Capitolo 1: Cornice teorica ed epistemologica per lo studio
della salute del territorio
Nel corso degli anni facendo riferimento all’evento del 9 ottobre lo si è definito usan-
do principalmente tre termini: catastrofe, disastro o tragedia
1
.
La parola “tragedia” (dal latino tragœdia, e questo dal gr. tragôdìa, composto di trà-
gos “capro” e odé “canto”) richiama il significato antico di «opera e rappresentazione
drammatica che si caratterizza, oltre che per il tono e lo stile elevato, per uno svolgi-
mento e soprattutto una conclusione segnati da fatti luttuosi e violenti, da gravi sventure
e sofferenze» e, secondo Reberschak, «spesso è stata usata in modo generico, quindi
ambiguo, per mitigare e attenuare colpe, perché intesa come evento inevitabile», e indi-
ca un «agire umano che provoca rovina, distruzione, dolore, sofferenza, morte, cui se-
gue però una catarsi, una ripresa dell’uomo capace di rimettersi in piedi con le sue for-
ze»
2
.
“Disastro” (der. del lat. astrum “stella”, col pref. peggiorativo dis-) è il termine usato
in diritto penale per indicare una «grave sciagura che provochi danni di vaste proporzio-
ni o causi la morte di parecchie persone; soprattutto con riferimento a scontri ferroviari,
collisioni di navi, sciagure aeree e sim.», o una «rovina, danno irreparabile prodotto da
una grave sciagura o calamità»: sottolinea dunque il tema della colpa insieme a quello
della pena.
Il termine ‘catastrofe’ (dal latino tardo catastrôpha, catastrophe, greco, propr. “rivol-
gimento, rovesciamento”, der. di katastrepo “capovolgere”) indicava, «nella tradizionale
suddivisione del dramma, la parte finale, il rivolgimento definitivo che scioglie l’intrigo
della vicenda: dalla sventura alla fortuna (nella commedia) o dalla fortuna alla sventura
(nella tragedia)». Se nel suo significato originario indicava un momento che non neces-
sariamente aveva dei risvolti negativi, ha poi assunto anche il significato di «esito im-
previsto e doloroso o luttuoso di un’impresa, di una serie di fatti; grave sciagura; im-
provviso disastro che colpisce una nazione, una città, una famiglia, un complesso indu-
1 Maurizio Reberschak e Ivo Mattozzi, a cura di (2009) Il Vajont dopo il Vajont 1963-2000, Marsilio
Editori, Venezia
2 Ibid.
13
striale o commerciale, ecc»
3
. In fisica e matematica si parla di catastrofe come di «inter-
ruzione del continuo, rottura di un equilibrio morfologico e strutturale»
4
.
Nella legislazione che regolamenta l’azione della protezione civile
5
, viene usato il
termine “catastrofe”, definito come «Evento che coinvolge un numero elevato di vittime
e le infrastrutture di un determinato territorio producendo un'improvvisa e grave spro-
porzione, tra richieste di soccorso e risorse disponibili, destinata a perdurare nel tempo
(oltre 12 ore)».
La lingua mette dunque a disposizione modi diversi di parlare di quanto avvenuto a
Longarone, ognuno dei quali ha implicazioni su come verrà costruita la realtà storica del
paese, e sul tipo di intervento che la comunità o i singoli richiedono in seguito all’even-
to: risarcimenti economici, l’accusa dei “colpevoli”, o tutto quanto necessario per la ri-
costruzione e, citando la legge 225/92
6
relativa all’azione della protezione civile, le «ini-
ziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle nor-
mali condizioni di vita».
Tra le direttive ministeriali riguardo agli interventi a favore di comunità colpite da
eventi catastrofici, si trovano i “Criteri di massima sugli interventi psico-sociali da at-
tuare nelle catastrofi” (D.P.C.M. 13/06/06, uscita sulla Gazzetta Ufficiale n. 200 del
20/08/2006), in cui, tra le altre, si fa riferimento a «l'esigenza di fronteggiare i bisogni
psico-sociali che si manifestano a seguito di emergenze nazionali, mediante l'avvio di
attività e di iniziative utili a tali fini, nonchè attraverso la programmazione di interventi
coordinati in grado di garantire risposte efficienti ed efficaci per le popolazioni colpite
da calamità». Viene dunque rimandato alle regioni il compito di costituire delle equipe
che possano operare per la prevenzione, il soccorso e il ripristino della normalità in caso
3 Definizioni ed etimo dei termini tratti da Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni
Treccani (1995) Vocabolario della lingua italiana, Roma
4 http://www.treccani.it/enciclopedia/catastrofe_(Dizionario-delle-Scienze-Fisiche)/
5 La protezione civile è l’organo dello Stato cui vengono delegate le attività “volte alla previsione e
prevenzione delle varie ipotesi di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attivita'
necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza connessa agli eventi di cui all'articolo 2”,
ovvero eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per la loro gestione richiedono
l’intervento di un ente o amministrazione competente, o l’azione coordinata di più enti, o ancora
calamità naturali, catastrofi o altri eventi che per natura o estensione devono essere fronteggiati con
poteri e mezzi straordinari. (Legge 225/92)
6 Ibid.
14
di eventi catastrofici. Anche nel panorama legislativo internazionale si trovano indica-
zioni rispetto alla messa in campo di azioni di ordine psicologico in situazioni conside-
rate di “emergenza” quali possono essere quelle legate alle catastrofi
7
. Nello specifico,
viene riconosciuta l’utilità delle conoscenze sviluppate in ambito psicologico per lavora-
re per la salute della comunità colpita dall’evento. L’oggetto della presente ricerca è la
salute di una comunità cinquant’anni dopo un evento catastrofico e l’avvio del processo
di ricostruzione in seguito ad esso.
La parola “salute” deriva dal latino «salus, -utis, salute, salvezza, integrità»
8
, il cui
significato letterale, di uso ormai antico, è «salvezza, soprattutto come stato di benesse-
re, di tranquillità, d’integrità, individuale o collettiva»
9
e nel 1320 si trova in Crescenzi
col significato di «stato di benessere fisico e psichico dell’organismo umano derivante
dal buon funzionamento di tutti gli organi»
10
. La lingua italiana dispone di un’altra paro-
la, “sanità”, dal latino «sanitas, -tis, derivato di sanus»
11
, che assume il significato di
«stato del corpo che può compiere tutte le sue funzioni»
12
, termine che si riferisce nello
specifico per il livello organico e si distingue in questo da “salute”.
Nelle disposizioni ufficiali dell’OMS, agenzia internazionale costituita con l’obietti-
vo di far sì che tutte le nazioni raggiungessero il più alto livello di salute possibile, la sa-
lute viene definita come uno «stato di completo benessere fisico, mentale e sociale com-
pleto e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità»
13
.
7 Si veda ad esempio Seynaeve G.J.R. (2001) Psycho-social support in situations of mass emergency. A
European Policy paper concerning different aspects of psychological support and social
accompaniment for people involved in major accidents and disasters, Ministry of Public Health,
Bressels, Belgium
8 Migliorini Bruno, Duro Aldo (1950) Prontuario etimologico della lingua italiana, G.B. Paravia,
Torino
9 Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani (1997) Il vocabolario Treccani,
Roma
10 Cortellazzo Mario, Zolli Paolo (1988) Dizionario etimologico della lingua italiana, Nicola Zanichelli
S.p.A. editore, Bologna
11 Vedi nota 9
12 Istituto della enciclopedia italiana fondata da Giovanni Treccani (1994) Vocabolario della lingua
italiana, Roma
13 Costituzione dell’OMS, entrata in vigore nel 1948
15
Da queste definizioni emerge come la salute non sia intesa come qualcosa di ricondu-
cibile al solo piano corporeo, ma prenda in considerazione anche i piani mentale e so-
ciale, i quali non hanno a riferimento un ente tangibile, e sono strettamente connessi al
contesto in cui nascono teorizzazioni, programmi e proposte, prendendo ad esempio il
caso specifico, legati alla salute e alla promozione della stessa.
Ancora una volta ci si rivolge al linguaggio come determinante per la generazione e
definizione della realtà. Studiare la salute significa quindi studiare come il linguaggio,
quello ordinario, quotidiano, la genera in quanto tale, ne parla, vi interagisce. E approc-
ciarsi ad essa con occhio scientifico richiede in prima istanza la definizione della corni-
ce epistemologica e teorica in cui si colloca la ricerca. La psicologia, infatti, non ha an-
cora sviluppato un linguaggio che si differenzi in modo sostanziale da quello di tutti i
giorni, come può essere il linguaggio matematico. I criteri che, in ambito psicologico,
distinguono le teorie scientifiche dalle teorie cosiddette “ingenue”, quelle attribuite a chi
scienziato non è, sono il rigore dell’argomentazione e l’adeguatezza del piano epistemo-
logico
14
. Il criterio del rigore viene assolto nel corso dell’intera esposizione teorica o
della ricerca, nel non dare per scontato nessun passaggio argomentativo, rendendolo
esplicito. Il secondo consiste nell’inscrivere l’oggetto d’indagine dentro una cornice co-
noscitiva (epistemologica) adeguata e nella scelta di una teoria pertinente ad esso.
La prima domanda cui occorre rispondere è: in che modo viene costruita la realtà-sa-
lute che intendo studiare? In termini epistemologici, a quale livello di realismo si collo-
ca? I livelli di realismo sono modalità di costruire la realtà, e dunque individuano diffe-
renti modi, per l’osservatore o per il ricercatore, di relazionarsi all’osservato. Salvini
(2004) propone una distinzione fra tre livelli:
14 Turchi Gian Piero (2007) Psicologia della salute. Dal modello bio-psico-sociale al modello
dialogico, Armando Editore, Roma
16
1. Il realismo monista (ontologico o ingenuo) considera la realtà come un dato di
fatto, ovvero esistente a prescindere dalle categorie conoscitive dell’osservatore, per
cui è possibile osservarla e studiarla in modo “oggettivo”. A questo livello, si lavora
nella direzione di scoprire le teorie che maggiormente corrispondono alla realtà, che
andrebbero a costituire un sistema di conoscenze isomorfo all’ente. La concezione che
viene adottata è quella deterministica, per cui si spiegano gli eventi che vengono os-
servati in termini di causa ed effetto. A questo livello di realismo, ad esempio, si può
collocare il corpo per come la biologia lo studia, un ente le cui caratteristiche vanno
scoperte usando determinati metodi, il cui funzionamento può essere spiegato e previ-
sto, almeno in condizioni di “normalità”. Il termine “sanità” fa riferimento alle condi-
zioni del corpo collocato a questo livello, per cui la presenza o assenza di agenti pato-
geni può essere verificata con delle specifiche analisi.
2. Ad un livello di realismo ipotetico la realtà rimane ontologicamente data, po-
stulata, ma inconoscibile, a meno che non si adotti una lente per osservarla, ovvero
una teoria di riferimento. Il risultato è dunque un pluralismo teorico, per cui ogni
scienziato ed ogni teoria potrà restituire un pezzo di realtà, ma essa, nel suo insieme,
resterà sempre oscura. Essendo varie teorie riferite al medesimo ente, si riterrà possi-
bile una sovrapposizione tra di esse, adottando un’opportuna serie di regole di corri-
spondenza e traduzione. In psicologia si trovano diversi esempi di teorie che conside-
rano la salute come un dato di fatto la cui realtà non è opinabile ma che è dato cono-
scere solo con l’adozione di una teoria a riferimento.
3. Il realismo concettuale indica una concezione di realtà costruita attraverso le
categorie conoscitive che si adottano per descriverla, le quali a loro volta rendono rea-
le ciò che viene descritto, in virtù del processo conoscitivo messo in atto, e negli effet-
ti pragmatici di quanto da esso generato. Gli oggetti con cui si ha a che fare vengono
considerati degli artefatti, e non realtà in quanto tale, e l’interesse del ricercatore si
sposta dal contenuto al processo che l’ha generato, dal “che cosa” ad una descrizione
del “come” l’osservato viene costruito. La salute, per la definizione che ne viene data,
non può essere ricondotta al solo piano corporeo e dunque non indica alcun ente rico-
noscibile. Si tratta di un termine senza il quale la realtà “salute” non esisterebbe, man-
cando la categoria che rende possibili i discorsi, le teorizzazioni, gli interventi e tutto
17
ciò che la riguarda. Si considera la salute generata a partire dalle modalità conoscitive
che si usano nell’atto stesso di definirla
15
.
Una volta collocato l’oggetto d’indagine entro un certo livello di realismo, si pone
la questione di come andare a conoscerlo. Facendo riferimento alle teorizzazioni di
Kuhn, il paradigma è «ciò che fornisce gli elementi di cornice per mezzo dei quali si
può produrre conoscenza: gli elementi, le categorie e i punti di riferimento entro i
quali si conosce»
16
. Secondo l'analisi storica costruita da Kuhn, a partire dalla rivolu-
zione copernicana si assiste ad una sempre maggiore differenziazione tra l’oggetto di
studio per come viene percepito comunemente dalle persone e per come viene osser-
vato in termini scientifici. Si tratta infatti di un passaggio operato dalla scienza verso
una messa in discussione di una realtà che appariva a tutti evidente. Il mondo scienti-
fico entra quindi in un periodo in cui l'obiettivo principale è quello di scoprire le leggi
che regolano il funzionamento in termini empirici dell’universo, tramite la ricerca di
nessi causa-effetto. Questo paradigma, chiamato meccanicistico, viene superato con la
formulazione della teoria della relatività. Con essa infatti Einstein scopre che le leggi
che fino ad allora venivano considerate universali funzionavano solo se ciò che anda-
vano a misurare rispondeva a determinati criteri, se si assumeva un preciso punto di
vista. Il passaggio dal paradigma relativistico al successivo avviene nel momento in
cui Heisenberg enuncia il principio di indeterminazione, per cui non è possibile defi-
nire contemporaneamente posizione e quantità di moto (data dal prodotto di velocità e
massa) di una particella subatomica. Il ricercatore dovrà operare una scelta rispetto al-
l’una o all’altra dimensione, ma in ogni caso dovrà tenere conto di un grado di errore
nella misurazione. La visione classica della scienza che studia dati oggettivi muta
quindi in quella di una scienza che deve operare delle scelte di principio, che andran-
no a modificare l’oggetto di studio.
Su un piano epistemologico di realismo concettuale, all’interno del quale la realtà
viene considerata come costruita da chi ne parla, il paradigma che fornisce categorie e
15 Ibid.
16 Kuhn Thomas Samuel (1962, tr. It. 1969) La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi,
Torino, op. cit. in Turchi Gian Piero (2007)
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