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INTRODUZIONE
Nel tempo, i mutamenti culturali hanno trasformato il rapporto tra cittadino e
servizi sanitari.
In un contesto dove è necessario trovare un equilibrio tra la domanda di cittadini
sempre più esigenti ed attenti sui temi della salute e misure atte a contenere o
razionalizzare la spesa sanitaria, il tema della sicurezza e della qualità delle prestazioni
sanitarie si è rivelato uno degli aspetti più delicati.
In questo contesto il Risk Management nelle aziende sanitarie ha raccolto e
analizzato comportamenti dannosi o a rischio allo scopo di creare percorsi che
preservino d a l l ’ e r r o r e e garantiscano una migliore qualità del servizio offerto al
cittadino.
Promuovere la sicurezza dei pazienti è una priorità per tutti gli infermieri.
In particolare, nel lavoro che segue l ’attenzione sarà focalizzata sull ’errore e sugli
eventi avversi. Nel primo capitolo, infatti, il discorso verterà sulla classificazione degli
errori; nel secondo capitolo, invece, si affronterà il tema della gestione degli eventi
avversi; il terzo capitolo prenderà in considerazione la gestione degli eventi sentinella; il
quarto capitolo descriverà la metodologia FMECA – Failure Modes Effect and
Criticality; infine, l ’ultimo capitolo sarà incentrato sull ’applicazione della metodologia
FMECA in Pronto Soccorso.
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CAPITOLO I
LA CLASSIFICAZIONE DEGLI ERRORI
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1.1 IL RISCHIO CLINICO E L ’ERRORE IN CAMPO MEDICO
L ’espressione “rischio clinico ” indica l ’eventualità mediante cui un paziente possa
subire un danno oppure un disagio involontario, che può essere ascritto alle cure
sanitarie e che possa essere la causa di un prolungamento della degenza del paziente, o
addirittura un peggioramento delle sue condizioni, e nei casi peggiori la morte.
Nel momento in cui si intraprende un discorso circa la tematica del rischio clinico,
è doveroso prendere in considerazione anche la definizione di errore in campo medico
ed, eventualmente, i danni che possono verificarsi per il paziente.
La letteratura medica fornisce numerose definizioni circa l ’errore e l ’evento
avverso. La maggior parte di queste si trovano concordi nel sottolinearne le
caratteristiche sostanziali:
- l ’errore rappresenta un ’insufficienza da parte del sistema, che influisce sul
fallimento delle azioni programmate;
- l ’errore costituisce un ’azione non sicura o un’omissione che si traduce in
conseguenze negative per il processo di cura;
- l ’errore rappresenta un comportamento inidoneo assunto in conseguenza di una
possibile incompetenza da parte di chi ha il compito di curare.
L ’evento avverso è strettamente connesso all ’errore, dato che può essere causato
proprio da questo. L ’espressione “evento avverso ” in medicina indica un evento
indesiderato che, quasi sicuramente, si traduce in un danno per il paziente, derivante
non dalle sue condizioni, bensì dal processo assistenziale. Poiché deriva dall ’errore,
l ’evento avverso è prevenibile.
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Per poter identificare le possibili misure preventive, è necessario non solo
analizzare gli eventi avversi, ma anche quelli near miss (quasi eventi avversi). A tal
riguardo, sono state stilate diverse classificazioni dell ’errore in sanità, allo scopo di
definire un lessico mediante il quale sia possibile individuare la tipologia di
insufficienza che si è manifestata nel sistema.
Anche l ’Organizzazione Mondiale della Sanità ha prestato attenzione a questi
eventi
1
e sulla scia delle linee guida emanate dalla stessa, il Ministero della Salute,
coadiuvato da un gruppo di lavoro sulla sicurezza dei pazienti, ha istituito il glossario
per la sicurezza dei pazienti e la gestione del rischio clinico
2
.
In materia di errore, è importante distinguere tra l ’errore attivo e quello latente: il
primo è identificabile in relazione al verificarsi dell ’evento avverso e molto spesso può
essere attribuito ad un’azione errata da parte di un operatore o un incidente, come ad
esempio nel caso di un malfunzionamento di uno strumento medico; invece, gli errori
latenti consistono in insufficienze organizzative e/o gestionali da parte del sistema, che
hanno posto le basi per il verificarsi di un errore attivo.
Se un operatore commette l ’errore di somministrare un farmaco sbagliato ad un
paziente, questo può rientrare nella categoria degli errori attivi, anche se è comunque
necessario ripercorrere le fasi del processo di lavoro, per constatare se effettivamente sia
stato un errore dell ’operatore o se è derivato da altre cause.
1
WHO, Taxonomy and Terminology Related to Medical Errors and System Failures, Report of a
WHO Working Group Meeting 8 –11 October 2003, World Health Organization Department of Health
Service Provision, Geneva 2003.
2
Il glossario per la sicurezza dei pazienti e la gestione del rischio clinico può essere consultato sul
sito internet
http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=314&area=qualita&menu=sicurezza
5
Ad esempio, un errore di somministrazione potrebbe derivare da un ’insufficienza
latente del sistema, come accade nei casi in cui la prescrizione della terapia sia stata
trascritta in modo errato, oppure un inadeguato sistema di conservazione dei farmaci.
Al fine di ovviare a tutto ciò, sarebbe necessario che tutte le strutture ospedaliere
si adoperassero per adottare misure di tutela e prevenzione.
1.1.1 L ’APPROCCIO SISTEMICO
Nella maggior parte dei casi, gli incidenti che si verificano negli ospedali sono
imputabili all ’interazione che si ha tra le componenti del sistema, ossia la componente
tecnologica, quella umana e quella organizzativa.
Lo psicologo Reason, nel corso degli anni Novanta del secolo scorso, si è posto il
problema degli errori all ’interno dei sistemi, fornendone alcune spiegazioni
3
. Nello
specifico, il modello proposto da Reason, denominato “formaggio svizzero ”
4
, illustra la
situazione in cui la traiettoria di un incidente riesce, in alcuni casi a farsi strada quando i
buchi del formaggio sono allineati: la figura sotto riportata rende bene l ’idea di come il
pericolo sia sempre in agguato.
3
BANFI G., MAGON G., MANIACI V., Metodologia della ricerca infermieristica e rischio
clinico. Dalla teoria alla pratica. Presentazione di un progetto di ricerca infermieristica, Piccin-Nuova
Libraria, Milano 2007, pp. 26 ss; VINCENT C., La sicurezza del paziente, Springer, Milano 2011, p. 146.
4
REASON J., Human error: models and management, in «British Medical Journal», 320, 2000,
pp. 768 ss.
6
Figura 1 – La traiettoria dell ’incidente attraverso il modello di Reason del “formaggio
svizzero ”
FONTE: REASON J., Managing the risks of or organizational accidents, Ashgate, Aldershot
1997.
In pratica, ogni fetta del formaggio rappresenta gli strati o gli elementi difensivi
dell ’organizzazione, e si fondano sull ’affidabilità umana o sui controlli e procedure.
Ogni strato, posto a difesa, in teoria non dovrebbe presentare elementi critici; tuttavia,
come accade appunto nell ’esempio del formaggio svizzero, ciascuno strato è soggetto
ad aprirsi, chiudersi, modificarsi in ragione delle variazioni che possono determinarsi
nelle prospettive dell ’organizzazione
5
.
Ciò da luogo alle falle, ossia una serie di buchi: questo però non significa che la
loro presenza costituisca la condizione indispensabile affinchè si verifichi l ’incidente.
5
REASON J., Managing the risks of or organizational accidents, Ashgate, Aldershot 1997.
7
Infatti, per far sì che si determini l ’errore, i buchi devono essere allineati e
permettere il concatenarsi delle condizioni che portano all ’evento avverso.
Secondo Reason, «la fallibilità è una caratteristica dell ’essere umano. Noi non
possiamo cambiare l ’essere umano, ma possiamo cambiare le condizioni in cui gli esseri
umani operano»
6
.
Pertanto, seguendo tale approccio, l ’uomo è fallibile e gli errore ne costituiscono
la conseguenza, non la causa, in quanto hanno origine non solo dalla natura umana ma
anche dai sistemi, dai flussi e dagli elementi che includono sia le prestazioni svolte nel
corso dell ’attività lavorativa, sia i processi organizzativi e decisionali intrapresi in
precedenza.
Tale presa di coscienza consente di attuare misure delle contromisure che
agiscono, oltre che sulla natura umana (che sarà sempre fallibile), anche sulle condizioni
e sugli strumenti in cui e con cui lavora l ’operatore. In tale approccio, quindi, le barriere
e le misure di sicurezza hanno un ruolo centrale
7
. Di conseguenza, accettando il fatto
che “errare è umano ” si ritiene utile intervenire sulle condizioni di lavoro, progettando
l ’organizzazione, i processi e le procedure così da tener conto dei possibili fallimenti
umani.
In sanità vi sono due tipologie di rischio:
1. il rischio d’impresa, da imputare alle tecnologie, ai meccanismi di
produzione dell ’organizzazione sanitaria e proporzionale alla complessità del
sistema;
6
REASON J., Human error: models and management, cit., p. 768.
7
AA.VV., Dal rischio clinico alla direttiva europea 93/42 al processo di sterilizzazione. Quali
relazioni, Alinea Editrice, Perugia 2009, p. 24.