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Prefazione
Le Langhe
«E’ un viaggio nella memoria della terra,
un desiderio di stelle, un messaggio del sole.
Le langhe appartengono all’anima e
al corpo: colorano i sogni, sono un dondolio
di venti,un profumo di umori, di albe, di
mattini piovosi, di ombre lunghe della sera.
Un filare di uve, un odore di mosto: la terra
è uno scrigno di tesori. S’acquieta il cuore in
ventri di madri, in colline accennate e mai
adirate, solo un ricamo di onde lievi, velluto
e passioni, parole e musiche di un Dio che qui
ha voluto concedersi un breve riposo nel
meriggio caldo di un giorno d’estate. E’ calore
di uomini, pazienza di donne e schiamazzi
allegri di bambini. Laggiù c’è il mare e ad ovest
s’alzeranno infine i monti ma qui è il respiro
della terra che gonfia le brevi colline e disegna
valli, castelli, filari, piccoli taciti infiniti, appena
accennati, appena cantati come un motivo che
ritorna nella mente dell’infanzia. Ed è pace nel
cuore. E sono ricordi che non tramontano. »
Rocco Auciello, La poesia sarà nelle strade
(Edizioni Nuova Cultura: Roma, 2006)
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Alcuni anni fa mi trovavo di passaggio nella zona delle Langhe - Monferrato,
alcuni amici mi avevano invitato a visitare la loro cantina. Quella tappa fu una
scoperta inaspettata, una piacevole sorpresa, nonché una rivelazione sulla quale
riflettere. Avevo viaggiato molto per l’Italia, conoscevo bene il Piemonte,
eppure quel territorio, per certi versi, appariva come un universo a sé stante,
lontano e distaccato da quel contesto e da quelle dinamiche a cui spesso si è
avvezzi nel nostro Paese. Quello spiraglio su quel piccolo mondo, pressoché
ovattato, mi spinse a tornarci presto per intraprendere un’esperienza che mi
avrebbe permesso di acquisire una conoscenza più profonda su quello scenario.
Così, ritenni che il modo migliore per penetrare in questa realtà era “sporcarsene
letteralmente le mani”, per cui decisi di lavorare un mese presso un agriturismo
in Alta Langa, punto di partenza per esplorare i territori del Roero e del
Monferrato. Questa opportunità mi permise, non solo, di comprendere a fondo
gli stimoli intrinseci di quella che appariva come una realtà turistica unica e di
successo ma, soprattutto, di vivere in prima persona le luci e le ombre del
territorio che da subito mi aveva affascinato. Quell’immenso oceano verde di
distese collinari caratterizzate dal dolce susseguirsi dei vigneti, contornati da
castelli e borghi suggestivi, non si manifesta solo come un armonioso spettacolo
per gli occhi, come lo sono tanti paesaggi, città e monumenti italiani, ma
rappresenta un’immensurabile sorgente di ricchezza per i suoi abitanti.
Le aree in questione sono zone di produzione di vini di rinomata eccellenza e di
notevole qualità - quali il Barolo, il Barbaresco, l’Asti Spumante e il Barbera
d’Asti - realizzati grazie a una proficua commistione di uomo e natura e ad un
ricco patrimonio di saperi e tecniche, basati sulla profonda conoscenza dei
vitigni qui coltivati da secoli (Nebbiolo, Moscato Bianco, Barbera).
Ciò che colpisce è il fatto che questi luoghi non appaiono contaminati dalla crisi,
ma bensì inebriati da un costante spiraglio di benessere. Sono aree che hanno
creduto nel territorio, che non hanno avuto remore e continuano a investire, che
scommettono nel Made in Italy e nella promozione dell’autenticità. Qui la
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tradizione non ha temuto il supporto dell’innovazione. Le prospere architetture e
attrezzature ipermoderne si mescolano con gli antichi spazi rarefatti e quasi
disorientano il turista, dandogli l’impressione di non essere nello stesso Paese
del quale spesso si sente parlare di crisi, di disoccupazione, di corruzione, di
instabilità e di depressione.
Il successo lo si fiuta tra i paesini affollati da visitatori per lo più stranieri:
svizzeri, tedeschi, nordeuropei, ma anche americani e russi che entrano ed
acquistano nei negozi, nelle cantine e nei ristoranti alla ricerca delle eccellenze e
delle prelibatezze della zona.
E’ da questa piccola fetta di “nuova Italia” riscoperta - un luogo quasi onirico
dove si compenetrano tradizione, innovazione, progresso, sostenibilità ed
eccellenza - che la mia tesi comincia, cercando di mettere a fuoco gli elementi
che possono dare un soffio di speranza al resto del Paese.
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Introduzione
L’oggetto principale dello studio concerne l’analisi di una zona turistica italiana,
Langhe-Roero e Monferrato, che rappresenta un’eccellenza ed un’eccezione nel
nostro Paese, con l’obiettivo di impiegare le buone pratiche aziendali ed
economiche identificate, in aree italiane affini da rivalutare.
Nel realizzare quanto appena esplicitato saranno fin da subito evidenziati dei
fattori cardine - dei requisiti imprescindibili per un’entità territoriale che si
affaccia oggi al mondo del turismo - che accompagneranno la ricerca e l’analisi
La Fratellanza nel mondo vegetale
Armoniose sono cresciute le piante
tutt’intorno al mio giardino,
e sono in buona compagnia.
I forti ciliegi
abbracciano i mesti cipressi.
La casta, fiorita, mimosa
ombreggia tra i faggi robusti.
Il fragile glicine,
dai fiori violacei,
s’appoggia alla quercia altezzosa.
L’edera, con fronde che sempre verdeggiano,
i salici ama
a foglia caduca.
In alto e intorno frullano,
volano
cantando gli uccelli.
Nel palmo di una gran mano verde
la terra respira, palpita, vive.
Solo gli uomini uccidono i fratelli.
Mario De Nardo, dicembre 2014
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del territorio, costituendo i “paletti” dell’indagine prima ed i capisaldi del
progetto di riqualificazione poi.
Primo tra questi sarà l’approccio distrettuale, che si intesse come una fitta trama
nello sviluppo della tesi e che si reputa una chiave di volta essenziale,
soprattutto in relazione all’attuale situazione di depressione economica.
In secondo luogo, sarà perseguita un’ottica glocal per cui, da una parte si porrà
l’accento sul legame con il territorio, la cultura, le tradizioni e sui concetti di
condivisione e cooperazione locali, dall’altra si porrà enfasi alla necessità di
aprirsi ai mercati internazionali. Si giungerà alla constatazione, dunque, che è di
cruciale importanza il perseguimento di un’internazionalizzazione che non
snaturi le autenticità locali, ma anzi le esalti, attraverso interazioni e scambi di
flussi sempre più frequenti tra soggetti locali di varia natura (pubblici e privati,
nazionali e sub-nazionali) volti a costruire reti e a stabilire alleanze
“orizzontali”.
Se da una parte, quindi, questo lavoro cerca di far coesistere logiche peculiari
quali la filiera corta, lo slow food, lo slow tourism e la sostenibilità con concetti
universali come la mondializzazione e l’atteggiamento propositivo verso
l’esterno; allo stesso tempo non presenta come strade alternative e contrapposte
la tradizione e l’innovazione.
Nella trattazione dell’elaborato si osserverà come l’industria, la
modernizzazione ed alcuni prodotti in particolare hanno spesso agito da scintilla
per uno sviluppo che è rimasto ancorato alle consuetudini e ai saperi antichi,
valorizzandoli.
Pertanto, ci si propone di scardinare stereotipi e rigidità che identificano come
antagonisti concetti come quelli appena esposti e di ridisegnare un modello di
sviluppo turistico che integri queste considerazioni, nella constatazione generale
che l’impiego di modelli alternativi e complementari non possa far altro che
corroborare il risultato finale.
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L’esposizione della tesi si articola secondo una logica di tipo induttivo,
innanzitutto saranno presentati i dati raccolti ed elaborati dallo studio delle fonti
sul territorio Langhe, Roero e Monferrato - che per semplicità si abbrevierà con
l’acronimo LRM - a seguire verranno illustrati lo svolgimento e l’esito di una
ricerca di tipo esplorativo fatta in loco, alla quale farà seguito una valutazione
dei risultati.
In un secondo momento verrà svolta un’analisi SWOT volta a mettere in rilievo
i fattori chiave e a giungere alle conclusioni nodali della ricerca.
Successivamente ci si interrogherà su come affrontare le debolezze e le minacce
riscontrate e sulle possibili soluzioni da adottare.
Si giungerà, dunque, a riconoscere ed individuare dei fattori generali di
eccellenza, dei comportamenti virtuosi, le cosiddette best-practice, che un
generico territorio dovrebbe adottare per diventare una destinazione turistica di
qualità.
Infine, attraverso l’impiego costruttivo di questi ultimi, si perverrà alla
costituzione di un percorso di sviluppo turistico per un’identificata zona del
territorio nazionale, il distretto dell’Appennino Umbro Marchigiano, che sia in
grado di far leva sulle forze e di sfruttare le opportunità individuate nell’area di
LRM.
In conclusione il fine ultimo che questo lavoro intende perseguire è la creazione
di un modello di sviluppo turistico, incentrato sui valori della decrescita, della
sostenibilità e del rispetto, flessibile ed adattabile ai vari contesti italiani.
Questa tesi si prefigge perciò di estrapolare da una realtà concreta, che fonda il
suo successo sulla qualità, sull’eccellenza, sull’innovazione ed sul Made in Italy,
delle coordinate orientate a ridare giovinezza e speranza a tutti quei territori che
ricercano una spinta alla rivitalizzazione e possono ritrovarla nel loro patrimonio
intangibile.
Oltre a questa macrofinalità sono stati individuati dei sotto-obiettivi propedeutici
per il suo raggiungimento: innanzitutto è indispensabile comprendere le radici e
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le motivazioni dietro allo sviluppo del territorio LRM, inoltre è essenziale
dedurre i fattori e le best practice che rendono una realtà turistica eccellente ed
appetibile. Non da ultimo è imprescindibile comprendere quali siano le
opportunità ed i benefici che possano rivelarsi vantaggiosi nei progetti di
riqualificazione turistica.
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Capitolo 1.
ANALISI TERRITORIALE E
SOCIO-ECONOMICA DELL’AREA
LANGHE ROERO E MONFERRATO
1.1 Il territorio
L’area territoriale di Langhe, Roero e Monferrato è un sistema collinare situato
al centro della Regione Piemonte, costituito da 29 comuni che coprono
un’estensione complessiva pari a 10.789 ettari, vale a dire 1/3 della superficie
regionale
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AA.VV. L’Agricoltore cuneese, N° 5 2014, Confagricoltura Cuneo
« Cinquant’anni uno sull’altro non fanno ancora una montagna, ma formano
una bella collina, un bricco quasi. Dall’alto di questo bricco si può già avere
un orizzonte e, a sapere guardare con calma, in silenzio, quello che sta avanti
e quello che sta indietro, c’è da farsi un’idea. Un’idea di tante cose e tanti
ripensamenti sulle esperienze passate; si riesce allora, tenendo i piedi ben
saldi sulla terra del bricco, anche a guardare il futuro, senza ripetere i
desideri e i sogni che crescevano nella fantasia da ragazzo, le notti di S.
Lorenzo, quando le stelle parevano così vicine da caderci nei capelli. Intanto,
se uno ha i piedi per terra, se conosce cioè il terreno sul quale è appoggiato,
capirà come ha impiegato gli anni, come quelli sui quali il bricco si è
formato. »
Davide Lajolo, Sul bricco dei cinquant’anni: I mè racconto senza fine tra
Langhe e Monferrato (Firenze: Vallecchi,1977)