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1 Introduzione
Nel seguente lavoro si è reso necessario analizzare una eventuale relazione tra la Tossicodipendenza
e i Disturbi di Personalità poichè l’uso e abuso di sostanze psicoattive è oggi talmente dilagante da essere
emergenza sociale.
Laddove le scienze sociali non sono riuscite a risolvere il problema tossicodipendenza identificandone le
cause solo in ciò che è esterno all’individuo (disoccupazione, imitazione gruppale, criminalità), la psicologia
clinica intende dare il suo contributo analizzando soprattutto ciò che è interno all’individuo (aspettative,
identità, conflitti), non tralasciando, peraltro,lo studio delle variabili che appartengono al contesto di vita.
Nel tentativo di rispondere alla domanda: ” che cosa distingue il tossicodipendente, a parità di condizioni
sociali, da chi non fa uso di sostanze?”, si è ipotizzato che vi sia un certo grado di vulnerabilità individuale
alle droghe dovuta alla presenza nell’individuo, dei Disturbi di Personalità.
Balza spesso agli occhi come il tossicodipendente sia un tipo un po’ “fuori dalle regole”, autolesionista, ed
è convinzione comune che tale condizione sia la conseguenza dell’effetto della sostanza assunta, invece
spesso, tali caratteristiche sono preesistenti al consumo stesso.
L’approccio clinico infatti, evidenzia come vi sia in letteratura un’alta percentuale di comorbilità tra la
Tossicodipendenza e i Disturbi di Personalità, tra cui in particolare il Disturbo Borderline e il Disturbo
Antisociale di Personalità. Evidenzia anche come tale area di ricerca sia abbastanza sottovalutata.
Identificare quale disturbo sia più predittivo di altri, riguardo all’abuso di sostanze, può migliorare l’efficacia
di qualsiasi trattamento, soprattutto all’interno di una Doppia Diagnosi in cui vanno considerati e valutati
entrambi gli aspetti problematici: il disturbo di personalità e la dipendenza da sostanze.
La Doppia Diagnosi o comorbilità è un aspetto centrale nell’ambito della psicopatologia.
La definizione più recente è: disordini di co-occorrenza.
La co-occorrenza tra Tossicodipendenza e Disturbi di Personalità amplifica le difficoltà di relazione dei
tossicodipendenti, il disagio vissuto dai propri familiari e le difficoltà nella cura da parte dei Servizi
preposti; tutto ciò influisce negativamente sulla qualità della vita. In tale ottica vanno considerati anche
fattori di rischio socio-culturali, uso di sostanze in famiglia da parte di persone significative e conflitti
interpersonali; inoltre, disposizioni psicopatologiche come il substrato ciclotimico temperamentale e il
disturbo bipolare favoriscono il consumo di sostanze.
La classificazione dei tossicodipendenti per tipologie, associata all’elaborazione dei profili di personalità,
è applicata alle più efficienti strategie di modifica dei comportamenti disfunzionali.
E’ riscontrata anche una maggior presenza di ADHD ( Deficit di Attenzione/ Iperattività) nei soggetti
tossicodipendenti, disturbo associato positivamente a storia familiare con dipendenza da alcool e disturbi
di personalità. Una precoce diagnosi di ADHD può essere cruciale per prevenire la co-occorrenza con uso
di sostanze e per la prevenzione dell’alessitimia, deficit della consapevolezza emozionale, spesso associato
all’ADHD. Studi genetici e neurobiologici propongono una nuova lettura dei Disturbi di Personalità
finalizzata soprattutto a nuovi orientamenti terapeutici.
La compliance di alcuni principi diagnostici e terapeutici è essenziale per l’ottimizzazione del trattamento.
Alcuni preconcetti su questa “ clientela impopolare”, difficile da trattare, possono essere superati nella
prospettiva di un buon successo terapeutico, dopo un adeguato periodo di trattamento.
Inoltre, trattamenti integrati (farmacologici e psicodinamici) risultano essere più efficaci nella cura della
dipendenza da sostanze, che in molti casi è l’espressione di una dipendenza soggettiva, il risultato di una
mancata regolazione degli impulsi o il tentativo di ovviare ad una situazione traumatica. Aggiungere un
trattamento psicodinamico ai consueti trattamenti farmacologici può essere essenziale, laddove il
disturbo di personalità condiziona fortemente l’assunzione di sostanze.
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2 Il fenomeno della tossicodipendenza
“La tossicodipendenza è fondamentalmente una crisi d’identità”
(Don Picchi, Ceis)
E’ difficile dare una definizione della Tossicodipendenza, in quanto molteplici sono i fattori che
contribuiscono al nascere e all’espandersi di tale fenomeno (biologici, psicologici e sociali).
Per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la Tossicodipendenza è: “una condizione di
intossicazione cronica o periodica dannosa per l’individuo e la società, prodotta dall’uso ripetuto di una
sostanza naturale o di sintesi. Le sue caratteristiche sono: desiderio incontrollabile di continuare ad
assumere la sostanza e di procurarsela con ogni mezzo, tendenza ad aumentare la dose (tolleranza),
dipendenza psichica e fisica dagli effetti della sostanza.”
Per il DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) invece la Tossicodipendenza è:
“una modalità patologica d’uso della sostanza che conduce a menomazione o a disagi clinicamente
significativi, come manifestato da alcuni sintomi che ricorrono in un qualunque momento dello stesso
periodo di 12 mesi”.
La pericolosità delle sostanze psicoattive è direttamente proporzionale alla capacità di indurre dipendenza,
pertanto, la condizione di Tossicodipendenza si qualifica attraverso la presenza di tolleranza e dipendenza
dalla sostanza.
La tolleranza è la condizione che si verifica in seguito ad assunzione prolungata di una sostanza, tanto da
essere necessaria l’aggiunta di dosi progressivamente maggiori per ottenere l’effetto desiderato.
La dipendenza si distingue in fisica e psichica: la prima è una condizione clinica conseguente all’assunzione
della sostanza e si manifesta con sintomi di astinenza qualora la sostanza non venga assunta, la seconda
è invece più complessa, è la ricerca di una soddisfazione personale che manca e che si crede di trovare nella
sostanza assunta. Tale distinzione viene considerata solo per praticità, in quanto la dipendenza fisica è
spesso inscindibile da quella psichica, come allo stesso modo, sono inscindibili mente e corpo.
2.1 Teorie sulla genesi della dipendenza
Tra le Teorie sulla genesi della Tossicodipendenza spiccano due paradigmi teorici, l’uno focalizzato sulle
teorie biologiche e di rinforzo denominato paradigma “disease”, che considera il sintomo in primis, l’altro
rivolto alle teorie psicodinamiche integrate alle teorie sistemico-relazionali, denominato paradigma
adattivo che fa cioè riferimento ai processi di adattamento e ai meccanismi difensivi dell’individuo.
2.1.1 Paradigma “disease”-Modello di Cloninger
La definizione della Tossicodipendenza data dall’OMS è focalizzata sull’aspetto biologico
dell’individuo alle prese con relativi sintomi da curare con approccio farmacologico. Infatti, da prospettiva
neurobiologica, le sostanze d’abuso sono considerate come surrogati di stimoli naturali gratificanti con
proprietà rinforzanti e motivazionali che inducono un aumento del tono dopaminergico. Oltre ad una
variazione dell’umore, subentra però anche una sensibilizzazione del sistema cerebrale alla sostanza che,
attraverso i meccanismi di craving ( desiderio irrefrenabile della sostanza), dà origine a comportamenti
compulsivi per cui il soggetto tossicodipendente è condizionato fortemente nel rispondere ai propri
desideri. Per questo motivo, il programma di disintossicazione dalle sostanze prevede l’ausilio di farmaci
come il metadone, per disabituare nel tempo l’organismo alla dipendenza dalle sostanze assunte. Dunque,
il paradigma di riferimento “disease”, spiega la genesi della tossicodipendenza maggiormente sulla base
di predisposizioni biologiche individuali e di impulsi temperamentali.
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Nell’ambito di tale paradigma si evidenzia il modello bidirezionale di Cloninger, un modello
psicobiologico a 7 fattori, che classifica forme di personalità patologiche e normali sulla base del
temperamento e del carattere, modello che viene utilizzato soprattutto per la diagnosi di condotte
dipendenti: il temperamento considera i tratti della personalità, ereditabili geneticamente e stabili in tutto
l’arco di vita e pertanto, ogni dimensione temperamentale è associata alla sottostante attività
neurofisiologica, come evidenziato nello schema che segue:
Novelty Seeking (Ricerca di Novità) -NS- Neuromodulazione dopaminergica
Harm Avoidance (Evitamento del Danno) -HA- Neuromodulazione serotoninergica
Reward Dependence (Dipendenza dalla Ricompensa)- RD - Neuromodulazione noradrenergica
Persistence (Persistenza) - P - quarta dimensione correlata alla neuromodulazione noradrenergica
individuata a partire dalla RD (Dipendenza dalla ricompensa).
Sono tutte dimensioni che si manifestano precocemente ed influenzano la memoria percettiva oltre la
formazione delle abitudini.
Nella dimensione (Ricerca di Novità) è presente in grado maggiore il tratto temperamentale della
impulsività, che comporta condotte a rischio e minore sensibilità alle frustrazioni, con basso evitamento del
danno e bassa dipendenza dalla ricompensa. Al contrario, nella dimensione (Evitamento del danno) è
presente inibizione del comportamento relativamente alla novità con conseguente alto evitamento del
danno per sfuggire al dolore o alla frustrazione, con vissuti depressivi. Infine, nella dimensione
(Dipendenza dalla ricompensa) si può riscontrare un comportamento dipendente dall’approvazione altrui,
con tratti di socievolezza, a cui segue la Persistenza, cioè il persistere in determinati comportamenti
nonostante la fatica o la frustrazione. Per Cloninger è comunque difficile classificare i tratti di personalità
disadattivi da quelli più adattivi, lo stile cognitivo di ciascuno è determinato dal grado di intensità con cui
ogni dimensione è presente. La combinazione delle varie dimensioni di base origina diverse tipologie di
personalità: ad es. Ricerca della novità (alta) con Evitamento del danno (basso) e Dipendenza dalla
ricompensa (bassa) danno origine ad una corrispondente personalità antisociale, quando invece tutte le
dimensioni sono basse si ha una corrispondente personalità schizoide, tutte alte danno origine ad una
personalità passivo-aggressiva.
Per quanto riguarda il comportamento tossicodipendente, il tratto dell’impulsività e la ricerca di novità
sono le dimensioni più studiate.
Cloninger aggiunge anche tre dimensioni relative al carattere che si forma in età adulta e che riguarda la
concezione del Sè:
Self-Directedness (Autodirezionalità)
Cooperativeness (Cooperatività)
Self-Trascendence (Auto-Trascendenza)
Esse mediano, qualora siano funzionali, il comportamento individuale istintivo, mentre l’autodirezionalità e
la cooperatività, qualora siano mancanti, sono indicative della presenza di disturbi di personalità.
2.1.2 Paradigma “adattivo”-Tipologie di Cancrini
Il DSM-IV fa riferimento ad una “modalità patologica d’uso della sostanza” che implica processi
psicodinamici riferibili a specifici aspetti della personalità che possono predisporre ad una
Tossicodipendenza. Il paradigma teorico di riferimento è il paradigma “adattivo”, che considera la
Tossicodipendenza non più una regressione ad uno stadio evolutivo, come postulato dalla Psicoanalisi, ma
un meccanismo difensivo ed adattivo nei confronti del proprio ambiente, accentuato peraltro da disordini
biologici. L’uso di droghe può migliorare stati regressivi, rinforzando difettose difese dell’Io contro affetti
potenti come rabbia, vergogna e depressione, ed è per questo un tentativo di far fronte a determinati
compiti di sviluppo, eventi stressanti e stati di disagio personale. Come afferma Bergeret, “non esiste una
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struttura psichica specifica della condotta dipendente, ogni condotta dipendente è un tentativo di difesa
e di regolazione contro le carenze o i fallimenti affettivi e relazionali”. Infatti, non tutti coloro che fanno
uso di sostanze cadono in una dipendenza come suggerisce Johnson, che integrando comprensione
psicoanalitica e ricerca neuroscientifica, individua tre fattori che favoriscono la dipendenza da sostanze:
1) Difficoltà a tollerare gli affetti
2) Problemi di costanza d’oggetto: l’individuo vede nella sostanza il sostituto di un oggetto interno
gratificante
3) Fenomeni di craving biologicamente determinati, derivanti da variazioni nel funzionamento
cerebrale
Si può dunque affermare che la dipendenza spesso non è successiva al consumo di sostanze ma è già
presente nella scelta dell’oggetto, la sostanza appunto, che colmando l’ansia di un investimento
oggettuale reale di cui si è incapaci, dà l’illusione di una gratificazione emozionale che però non basta
mai, proprio perchè illusoria; la dipendenza è inoltre un disturbo biologico, una risposta ripetitiva che
origina comportamenti compulsivi ed è conseguente ad una sovraregolazione dopaminergica.
Sempre in una prospettiva psicodinamica, e con riferimenti alle teorie sistemico-relazionali, Cancrini
identifica 4 categorie fondamentali del tossicodipendente a seconda del coinvolgimento con la sostanza e
della sottostante struttura di personalità:
1) Consumatore, che sperimenta le sostanze in dosi innocue ed è capace di interromperne l’uso
2) Consumatore abituale, che ha padronanza della propria condizione nonostante la dipendenza
3) Tossicodipendente, che sviluppa craving ed altera il suo rapporto con la realtà
4) Tossicomane, che è dominato dal bisogno della sostanza e vive solo per procurarsela
Inoltre, egli identifica anche 4 tipi di Tossicomanie:
A) Tossicomanie traumatiche
B) Tossicomanie sostitutive di nevrosi attuali
C) Tossicomanie di compenso
D) Tossicomanie nucleari
Le Tossicomanie traumatiche, come dice la stessa definizione, sono conseguenti ad un trauma a forte
valenza emotiva (perdita, incidente) per alleviare il disagio conseguente ad una nevrosi da trauma (Disturbo
post-traumatico da stress); l’incapacità di trovare punti di riferimento che permettano di elaborare l’evento
accresce lo stress. L’umore è disforico.
Le Tossicomanie sostitutive di nevrosi attuali, fungono da copertura per conflitti esterni al soggetto,spesso
in ambito familiare, in cui prevalgono rivalse e sfide in particolare nei confronti delle persone ritenute
responsabili della propria sofferenza (mancata individuazione).
Le Tossicomanie di compenso sono spesso tentativi di automedicazione per sintomi psichici preesistenti
come disturbo ossessivo o depressivo; è un tentativo di alleviare la sofferenza. Sostanze specifiche vengono
scelte per i loro effetti farmacologici: la cocaina per attenuare stati depressivi, l’eroina per ridurre
sentimenti di rabbia ed aggressività. E’ nell’ambito di tale tossicomania che prevale il disturbo borderline di
personalità (che presenta maggiore comorbilità con la tossicodipendenza).
Le Tossicomanie nucleari coinvolgono direttamente la personalità del soggetto nella quale può essersi
formato un disturbo durante lo sviluppo emotivo e cognitivo a partire dai primissimi anni di vita. L’uso
della sostanza è l’unica fonte di benessere, in quanto il soggetto non è capace di instaurare relazioni
interpersonali gratificanti a causa dei propri vissuti negativi, conseguenti a cure primarie disfunzionali. Ciò
che banalmente viene definito “autolesionismo”, non è altro che la compulsione a ripetere un trauma
precoce. Sono presenti anche comportamenti antisociali e tendenza alla devianza.