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INTRODUZIONE
Nel presente elaborato verrà trattato l’argomento legato alle politiche di bilancio,
chiamato in letteratura internazionale earnings management.
Il primo capitolo presenterà l’argomento, definendo cosa si intende per earnings
management, chi sono i soggetti che le effettuano e principalmente spiegando quali
possono essere i motivi che spingono questi ultimi ad effettuare tali operazioni. Faremo
quindi una distinzione tra le politiche di bilancio che avvengono nel settore
societario/industriale e quello bancario, quest’ultimo oggetto del nostro studio.
Prenderemo come riferimento gli studi condotti da Anne L. Beatty, Bin Ke,
dell’Università della Pennsylvania, e Kathy R. Petroni, dell’Università del Michigan e
lo studio di Ana Rosa Fonseca e Francisco Gonzalez, dell’Università di Oviedo per ciò
che concerne il settore bancario, mentre troveranno maggiore interesse gli studi
effettuati da David Burgstahler dell’Università di Washington e da Ilia Dichev
dell’Università del Michigan nel 1997 e quello svolto da François Degeorge della
“Hautes Études Commerciales and the Centre for Economic Policy Research”, Jayendu
Patel dell’Università di Boston, e da Richard Zeckhauser dell’Università di Harvard nel
1999 per ciò che concerne il settore industriale. Infatti proprio su questi due ultimi studi
i ricercatori si sono ispirati per redigere i primi, estrapolandoli dal settore industriale ed
apportandoli al settore bancario.
Nel secondo capitolo verrà effettuata una review della letteratura sull’argomento,
riportando gli studi empirici più significativi. Nello specifico, verranno esposti ed
analizzati degli studi, effettuati da altri ricercatori, visionando il loro ambito di ricerca e
la conclusione cui sono arrivati. Tale trattazione verrà effettuata in ordine cronologico
di pubblicazione degli articoli, per far meglio intendere, tra le altre cose, in che modo si
è evoluto il pensiero e l’approccio che numerosi studiosi hanno apportato a tale tema.
Tale analisi prenderà in considerazione tre punti: il territorio cui si riferisce lo studio; il
metodo utilizzato; il risultato ottenuto.
Infine, nel terzo ed ultimo capitolo verrà presentato, empiricamente, il mio studio,
effettuato prendendo in esame i bilanci di tutte le banche quotate nel mercato borsistico
italiano dal 2006 al 2011, con particolare riferimento ad alcune voci di bilancio,
spiegando, in che misura ed in quale modo, tali voci, su tutte le loan loss provision,
5
opportunamente manipolate, impattano sul risultato d’esercizio. L’aspetto è interessante
e non di poco conto, se si considera che la disciplina delle loan loss provisions è tenuta
in grande considerazione dalle Autorità fiscali, contabili e di vigilanza, proprio in virtù
del grado di discrezionalità con cui in molti casi esse possono essere gestite. Infatti, la
malleabilità e la discrezionalità con cui le politiche di provisioning possono essere
intraprese, le hanno rese adatte ad adottare strategie di capital management ed earnings
management. Si tratta di obiettivi strategici per la vita della banca, che, come si avrà
modo di vedere in seguito, possono essere realizzati tramite la “manipolazione” di
alcune voci di bilancio.
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CAPITOLO 1
1.1 COSA SI INTENDE PER EARNINGS MANAGEMENT
Il presente capitolo si pone l'obiettivo di fornire un quadro generale sulle politiche di
earnings management.
Come definito da Cristina Florio
1
, con l’espressione politiche di Earnings Management
viene identificata una “rosa di comportamenti alquanto eterogenei, comunemente
riconducibili alle strategie impiegate dai manager per alterare deliberatamente le
grandezze esposte nel bilancio di esercizio allo scopo di conseguire determinati
benefici,” o ancora, così come definito da Annalisa Prencipe, l’espressione earnings
management si utilizza generalmente per “indicare un esercizio della discrezionalità da
parte dei redattori di bilancio che sia strumentale al perseguimento di fini
particolaristici”
2
Da questa prima analisi possiamo notare come, a tale espressione, venga fornita
un’accezione prevalentemente negativa, parlando addirittura, in alcuni casi, di vere e
proprie “manipolazioni di bilancio”, definite in questo modo, in quanto, qualsiasi
intervento, volto all’alterazione delle poste di bilancio è sempre intenzionale e mai, o
quasi mai, accidentale.
Gli incaricati ad effettuare tali operazioni, sono gli stessi che redigono il bilancio
d’esercizio, infatti, poiché questi ultimi, conoscono le performance di periodo della
società di riferimento, possono influenzare alcune voci di bilancio, in maniera tale da far
convergere il bilancio stesso, verso determinati fini perseguiti dai manager, sia a livello
aziendale che, talvolta, personale (ricordiamo che la redazione del bilancio d’esercizio
spetta agli amministratori). Le Earnings Management sono pertanto considerate come
uno strumento utilizzato per pervenire a risultati di bilancio desiderati e diversamente
raggiungibili. Ulteriore conferma ci arriva dallo studio effettuato da Healy e Wahlen,
secondo cui “l’earnings management è definito come fenomeno che si verifica quando i
manager usano la discrezionalità nella redazione del bilancio e nella strutturazione di
1
Florio C., La verifica di impairment nella prospettiva delle politiche di Earnings Management, Profili
Teorici ed evidenze empiriche, FrancoAngeli.
2
Prencipe A., Earnings Quality, Pearson Education Italia, Milano, 2006, p. 26.
7
transazioni per alterare i risultati contabili, con l’obiettivo di fuorviare alcuni
stakeholders riguardo alla performance economica dell’impresa”
3
.
Le politiche di Earnings Management possono essere considerate dirette ed indirette.
Dirette “dette anche real earnings management si basano sulla discrezionalità dei
manager, che possono modificare la tempistica e/o la struttura di una o più operazioni in
modo tale da pervenire a determinati obiettivi, in primis a livello reddituale”
4
.
Anticipare o differire alcune operazioni di costi/ricavi possono influenzare il risultato
economico dell’esercizio, rinviando, infatti al periodo successivo, le stesse quote di
costi o ricavi, quest’ultimi possono massimizzare o minimizzare il risultato stesso. Gli
amministratori, infatti, “definiscono gli obiettivi in termini di reddito operativo e/o
reddito ordinario e spostano opportunamente costi e ricavi così da consentire una
sovrastima o sottostima del reddito generato o assorbito dalla gestione operativa e/o
ordinaria rispetto al reddito attribuibile alla gestione medesima in assenza di
manipolazioni”
5
. Le politiche di Earnings Management indirette, chiamate anche
disclosure earnings management, invece, si basano sulla discrezionalità tecnica di cui il
management dispone in sede di redazione del bilancio e che gli consente di alterare la
rappresentazione della realtà aziendale. Quest’ultima chiamata anche accrual earnings
management. Quindi, mentre le politiche dirette, si basano sulla discrezionalità
gestionale, rinviando quote di costi e ricavi, quella indiretta si basa sulla discrezionalità
tecnica in sede di redazione del bilancio.
Analizzando in concreto l’azione svolta dagli amministratori, in sede di redazione di
bilancio, notiamo come essi, a seconda della convenienza ad incrementare o diminuire il
reddito, “prendono a prestito” utili da esercizi futuri o differendo oneri verso esercizi
futuri, oppure “concedono credito” ad esercizi futuri mediante differimento di utili o
anticipo di oneri. Questa eventualità, di fatto, può avere luogo nei casi in cui gli
amministratori abbiano già raggiunto livelli di performance soddisfacenti per l’esercizio
in corso e tendano a manipolare anche il risultato futuro. Nel proseguio di questo stesso
capitolo analizzeremo come può essere raggiunto il livello di performance desiderato
3
Healy P.M., e Wahlen J.M., A review of the earnings management, in Accounting Horizons, vol. 13, n.
4, 1989, p.92.
4
Definizione tratta da Zhaohui Xu et al. (2007, p. 196). Dottrina Economico Aziendale, Verona (2006,
pp. 71-72) “operazioni ad hoc”.
5
Ronen-Sadan (1975b, p.64). Studio su “disclosure earnings management” con particolare riferimento
alle politiche di income smoothing che agiscono sul reddito ordinario.
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dai manager attraverso le politiche di income smoothing, income maximization, income
minimization e politiche di big bath.
Ovviamente appare quantomeno opportuno chiarire che, a livello legislativo esistono
normative e principi che tendono a limitare tali comportamenti, ma appare altrettanto
ovvio, che, un margine, anche minimo di discrezionalità risulta ineliminabile.
1.2 LA QUALITÀ DEGLI EARNINGS
Una volta aver introdotto il concetto di earnings management e spiegato i motivi che
spingono gli amministratori ad effettuare tali politiche, si ritiene opportuno definire cosa
si intende per qualità degli earnings. Nello specifico, tale concetto, non è nuovo ma è
stato ampiamente trattato sia nella letteratura nazionale che in quella internazionale.
Però, bisogna anche dire come, per lo stesso concetto, si arrivi a due conclusioni
differenti. Per quanto riguarda la letteratura italiana, il concetto di qualità degli earnings
viene definita in ottica strategica, focalizzata maggiormente sulla qualità del reddito.
Nella più consolidata tradizione italiana, tale concetto di reddito viene visto sotto il
profilo quantitativo, definito infatti come “variazione che, in un determinato periodo di
tempo, il capitale subisce per effetto della gestione”
6
. Qualità e quantità, quindi, sono
definite come dimensioni complementari per l’apprezzamento dell’analisi dei risultati
conseguiti.
Da un punto di vista internazionale, invece, gli earnings possono essere definiti come
fonte informativa, osservata infatti come mera informazione contabile, utile a prendere
decisioni future.
Prendendo in esame i principi contabili, la qualità degli earnings può essere definita “in
termini di rilevanza, intesa come capacità di influenzare una decisione migliorando la
capacità degli utilizzatori di formulare previsioni o di confermare/rivedere le proprie
attese, in termini di attendibilità, declinata in termini di capacità dell’informazione di
riflettere fedelmente la realtà sottostante, ed in termini di comparabilità, infatti sono
considerati di qualità tanto più elevata quanto più essi sono comparabili nel tempo con
riferimento alla stessa impresa e nello spazio con riferimento a imprese diverse”
7
.
6
Zappa Gino, il reddito d’impresa, Giuffrè, Milano, 1950.
7
Prencipe Annalisa, earnings quality, Pearson Education Italia, Milano, 2006