11
forme o soluzioni prettamente politiche. Piø in
particolare:
- alcuni ritengono opportuna la collaborazione con
i sistemi economici, sociali e politici esi-
stenti
- altri invece optano per una politica di opposi-
zione
- altri ancora conservano un atteggiamento di neu-
tralit politica, perchØ pensano che la religione
non debba essere confusa con la politica.
Queste posizioni antitetiche nascono dalla
diversa interpretazione delle parole del Vangelo e
in particolare dell’unico testo evangelico dove
viene espresso con evidenza il rapporto tra Gesø e
il potere politico: la pericope del tributo a Cesare
di Mc 12,13-17.
Il brano Ł presente anche negli altri due
vangeli sinottici (Mt 22,15-22 ; Lc 20,20-26), ma
quasi tutti gli esegeti fanno riferimento al rac-
conto marciano, che sembra essere il piø vicino alla
tradizione orale della catechesi primitiva e alla
natura originaria dell’episodio.
Secondo alcuni la pericope rappresenta l’atto
12
di nascita del problema Chiesa e stato: "prima di
Cristo non esisteva in nessuna cultura e societ un
problema del genere, in quanto ogni struttura poli-
tica (la "polis" greca, la monarchia orientale,
l’impero romano e la teocrazia ebraica) per il suo
carattere sacrale era al tempo stesso una struttura
religiosa. Mc 12,13-17 Ł una di quelle novit evan-
geliche che fanno fare un enorme passo avanti alla
concezione spirituale dell’umanit "
1
.
La pericope del tributo ha avuto, proprio per
la sua incidenza nelle scelte concrete del credente,
particolari attenzioni fin dai primi secoli del
cristianesimo. Gi i Padri capirono che la risposta
di Gesø: "Rendete a Cesare ci che Ł di Cesare e a
Dio ci che Ł di Dio" (Mc 12,17) racchiudeva un
significato che andava al di l della semplice
distinzione di ambiti e sottolineava il dovere per
ogni cristiano di rifiutare ogni tipo di idolatria
espressa da qualsiasi Cesare, perchØ nell’uomo Ł
1
GRUPPO DEI RICERCATORI DI STORIA DELLE ORI-
GINI CRISTIANE (R.CANTALAMESSA, E.SAMEK-LODOVICI,
P.F.BEATRICE, M.FORLIN PATRUCCO, R.CACITTI), Vangelo
ed impegno politico,in <<Vita e pensiero>> 6 (1972)
711.
13
impressa l’immagine di Dio.
In quest’ultimo secolo diversi esegeti si sono
cimentati per trarre delle conclusioni, a volte
spregiudicate, da questa pericope. Le divergenze
degli esegeti sul senso della risposta di Gesø,
tanto originale quanto complessa, manifestano la
difficolt della sua interpretazione. Noi prenderemo
in considerazione alcune letture che sono state
fatte di questo brano per renderci conto dei pro-
blemi e delle difficolt esegetiche che esso pre-
senta, esamineremo le interpretazioni di alcuni
esegeti moderni, chiedendoci la ragione delle loro
conclusioni e cercando di comprendere quali even-
tuali contributi esse apportano alla comprensione
globale del testo.
Alcuni studiosi propongono una interpretazione
puramente strutturalista del testo, al fine di ri-
costruire la versione piø antica dell’episodio prima
di tentare qualsiasi operazione ermeneutica
(Crossan, Breymayer, Jason).
Secondo altri studiosi Gesø in Mc 12,13-17,
ponendosi dalla parte degli zeloti, avrebbe rifiu-
tato di dare il tributo a Cesare e avrebbe mani-
14
festato la propria insofferenza non solo verso il
potere romano, ma contro ogni forma di dispotismo
(Eisler, Brandon, Tagawa, Belo).
Per altri ancora Gesø, condividendo il leali-
smo farisaico, avrebbe invece affermato l’assoluta
legittimit del tributo (Stauffer, Derrett).
Secondo alcuni Gesø avrebbe inteso fondare una
distinzione di principio tra religione e politica
(Huby, Pirot-Clamer, Uricchio-Stano). Questa inter-
pretazione per oggi appare molto debole anche in
ambito cattolico (Lagrange e Bea parlano prudente-
mente di principi in germe a cui bisogna soltanto
ispirarsi).
Per la maggior parte degli esegeti la risposta
di Gesø propone, invece, una vera rivoluzione ideo-
logica: i doveri contingenti (le cose da dare a
Cesare) hanno un’importanza relativa di fronte ai
piø importanti doveri che il cristiano, che gi vive
la realt escatologica, ha nei confronti di Dio.
All’interno di questa posizione, poi, alcuni esegeti
esortano a leggere la risposta di Gesø anche in
chiave etica (Giblin, Di Pinto).
15
IL TRIBUTO A CESARE
(Mc 12,13-17)
13
Κα
__
π
o
στ
_
λλ
o
υσιν πρ
_
ςα
_
τ
_
ντιναςτ′ν
Φαριςα
_
ωκα
_
τ′ν
_
Ηρ
_
διαν′ν
_
να α
_
τ
_
ν
_
γρε
_
σωσιν
λ
_
γ
_. 14
κα
__
λθ
_
ντες λ
_
γ
o
υσιν α
_
τ
_,
διδ
_
ςκαλε
,
o_
δαµεν
_
τι
_
ληθ
_
ςε
_
κα
_o_
µ
_
λει σ
o
ιπερ
_o_
δε
-
ν
_
ς⋅
o_
γ
_
ρ
_
λ
_
πεις ε
_
ςπρ
_
σωπ
o
ν
_
νθρ
;
πων
,_
λλ
’
_
π
’_
ληθε
_
ας τ
_
ν
_
δ
_
ντ
o_
Θε
o_
διδ
_
ςκεις
._
ξεστιν δ
o_
ναι
κ
_
νσ
o
ν
K
α
_
σαρι
_ o_;
δ′µεν
_
µ
_
δ′µεν
;15
_
δ
_
ε
_
δ
_
ςα
_
τ′ν τ
_
ν
_
π
_
κριςιν
,
ε
_
πεν α
_
τ
o_
ς⋅ τ
_
µε
πειρ
_
ζετε
;
φ
_
ρετ
_
µ
o
ιδην
_
ρι
o
ν
,_
να
_
δω
.16o_
δ
_
_
νεγκαν
.
κα
_
λ
_
γει α
_
τ
o_
ς⋅ τ
_
ν
o
ς
_
ε
_
κ
;
να
_
τη κα
_
__
πιγραφ
_; o_
δ
_
ε
_
παν α
_
τ
_
⋅
K
α
_
σαρ
o
ς
.17_
δ
__I
ησ
o_
ς
ε
_
πεν α
_
τ
o_
ς⋅ τ
_K
α
_
σαρ
o
ς
_
π
_
δ
o
τε
K
α
_
σαρι
κα
_
τ
_
τ
o_
Θε
o_
τ
_
Θε
_.
κα
__
ξεθα
_
µαζ
o
ν
_
π
’
α
_
τ
_.
16
13 E inviano a lui alcuni dei Farisei e degli
Erodiani per coglierlo in fallo mediante una parola.
14 E, giunti, gli dicono:<<Maestro, sappiamo che sei
sincero e che non ti curi di nessuno; infatti non
guardi in faccia ad uomini, ma insegni la via di Dio
secondo verit . ¨ lecito pagare il tributo a Cesare
o no? Dobbiamo pagare o non dobbiamo pagare?>>. 15
Ma egli, conosciuta la loro ipocrisia, disse
loro:<<PerchØ mi tentate? Portatemi un denaro,ch’io
veda!>>. 16 Essi glielo portarono. E dice loro:<<Di
chi Ł quest’immagine e l’iscrizione?>>. Essi gli
dissero:<<Di Cesare>>. 17 E Gesø disse
loro:<<Rendete a Cesare ci che Ł di Cesare,eaDio
ci che Ł di Dio>>. Ed erano grandemente ammirati di
lui.
2
2
Testo greco e traduzione in: R.PESCH, Il
vangelo di Marco, Brescia 1982 (
1
1977), 340.
17
LA MONETA DEL TRIBUTO
18
19
1. STRUTTURA E ATTENDIBILITA’ DEL
RACCONTO
J.D.CROSSAN
L’esposizione di J.D.Crossan prende in esame le
diverse versioni dell’episodio del tributo,
considerando quello che succede quando una dialet-
tica narrativa si trasforma in commento aforistico
3
.
Secondo Crossan nella versione di Marco ci
sono alcuni aspetti importanti che bisogna prendere
in considerazione. Innanzitutto il racconto di Marco
3
J.D.CROSSAN, Mark 12,13-17, in <<Interpreta-
tion>> 37 (1983) 397-401.
20
comporta tre avvicendamenti o scambi di battute,
fatto abbastanza strano in quelle storie che
contengono un detto apodittico di Gesø. Una simile
triade Ł piuttosto rara nelle storie della tradi-
zione sinottica. Matteo conserva i tre avvicenda-
menti, ma Luca li riduce a due.
Nella versione di Marco, poi, Ł presente una
duplice dialettica: domanda-trappola e risposta-
salvezza. La forza della narrazione Ł un’abile
equazione di domanda e trappola per gli interlocu-
tori a cui Ł opposta un’equazione di risposta e
salvezza per Gesø. Questo, secondo Crossan, Ł il
nucleo piø importante di tutta la pericope. Questa
duplice dialettica Ł immediatamente ravvisabile
nella duplice domanda (E’ lecito o no dare il tri-
buto a Cesare? lo dobbiamo pagare o no?) che viene
posta a Gesø. La ripetizione apparentemente sembra
essere inutile. Se Ł vero che Marco raramente dice
solo una volta ci che pu essere detto due volte,
nella pericope in oggetto le ripetizioni sono vera-
mente molte: Maestro/insegna; veritiero/secondo
verit ; non/non; dare o no/dare o no. Tali continue
21
ripetizioni sembrano essere un indizio di origine
premarciana. Gesø si esprime con una doppia risposta
(PerchØ mi tentate? Portatemi un denaro). La seconda
parte della risposta di Gesø corrisponde alla
seconda parte della loro domanda. La retorica di
questa doppia dialettica (domanda/trappola e
risposta/salvezza) evidenzia la magistrale imposta-
zione narrativa di Marco.
Altro elemento della pericope marciana Ł che in
essa non solo Ł presente una dimensione dualistica,
ma vi Ł pure un dualismo di tipo chiastico, dove i
termini si invertono (Maestro [a]; veritiero [b];
secondo verit [b’]; insegni [a’]). Anche secondo
Klemm Mc 12,14a presenta una struttura ad anello, un
ordine simmetrico preciso che segue il modello a:b
con un chiasmo incorniciato ab:ba. "Tutta questa
costruzione ha lo scopo di sottolineare, gi
all’interno della presentazione scenica, il peso e
l’importanza del prologo che risulta cos
relativamente esteso"
4
. Matteo riduce il chiasmo di
4
H.G.KLEMM, De censu Caesaris, in <<Novum
Testamentum>> 24 (1982) 242.
22
Marco e Luca Ł ancora piø distruttivo.
Marco ha fatto tutto il possibile per rallen-
tare la dinamica della narrazione e per indurre il
lettore a riflettere sull’importanza della questio-
ne. La richiesta della moneta contribuisce a ral-
lentare ulteriormente la narrazione. A Crossan
appare implicito che nØ Gesø nØ gli interlocutori
hanno la moneta e cos questi "devono lasciare la
scena per procurarsela"
5
. L’attesa temporale tra
"portatemi" e "gliela portarono" concentra tutta l’
attenzione del lettore sulla moneta. Quest’elemento
Ł andato completamente perduto in Luca, che a causa
di ci riduce i tre avvicendamenti a due, ma cos
riduce di molto anche l’enfasi narrativa. Se Matteo
e Luca danno meno importanza ai dettagli della
retorica di Marco, sono per rispettosi della co-
struzione globale. Nonostante le differenze i tre
vangeli sinottici si accordano sull’elemento della
trappola verbale che si nasconde dietro la trama del
racconto.
Gesø costringe gli interlocutori ad esibire la
5
CROSSAN, o.c., 398.
23
moneta e ad ammettere che "secondo l’immagine e
l’iscrizione" essa Ł "di Cesare", cos essi si in-
trappolano da soli nella loro stessa risposta.
L’espressione "di Cesare" viene ripresa nella ri-
sposta di Gesø. Nel testo greco l’espressione "
τ
_
Κα
_
σαρος
" compare non appena possibile, prima del
verbo rendere (_
ποδ
_
δ
o
µι
). Nella lingua italiana
l’effetto pu essere reso cos : "Quello che Ł di
Cesare, rendetelo a Cesare e quel che Ł di Dio a
Dio"
6
. I testi greci di Matteo e di Luca invertono
l’ordine e mettono al primo posto il verbo rendere
(_
π
_
δ
o
τε
o_
ν
...).
Le traduzioni posteriori del testo marciano, Volgata
compresa, subirono la stessa inversione (Reddite
ergo...). Lo schema della retorica marciana venne
cos alterato per ragioni grammaticali e il comple-
mento oggetto pass al secondo posto dopo il verbo.
Nel testo greco di Marco Ł piø evidente che
6
Ivi, 399. Naturalmente il testo di Crossan Ł
in inglese. Anche Rossano predilige questa tradu-
zione. P.ROSSANO, Vangelo secondo Marco, Milano,
1984, 95.
24
Gesø contro-intrappola i suoi avversari con le loro
stesse parole. Le traduzioni moderne, secondo Cros-
san, dovrebbero rispettare l’ordine dei termini cos
come essi si presentano nella versione originale,
almeno quando la sintassi lo consente. In ogni caso
la forza della narrazione sta nel fatto che Gesø
intrappola i suoi avversari con la loro stessa
trappola.
Crossan pone poi attenzione a due versioni
extra-canoniche dell’episodio del tributo, versioni
che egli considera indipendenti dalla tradizione
sinottica: il Vangelo di Tommaso e il Papiro Egerton
2
7
.
Il Vangelo di Tommaso fu ritrovato nel 1945
presso il villaggio di Nag Hamm di, nell’Alto Egit-
to. Il manoscritto Ł del IV sec., ma l’originale
risale al II sec. ed Ł quindi molto vicino alle date
di composizione dei Vangeli canonici. Molte delle
affermazioni in esso contenute sono ispirate allo
gnosticismo.
7
CROSSAN, o.c., 399-401. Per Pesch queste due
narrazioni non sono indipendenti dalla tradizione
sinottica. R.PESCH, o.c., 340.