II
Introduzione
L’obiettivo del presente lavoro è quello di analizzare le diverse
sfaccettature del rapporto tra la politica e i giovani, nel tentativo di
offrire una rappresentazione più completa possibile delle “realtà” sulla
partecipazione politica dei giovani italiani. L’analisi delle ricerche che
hanno provato ad analizzare questi aspetti, ha consentito di individuare
una molteplicità di fattori - istituzionali, culturali, sociali e politici – in
grado di influenzare la partecipazione politica giovanile.
Il rapporto tra i giovani e la politica ha sempre suscitato grande interesse,
in primo luogo perché conoscere i giovani permette di individuare i
mutamenti in atto della società in cui si vive.
La nascita di movimenti new global, l’utilizzo massiccio delle nuove
tecnologie informatiche, la sfiducia nei confronti dei partiti e dei
sindacati, la ricerca di risultati immediati, concreti, nel volontariato
sociale, l’insofferenza nei confronti delle organizzazioni tradizionali
considerate troppo strutturate e gerarchiche, la ricerca della visibilità
mass-mediatica, sono solo i più eclatanti aspetti che caratterizzano
queste nuove modalità di partecipazione politica giovanile. Alcune di
esse saranno approfonditi nel corso di questo studio.
L’istituto Iard, conduce ricerche dall’inizio degli anni Ottanta che si
occupano di analizzare la condizione giovanile. Esse si riferiscono ad un
III
universo costituito dai giovani di età compresa tra i 17 e i 34 anni. Tra i
temi analizzati in queste ricerche vi è appunto il rapporto tra giovani e
politica e in particolare la loro partecipazione alle attività politiche.
In questo lavoro, dunque si farà spesso riferimento a tali elaborazioni.
Il primo capitolo si apre con l’introduzione del concetto di
partecipazione politica, delle sue forme, convenzionali e non, dedicando
particolare attenzione alla crisi di partecipazione dei giovani rispetto
all’istituzione “partito”. Inoltre sarà interessante vagliare come l’impiego
massiccio dei media e di altri canali di informazione e di comunicazione
accrescano la presenza dei giovani in nuove forme di partecipazione
politica.
Il secondo capitolo propone uno sguardo alle nuove forme di
partecipazione, con particolare riferimento ai «nuovi momenti sociali»
che vedono una larga presenza dei giovani.
Nel terzo capitolo, infine, viene affrontata la questione della condizione
giovanile, con particolare riflessione sull’attuale rapporto dei giovani con
la politica. Saranno illustrati alcuni studi sulla partecipazione politica,
dai quali ricavare elementi per un inquadramento teorico più generale
relativo al complesso rapporto politica- giovani con riferimento al
contesto italiano ed europeo.
L’obiettivo di ogni ricerca su questo terreno è quello di pervenire alla
formulazione di una tipologia che potrebbe aiutare a comprendere questa
IV
poliedrica realtà. Questo lavoro pur non avendo una tale ambiziosa meta
vorrebbe individuare almeno alcune tra le più importanti direttrici di
cambiamento delle forme di partecipazione nel rapporto tra giovani e
politica.
1
CAPITOLO PRIMO
PARTECIPAZIONE POLITICA: UNA VISIONE D’INSIEME
1.1 Definizione della partecipazione politica
Il tema della partecipazione, in particolare la sua accezione politica, evidenza il
problema dell’integrazione dell’individuo all’interno della società e si rivela
come uno degli indicatori più significativi per riflettere sulle forme e sulla
qualità della democrazia. La partecipazione consente il collegamento fra la
società civile e il sistema politico, e riguarda fin dalle sue origini lo sviluppo
della società in senso democratico anche se, nel mondo moderno, si pone come
problema soltanto al sorgere dell’idea di sovranità popolare [Pizzorno, 1966,
p.238]. È nitida una concezione della democrazia che non si esaurisce nella
rappresentanza ma che vede nella partecipazione diretta dei cittadini un
elemento cardine e un presupposto di libertà e qualità democratica.
Norberto Bobbio chiama gruppo democratico quel gruppo in cui valgono
almeno queste due regole per prendere decisioni collettive: 1) tutti partecipano
alla decisione direttamente o indirettamente; 2) la decisione viene presa dopo
una libera discussione a maggioranza [Tratto dall'intervista "Che cos'è la
democrazia?" - Torino, Fondazione Einaudi, giovedì 28 febbraio 1985].
Il ricco repertorio bibliografico disponibile sulla partecipazione politica, è prova
di un marcato interesse suscitato nelle scienze sociali, e non solo, intorno alle
tematiche ad esso annesse, ma mostra al contempo la difficoltà di un
inquadramento teorico e unidimensionale. Dunque, il concetto di partecipazione
politica risulta essere polisemico, oltre che condizionato dal periodo storico e
dal contesto sociale in cui operano gli studiosi.
2
Restringendo il campo dei molteplici fenomeni che caratterizzano il concetto, si
definisce Partecipazione Politica «un insieme di azioni e di comportamenti che
mirano a influenzare in maniera più o meno diretta e più o meno legale le
decisioni nonché la stessa selezione dei detentori del potere nel sistema politico
o in singole organizzazioni politiche, nella prospettiva di conservare o
modificare la struttura (e quindi i valori) del sistema di interessi dominante»
[Pasquino, 1997].
Andrea Millefiorini definisce la partecipazione politica come «un agire, che
messo in moto da motivazioni individuali o di gruppo, si sviluppa in esclusiva
relazione ad un contesto sociale, e ha ad oggetto, problematiche relative alla
politicità. Tale agire assume necessariamente forme collettive, e ha come
obiettivo quello di intervenire, direttamente o indirettamente, nei processi di
elaborazione delle decisioni del sistema politico, o, in casi eccezionali, di
sostituirsi ad esso»[ Millefiorini, 2002].
Elementi come l’interesse per la politica, la discussione politica o
l’informazione politica non possono rientrare tra i comportamenti puramente
partecipativi; non basta quindi individuare semplicemente livelli di interesse e
discussione politica come indicatori di partecipazione.
Tuttavia, questi elementi devono comunque essere monitorati in quanto utili
predittori di partecipazione politica potenziale, ovvero essi possono indicare una
maggiore o minore predisposizione alla partecipazione.
Dalla varietà dei fenomeni che caratterizzano il concetto di partecipazione, è
possibile individuare alcune linee fondamentali di distinzione che consentono di
tracciare una mappa orientativa dell’argomento.
Pizzorno propone una prospettiva teorica che rimanda a due diversi sistemi di
azione, sistemi di interessi e sistemi di solidarietà fra gli attori, per cui la
partecipazione politica è “un’azione in solidarietà con altri (…) in vista di
conservare o modificare la struttura (e quindi i valori) del sistema di interessi
dominante” [Pizzorno, 1966, p. 252-255]. Tale teorizzazione include, dunque,
3
tutte le forme di azione collettiva, e muove la critica di Melucci, che ne dà una
definizione più restrittiva escludendone i fenomeni, come i movimenti sociali,
che infrangono le regole istituzionali e per i quali necessitano categorie
analitiche diverse da quelle di partecipazione.
Gallino attribuisce alla partecipazione politica due significati, o meglio due
dimensioni, non mutuamente esclusivi, ma che in ogni sistema sociale possono
combinarsi in modi differenti: partecipazione politica intesa in senso forte e
partecipazione politica intesa in senso debole.
Il primo vuol dire «intervenire nei o sui centri di governo di una collettività, cioè
di un gruppo, un’associazione, un’organizzazione, una comunità locale, uno
Stato di cui si è membri; dove partecipare alle decisioni implica una possibilità
reale e l’atto concreto del concorrere a determinare, su un piano di relativa
eguaglianza con gli altri membri, gli obiettivi principali della vita della
collettività, la destinazione delle risorse d’ogni tipo a determinati impieghi
alternativi, il modello di convivenza verso cui tendere, la distribuzione fra tutti
dei costi e dei benefici. In questo senso la partecipazione è uno dei tratti
caratteristici della democrazia come forma e metodo di governo di collettività di
qualsiasi forma e scala.
Il secondo, invece, significa prendere parte in misura più o meno intensa e
regolare alle attività caratteristiche di un gruppo, un’associazione ecc., sussista o
meno per il soggetto la possibilità reale di intervenire efficacemente nelle o sulle
decisioni di maggior rilievo che si prendono nei centri di governo della
collettività considerata. È in questo senso che si parla di partecipazione politica,
che si misura dalla partecipazione o meno al voto» [Gallino, 1978, p. 498].
Anche Cotta attribuisce una duplice accezione alla partecipazione politica, e
distingue tra «partecipazione in senso stretto o diretta», come un “prendere
parte” che implica un coinvolgimento attivo e diretto di tipo decisionale su
determinate azioni politiche (protesta, sciopero, firma di una petizione…) e
«partecipazione in senso lato o indiretta», un “essere parte” di un gruppo, di una
4
comunità, che presuppone un’incorporazione attiva dei cittadini in un sistema
politico [Cotta, 1979, p. 198].
Verba, Nie e Kim notano come la partecipazione ‹‹è sia unidimensionale che
pluridimensionale. Esiste una dimensione “attivismo” sulla quale possono essere
collocati i cittadini; allo stesso tempo, si può fare una distinzione più raffinata
tra gli a attivisti nel senso dei modi di attività nei quali essi si impegnano››
[Verba, Nie, Kim, 1987, p. 106-107].
La partecipazione politica si caratterizza per una scelta autonoma del singolo,
che decide di mobilitarsi o meno secondo le sue convinzioni, si fonda su una
sorta di combinazione tra attivazione e appartenenza, sulla consapevolezza di
essere parte di una collettività. Partecipare è come il segno manifesto di un
“impulso all’azione” che ogni uomo sente in maniera diversa. E’ l’effetto della
sua coscienza di essere umano, cittadino, abitante del mondo. Inesorabilmente
parte di una collettività. Partecipare vuol dire essere più o mento attivi nelle
decisioni che ci coinvolgono in prima persona: ci si può lasciar vivere, e fare in
modo che gli altri decidano per noi. Oppure, si può intervenire. Tutto sta nel
comprendere che la partecipazione è la base della democrazia, in quanto
possibilità di influenzare con la propria opinione le decisioni della collettività.
Dunque, la partecipazione è legata da un alto al concetto di democrazia,
dall’altro a quello di cittadinanza. Il proprio intervento è direttamente
proporzionale alla struttura delle opportunità politiche, cioè alla possibilità di
accesso al sistema politico, in termini di risorse e contesti.