". Questa età viene qui individuata tra i 24-26 anni. 
Normalmente si considera che un soggetto di questo tipo sia "adulto" sotto tutti gli aspetti e 
quindi "maturo" ma ciò può non verificarsi o verificarsi solo parzialmente. 
Naturalmente, il processo di crescita e di maturazione coinvolge tutti gli individui e li 
conduce ad un progressivo mutamento. Dopo l'egocentrismo e l'indeterminatezza della 
personalità infantile, ciascuno si trova a dover corrispondere aspettative ben diverse che 
portano a modificarsi. Dall'ambiente familiare a quello scolastico, dal gruppo di amici 
all'intera società di cui si fa parte, arrivano richieste nuove che presupongono, per la prima 
volta, che si sappia "entrare in gioco" personalmente, prendendo decisioni e facendo scelte 
delle quali si sarà direttamente responsabili di fronte ad altri. 
Logicamente, il salto  non si presenterà così brusco e improvviso, generalmente è più un 
passaggio graduale ma, comunque, non sempre indolore. 
Si può dire che dalle teorie più recenti, delle quali si è già parlato, emerge un'idea di sviluppo 
continuo ed incessante lungo l'intero corso dell'esistenza. Su di esso possono pesare fattori 
diversi quali caratteristiche intrinseche all'individuo (quella parte del carattere che non 
dipende da influenze esterne ma è riferibile a caratteristiche genetiche ed è perciò innata e 
immodificabile; e il trascorrere degli anni, con le esperienze vissute e ciò che esse hanno 
permesso di acquisire) o influenze subite dall'estrno. 
L'individuo infatti, per il suo vivere in società, è posto continuamente in rapporto con altri 
individui e ciò comporta che egli sappia trovare un giusto equilibio tra il suo essere e gli altri, 
tra i suoi desideri e le sue necessità e quelle altrui. 
L'importanza dell'ambiente sociale nello sviluppo è stata al centro delle teorie espresse da 
Erik Erikson che vi assegna un peso fondamentale nell'influenzare lo sviluppo in ogni età 
della vita. 
La somma di questi due fattori, elementi estrinseci ed intrinsei, fa si che ciascuno abbia alle 
spalle una sua storia e reagisca in un modo che è solo suo alle diverse richieste che gli 
pervengono da chi lo circonda. 
Non tutti arrivano contemporaneamente ad uno stesso livello di maturazione e non tutti si 
sentono contemporaneamente pronti ad essere considerati adulti, con le consegenze che ciò 
comporta per loro. Come si è detto esistono molti livelli intermedi tra la maturità e 
l'immaturità assolute e, anzi, è molto più raro poter definire un individuo come totalmente 
maturo o immaturo, piuttosto che in uno stato intermedio. Spesso, infatti, queste due opposte 
componenti del carattere prendono alternativamente il sopravvento l'una sull'altra. 
Essenzialmente, e per rendere più semplice questo discorso, è possibile individuare due tipi di 
adulto, uno considerato un adulto "normale", l'altro un adulto immaturo. 
Un adulto "normale", diciamo meglio tipico, è piuttosto indipendente nel suo modo di agire e 
di pensare, non è molto influenzabile, sa portare avanti le sue idee e sa rispondere in prima 
persona delle sue azioni. Sente di essere adulto e non sfugge le sue nuove responsabilità. Ciò 
non toglie che in alcune occasioni, ad esempio nel tempo libero e nei momenti di svago, torni 
a manifestare comportamenti più spensierati e considerati, forse, un pò infantili. 
Un adulto immaturo è ritenuto essere colui che è adulto sotto l'aspeto anagrafico ma non lo è 
ancora per il suo comportamento. Si sente insicuro, fa dipendere da altri le sue decisioni, non 
ha obiettivi chiari, è incostante e quindi inconcludente. Si sente inadeguato al ruolo che gli 
viene assegnato e non sa accettarlo. La sua relatà, quindi, non lo soddisfa. I traguardi che 
dovrebbe porsi non lo interessano o lo spaventano. Non riuscendo a trovare una sua 
dimensione nella realtà, si rifugia in un mondo immaginario dove i limiti e gli ostacoli sono 
cancellabili senza troppi problemi, dove, quando si sbaglia mossa, si può uscire dal gioco 
senza conseguenze. 
In entrambi i casi, comunque, ciascuno ha in mente in modo più o meno chiaro, un più o 
meno possibile modello di riferimento. 
Il modello di un adulto maturo avrà la funzione di guida, di maestro. Servirà ad insegnargli 
quanto può essergli utile nella sua nuova condizione. Con lui si instaurerà un rapporto di 
stima basato su una volontà di imitazione di ciò che si ammira. 
Anche l'adulto immaturo prenderà a modello chi ammira, ma il suo apprezzamento sarà meno 
mirato a qualcosa che possa avere per lui un utilizzo pratico. Non avendo ancora una chiara 
percezione di limiti personali con cui ciascuno, prima o poi, deve imparare a "fare i conti", 
non sapendo dar loro il giusto peso, egli sarà portato a pensare che tutto sia possibile. Non 
accettando quella che è considerata la normalità, apprezzerà ciò che è fuori dalla norma, ciò 
che farà colpo su di lui. Il suo modello, più che essere fonte di insegnamento, sarà una valvola 
di scarico della sua insoddisfazione, la dimostrazione che si può essere diversi dalla norma 
che propone la società. Il rapporto che avrà con lui sarà un'identificazione che lo porterà a 
proiettarsi nel modello stesso, a sentirsi coinvolto nella sua vita traendo più soddisfazioni da 
questa vita immaginaria che non da quella reale. 
Se ciascun individuo potrà essere portato, per carattere, a comportamenti quali "sognare" e 
"fantasticare", chi dimostrerà di essere più maturo saprà staccarsi dai suoi sogni, o comunque 
questi avranno sempre un punto di contatto con la realtà, altrimenti vi resterà più legato e 
dipendente senza riuscire a tradurli in qualcosa di concreto. 
Ne risulta che l'immaturità può essere considerata una condizione di "impreparazione" del 
soggetto ad affrontare la realtà. Impreparazione dipendente da fattori diversi che esercitano 
influenze spesso difficilmente quantificabili. L'individuo in questione avvertirà in prima 
persona questo disagio, reagendo all'incapacità di conformarsi alle aspettative che lo 
circondano con la "costruzione" immaginaria di un mondo su misura per lui, dove possa 
sentirsi realizzato e dove le sue caratteristiche personali possano essere apprezzate per quello 
che sono. Da una condizione di inadeguatezza ad affrontare la realtà, l'immaturità si può 
trasformare quindi in una scelta consapevole che arriva ad accompagnare anche l'intero corso 
della vita di un individuo. A questo proposito, la paura di crescere, di diventare adulti, è stata 
definita come la "sindrome di Peter Pan" che indica nell'adulto la persistenza di un animo 
infantile. Spesso, nella crescita, ciò che si teme di più risulta essere il doversi conformare a 
dei modelli di comportamento prestabiliti, che risultano opprimenti o difficili da raggiungere, 
quindi si cerca di sfuggire ad essa. L'eterno fanciullo che continua a vivere nell'individuo, 
avrà il merito di tener viva in lui la fiducia nelle proprie capacità di rinascita, nella possibilità 
di un nuovo inizio. Sarà importante però saper mantenere sempre un pnto di contatto con la 
realtà, saper essere in grado di tornare ad essa quando gli impegni inderogabili della vita 
metteranno di fronte alle proprie responsabilità, altrimenti si spezzerà quel filo sottile che, 
contemporaneamente, separa e unisce ciò che è reale e ciò che non lo è e ci si troverà alla 
deriva in un mare di illusioni da dove la realtà non sarà più visibile.