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Premessa
La presente tesi di laurea nasce da un interesse personale inerente un
particolare argomento assai trascurato e poco dibattuto: la tessitura. La mia ricerca
è iniziata grazie alla pratica della rievocazione storica ed alle prove d’archeologia
sperimentale svolte con diverse associazioni, le quali mi hanno permesso di
studiare da vicino tutto ciò che concerne quest’argomento, in particolare
sperimentando “sul campo” quest’attività. Quando l’esperimento o il gesto
ricostruttivo vengono mostrati al pubblico, si tratta di una “spettacolarizzazione”,
di cui fa parte per l’appunto il Re-enactment, conosciuto negli Stati Uniti come
Living History. Attraverso questo mezzo è possibile trasmettere al pubblico la
cultura antica mediante l’indagine scientifica
1
.
[…] quell’insieme di attività di ricostruzione in costume di contesti storici e di eventi del
passato che costituisce una presenza crescente nelle attività didattiche dei musei, dei siti
archeologici e monumentali e, soprattutto, con taglio ricreativo e più spiccatamente
turistico, di molti festival a tema storico e di moltissimi altri piccoli eventi di varia natura
2
.
Questo fenomeno culturale non è recente: diventa particolarmente praticato
tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900, con un fine politico e storico, oltre
che identitario e romantico
3
. Nel processo spettacolare/didattico di rievocazione
storica vi è la necessità basilare di ricostruire gli abiti e i tessuti che venivano
utilizzati quotidianamente nel passato e di cui noi stessi oggi non possiamo fare a
meno. Questo mezzo dunque assume un’importanza fondamentale nel mostrare al
pubblico quale fosse l’aspetto di quelle persone. Il materiale da cui provengono
queste informazioni viene principalmente dalle fonti archeologiche ed
iconografiche; queste ultime ci danno informazioni sui colori, sull’aspetto
generale dell’abito, su chi portasse determinati capi d’abbigliamento e via
elencando. Le fonti archeologiche, invece, ci danno le dirette informazioni circa il
1
BRIZZI 2007, p. 1.
2
MELOTTI 2013, p. 144.
3
MELOTTI 2013, p. 144.
2
tipo e la qualità di tessuto, il materiale utilizzato, la forma e il modo con cui è
stato cucito nonché, quando possibile, anche i dettagli sul colore usato. La
rievocazione storica non è soltanto un processo di teatralizzazione degli eventi
rievocati ma, talvolta, fa uso e assume i connotati dell’archeologia sperimentale;
durante questi eventi viene mostrato l’utilizzo dei materiali e dei macchinari per
ricreare i vari tipi di oggetti. Queste pratiche lavorative, quando mostrate al
pubblico, assumono poi la rilevanza di veri e propri momenti didattici in cui
spiegare la lavorazione ed il processo manifatturiero di ciò che il pubblico vede
utilizzato dai rievocatori. Vi è una commistione tra la rievocazione storica e la
pratica dell’archeologia sperimentale, in quanto una attinge dall’altra
(spettacolarizzazione) ed entrambe si completano a vicenda nel processo di
riscoperta dell’antico. Naturalmente, come esiste una sperimentazione
archeologica “seria”, dalle solide basi metodologiche, ugualmente esiste una
rievocazione storica di qualità che fa un uso rigoroso di tutti i materiali (le fonti) e
del corretto metodo da seguire. Esistono associazioni di rievocazione storica
oppure di archeologia sperimentale che attuano queste pratiche con diverse
finalità, che possono essere la semplice dimostrazione pratica delle
sperimentazioni, l’insegnamento della storia del proprio territorio tramite tali
pratiche, sino alla creazione di veri e propri progetti di ricerca determinati a
chiarire alcune problematiche irrisolte
4
.
Il mio interesse è nato principalmente per motivi pratici legati alla necessità
di avere materiali filologici da utilizzare in rievocazione. Questa ricerca iniziale si
è approfondita sempre di più per contestualizzare il tipo e la qualità dei tessuti
utilizzati, le tipologie di telai che producevano questi tessuti e le tonalità di colori
naturalmente ottenibili. La sperimentazione diretta ha comportato la necessità di
comprensione dell’intera catena operativa a scopi didattici. Sulla base di queste
considerazioni, la tesi è diventata il principale ambito per l’esposizione di questa
ricerca, grazie ai metodi scientifici che sono richiesti per la sua trattazione.
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Cfr. COMIS 2014, pp. 7-16.
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L’obbiettivo di questa tesi è dunque comprendere le fasi cruciali della
tessitura, partendo dalla storia di quest’attività, comprese le prime attestazioni di
cucito antecedenti alla tessitura vera e propria, la quale comprende l’intreccio di
trama e ordito delle fibre tessili. Si vogliono ricavare le informazioni che attestano
la presenza dei telai attraverso il rinvenimento dei reperti, facendo particolare
attenzione alle tracce presenti nei siti di scavo archeologico, le quali possono
indicarci il tipo d’attività praticata. Tenendo conto della deperibilità dei tessuti e
dei materiali degradabili che costituiscono i macchinari, si cercano di ricavare
importanti nozioni dai luoghi che permettono la loro conservazione. Sono
analizzati i ritrovamenti di scavo, sia di tessuti sia d’utensili, dal Neolitico sino al
XV secolo.
Il metodo utilizzato è basato su un’analisi della storia della tessitura e dei
più famosi reperti tessili ritrovati, uno studio dei primi metodi pratici utilizzati per
l’intreccio delle fibre e la comprensione del funzionamento delle “macchine” per
la realizzazione dei tessuti.
Lo studio archeologico legato ai manufatti tessili è ancora molto giovane, in
quanto per comprenderne ogni singolo aspetto è necessaria una formazione
complessiva che parte dalla botanica alla pratica della tessitura vera e propria, fino
alle analisi condotte dagli archeologi in fase di scavo e di studio dei manufatti
rinvenuti. Il primo capitolo affronta la storia della tessitura dalle sue iniziali
attestazioni. Nel secondo capitolo è descritto lo sviluppo di alcuni dei numerosi
tipi di telai esistiti nei diversi millenni, per la comprensione del funzionamento di
queste macchine. Il terzo capitolo entra in una fase più specifica, attinente la
fabbricazione delle materie prime da cui produrre i diversi tipi di filati d’origine
vegetale e animale, poiché dal tipo di materia naturale utilizzata si ottengono
importanti informazioni di carattere societario, quali le tipologie d’allevamento e
le coltivazioni presenti. Di notevole importanza è la tintura dei tessuti, tema
affrontato nel quarto capitolo, in particolare il tipo di pigmenti naturali ricavati
dalle piante, dagli animali o dai minerali, che danno le varie gradazioni di colore,
al fine di comprendere la minore o maggiore difficoltà nella realizzazione di
4
questi e conseguentemente per capire l’importanza che assumevano determinati
colori rispetto ad altri. Il quinto ed ultimo capitolo è la parte fondamentale di
questa ricerca: l’applicazione dell’archeologia all’attività tessile. Sono affrontate
le problematiche inerenti la rarità dei reperti tessili (dovuta al loro rapido
deterioramento naturale), l’importanza assunta dal ritrovamento degli strumenti da
lavoro, nonché le prove lasciate sul campo da questi manufatti; da questi elementi
si possono ricavare informazioni pratiche sulla base delle loro caratteristiche
fisiche (forma, materiale, resistenza) e delle loro finalità, determinate dalla
funzione pratica. In questo campo l’archeologia ha la massima importanza,
essendo il metodo diretto da cui otteniamo le informazioni in fase di scavo.
Applicando i ritrovamenti alle numerose rappresentazioni grafiche ed alle fonti
letterarie antiche, è possibile ottenere i dati con cui poter ricostruire buona parte
del processo manifatturiero.
Desidero innanzi tutto ringraziare il Professor Fabio Pinna per aver accettato
di trattare questo particolare tema e per avermi dato la possibilità di concludere
questo corso di laurea triennale con un argomento a me assai caro.
Intendo ringraziare principalmente il mio compagno di vita, Alessandro
Atzeni, per avermi sempre sostenuta lungo questo importante percorso formativo
e per avermi fornito numerosi consigli e spunti circa questa ricerca. Vorrei
esprimere la mia gratitudine e i miei più profondi ringraziamenti a mia madre
Sabrina, la persona che mi è stata maggiormente vicina durante questo percorso di
studio. Per concludere, vorrei ringraziare il gruppo di rievocazione storica di
Cagliari, l’associazione culturale Memoriae Milites, grazie alla quale ho potuto
avvicinarmi a questo argomento.
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Fonti
Gli studi consultati per questo lavoro si avvalgono di diversi tipi di fonti:
iconografiche, narrative, materiali e documentarie (d’archivio). Per quanto
concerne le fonti iconografiche, sono stati presi in esame diversi vasi greci e
pitture parietali, dalle quali è stato possibile capire in maniera più chiara la forma
dei diversi telai usati nel tempo e nelle diverse aree geografiche.
Per lo studio del telaio verticale a pesi è stato significativo il confronto con
alcuni vasi: il Kabeiric skyphos
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del IV secolo a.C., in cui è rappresentata la strega
Circe e sullo sfondo un telaio verticale; il Boetian vase
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, datato al 450-420 a.C.; il
vaso con Telemaco e Penelope
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del 460-450 a.C. Grazie a questi dipinti su vasi è
possibile avere un’idea più chiara della forma del telaio in questione e delle sue
caratteristiche tecniche, quale ad esempio la trave superiore dove era possibile
avvolgere il tessuto ottenuto e grazie alla quale era fattibile produrre tessuti di
dimensioni che andavano oltre la lunghezza del telaio. Questo elemento non si
può cogliere attraverso i soli reperti archeologici; si tratta quindi di un tipo di
fonte indispensabile per la comprensione dei dettagli non visibili nelle fonti
materiali. Per quanto concerne la lavorazione della lana, quindi l’ottenimento di
uno dei filati usati per la tessitura delle stoffe, esistono diversi vasi che
rappresentano le fasi che caratterizzano questo lavoro; un esempio è un vaso greco
del 560 a.C.
8
, dove sono descritti i momenti salienti di quest’attività.
Per la comprensione del telaio orizzontale, sono state prese in esame
altrettante fonti iconografiche, tra le quali un rilievo su ceramica badarian
9
, datato
al 5.000 a.C., che ci mostra un antichissimo telaio orizzontale, e una pittura
parietale rinvenuta nella tomba di Chnem-Hotep a Beni Hassan
10
. Per quanto
riguarda un tipo di telaio altrettanto importante, il così detto “a tavolette”, sono
5
Cfr., infra, par. 2.1.
6
Cfr., infra, par. 2.1.
7
Cfr., infra, par. 2.1.
8
Cfr., infra, par. 3.1.
9
Cfr, infra, cap. 2.
10
Cfr, infra, par. 2.3.
6
stati fondamentali le rappresentazioni trovate nei Libri delle Ore
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, codici miniati
datati al XV secolo d.C.
Le fonti iconografiche sono utili per comprendere la forma e le
caratteristiche estetiche di determinati telai od oggetti, ma sono altresì limitate e
non descrivono pedissequamente la funzione tecnica e scientifica di questi
strumenti. Gli artisti di tali rappresentazioni, infatti, avevano lo scopo di
raffigurare un oggetto o una scena nell’immediato, essere più diretti possibile, e
non avevano alcuno scopo didattico o scientifico. Nel telaio di Telemaco e
Penelope, ad esempio, per ogni peso da telaio è raffigurato un solo filo d’ordito;
in realtà ad ogni peso andava legato un gruppo di fili in base alla grammatura di
entrambi gli elementi.
Passando alle fonti narrative, sono stati di particolare interesse due citazioni:
un passo di Publio Ovidio Nasone delle Metamorfosi di Ovidio
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, il quale esprime
il suo pensiero sul telaio verticale a pesi, e uno di Lucio Anneo Seneca
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, nelle sue
Lettere a Lucillo, dove è manifestata la preferenza dell’autore per quanto riguarda
il telaio verticale tubolare.
Di fondamentale importanza sono le fonti dirette dei materiali archeologici
e, conseguentemente, le fonti documentarie d’archivio, descritte con cura in alcuni
volumi consultati per questo studio. Cito a questo proposito due testi: I reperti
tessili, le fusaiole e i pesi da telaio: dalla palafitta di Molina di Ledro di Marta
Bazzella e Anna Mayer
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, in cui sono analizzati 297 reperti di tessuti e di utensili
datati al periodo del Bronzo, utilissimo sia per quanto riguarda la rarità dei reperti
tessili sia per i ritrovamenti degli utensili legati a questo lavoro, e il Report on the
Textiles from Burgos Cathedral di Camilla Luise Dahl, Marianne Vedeler e
Concha Herrero Carratero
15
, dove sono catalogate delle fasce di tessuto datate tra
il XII e XIV secolo.
11
Cfr., infra, par. 2.4.
12
Cfr., infra, par. 2.1.
13
Cfr., infra, par. 2.3.
14
Cfr., infra, par. 5.2.
15
Cfr., infra, par. 5.3.