CAPITOLO I
DALLE NORMATIVE EUROPEE A QUELLE ITALIANE: FARE
CHIAREZZA
La maniera migliore per affrontare una tematica decisiva come quella del
passaggio dalla carta al digitale nella scuola italiana, come per altri studi
considerevoli, è forse partire da alcune considerazioni oggettive, che ci aiutino ad
inquadrare il contesto di riferimento in cui si sta compiendo l’evoluzione di cui
vogliamo trattare.
Innanzitutto, dunque, quali sono state, dalla comparsa delle nuove tecnologie
nella società europea ad oggi, le decisioni prese dalle istituzioni in merito all’apporto
digitale nella scolastica?
1.1 Un primo approccio condiviso: le direttive del Consiglio europeo di Lisbona
(2000)
La prima significativa presa di coscienza, da parte dei governatori d’Europa, del
ruolo sempre più rilevante che la tecnologia digitale avrebbe assunto nel campo
dell’istruzione risale all’anno 2000, e in particolare al 23 e al 24 marzo, giorni in cui
si svolse il Consiglio europeo di Lisbona. In quelle due giornate per l’Europa venne
adottato l’obiettivo strategico di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più
competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica
sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale”
7
.
Meta ambiziosa che venne fissata per il 2010, e al cui raggiungimento avrebbero
contribuito azioni stabilite sempre dal Consiglio per dieci aree distinte, tra cui
apparivano anche politiche sociali e settori economici e socio-culturali. Molto
significativo è il fatto che per la prima volta venisse riconosciuto il ruolo
fondamentale che istruzione e formazione avrebbero ricoperto per la crescita e lo
sviluppo dei Paesi. Un’economia “basata sulla conoscenza”, appunto, che avrebbe
7
Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo, Lisbona, 23 e 24 marzo 2000, reperibile su
www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm.
9
comportato una svolta epocale in ogni aspetto della vita delle persone e che l’Unione
Europea, in quei giorni, ha inserito tra le sue priorità.
Nelle conclusioni del vertice di Lisbona, al titolo I venne sottolineato come “il
ritmo rapido e sempre crescente dei mutamenti rende urgente un’azione immediata
da parte dell’Unione per sfruttare appieno i vantaggi derivanti dalle opportunità che
si presentano. Ne consegue la necessità per l’Unione di stabilire un obiettivo
strategico chiaro e di concordare un programma ambizioso al fine di creare le
infrastrutture del sapere, promuovere l’innovazione e le riforme economiche e
modernizzare i sistemi di previdenza sociale e d’istruzione”
8
.
Il Consiglio decise quindi di elaborare un piano d’azione globale, che verrà
chiamato “eEurope 2002”, alla base del quale ci si propose di mantenere sempre un
coordinamento aperto che si avvalesse di analisi comparative delle diverse iniziative
nazionali per puntare alla realizzazione delle “Strategie per l’occupazione nella
società dell’informazione” (come viene appunto denominata l’azione affidata a
eEurope)
9
.
Per raggiungere tutti questi traguardi, il Consiglio europeo di Lisbona individuò
una serie di punti chiave anche nell’ambito più circoscritto dell’educazione,
valorizzando innanzitutto l’aspetto prioritario della formazione nello sviluppo degli
individui (a cui permettere di realizzare le proprie capacità e di condurre una vita di
qualità), della società (in cui favorire una maggiore democrazia e diversità culturale)
e dell’economia (in cui puntare ad uno sviluppo anche tecnologico basato sulla
formazione adeguata dei lavoratori).
Vennero quindi riconosciute tre azioni urgenti da svolgere sui sistemi formativi
europei:
potenziarne la qualità e l’efficacia;
garantirne l’accesso da parte di tutti;
comunicarli al mondo esterno.
Naturalmente tali obiettivi condivisi richiesero (e richiedono ancora) profondi
interventi di trasformazione strutturali, che ciascun Paese dovrebbe svolgere nei
8
Ibidem.
9
Comunicazione della Commissione, Strategie per l’occupazione nella società dell’informazione,
Bruxelles, 4 febbraio 2000, reperibile su
www.educational.rai.it/emilio/tutor/risorse/Strategie_Occupaz_nella_SI-
(Comunic_Commiss_UE).pdf
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rispettivi contesti culturali, normativi e giuridici, tenendo però sempre presente il
cammino intrapreso in comunione con gli altri Stati membri, attraverso meccanismi
di cooperazione e scambio reciproco di esperienze e modelli.
In particolare, tra le scelte prese dal Consiglio nel 2000 assunse grande valenza
la ricerca di un’infrastruttura delle comunicazioni fruibile a ogni cittadino, a bassi
costi e senza che mezzi diversi impedissero l’accesso all’informazione, ma che anzi,
con l’allestimento di una rete di azioni congiunte, comportasse una crescita culturale,
economica e sociale delle popolazioni. Dallo sviluppo urbano alla tutela
dell’ambiente, dal commercio all’amministrazione, dall’istruzione all’industria, ciò
che venne riconosciuto a Lisbona è l’apporto enorme che le Tecnologie
dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) dispenseranno, se adeguatamente
utilizzate, in ogni campo del sapere.
Per quanto riguarda il sistema scolastico, il passo in avanti rispetto al passato è
stato rappresentato dalla messa in luce dell’importanza del fatto che i livelli
d’istruzione avrebbero dovuto essere guidati verso la necessità di migliorare la stessa
qualità dell’occupazione. È in quei giorni che venne sviluppata e ampliata l’idea del
processo di educazione individuale lifelong learning, ovvero di una formazione lunga
tutto l’arco della vita, concetto che risale in verità al lontano 1930, quando era ancora
strettamente legato alla formazione popolare e degli operai, e che in Europa venne
introdotto nel 1996 con la pubblicazione del Libro Bianco di Cresson
10
, quando si
cominciò a sostituire la parola “educazione” con “apprendimento”.
Il Consiglio europeo di Lisbona individuò, infine, delle azioni precise e concrete
che ogni Stato membro venne invitato a compiere, tra cui figurano per esempio:
un sostanziale aumento annuale degli investimenti pro capite in risorse umane;
il dimezzamento del numero dei giovani tra i 18 e i 24 anni che avessero assolto
solo il primo ciclo di studi secondari e che non continuassero gli studi né
intraprendessero altro tipo di formazione;
la trasformazione di scuole e centri di formazione, tutti collegati a Internet, in
ambienti di apprendimento plurifunzionali accessibili a tutti, ricorrendo ai
mezzi più idonei per raggiungere un’ampia gamma di gruppi bersaglio;
10
La sintesi del Libro Bianco “Insegnare e apprendere – Verso la società della conoscenza” è
consultabile su www.edscuola.it/archivio/norme/varie/librobianco.html
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la definizione delle nuove competenze di base da fornire lungo tutto l’arco
della vita: competenze in materia di tecnologie dell’informazione, lingue
straniere, cultura tecnologica, imprenditorialità e competenze sociali e
l’istituzione di un diploma europeo per le competenze di base in materia di
tecnologia dell’informazione, con procedure di certificazione decentrate, al fine
di promuovere l’alfabetizzazione “digitale” in tutta l’Unione;
la mobilità di studenti, docenti e personale preposto alla formazione e alla
ricerca, sia utilizzando al meglio i programmi comunitari esistenti (come
Socrates, Leonardo, Gioventù) eliminando gli ostacoli, sia mediante una
maggiore trasparenza nel riconoscimento delle qualifiche e dei periodi di studio
e formazione;
un modello comune europeo per i curriculum vitae, da utilizzare su base
volontaria, per favorire la mobilità contribuendo alla valutazione delle
conoscenze acquisite, sia negli istituti di insegnamento e formazione che presso i
datori di lavoro.
Da quel momento, per il successivo decennio, ogni anno la Commissione ha
presentato una relazione al Consiglio europeo di primavera (detta appunto Rapporto
di Primavera), nella quale venivano esaminati uno per uno i progressi compiuti ai fini
di questa strategia condivisa. Una volta valutati i risultati ottenuti, i Capi di Stato e di
Governo stabilivano insieme i passi successivi per raggiungere gli obiettivi di
Lisbona.
Nel quadro di questo avvio di strategia europea, i successivi Consigli hanno in
seguito evidenziato una serie di ulteriori linee di intervento, come lo sviluppo della
società dell’informazione, la costituzione di uno spazio europeo per la ricerca, la
creazione di un ambiente favorevole alla nascita e allo sviluppo di imprese
innovative, l’ammodernamento dei sistemi di protezione sociale.
1.2 Da eEurope2002 a i2010 European Information Society
All’interno della strategia adottata dal Consiglio europeo di Lisbona nel 2000, si
inserì l’iniziativa “eEurope – una società dell’informazione per tutti”, il cui piano di
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azione globale eEurope 2002
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venne presentato e varato definitivamente nella
riunione del Consiglio europeo di Santa Maria de Feira a giugno del 2000.
L’iniziativa eEurope in realtà esisteva già dal dicembre 1999, quando la
Commissione europea aveva lanciato una prima “tabella di marcia” per preparare
l’Europa ad affrontare le sfide dell’era del digitale.
Le linee guida del piano vennero raggruppate intorno a tre obiettivi chiave da
raggiungere entro la fine dell’anno 2002:
un Internet meno costoso e più veloce e sicuro;
maggiore investimento nelle persone e nelle loro competenze;
incoraggiamento all’uso del web e delle TIC.
Per quanto riguarda l’ambiente scolastico, il piano d’azione esortò tutti i governi
a compiere le seguenti attività:
collegare le scuole alle reti di ricerca e fornire a scuole, insegnanti e studenti un
accesso facile a Internet e alle risorse multimediali;
garantire la disponibilità di servizi didattici e piattaforme di apprendimento in
linea destinati a insegnanti, studenti e genitori;
formare gli insegnanti alle tecnologie digitali;
adattare i programmi scolastici integrando nuovi metodi di apprendimento e
l’uso delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.
In parallelo all’iniziativa eEurope e ad essa direttamente collegato, il 28 marzo
2001 a Bruxelles la Commissione europea adottò il piano d’azione “eLearning – per
costruire un ponte tra l’istruzione e le nuove tecnologie della comunicazione”.
Il concetto di e-learning era stato definito il 24 maggio del 2000 – giorno in cui
venne promossa dalla Commissione europea l’iniziativa “eLearning – Pensare
all’istruzione di domani” (da cui consegue il piano d’azione) – come “l’utilizzo delle
nuove tecnologie multimediali e di Internet per migliorare la qualità
dell’apprendimento agevolando l’accesso a risorse e servizi nonché gli scambi e la
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Tutti i documenti relativi a questa e ad altre iniziative europee sono consultabili al sito www.eur-
lex,europa.eu , la cui nuova versione è disponibile dal 1° aprile 2014. Il servizio consente di accedere
gratuitamente alla seguente documentazione nelle 24 lingue ufficiali dell’Unione Europea: Gazzetta
Ufficiale dell’UE, diritto dell’UE (trattati, direttive, regolamenti), atti preparatori (libri bianchi e verdi,
relazioni), giurisprudenza dell’UE (sentenze, ordinanze), accordi internazionali, documenti dell’EFTA
(European Free Trade Association). Gli utenti che si registrano (la registrazione è gratuita) possono
inoltre salvare documenti e ricerche nella sezione “Il mio EUR-Lex”.
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collaborazione a distanza”
12
. Obiettivo principale del progetto sarà mobilitare tutti i
soggetti attivi nel campo dell’istruzione, del sociale, dell’industria e dell’economia
per rendere l’apprendimento permanente il motore di una società aperta e
competitiva. Torna in primo piano, quindi, l’idea del lifelong learning, considerato
sempre più lo strumento indispensabile per entrare al meglio in questa nuova epoca
di trasformazioni e sviluppi, per sostenere la crescita della società basata sulla
conoscenza.
Su questa linea d’azione si colloca appunto l’iniziativa eLearning, mirata ad
allargare la cultura digitale ad ogni livello di formazione e a fornire agli insegnanti
stessi non solo i mezzi tecnologici, ma anche l’adeguata conoscenza degli usi
didattici permessi dalle TIC. Strumento privilegiato per la riuscita di tale iniziativa
sarà il dialogo, inteso sia come collaborazione stretta tra i Ministeri dell’Istruzione,
dell’Occupazione e degli Affari Sociali dei diversi Paesi, nel rispetto delle procedure
insite nella strategia europea adottata nel Consiglio di Lisbona, sia come
cooperazione dei protagonisti interni a ciascun governo nazionale.
Fig. 1. Monitoraggio della partecipazione italiana all’apprendimento permanente (2006 - 2013)
L’indicatore consente di osservare la partecipazione di adulti ad attività educative e formative tramite vari canali,
alcuni dei quali influenzati direttamente da azioni di policy volte all’offerta (come la disponibilità di corsi di
formazione tipicamente finanziati dal Fondo Sociale Europeo) oppure a stimolare la domanda, e alcuni dei quali
indipendenti dalle politiche (partecipazione volontaristica). Come si può notare, la percentuale di adulti nel
Centro-Nord che partecipano all’apprendimento permanente è modesta, ad eccezione delle Province Autonome di
Bolzano e Trento e dell’Umbria. FONTE: Istat, Rilevazione continua delle forze di lavoro www.istat.it
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Commission of the European Communities, 2001.
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