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INTRODUZIONE
La tesi che ho scelto di svolgere riguarda un argomento a me caro: il bilinguismo.
Difatti, è proprio il confronto con le altre culture dato dalla conoscenza di lingue
diverse, che mi ha sempre affascinato fin da bambina e mi ha guidato nella scelta
del mio percorso di studi. E’ stato poi grazie all’esperienza Erasmus a Madrid che
il mio sogno si è avverato; avere quindi l’opportunità di entrare a contatto con un
paese diverso, con un’altra cultura e di migliorare le mie conoscenze linguistiche.
Tuttavia, la mia esperienza biculturale ha inizio ben prima di quanto io possa
ricordare; infatti, avevo solo due anni quando vissi per sei mesi negli Stati Uniti.
Purtroppo non ho memoria di quel periodo, ma crescendo, notavo a scuola una
certa propensione per l’inglese (e per le lingue straniere in generale), e questo con
il tempo mi fece pensare al fatto che anche se non lo ricordassi, il “sogno
americano” aveva comunque lasciato una profonda impronta su di me, non solo
dal punto di vista linguistico, ma anche psicologico.
La tesi verte sul fenomeno del bilinguismo in quanto tale, partendo dalle diverse
teorie della comunità di linguisti e affrontando il discorso del binomio lingua -
cultura; infine si sofferma sulla condizione del bambino bilingue. Argomentando
le critiche sul bilinguismo, si fa luce sulle varie teorie presentando anche i
vantaggi di questo fenomeno psicolinguistico e sociale.
In seguito, si introduce il tema dell'acquisizione di una seconda lingua, esponendo
gli stili di apprendimento che distinguono adulti e bambini e poi esaminando il
punto di vista del bambino bilingue, dei genitori e il ruolo degli insegnanti.
Nel primo capitolo, verrà descritto il concetto di bilinguismo in sé, poiché
nonostante sia un termine di uso comune, possiede una natura ambigua che ha
creato dibattiti anche nella comunità linguistica.
Dal punto di vista del bilingue, verranno considerate la competenza, le funzioni e
gli usi per ciascuna lingua; ma anche gli aspetti cognitivi ed emotivi
dell’individuo. Si evidenzierà il fatto che le scelte operate dal bilingue dipendano
anche dall'ambiente circostante.
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In seguito, si farà riferimento al mito della Torre di Babele, che sarebbe
all’origine della compresenza di lingue diverse nel mondo. Da lì, si descriverà la
teoria dell’origine della lingua e l’interdipendenza tra linguaggio e pensiero.
Successivamente, verranno esaminate le critiche sul bilinguismo, per la maggior
parte basate su pregiudizi secondo i quali, il bilingue abbia una doppia
personalità; la sua condizione verrà analizzata tramite lo schema a cerchi di
Maurice Van Overbeke, che affronta il tema del doppio mondo bilingue, che deve
quindi far convergere due modi di pensare diversi.
Inoltre, si parlerà della confusione infantile, la cui origine (come verificato tramite
la tecnica neuroimaging), deriva da una sovrapposizione delle aree del cervello
bilingue; si spera così di far cambiare opinione anche ai più scettici.
Nel secondo capitolo si parlerà prima di tutto dei vantaggi del bilinguismo:
citando gli studi di Marian e Kraus, si dimostrerà ad es. che il bilinguismo
permette lo sviluppo della creatività e dell'abilità metalinguistica (quest’ultima
permette l’apprendimento di una terza lingua).
In campo scientifico, si citerà lo studio su pazienti a cui era stato diagnosticato
l'Alzheimer e di come il bilinguismo quotidiano nei soggetti di maggiore età possa
prevenire i primi sintomi della malattia.
Inoltre, verranno considerati anche i benefici dati dalla scrittura e in particolar
modo quella bilingue, e di come il fenomeno del bilinguismo riesca a formare
nell’individuo una certa flessibilità mentale.
Successivamente, verrà affrontato il discorso dell'intelligenza bilingue, citando gli
studi sull'intelligenza verbale e non verbale tra individui bilingui e monolingui
svolti da due ricercatori canadesi nel 1962.
Si tratterà poi del binomio lingua - cultura, affrontando le tematiche socio-
culturali ed emotive del fenomeno migratorio e dell’individuo bilingue in
generale. Verranno analizzate le diverse ragioni che spingono un individuo al
bilinguismo, siano esse consapevoli o meno. In seguito, verranno esposti concetti
diversi nell’ambito del processo migratorio, come ad esempio, l’etnicità e
l’ecolinguistica.
L'etnicità riguarderà le storie degli immigrati e delle loro lotte per il sostegno e il
riconoscimento da parte del popolo americano.
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L'ecolinguistica tratterà della salvaguardia di quelle lingue che sono a rischio di
"estinzione", paragonandole a sistemi ecologici che hanno bisogno di auto -
sostenersi.
Infine, si introdurrà la teoria del periodo critico e in base ad esso, le teorie
riguardanti l’apprendimento di una L2 da parte dei bambini a confronto con gli
adulti; seguendo anche gli studi successivi al periodo critico (le teorie
sull’ultimate attainment e sul rate).
L’ultimo paragrafo introdurrà l’argomento dell’ultimo capitolo: Il bambino
bilingue. Partendo dall’apprendimento di una prima lingua, si metteranno in luce i
vari fattori che entrano in gioco nella psicologia del bambino, come, ad esempio,
acquisisce il lessico, la grammatica, l’accento ed in seguito, in rapporto alla
seconda lingua, come questa viene vissuta all’interno della famiglia ed all’esterno,
a scuola.
Verranno inoltre differenziati i vari tipi di bilinguismo che possono distinguere un
bambino in base all’età di acquisizione e il suo rapporto a volte conflittivo con la
lingua materna.
Verrà inoltre preso in considerazione il punto di vista dei genitori bilingui, in
particolare della madre, nel caso di matrimonio misto, difatti è di solito la madre a
trovarsi nel paese del marito; pertanto verrà analizzata la situazione da un lato
psicologico, con le difficoltà che una famiglia bilingue deve affrontare rispetto ad
una monolingue (ad es. il mutismo selettivo).
Il capitolo conclusivo punta l’attenzione sul ruolo dell’insegnante bilingue /
biculturale, i suoi obiettivi (cosa e come insegnare) e i suoi obblighi a livello
morale verso gli studenti siano essi bilingui o monolingui.
Per concludere, le difficoltà incontrate durante la stesura di questa tesi sono dipese
dalla ricchezza di studi sul bilinguismo e dalla ristrettezza del mio campo di
lavoro.
Difatti, per evitare di essere dispersiva, ho dovuto coprire solo alcune aree di tale
argomento, perciò la mia sinteticità non dipende da mie lacune incoscienti;
piuttosto la consapevolezza di dover scrivere di un argomento vasto in poche
pagine, rimanendo breve ma concisa. Un altro, per così dire, ostacolo, è stato
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quello di dover coprire varie discipline, come la linguistica, la psicologia,
l’antropologia e in alcuni casi, la biologia.
Ritengo di aver scelto un argomento interessante e spero di poter coinvolgere
nella lettura anche chiunque abbia la possibilità o volontà di saperne di più
sull’argomento. Buona lettura!
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1 Concetti e critiche sul bilinguismo
1.1 Concetto di bilinguismo
1.1.1 L’equilinguismo ed altre considerazioni
“Il bilinguismo non è una giustapposizione di due competenze linguistiche, ma
uno stato particolare di competenza linguistica che non si può valutare nei
termini della norma monolingue.” François Grosjean
Il bilinguismo è un fenomeno presente da sempre nella storia, dal momento in cui
due popolazioni di lingue diverse venivano a contatto tra loro, per ragioni belliche
o meno.
Diversamente da cosa si potrebbe pensare, il concetto di "bilinguismo" ha
generato opinioni discordanti: secondo il Webster Dictionary
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(1961) “si può
considerare bilingue colui che è capace di usare abitualmente due lingue con un
controllo simile a quello di un parlante di madre lingua”; mentre nell'uso popolare
“essere bilingue equivale a parlare due lingue perfettamente”; quest'ultimo
coincide con il pensiero di Bloomfield
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(1935).
Secondo questa accezione, il bilinguismo, meglio definito equilinguismo o
ambilinguismo, sarebbe proprio dei bambini cresciuti in contesti simultaneamente
bilingui, o in ogni caso di individui che non hanno bisogno di tradurre dato che
possiedono due sistemi linguistici indipendenti e paralleli che controllano
contemporaneamente.
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Cit. in M. JIMÉNEZ NAHARRO, Note sul bilinguismo e problemi con esso correlati, Atti del
XVII Convegno (Associazione Ispanisti Italiani), Milano 24-25-26 ottobre 1996, vol. 2 1998 (Lo
spagnolo d’oggi: forme della comunicazione) pagg. 11-22
2
Ibidem
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Difatti, considerando l’individuo, U. Weinreich dichiara che “per bilinguismo
s’intende la capacità che ha un individuo di usare alternativamente due diverse
lingue”.
3
Al contrario, Macnamara
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(1967) sostiene che è bilingue chiunque possieda una
conoscenza di base in ognuna delle seguenti abilità linguistiche: comprensione
auditiva, abilità orale, lettura e scrittura in una lingua diversa dalla propria lingua
madre. Fra questi due estremi si collocano altri autori, che meglio rispecchiano la
posizione qui sostenuta, tra cui Titone e Nelson Brooks, secondo i quali “il
bilinguismo consiste nella capacità di un individuo di esprimersi in una seconda
lingua aderendo fedelmente ai concetti e alle strutture che a tale lingua sono
propri, anziché parafrasando la lingua nativa.”
1.1.2 Bilinguality e Bilingualism
Contrapponendo invece l’individuo e il contesto, bisognerebbe distinguere, con
Hamers e Blanc
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, fra bilinguality e bilingualism ("bilingualità" e "bilinguismo").
La bilingualità caratterizza un individuo in grado di accedere a più di un codice
linguistico come mezzo di comunicazione sociale; il concetto di bilinguismo, pur
includendo quello di bilingualità (che si riferisce ad un individuo bilingue), si
estende ad una comunità linguistica in cui sono presenti due lingue diverse a
contatto tra loro.
In breve, si tratta di un fenomeno multidimensionale di cui vanno considerati da
un lato aspetti tecnici, quali la competenza, l'esecuzione e l'età di acquisizione;
dall'altro, aspetti cognitivi, sociali, culturali, emotivi e persino creativi.
Va inoltre presa in considerazione la natura soggettiva della bilingualità, da
intendere come un complesso stato psicologico dell’individuo, dato che si trova a
relazionarsi con un insieme di competenze che appartengono a codici linguistici e
culturali anche molto diversi tra loro.
3
J. A. FISHMAN, L’istruzione bilingue. Una prospettiva sociologica internazionale, Bergamo
Minerva Italica, 1979
4
Op. Cit. Jiménez Naharro
5
Ibidem