Introduzione
Questo elaborato intende analizzare il fenomeno del crowdfunding,
una moderna forma di finanziamento economico dal basso, secondo un
punto di vista sociologico e sociale, attraverso l’analisi di alcuni casi di
successo.
L’analisi si aprirà con un capitolo introduttivo, una ricerca svolta per
comprendere gli attori principali, le origini e le diverse tipologie di
crowdfunding.
Il primo passo da compiere per una totale panoramica del caso è
definire gli attori principali. Il fundraiser, creatore, è colui che propone un
obiettivo da finanziare, è l’ideatore del progetto per la cui realizzazione
occorre una determinata somma di denaro entro una determinata
scadenza.
A chi viene posta la richiesta di finanziamento? Potenzialmente ad
una società globale. Nel caso del crowdfunding la richiesta avviene
attraverso Internet, dunque la società, che Georg Simmel descrive come
un insieme di individui che si influenzano reciprocamente agendo “l’uno
per l’altro, con l’altro e contro l’altro”, non è più limitata a confini
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territoriali e fisici, ma interagisce attraverso piattaforme web dedicate, che
divengono il luogo virtuale di scambio tra fundraiser e funder.
In termini sociologici, tra i due attori si instaura una relazione di
tipo sociale (definito da Max Weber “un comportamento di più individui
instaurato reciprocamente” ), e cooperativa (le azioni sociali che si
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formano all’interno di essa sono orientate al raggiungimento di obiettivi
comuni o almeno compatibili) nella quale essi agiscono in sequenza,
reagendo alle azioni l’uno dell’altro (interazione sociale ).
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Bagnasco A., Barbagli M., Cavalli A., Elementi di sociologia, Il Mulino, Bologna, 2004, p.
1
57.
Boudon R., Bourricaud F., Dizionario critico di sociologia, Armando Editore, Roma, 1991,
2
p. 169.
Bagnasco A., Barbagli M., Cavalli A., Elementi di sociologia, Il Mulino, Bologna, 2004, pp.
3
57-59.
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L’elaborato continuerà con la comparazione tra crowdfunding e
crowdsourcing, e la descrizione del terzo attore principale: le piattaforme.
Queste vedremo essere classificate in diverse tipologie, a seconda della
loro territorialità, settorialità e del modello di finanziamento adottato.
A seguire verranno analizzati dei case study di successo, in cui
diversi soggetti hanno optato per questa moderna forma di fundraising per
il finanziamento delle proprie idee ed obiettivi.
Nel secondo capitolo esamineremo il caso di Pebble Technology
Corporation, startup californiana che, dopo svariate richieste di
sostenimento dai tradizionali istituti di finanziamento non andate a buon
fine, ha deciso di rivolgersi e confrontarsi direttamente con l’utente finale.
Tramite la piattaforma Kickstarter, ha proposto ai potenziali acquirenti ed
appassionati del settore di sostenere economicamente lo sviluppo e la
produzione del proprio smartwatch, Pebble. La risposta degli utenti,
classificabile come azione razionale rispetto allo scopo, poiché si tratta di
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una donazione valutata razionalmente in funzione del fine ultimo da
ottenere, è stata talmente forte da oltrepassare in pochissimo tempo
l’obiettivo fissato dalla società, arrivando ad una “colletta” di oltre 10
milioni di dollari.
Mentre questo primo caso viene proposto come riferimento al
grande potenziale del crowdfunding inteso come metodo di finanziamento
alternativo per soluzioni aziendali, il successivo si focalizza, invece, sul
concetto di solidarietà applicata attraverso il crowdfunding. Questo
capitolo riguarda un caso di bullismo: Karen Klein, sessantottenne
controllore di autobus scolastici, viene bullizzata e ripresa da alcuni
studenti del veicolo. Il video, una volta in rete, diventa virale, scatenando
indignazione e sgomento ovunque nel mondo, tanto da convincere un
giovane canadese a lanciare una campagna per regalare una vacanza
all’anziana vittima. Nei tempi previsti la somma raccolta supera i 700 mila
Secondo la classificazione idealtipica dell’azione sociale di Max Weber.
4
Weber M., Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen, 1922 (trad. it. Economia e
società, 1961).
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dollari, permettendo alla signora Klein ben più della vacanza sperata. Per
ringraziare i donatori, investirà parte dei fondi in una fondazione anti-
bullismo. Come già accennato il caso fa leva su emozioni e sentimenti di
solidarietà dei donatori, i quali rispondono con azioni sociali di tipo
affettive.
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L’ultimo caso analizzato riguarda il crowdfunding come forma di
sostenimento di produzioni artistiche. Il capitolo è concentrato in
particolare sul progetto del film Veronica Mars d i R o b T h o m a s ,
lungometraggio conclusivo dell’omonima serie televisiva statunitense
cancellata dopo la terza stagione di messa in onda dal canale CW sette
anni prima. Questo è solo un’esempio di come una fan base g i à
consolidata può solo apportare benefici ad una campagna crowdfunding (il
progetto può contare su persone già precedentemente coinvolte e,
dunque, più sensibili e propense alla donazione) e di come questo possa
essere una forma di finanziamento rivoluzionaria in questo campo,
riducendo il potere di case di produzioni, major discografiche e produttori,
a favore di autori, performer e soprattutto fan, che con i loro finanziamenti
possono decidere quali progetti sostenere nella produzione.
Secondo la classificazione idealtipica dell’azione sociale di Max Weber.
5
Weber M., Wirtschaft und Gesellschaft, Mohr, Tübingen, 1922 (trad. it. Economia e
società, 1961).
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1. Definire il crowdfunding
1.1 Definizione di crowd
Crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) è
una nuova modalità di finanziamento “dal basso” per piccole e grandi
iniziative, che spaziano da campagne umanitarie, finanziamento di progetti
creativi, finanziamenti a start-up, progetti imprenditoriali e micro-prestiti
per la realizzazione di aspirazioni personali.
Per comprendere appieno il fenomeno dobbiamo avere ben chiara
la definizione di crowd. Letteralmente il termine crowd viene tradotto in
italiano con folla, massa di persone. Nello specifico caso del crowdfunding
e crowdsourcing, possiamo estendere questa definizione, precisando che
si tratta di un insieme indefinito di individui, organizzato in comunità
virtuali, che spontaneamente cooperano per la realizzazione di un
determinato obiettivo o interesse.
Per approfondire il concetto di comunità virtuale, possiamo citare il
sociologo e saggista Howard Rheingold che nel 1993 coniò questo
termine. Tenendo presente che stiamo trattando un argomento
estremamente vasto e con mille sfaccettature ci limitiamo alla definizione
generale del termine, così come descritta da Rheingold nel suo libro “The
Virtual Community”, in cui si pone l’accento sul senso di appartenenza che
si instaura in una comunità virtuale. L’autore definisce questo tipo di
comunità come “nuclei sociali che nascono nella Rete quando alcune
persone partecipano costantemente a dibattiti pubblici e intessono
relazioni interpersonali”.
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Sotto quest’ottica, la diffusione dei Social Media, e la loro continua
evoluzione, ha fornito terreno fertile nella creazione e gestione di crowd:
ogni contatto è un potenziale sostenitore. Non solo: coinvolgere uno dei
propri contatti e sensibilizzarlo a dovere, creando un sentimento di
appartenenza con il team del progetto, potrebbe spingerlo a sua volta ad
Rheingold H., Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio, Milano,
6
Sperling & Kupfer, 1994.
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un’azione di promozione, con la propria rete sociale, innescando così una
reazione a catena. Le enormi ed imprevedibili potenzialità della “folla”
sono da sempre oggetto di studio di sociologi e pensatori. Tra i tanti autori
non possiamo non citare il giornalista e scrittore statunitense del The New
Yorker, James Surowiecki, con la sua teoria “La saggezza della folla”
considerata principio base del crowdsourcing. A differenza di altri autori e
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sociologi del passato, come il francese Gustave Le Bon, Surowiecki associa
potenzialità positive alla folla. L’autore sostiene, infatti, che un insieme di
individui sono in grado di fornire una risposta più adeguata e valida
rispetto ad un singolo esperto.
È lo stesso autore a citare, nel saggio del 2005, l’etnologo,
psicologo e sociologo Le Bon ricordando come un secolo prima (l’opera di
Le Bon risale alla fine dell’ottocento) il padre fondatore della psicologia
delle masse definì questa come “...la sfinge dell’antica favola; bisogna
saper risolvere i problemi che ci pone la loro psicologia, o rassegnarci ad
esser divorati da questa”. Non a caso il testo di Le Bon fu d’ispirazione per
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le tecniche di persuasione nella loro dittatura per Lenin, Stalin, Hitler e
Mussolini. Egli osserva la folla con disprezzo, ne riconosce le potenzialità,
definendola un’entità travolgente in grado di influenzare i grandi
cambiamenti storici, ma allo stesso tempo precaria, mediocre, “sempre
intellettualmente inferiore all’uomo isolato”; e per questo da dominare.
Surowiecki, come precedentemente citato, parte dall’ipotesi
diametralmente opposta: l’intelligenza/conoscenza della folla è superiore a
quella del singolo, e sostiene la sua tesi citando esempi ed esperimenti del
passato, tra cui:
• Il sottomarino Scorpion: scomparso nel maggio 1968, un ufficiale
della Marina, John Craven, senza rivolgersi ad esperti, riuscì ad
individuare il punto in cui il sottomarino si trovava formulando delle
ipotesi e interrogando individualmente una squadra di uomini aventi
diverse competenze sulla probabilità del verificarsi di queste. Il
Surowiecki J., La saggezza della folla, Fusi Orari, Roma, 2007.
7
Le Bon G., Psicologia delle folle, Tea, Roma, 1985, p. 48.
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