TESI SPECIALIZZAZIONESTEFANIA ROMANO MATRICOLA 211736
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INTRODUZIONE
Narrare scientificamente la dipendenza affettiva - o quella d’amore e/o
sessuale - potrebbe risultare un’esperienza decisamente impegnativa.
Argomento articolato, vasto e complesso e, a ragion del vero, la mia
intenzione inizialmente non è stata quella di trattare questo tema che,
seppur eterno e universale, non si adattava alle mie necessità. Poi, storie
ed accadimenti di vita personali e non, hanno destato il mio interesse e,
perché no, la mia curiosità su di un tema spinoso e sulle cui radici ed
implicazioni l’umanità tutta si interroga. Da sempre ne son state date
definizioni ed interpretazioni senza che nessuna arrivasse a spiegare la
sua vera natura o apparisse persino a chi la formulava esauriente.
Esistono pertanto descrizioni sublimi ed opere d’arte magnifiche ispirate
dal - o al tema - dell’amore che tuttavia non riescono a delinearlo nella
sua molteplicità e ricchezza. Questo perché, in effetti, è impossibile
definire un sentimento che, come tale, è determinato per larga parte dalle
caratteristiche del singolo individuo e nessuno strumento standardizzato
sembra adeguato a misurarne le molteplici sfaccettature.Accade
purtroppo, sempre più di frequentemente, che esperienze arricchenti e
significative quali l’amore o l’innamoramento si trasformano in incubi
connotati da angoscia e disagio così profondi da assumere forme quasi
patologiche, attuando una tramutazione da “love” a “love Addiction”
con una componente spesso correlata che comprende la sfera sessuale,
ovvero da “sex” a “sex addiction”. Con “love addiction” si intende il
comportamento disadattivo caratterizzato da una forte dipendenza dal
partner. La dipendenza di cui parlo non va confusa con quella certa
soggezione, subordinazione, che connota il legame di coppia al suo
inizio, che nell’immediato favorisce il reciproco conoscersi e desiderarsi
e che, col tempo, viene sostituita da forme affettive più “evolute”. E
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nemmeno da confondere col malessere temporaneo generato da
un’attrazione non ricambiata verso un “oggetto d’amore” non disponibile
che genera una ferita narcisistica. La dipendenza affettiva è un disturbo
della personalità che pervade la dimensione emotiva del soggetto
trasformando il rapporto di coppia da funzionale in patologico.Per la
sexual addiction (in italiano ‘ipersessualità’) il discorso è un pò diverso.
Essa è considerata un disturbo psicologico e comportamentale che non
viene però classificato nel DSM-IV (Manuale diagnostico e statistico dei
disturbi mentali) e nemmeno nella nuovissima edizione (DSM-V) La
ragione di questa “carenza” scientifica è da ricercare nel fatto che,
all'interno della comunità medica e specialistica della sessuologia,
esistono numerose controversie sulla definizione e descrizione del
fenomeno. In linea di massima la definizione più accreditata descrive la
sexual addiction come un'effettiva dipendenza con conseguente abuso, al
pari di alcolismo e tossicodipendenza, in cui l'abuso dell'oggetto di
dipendenza viene utilizzato per contenere e gestire lo stress o i disturbi di
personalità. Come ogni forma di dipendenza, quindi, anche la sexual
addiction tende a procurare assuefazione e, pertanto, non è infrequente
che per poter soddisfare la propria pulsione il soggetto senta l'esigenza di
intensificare la ricerca di comportamenti sessuali sempre più rischiosi
fino a sfociare in quei disturbi della sfera sessuale già classificati e
conosciuti. Le due componenti inevitabilmente - ma non
necessariamente - risultano interrelate anche dal punto di vista di una
comune radice connotativa: disturbo della sfera affettiva, inteso come
reazione ai fini del riempimento di un “vuoto” che prende forma durante
l’infanzia, quando i bisogni di amore sano e sicurezza non sono
soddisfatti.Ma qual è la soglia di demarcazione o i criteri logici che
definiscono e distinguono un amore da normale a patologico oppure una
normale sessualità da una ipersessualità’. Inoltre, quali sono le
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implicazioni a livello di qualità di vita di un soggetto, o di una coppia,
dove sono presenti uno o entrambe le “Addictions”.Qualità di vita che in
taluni (se non in quasi tutti i casi) viene compromessa fino all’assurdo
tentativo da parte del partner dipendente di tenere legato a se l’oggetto
della sua ossessione. Definito “oggetto”, proprio perché da oggetto viene
trattato e considerato il partner cosiddetto co-dipendente. Un amore oltre
l’amore, che affonda spesso le sue radici in una difficoltà relazionale e di
attaccamento esperita in maniera disfunzionale nei primi anni di vita e
che rappresenta spesso il riferimento clinico per eccellenza
nell’implementazione di interventi atti alla riformulazione emotivo-
affettiva del soggetto in questione.In questa tesi partirò con il delineare,
per poi classificare, da un punto di vista psicodinamico le dipendenze
comportamentali senza uso di sostanze (new addictions), mettendo in
evidenza soprattutto il ruolo della dissociazione, quello del craving
nonché l’aspetto evolutivo relazionale rispetto alla genesi ed allo
sviluppo di tale disturbo. Successivamente mi occuperò dei correlati
neurobiologici che sono alla base di questo processo e che sembrano
predisporre geneticamente all’implementazione ed al mantenimento di
comportamenti additivi di varia natura, ma che trovano origine comune
in una vulnerabilità specifica a livello neurotrasmettitoriale che
recettoriale .Ci addentreremo poi in maniera specifica nella dinamica dei
due disturbi trattandoli in maniera separata, per poi individuarli in quella
particolare coppia che è quella dipendente e/o perversa. Una perversione
che trova radice comune nelle dipendenze patologiche e in una
componente narcisistica dalle caratteristiche aggravanti la relazione. Va
tuttavia specificato che in tutte le coppie esiste una reale forma di
dipendenza, di controllo, di bisogno di prossimità. Per tale motivo
possiamo chiederci: quale potrebbe essere il percorso per il
raggiungimento dell’equilibrio e del benessere in una relazione di
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coppia? E, soprattutto in considerazione del particolare momento di crisi
valoriale inerente la stabilità di coppia, queste esasperazioni sul versante
emotivo-affettivo, potrebbero rappresentare un’esigenza adattativa
dell’essere umano proprio in funzione di questa sempre più crescente
insicurezza relazionale?In questo elaborato certamente non riuscirò ad
inglobare tutti gli aspetti che gravitano a questo complesso fenomeno
dell’animo umano, dove tanto ricca è la massa di esperienze e variabili
richiamate in causa. In tal senso spero di poter offrire uno spazio di
riflessione a coloro che, leggendo questo lavoro, si riconosceranno.
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1 Psicodinamica delle dipendenze patologiche
Qualsiasi forma di dipendenza - soprattutto quella patologica - è
caratterizzata da un uso o abuso distorto di una sostanza, di un
comportamento o di un oggetto. Secondo una prospettiva psicodinamica
si possono ritracciare aspetti comuni tra le diverse forme di dipendenza,
come anche tratti differenti che possono convogliare ad una scelta di
una particolare forma di dipendenza piuttosto che ad un’altra.Nel corso
del presente capitolo illustrerò un modello esplicativo basato sul ruolo
del trauma e della disregolazione affettiva nell’ insorgenza delle
condizioni patologiche di dipendenza.Considerando la revisione che nel
settore della ricerca ha apportato il paradigma della complessità tratterò
questa tematica che viene definita il “Paradigma della Complessità”.Esso
poggia essenzialmente sull’impossibilità di poter giungere ad un’unica
“verità vera”, e sulla consapevolezza di poter cogliere le intime
caratteristiche di un fenomeno solo nella sua relazione con le altre parti
di un insieme e con il sistema a cui esso appartiene. In quanto oggetto di
studio scientifico, lo stesso comportamento umano non può essere più
spiegato in maniera solipsistica come espressione di moti pulsionali o
meccanismi biochimici o, ancora, in termini unicamente psicosociali,
ma va riconsiderato come un fenomeno complesso che coinvolge fattori
biologici e sociali e aspetti superficiali e profondi del Sé, che si pongono
in una relazione reciproca in continuo movimento e trasformazione.Lo
stesso studio delle dipendenze patologiche non è rimasto estraneo a
questa evoluzione di pensiero. In ambito psicoanalitico, ad esempio, si è
partiti dalla teoria pulsionale di Freud, che considerava le tossicomanie
come retaggio di una fissazione allo stadio orale, per giungere alle
recenti formulazioni teoriche che hanno spostato il baricentro del loro
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interesse ai “processi psichici” alla base dei comportamenti additivi
(dalle sostanze psicotrope, dal sesso, dal cibo, da internet, ecc.). In
particolare, diversi studiosi, come Goodman, Khantzian, Dodes,
Taylor, hanno rivolto la loro attenzione al deficit della regolazione degli
affetti, che considerano come uno dei fattori nucleari che sembra
accomunare il disturbo da uso di sostanze agli altri comportamenti
compulsivi quali l’alcolismo, il gioco di azzardo, i disturbi del
comportamento alimentare, le dipendenze sessuali e quelle che vengono
definite dipendenze affettive o tossicomanie oggettuali (ovvero la ricerca
incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento). Tale
raggruppamento di condotte additive impone un chiarimento su cosa
accomuni manifestazioni psicopatologiche apparentemente così
differenti. Occorre, pertanto, chiarire il costrutto di riferimento:
definiamo come dipendenza patologica una forma morbosa caratterizzata
dall’uso distorto di una sostanza, di un oggetto o di un comportamento;
uno stato mentale disfunzionale caratterizzato da un sentimento di
incoercibilità e dal bisogno coatto di essere reiterato con modalità
compulsive; ovvero una condizione invasiva in cui è presente il
fenomeno del craving.Tale definizione ci consente di muoverci più
agevolmente rispetto ad una comprensione dei fenomeni di addiction,
attraverso una visione multifocale e dimensionale in cui al di là
dell’apparente diversità delle manifestazioni cliniche possono essere
indagati i processi evolutivo-relazionali e psicodinamici comuni che
stanno a fondamento delle differenti espressioni della dipendenza
patologica.
1.1 Aspetti evolutivi-relazionali della dipendenza patologica
Nonostante le evidenti differenze in merito all’oggetto della
dipendenza i comportamenti additivi sembrano tutti rappresentare un