L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
2
commercio elettronico diretto, quello ove ordinazioni, pagamento ed esecuzione della
prestazione del fornitore avvengono on-line, che si distingue da quello indiretto ove le
ordinazioni hanno ad oggetto beni materiali che vengono recapitati in modo
tradizionale, definizioni queste rinvenute nella Comunicazione del 16 aprile 1997 della
Commissione delle comunità europee, inviata al Parlamento, al Consiglio, al Comitato
economico e sociale e al Comitato delle Regioni intitolata “Un iniziativa europea in
materia di commercio elettronico”. Il commercio elettronico è definito in modo unitario
nel documento elaborato dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato
in data 30 luglio 1998, intitolato “Linee di politica industriale per il commercio
elettronico”
3
: << Il commercio elettronico consiste nello svolgimento di attività
commerciali e di transazioni per via elettronica; la distribuzione on line di contenuti
digitali, l’effettuazione per via elettronica di operazioni finanziarie e di borsa, gli
appalti pubblici per via elettronica ed altre procedure di tipo transattivi delle Pubbliche
Amministrazioni>> rifacendosi espressamente alla Comunicazione del 16 aprile 1997
della Commissione UE. Si ritiene quindi opportuno passare in rassegna, in questo
capitolo introduttivo, alcuni aspetti di carattere generale del commercio tramite Internet,
per affrontare in seguito la specificità del tema dell’intermediazione finanziaria on line.
Il tema della “rivoluzione Internet”, non solo di grande attualità (il termine new
economy spicca tra quelli più usati e abusati della recente stagione mediatica), ma
soprattutto di grande rilevanza per gli enormi risvolti che l’uso dello spazio cibernetico
virtuale mostra di avere non solo nei settori dell’economia e del diritto, ma anche in
quelli sociali e politici si è sviluppato dagli ambienti dell’industria militare americana.
Internet, così conosciuta e così diffusa a livello mondiale
4
, deriva infatti da un progetto
avviato dal Dipartimento della Difesa statunitense nel 1969. Negli stati Uniti durante i
primi anni sessanta la RAND
5
corporation, un’agenzia governativa statunitense,
pubblicò un rapporto sulla sicurezza delle reti di telecomunicazioni e sulla loro
vulnerabilità in caso d’attacco nucleare
6
. Prima della nascita di Internet le reti di dati
erano strutturate secondo uno schema nel quale la perdita di un singolo elemento della
2
Dadda, Le banche credono nel trading on line?, Bancaforte, luglio 2000, p 44.
3
disponibile sul sito www.minindustria.it
4
Volpi, La tutela giuridica del Domain Name, www.finanze.it, 1998, p.9 ss.
5
Guy Basque Two cultures; in The Electronic Superhighway, Kluwer Law International, The Hague, The
Netherlands, 1995, pp. 7ss
6
Il rapporto concludeva la sua analisi con una proposta di rete distribuita basata su di una nuova
tecnologia di trasferimento dei dati denominata “pachet switching” che avrebbe permesso di trasmettere i
dati da un computer ad un altro indipendentemente dal percorso che poi i vari pacchetti di dati avrebbero
seguito, in questo modo le strade venivano scelte in base alle condizioni di efficienza e di traffico sulla
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
3
rete né avrebbe compromesso l’intero funzionamento. Fu pertanto avviato dal
Dipartimento della difesa
7
degli Stati Uniti un progetto per la realizzazione di una rete
di calcolatori che fosse in grado di funzionare
8
anche in caso di distruzione di uno o più
elementi della rete da parte di un attacco nucleare.
La nascita ufficiale di Internet
9
si ebbe il 2 settembre 1969, quando vennero attivati
quattro computer installati in quattro diverse località degli Stati Uniti: Università della
California a Los Angeles (UCLA), lo Stanford Research Institute (SRI), L’Università
della California a Santa Barbara (UCSB) e l’Università dello Utah. Nacque cosi quella
che inizialmente fu chiamata ARPANET. La neonata rete aveva una limitata estensione,
e cosa molto importante, un limitatissimo numero di utilizzatori, il dipartimento della
difesa USA ed alcune università statunitensi.
Gli aspetti rivoluzionari introdotti da Internet, o forse più correttamente di Arpanet,
sono quelli di aver introdotto un sistema basato su di un nuovo protocollo di
trasmissione dei dati, il protocollo TCP/IP. Esemplificando il funzionamento di questo
protocollo, i dati viaggiano sulla rete come dei piccoli pacchetti muniti di un’etichetta
che indica l’indirizzo di destinazione. Una volta che questo pacchetto di dati è partito
viaggerà autonomamente sulla rete seguendo il percorso più veloce, passando da un
computer ad un altro, e sarà di volta in volta il computer successivo che si occuperà di
instradare il pacchetto verso il computer di destinazione. Tutto ciò avverrà senza alcun
controllo da parte del computer che ha originato i dati. Fra la fine degli anni ‘70 e gli
inizi degli anni ’80 altri gruppi come la NASA, le Università, diversi stati federali
americani crearono le loro reti, e nel farlo utilizzano le stesse tecnologie utilizzate per la
rete ARPANET, in particolare utilizzarono il protocollo TCP/IP. Questa scelta permise
in seguito alle varie reti di essere collegate fra di loro senza problemi, in maniera
completamente trasparente per gli utenti. Nel 1986 venne costituita, sotto l’egida della
rete. Da The History of the Internet; di Dave Kristuia, in <Http://www.davesite.com/webstation/net-
history.shtml>, marzo 1997.
7
In progetto, sotto la direzione di Bob Taylor, fu inizialmente condotto dall’ARPA. L’Advanced Research
Projects Agency, istituto trasformandosi successivamente in DARPA: Defense Advanced Research
Projects Agency
8
Lars Davies Internet and the Elephant; in International Business Lawyer April 1996 p. 151. Gli
obiettivi del progetto erano di realizzare una rete che fosse al tempo stesso flessibile, perché doveva
essere in grado di aggiungere o interrompere collegamenti con nodi ed elementi della rete con un impatto
minimo su servizi e prestazioni; eterogenea in quanto doveva consentire la possibilità di connettere fra di
loro calcolatori diversi e prodotti da fabbricanti diversi; robusta perché doveva continuare a funzionare
anche nel caso in cui una o più sezioni della rete si fossero interrotte, senza bisogno di un controllo
centrale.
9
Andrea Aparo, Il libro delle reti; AdnKronos Libri, Roma 1995 p.17ss.
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
4
National Science Foundation
10
, la NSFnet, rete che inizialmente collegava fra di loro sei
supercalcolatori. Questa rete prima affiancò e poi soppiantò definitivamente la ormai
obsoleta ARPANET che fu completamente abbandonata nel 1990. Con la nascita di
NSFnet inizia quella che possiamo definire l’era moderna di Internet, quando la rete
cessa di essere uno strumento strategico di difesa nazionale, ed inizia ad essere un
moderno mezzo di comunicazione. Questa seconda fase di Internet, l’apertura verso i
privati della rete, ha fatto si che Internet si sia esteso ad altri paesi, altre reti sono state
create e sono state collegate alle precedenti. Attualmente, quindi, non esiste un’unica
grande rete che può essere definita come Internet, ma in realtà esiste, e che la parola
Internet
11
forse meglio descrive, un’interconnessione di network pubblici e privati con
dimensione quando locale quando internazionale, questo è Internet, una rete di reti.
Attualmente Internet è entrato in una ulteriore fase, dopo una prima fase di utilizzo
esclusivamente militare, una seconda fatta di un utilizzo scientifico-accademico, si è
passati ad una fase di sviluppo commerciale della rete. Attualmente l’accesso alla rete
non è più limitato ai soggetti del mondo accademico, ma si assiste ad una vera e propria
esplosione degli accessi ad Internet da parte dei privati. In questi ultimi anni, anche in
Italia, si sono moltiplicati i cosiddetti Provider, ovvero società che forniscono l’accesso
alla rete a soggetti privati. Internet è una realtà molto dinamica ed in continuo
cambiamento, che offre sempre nuovi e più evoluti servizi agli utenti. Se ne analizzano
brevemente alcuni dei più diffusi ed interessanti.
E-mail, Electronic Mail o posta elettronica, offre, al pari della posta tradizionale, la
possibilità di inviare e ricevere messaggi fra gli utenti di Internet. Questo servizio è
sicuramente uno dei più utilizzati, in quanto offre la possibilità di scambiare messaggi
in modo rapido ed economico fra persone di tutto il mondo.
Telnet è un servizio che sta oramai lentamente scomparendo, questo servizio permette di
stabilire un collegamento tra un terminale remoto ad un altro computer attraverso
Internet, permettendo ad esempio di consultare una banca dati attraverso un altro
computer connesso alla rete.
File Transfer Protocol (FTP) permette di trasferire file tra due computer connessi ad
Internet, protocollo molto utilizzato per prelevare programmi attraverso Internet.
Gopher, letteralmente talpa, è stato un concorrente del World Wide Web. Il Gopher
permette una semplice consultazione di banche dati connesse ad Internet.
10
La National Science Foundation è un’agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti fondata nel
1950. La NSF promuove la scienza e lo sviluppo scientifico attraverso progetti di ricerca ed educazione
scientifica. La sede centrale dell’agenzia si trova nell’area di Ballston in Virginia.
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
5
News e Newsgroup sono aree di discussione, simili a delle enormi bacheche
elettroniche, divise per aree di discussione e composte di messaggi inviati dagli utenti.
Queste aree di discussione, che abbracciano i temi più vari, dalla più avanzata ricerca
medica alla musica leggera possono essere moderate o no, in altre parole può esserci o
meno un moderatore che controlla e filtra costantemente i messaggi.
World Wide Web
12
, la regnatela mondiale, è forse la più nota applicazione di Internet, al
punto che molti identificano Internet con il Web. Questo sistema consente una
consultazione particolarmente veloce ed intuitiva di dati distribuiti su computer
connessi alla rete.
Il mondo reale, quello in cui viviamo, rappresenta uno spazio che è delimitato da dei
confini nazionali, all’interno dei quali le varie leggi nazionali si muovono, vivono e
conferiscono giurisdizione ai vari giudici nazionali. Con la nascita di Internet assistiamo
invece ad un rovesciamento del principio di nazionalità, la struttura di Internet è basata
su di un sistema di funzionamento globale, non nazionale, la sua efficienza dipende
proprio dalla possibilità per le informazioni di poter attraversare i confini nazionali
senza che vi sia alcun controllo da parte delle autorità dei vari Stati. Internet costituisce
uno spazio che risulta essere indifferente ad ogni localizzazione fisica, nella rete gli
indirizzi assumono importanza solo al fine di individuare un determinato sito,
individuazione che rimane molto spesso solo “virtuale”, dato che tale localizzazione non
ha alcuna relazione con il mondo reale. Ad esempio il Domain Name
13
assegnato ad un
determinato sito, e di conseguenza ad un determinato computer, il computer con tutte le
informazioni in esso contenute potrebbero essere trasferite in un altro Stato senza che
gli utenti possano percepire alcuna differenza nell’accedere a quelle medesime
informazioni, allo stesso modo uno stesso sito potrebbe essere associato ad un diverso
Domain Name. Vediamo quindi che gli indirizzi, che nel mondo reale rappresento una
certezza di localizzazione geografica, su Internet rappresentano spesso, niente di più di
un agevole sistema di localizzazione delle informazioni, ma non rappresentano una
certezza di dove le informazioni siano fisicamente collocate. Questa particolare struttura
11
Lars Davies, Internet and the Elephant; in International Business Lawyer, April 1996 pp. 151 ss.
12
Il world wide web è basato su documenti scritti in un particolare linguaggio, l’HTML, sviluppato dai
ricercatori del CERN di Ginevra che permette attraverso collegamenti ipertestuali una facile e veloce
consultazione delle pagine.
Per poter interpretare questo linguaggio è stato sviluppato un programma interprete, Mosaic.
Successivamente sono stati sviluppati altri software per la consultazione delle pagine Web, come ad
esempio Netscape Navigator ed Internet Explorer. Questa categoria di programmi viene chiamata
Browser (letteralmente sfogliatore di pagine).
13
Volpi, La tutela giuridica del Domain Name, www.finanze.it, 1998, p. 129.
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
6
di Internet pone non poche e delicate questioni in tema di legge applicabile e
giurisdizione.
1.2 Il commercio elettronico.
La diffusione globale di Internet
14
e la tecnologia che la contraddistingue ha permesso la
trasposizione nel mondo virtuale dell'antichissima attività del commercio. L'esplosione
di questo fenomeno segna simbolicamente una tappa importante nell'evoluzione delle
società umane: il raggiungimento di un grado di sviluppo tecnologico tale da poter
accogliere e gestire in un sistema virtuale un sistema reale. In questa trasposizione, con
perfetta analogia, si hanno soggetti, regole, ordinamenti, servizi, strutture, prodotti e
relazioni. Il Commercio elettronico non è quindi propriamente un servizio di Internet o
di una qualsiasi rete telematica, ma nel suo insieme è un'attività umana "tradotta" in un
linguaggio differente da quello "materiale". I vantaggi che ne emergono possono essere
enormi e sono intriseci nel nuovo sistema. Infatti, la loro percezione anticipata ha fatto
da traino allo sviluppo dell'intero meccanismo. La virtualizzazione permessa dall'IT non
coinvolge ovviamente solo il commercio ma include un insieme vasto di attività che ne
possono trarre beneficio. L'e-commerce si amplia verso i servizi finanziari, nel virtual
banking e può estendersi verso tutta la catena del valore che contraddistingue la nascita,
la produzione, la distribuzione e vendita di un bene.
Vi sono diverse definizioni di commercio elettronico. Senza la pretesa di aggiungerne
una nuova a quelle esistenti possiamo dire, sintetizzando quelle maggiormente accettate,
che il commercio elettronico è costituito da operazioni che coinvolgono imprese e
individui, mirate allo scambio di beni materiali o immateriali a cui è assegnato un
valore, attraverso un'infrastruttura informatica o una rete di telecomunicazione. In
generale il commercio elettronico si estrinseca attraverso lo scambio di informazione
che può essere codificata in qualsiasi modo ed inserita in una procedura di acquisto che
prevede una transazione economica. Le parti che partecipano ad un'operazione di
commercio elettronico definiscono la tipologia di quest'ultimo. Nel dettaglio possiamo
dire che il commercio elettronico si suddivide in:
a) commercio elettronico business to consumer, che si estrinseca tra un impresa ed il
consumatore finale;
14
Oldani, Nascita ed evoluzione dell’E-Commerce, http://www.e-commitalia.it/NumeriCE/Riviste, 2000
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
7
b) commercio elettronico business to business nel quale le parti coinvolte sono due
imprese distinte.
Inoltre se le operazioni di commercio elettronico avvengono all'interno della stessa
impresa od organizzazione, possiamo definire tale attività commercio elettronico di tipo
intrabusiness.
Va detto che la definizione legislativa di consumatore
15
è la persona fisica (non quella
giuridica) che agisce per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale
eventualmente svolta. Tale soggetto quale parte “debole” del rapporto, dovrà essere
fatto oggetto di particolare tutela prima della conclusione di qualsivoglia tipo di
accordo, durante la stipula e, infine, successivamente alla stessa, a fronte della
possibilità di abusi ad opera del contraente più forte e dotato di maggiore potere
contrattuale. Deve intendersi per professionista ogni persona fisica o giuridica, pubblica
o privata, che operando nel contesto della propria attività utilizza il rapporto con il
consumatore al fine di riceverne benefici ed utili.
L'e-commerce ha come obiettivo principale quello di svincolare totalmente il mercato
da fattori temporali e spaziali. Il compratore non è più vincolato ad orari predefiniti e
non si deve più preoccupare di raggiungere fisicamente il luogo dove avviene la
vendita: può accedere in qualsiasi momento da casa propria o dall'ufficio teoricamente a
qualsiasi bene. Il primo risultato è che il problema relativo alla disponibilità di un bene
in funzione della copertura del territorio si risolve: Internet è un mondo senza confini la
cui metrica non ammette la dimensione spaziale. L'acquirente che acquista attraverso
Internet può accedere ad un insieme di informazioni impossibili da ottenere nel caso di
commercio tradizionale e può avvalersi di servizi personalizzati e più confacenti alle
proprie aspettative che si riflettono anche nell'assistenza pre e post-vendita. Inoltre
l'acquirente ha la possibilità di monitorare e selezionare i prezzi più convenienti in
assoluto in uno spettro di offerta amplissimo. A questi vantaggi per il compratore,
specularmente, emergono benefici anche per il produttore/venditore di beni. Questi
vantaggi possono essere raggruppati sotto due categorie: la prima coinvolge la
razionalizzazione dei processi tradizionali, la seconda introduce nuovi elementi di
competizione. Nella razionalizzazione dei processi subentra ovviamente una
ricalibrazione della supply-chain che coinvolge da un lato l'apparato produttivo in
termini di gestione dei magazzini e degli approvvigionamenti, dall'altro le figure
15
Avv. Rossotto, Le caratteristiche pubblicitarie della comunicazione on line e la tutela del consumatore
dal momento della stipulazione del contratto alla patologia del rapporto: l’evoluzione normativa a livello
comunitario, Atti Convegno Trading on line , 31 marzo 2000, Milano, p. 8.
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
8
intermediarie che assumono pesi e ruoli differenti. La nuova matrice dettata dai
meccanismi dell'e-commerce fa si che l'impresa possa personalizzare sempre di più
l'offerta grazie ad una maggiore conoscenza delle esigenze della propria clientela e dalla
padronanza di processi produttivi più agili e flessibili. Tutto ciò produce un aumento di
competitività ed una teorica riduzione dei prezzi all'utente finale. Infine, ma forse
elemento più importante, l'e-commerce riduce drasticamente il livello di ingresso nei
vari mercati ridimensionando l'aspetto finanziario a favore di quello di marketing e di
prodotto. In altre parole l'e-commerce attenua drasticamente il livello di rischio nel
raggiungere e operare in nuovi mercati. Il commercio elettronico è un fenomeno
16
di
primo piano rispetto alla crescita economica ed alle mutazioni sociali che registreremo
nei prossimi anni. Questo concetto, ribadito in tutte le sedi in cui si parla di e-commerce
(dalle colonne dei giornali ai congressi dedicati agli operatori del settore fino alle
imprese), si sta concretizzando sempre più a causa della reale modificazione delle
dinamiche commerciali in paesi evoluti quali gli Stati Uniti e la Germania. L’Italia,
storicamente arretrata in termini di infrastrutture informatiche (solo il 22% delle
imprese italiane ha applicazioni informatiche: Fonte Istat
17
), sta dimostrando di voler
comunque recepire la spinta che l’e-economy sta imprimendo all’economia mondiale.
Le iniziative e le imprese che utilizzano il canale elettronico per commerciare prodotti e
servizi aumentano di giorno in giorno. Il fenomeno ha quindi assunto una tale
importanza da essere ormai degno di un’osservazione istituzionale. Tradizionalmente, la
fotografia del quadro socio economico del nostro paese è affidata all’Istat, Istituto
Nazionale di Statistica, che, in un quadro internazionale, ha avviato un progetto
strategico per lo studio del commercio elettronico grazie alla spinta di organismi
internazionali (Ocse e Eurostat) e nazionali (Ministero dell’Industria del Commercio e
dell’Artigianato). La fase progettuale, che si snoderà nel triennio 2000-2002, definirà i
modelli di analisi e gli indici rilevanti. In sede internazionale si sta sviluppando una
serie di definizioni di commercio elettronico che nascono dal tipo di interazione tra gli
elementi appartenenti a tre macro aree distinte: le “funzioni-attività aziendali”, le
“infrastrutture” (le reti e le applicazioni) e gli “operatori” interessati (imprese, famiglie
e pubblica amministrazione).
16
Oldani, L’e-commerce diventa ufficialmente materia di studio, Commercio elettronico, 4/2000, p.28.
17
Zetti, Convegno Smau-Sda Bocconi, Il sole 24 ore inserto New Economy, 14 giugno 2000, p. 4.
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
9
1.3 Alcuni dati sul commercio elettronico.
Figura 1 - Il mondo on line
Europa
23%
Asia/Pacifico
17%
Africa/Medio Oriente
1%
Canada/Usa/America
Latina
59%
Fonte: Nua Ltd. Dati al settembre 1999
Inevitabilmente quando si parla del numero degli utenti Internet, piuttosto che fornire
dati si rischia di dare i numeri. Non è possibile, infatti, definire con esattezza il numero
degli utenti della Rete delle reti non essendo chiaro, paradossalmente, nemmeno come
effettuare il conteggio
18
. In tale ottica vanno letti i dati di seguito indicati. Secondo le
18
Epifani, Internet, l’infrastruttura del commercio elettronico, L’utente tipo, www.e-commitalia.it,2000.
A cosa si può far corrispondere un utente di Internet? Non certo ad un host, al quale possono collegarsi
anche centinaia di migliaia di utenti, e neppure ad un abbonamento. Non è infrequente, infatti, che per
mezzo di un singolo abbonamento, dotato di un singolo indirizzo di posta elettronica, si colleghi ad
Internet un intero ufficio, o una scuola. Neanche l'indirizzo di posta elettronica è perfettamente adatto a
definire il numero di utenti della rete: molto spesso, infatti, un singolo utente è titolare di più indirizzi
(uno per la casa, uno per il lavoro, ecc...). E che dire poi di indirizzi come [email protected], piuttosto
che [email protected]? Difficilmente il "sig. vendite" potrà essere conteggiato come singolo utente.
Rivelatosi inefficaci i metodi di conteggio diretti, quindi, l'unico sistema per risalire al numero di
utilizzatori di Internet è quello di procedere per mezzo di sondaggi a campione. Anche in questo caso,
però il lavoro è tutt'altro che semplice. Chi, infatti, può definirsi "a pieno diritto" un utente della Rete?
Chi dispone di un indirizzo e-mail? Come considerare, allora, tutti gli utenti delle reti aziendali dotate di
gateway postale verso Internet, ma che non possono accedervi se non per inviare messaggi? Possiamo
allora definire un "utente" chi semplicemente può accedere al World Wide Web e quindi ai virtual shop?
In tal caso, un utente di Internet con che frequenza deve utilizzare la rete per definirsi tale? Una volta al
giorno, ogni settimana, ogni mese? E ancora, chi ha ricevuto un abbonamento gratuito fornito come prova
da uno dei tanti provider nazionali può definirsi, per questo, un utente a tutti gli effetti? Le obiezioni che
si potrebbero sollevare quando qualcuno pretende di fornire dati certi e precisi circa il numero di utenti
della Rete non finiscono qui; tuttavia le problematiche presentate dovrebbero essere sufficienti per
spiegare perché, di fatto, quando si parla del numero degli utenti di Internet non si può fare riferimento
che a stime di massima. Anche con i limiti di computazione a cui si è fatto riferimento, i dati sopra citati
possono essere reputati sufficientemente affidabili per definire le dimensioni della platea d'utenza di
Internet. Il prossimo passo consiste nel tracciare il profilo dell'utente tipo. Inutile sottolineare come anche
in questo caso i dati siano sempre relativamente approssimativi. L'utente della Rete è giovane, ma non
giovanissimo: la percentuale maggiore di utenti (16%) è composta da persone appartenenti alla fascia
d'età tra i 26 ed i 30 anni. Quasi il 50% della popolazione della Rete è di età compresa tra i 26 ed i 45
anni, a testimoniare la penetrazione di Internet nel mondo del lavoro (Fonte: Georgia Institute for
Technology). Le donne, in Italia come nel mondo, sono ancora in minoranza, con una quota pari al 25-
30% circa dell'utenza totale; tale percentuale sale al 35% negli Stati Uniti d'America e, viceversa, scende
al 18% nel Vecchio Continente considerato nel suo complesso (fonte: Georgia Institute for Technology).
Osservazioni interessanti si ottengono incrociando i dati relativi all'esperienza degli utenti (intesa come
numero di anni di utilizzo di Internet) con quelli riguardanti il loro sesso. Dal confronto si evince che,
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
10
valutazioni della Nua Ltd., società di Dublino leader nel settore dei sondaggi on line, gli
utenti Internet nel mondo sono circa 201 milioni (dato aggiornato al settembre 1999)
19
.
Di questi, quasi il 60% provengono dagli Stati Uniti d'America ed il 25% dal Vecchio
Continente. Il gap tra Europa ed America è ancora ampio, tuttavia il trend di crescita è
molto rapido: infatti, mentre il numero degli utenti europei è quasi raddoppiato in un
anno, quello degli utenti statunitensi è cresciuto "solo" di un terzo. Disaggregando i dati
relativi al nostro continente (e trascurando le differenze, spesso sostanziali, tra un
sondaggio e l'altro) si evince come la nazione con il maggior numero di utenti sia
l'Inghilterra, con qualcosa come dieci milioni circa di utenti nel dicembre 1998 (fonte:
NOP Research Group). All'Inghilterra segue la Germania, con otto milioni e mezzo di
utenti calcolati nel marzo 1999 (fonte: Gfk). La Francia, nello stesso periodo, vantava
quasi tre milioni di utenti (fonte NOP Research Group). Se invece rapportiamo il
numero di utenti della Rete alla popolazione totale, il quadro della nostra "classifica"
appare nettamente diverso. In Inghilterra, infatti, risulta collegato solo il 18% della
popolazione, mentre in vetta alla classifica spiccano i paesi dell'Europa del Nord, prima
tra tutti l'Islanda con il 45% della popolazione che ha accesso alla Rete (fonte: Gallup).
Seguono poi la Svezia, con il 40% e la Norvegia, con il 36% della popolazione in grado
di collegarsi ad Internet (fonte: Business Arena Stockholm). E l'Italia? Il dato più
recente circa la diffusione di Internet nel nostro paese è quello fornito dall'Osservatorio
Internet Italia della SDA Bocconi, il quale stima, al giugno 1999, la presenza nel
Belpaese di qualcosa come cinque milioni di internauti, pari all'8% circa della
popolazione; questo dato viene però giudicato eccessivo dagli analisti della IDC
Research, che reputano la cifra reale inferiore di almeno il 20%. Se raccogliere dati
relativi alla diffusione della Rete ed ai suoi sviluppi non è semplice, elaborare previsioni
mentre il numero di donne che utilizzano Internet da più di quattro anni non raggiunge un quarto del
totale, lo stesso numero sale ad una percentuale del 48% se si interpellano signore con meno di un anno di
esperienza. In base a questo trend, secondo NetSmart Research la "parità dei sessi" sarà raggiunta entro il
2001. Entro il 2005 il "gentil sesso" potrebbe addirittura arrivare a rappresentare la maggioranza della
popolazione virtuale. Reddito e livello di istruzione sono nel mondo più o meno lievemente al di sopra
delle medie nazionali, facendo di Internet un luogo di "colti benestanti". Due importanti quesiti
riguardano il tempo effettivo di utilizzo della rete da parte dei suoi utenti, ed i motivi di tale utilizzo. Il
Georgia Insitute for Technology ha tentato di dare una risposta a tali domande, ottenendo risultati molto
interessanti. Oltre un terzo degli intervistati (il 34%, per l'esattezza) ha affermato di utilizzare Internet ed i
suoi servizi per almeno 10-20 ore alla settimana: è un periodo di tempo paragonabile a quello trascorso
dal telespettatore medio di fronte alla TV, con la differenza che, mentre chi guarda la TV di solito fa
anche altre cose, l'utilizzatore di Internet in genere si dedica totalmente a tale attività. Solo il 10% degli
utenti passa in Rete meno di venti minuti al giorno. I motivi che spingono gli utenti ad avventurarsi nella
rete sono i più vari: si va da coloro che utilizzano Internet prevalentemente per coltivare i propri hobby
(73%), a quanti se ne servono per motivi di lavoro (66%) o di studio (61%). È da notare che le
motivazioni che inducono all'utilizzo della rete non sono mai univoci. Milioni di utenti, quindi, si
collegano ad Internet da tutto il mondo per i più svariati motivi.
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
11
circa le dimensioni del fenomeno dell'e-commerce è davvero molto, molto difficile. Non
è un caso se soltanto raramente i diversi studi e le proiezioni in proposito riportano dati
che siano anche solo lontanamente raffrontabili. Ciò che è certo è che il settore dell'e-
commerce, tanto nel segmento business-to-business quanto in quello business-to-
consumer, al quale fanno riferimento i dati riportati, è estremamente vivo ed in pieno
sviluppo. Per rendersene conto basta osservare quanto riportato dal più recente studio
della ActivMedia (datato giugno 1999), che prevede che l'e-commerce genererà nel
mondo, entro la fine dell'anno, un volume d'affari pari a 95 miliardi di dollari. Questa
cifra, sempre secondo ActivMedia, è destinata a raggiungere i 1.300 miliardi di dollari
nel 2003. Gli analisti fanno notare come il 1999 sia stato l'anno del boom nel settore
business-to-consumer, con una crescita del 150% rispetto all'anno precedente. Un vero e
proprio picco se paragonato al dato riscontrato nel 1998 (72%) ed a quello previsto per
il 2000 ("solo" il 138%). Discostandosi relativamente di poco dalla precedente, l'ultima
analisi della IDC Research (giugno 1999) prevede che il commercio elettronico
genererà un volume d'affari valutabile nell'ordine dei mille miliardi di dollari nel 2003.
Tale cifra sarà invece raggiunta, secondo Deloitte Consulting, già nel 2002. Ancora più
ottimistiche le previsioni di Forrester Research: secondo questo istituto di ricerca i
1.300 miliardi di dollari previsti da ActivMedia per l'ormai fatidico 2003 rappresentano
soltanto la stima "di minima" per un mercato che potenzialmente può arrivare a
generare ben 3.200 miliardi di dollari! Tutte le analisi effettuate sostanzialmente
concordano sul fatto che per i prossimi due/tre anni sarà ancora la piazza statunitense a
condurre il mercato. Nel 1998 gli utenti non americani, i quali corrispondevano a quasi
la metà del totale, hanno generato soltanto il 26% del traffico sulla Rete legato all'e-
commerce: nel 2003 si prevede che gli stessi supereranno abbondantemente la metà del
totale degli utenti (è stimata una percentuale pari al 65%) e genereranno poco meno del
50% del volume d'affari complessivo (le percentuali indicate fanno riferimento alla
proiezione di IDC Research - giugno 1999). Costituisce un ulteriore dato significativo il
fatto che attualmente ben il 92% dei fornitori di servizi legati all'e-commerce, gli E-
Commerce Provider, risieda negli Stati Uniti (Fonte: ActivMedia, giugno 1999). I
principali fattori di sviluppo saranno l'aumento della popolazione con accesso ad
Internet, l'aumento di fiducia dell'utenza nei confronti del nuovo canale di vendita, lo
sviluppo e la diffusione di sistemi di pagamento percepiti dall'utenza come
19
Le società Internet in Europa, www.il sole 24 ore.it/bol/docs/matricole/html/internen.htm
L’offerta on line di servizi di investimento e finanziari
12
sufficientemente sicuri, ed infine le politiche volte a favorire lo sviluppo del mercato
perpetrate dai diversi paesi (Fonte: ActivMedia).
Figura 2 - Il valore dell'e-commerce
1998
1999
2000*
2001*
2002*
2003*
0,0
200,0
400,0
600,0
800,0
1000,0
1200,0
1400,0
fatturato mondiale in
miliardi di dollari
Fonte: Elaborazione SDA Bocconi su dati Dipartimento del commercio USA
20
(* Previsioni)
Il mercato europeo, secondo le analisi riportate in uno studio di Datamonitor datato
maggio 1999, raggiungerà nel 2003 la cifra di otto miliardi e mezzo di dollari. Lo stesso
studio identifica in Germania, Inghilterra e Francia i maggiori attori della scena europea
dell' e-commerce. In Germania il mercato ha raggiunto i 160 milioni di dollari nel 1998,
i trecento milioni di dollari a fine 1999 con un incremento, quindi, dell'80% rispetto
all'anno precedente. Il mercato inglese si presenta invece con una base di partenza molto
più bassa ma con trend di crescita decisamente maggiore. Secondo gli operatori, anche
il trend di crescita previsto per la Francia è estremamente interessante. La situazione nel
nostro paese invece non è delle più rosee. La carenza di infrastrutture e le difficoltà
nella diffusione dell'informatica, la radicata diffidenza nei confronti dei sistemi di
vendita per corrispondenza, dovuta sia alle lacune nella legislazione sia ai "tradizionali"
malfunzionamenti delle poste che per anni ne hanno impedito un corretto sviluppo, non
stanno certo favorendo la diffusione del Commercio Elettronico. Ad ulteriore
dimostrazione di come le condizioni di arretratezza tecnologica abbiano limitato
l'impatto del fenomeno sta il fatto che oltre i due terzi del volume d'affari complessivo
del 1998 è stato generato al Nord Italia, dove la penetrazione dell'informatica e della
20
Zetti, Convegno Smau- Sda Bocconi, Il sole 24 ore inserto New Economy, 14 giugno 2000 , p 4.
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13
telematica è sensibilmente maggiore rispetto al Sud Italia. Tuttavia qualcosa sembra
muoversi, tanto che nello scorso anno gli italiani hanno effettuato oltre 400.000
ordinativi on line: quattro volte il numero totalizzato nel corso dell'anno precedente
(Fonte: Osservatorio Internet Italia). Oltre a ciò che tradizionalmente è ben veicolato
dalla Rete (biglietti e prenotazioni, vacanze, libri, software) punto di forza del nostro
paese, soprattutto quando si vuole puntare alle esportazioni, è il "made in Italy". Per gli
articoli artigianali gli utenti sono disposti a pagare somme relativamente alte, anche se
ancora preferiscono adottare, nella fase di acquisto, metodi di pagamento off-line
(assegni o denaro contante). Ma quali sono i motivi che spingono l'utente italiano ad
acquistare in linea? Al primo posto si piazza la comodità nell'effettuare l'acquisto (36%
delle risposte), seguita dalla possibilità per l'utente di trovare materiali difficilmente
reperibili altrove (35%), la convenienza dei prezzi (13%), e la facilità nel trovare servizi
migliori (13%). (Fonte: Osservatorio Internet Italia). Dei cinque milioni di utenti che si
stima siano presenti in Italia, al massimo due milioni possono definirsi veri e propri
power-user della rete, cioè coloro che la usano da qualche anno e ne conoscono, almeno
a grandi linee, il funzionamento. Sono questi gli utenti italiani culturalmente più
predisposti a fare acquisti on line. Un terzo di essi si è dichiarato disposto ad acquistare
in Rete, ed un quarto lo ha già fatto (Fonte: Assinform, aprile 1999). In Italia non sono
soltanto le barriere tecnologiche a frenare il fenomeno del Commercio Elettronico: altri
problemi influiscono negativamente sulla sua diffusione. Problemi di carattere
legislativo, logistico, culturale.
1.4 Le tutele e le organizzazioni per lo sviluppo del commercio internazionale
Se volessimo individuare una qualità propria del commercio elettronico in grado di
connotare in maniera precisa questo fenomeno, potremmo senz'altro affermare che
questa risiede nella sua natura "globale". Il commercio elettronico è internazionale,
globale come la rete, la "ragnatela che avvolge il mondo", e lungo la quale il commercio
elettronico svolge le sue attività ad una velocità che trova il suo limite solo nelle leggi
della fisica
21
. L'e-business sembra essere la chiave di volta per la realizzazione,
prossima e concreta, di quel mercato globale che precede ed anticipa il Villaggio
Globale profetizzato da McLuhan. Tutto il mondo diventa un unico grande mercato nel
21
Epifani, Le organizzazioni per lo sviluppo del commercio internazionale, Commercio Elettronico, p. 60
ss.
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14
quale le internet companies cercano i clienti per i propri prodotti e servizi. Per questo
grande mercato ci si deve attrezzare, reinventando organizzazione e procedure,
produzione e marketing; le strategie, per avere successo, devono essere all around o,
come dicono i francesi con un'immagine forse ancora più significativa, "tout azimut". Il
commercio elettronico, dunque, si muove "tout azimut" ed in questo suo percorso in
tutte le direzioni supera confini, legislazioni, dogane e tariffe. Poiché le sue attività,
virtuali solo nella metodologia, coinvolgono interessi veri ed economicamente rilevanti,
questi interessi, siano del semplice consumatore, di altre aziende o di organizzazioni,
devono essere protetti e garantiti. Come e da chi? Queste sono le domande cui sono
chiamati a rispondere gli organismi internazionali preposti istituzionalmente al
coordinamento ed allo sviluppo del commercio internazionale. Questi organismi, nati
per disciplinare il commercio internazionale "classico", si trovano ora ad affrontare
nuovi problemi, nuove situazioni, nuovi modelli, ma anche nuove opportunità di
sviluppo economico. Se facciamo riferimento alla seconda metà del secolo scorso, e
poniamo come punto significativo di svolta la fine della II Guerra Mondiale
(probabilmente il primo avvenimento veramente globale della storia contemporanea)
vediamo che nel Dopoguerra sono istituiti i primi organismi a carattere internazionale
con il compito istituzionale di favorire sviluppo, cooperazione e commercio mondiale.
L'OECE - Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica - nasce nel '48 con
il compito di coordinare, in un’Europa pressoché distrutta dalla guerra, l'attuazione del
piano Marshall.
22
Nel 1961, con un’Europa non solo completamente ricostruita, ma in
pieno sviluppo economico ed avviata già su quel processo di unificazione che per gradi
condurrà all'Unione Europea, l'OECE decretò la sua trasformazione in OCSE -
Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Con l'ingresso di USA,
Canada e poi del Giappone (nel '64), l'OCSE assume il delicato compito di coordinare
l'attività economica del blocco occidentale
23
. L'OCSE, che attualmente conta 29 paesi
22
Il piano Marshall fu il programma di ricostruzione europea ideato e finanziato dagli USA. Il primo
compito assolto dall'OECE fu quello di sovrintendere alla distribuzione degli aiuti, e di procedere ad un
controllo sul corretto utilizzo dei mezzi finanziari messi a disposizione, nell'intento di favorire un
processo di ripresa economica nei paesi colpiti dalla guerra. Grande fu lo sforzo operato dall'OECE
nell'area di sua competenza. Per la riduzione degli ostacoli tariffari e legislativi alle importazioni, allo
scopo di favorire al massimo lo sviluppo del commercio internazionale, favorì e sollecitò la creazione di
aree di libero scambio che contenevano in nuce l'idea che si sarebbe poi concretizzata nel MEC, Mercato
Europeo Comune.
23
Si era in piena guerra fredda e l'economia mondiale rispecchiava in tutto la divisione del mondo in due
grandi aree d'influenza. Anche il commercio obbediva alle esigenze della politica, ma in questo lungo
periodo, proprio il commercio costituì il collante migliore per lo sviluppo delle economie occidentali. La
preziosa opera di coordinamento dell'OCSE, la sua capacità d'indirizzo e soprattutto l'impegno costante
per l'abbattimento delle barriere doganali e di ogni forma residua di protezionismo hanno contribuito in
maniera decisiva allo sviluppo economico dell'occidente ed al processo di unificazione europea.
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15
membri (negli ultimi anni sono stati ammessi alcuni Stati dell'Est europeo e la stessa
Russia è in attesa di essere ammessa) è, per dimensioni, il più importante organismo
consultivo che raggruppa i paesi più industrializzati. Opera per "raccomandazioni" ai
governi degli stati membri, che non hanno l'obbligo di seguire le sue indicazioni. Le
pronunce sui vari temi sono prese con il criterio dell'unanimità e tutti gli Stati membri
concorrono al finanziamento delle attività dell'organizzazione. Il peso, diciamo così,
politico dell'OCSE è andato via via crescendo negli anni e attualmente i suoi rapporti
mensili stilati dai vari gruppi di lavoro sono considerati indicatori autorevolissimi della
situazione economica internazionale. Spesso i suoi "consigli", le sue
"raccomandazioni", costituiscono vere e proprie linee di condotta che i paesi in
particolare situazione economica adottano "spontaneamente" per la soluzione dei propri
problemi contingenti. L'Organizzazione promuove inoltre l'ampliamento del commercio
mondiale ed è estremamente attenta a tutti i nuovi problemi determinati dall'irrompere
del commercio elettronico. Si devono ai suoi gruppi di lavoro le raccomandazioni, i
principi e gli orientamenti in tema di tassazione, di tutela del copyright e di tutela del
consumatore scaturiti dalla conferenza di Ottawa. Che sono poi in gran parte stati
recepiti dalla Proposta di Direttiva UE in tema di Commercio Elettronico. È da notare
che i governi dei paesi dell'Unione Europea hanno l'obbligo di recepire nelle rispettive
legislazioni le sue Direttive. Questo modo di operare, dalle "raccomandazioni" OCSE,
alle Direttive UE, alle legislazioni nazionali consente un'omogeneizzazione normativa
che è il terreno migliore per lo sviluppo delle attività economiche e commerciali
internazionali.
Sempre nel '48 inizia ad operare il GATT - General Agreement on Tariffs and Trade.
L'accordo, sottoscritto a Ginevra da 23 paesi, si propone di stabilire norme per
l'incremento e la regolazione del commercio mondiale. Il GATT svolgeva la sua attività
indicendo Conferenze (round) a livello ministeriale, durante le quali erano indicati gli
indirizzi di politica commerciale e tariffaria per gli anni successivi. Scopo
fondamentale, era l'abbattimento delle tariffe doganali ed il superamento degli ostacoli
determinati dalle diverse normative nazionali che rallentavano lo sviluppo del
commercio internazionale. Nell'arco di tempo della sua attività (1948-1994) il GATT ha
tenuto otto Conferenze
24
.
24
Alcune delle quali hanno rappresentato vere e proprie pietre miliari nello sviluppo dei rapporti, non
solo commerciali, fra i paesi di tutto il mondo. Primo fra tutti, il Kennedy Round, per il periodo 68/72,
che porta a termine la più grande riduzione tariffaria mai realizzata. Il successivo Tokio Round (73/80)
apre anche ai paesi non membri l'attività del GATT, e affronta in maniera organica i rapporti con i paesi
in via di sviluppo che, ovviamente, stentano a tenere il passo delle economie più forti e rischiano di