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INTRODUZIONE
Con questo mio lavoro intendo investigare i rapporti che intercorrono tra
molteplici discorsi critici sul potere che si vennero a sviluppare nel secondo
dopoguerra del Novecento e un’opera che ne incarnò e ne traspose
cinematograficamente le contraddizioni e le idiosincrasie : Indagine su un
cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è un film del 1970 - primo di
una trilogia ideale, definita Trilogia della nevrosi, proseguita con La classe
operaia va in paradiso (1971) e La proprietà non è più un furto (1973) – che offre
spunti di riflessione sul momento storico di grande conflitto politico e sociale in
cui fu realizzato e che ho voluto accostare alla ricerca portata avanti da Michel
Foucault negli ultimi anni della sua vita, quando arrivò ad elaborare il concetto di
biopolitica.
Biopolitica come nuovo orizzonte nel dibattito sul potere e come nuovo modo di
concepire quest’ultimo, che non si applica agli individui bensì circola tra di essi in
un sistema reticolare provocando ad ogni passaggio precise micro-dinamiche,
micro-reazioni che si inscrivono in una osservabile e determinata microfisica.
Nel capitolo centrale dell’elaborato esporrò come negli ultimi tre secoli
dell'epoca moderna tali meccanismi di potere degli Stati si siano attuati sempre più
attraverso istituzioni e discipline che sono passate ad occuparsi e a regolamentare
non più solo la zoè ma anche la bìos, di quelli che da sudditi sono passati ad essere
cittadini. Nei campi della psichiatria, della galera e quindi della giustizia, della
medicalizzazione-ospedalizzazione, nell'educazione scolastica e, infine, nella
sessualità, si sono messe in campo forze e leggi normative che mai come prima
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nella storia avevano influito così direttamente e peculiarmente sul corpo
dell'uomo.
Mia intenzione è concentrarmi sulla ricerca riguardante la sessualità, che
Foucault ha indagato nella trilogia intitolata Storia della sessualità, scritta nel
1976, poiché proprio la sessualità è il nodo di congiunzione tra le applicazioni
delle discipline corporali che ne hanno fatto uso per un’accumulazione dei corpi e
di capitale, e la morbosa vicenda raccontata in Indagine.
Sei anni prima della pubblicazione della Storia della sessualità, in Italia,
Indagine veniva distribuito nei cinema con enorme successo di pubblico ma con il
rischio di censura per vilipendio delle istituzioni costituzionali: un film che
narrava la storia di un funzionario dello Stato che compiva un delitto
apparentemente passionale, ma con tutti altri moventi reali.
Nel primo capitolo sarà delineato il periodo storico da cui l’opera prese
ispirazione e dei particolari fatti di cronaca in cui venne ad inscriversi.
Questa controversa pellicola usciva infatti nelle sale di un'Italia ancora scioccata
dalla strage di Piazza Fontana, dalla morte violenta dell'anarchico Giuseppe Pinelli
e dall'accusa mossa al commissario Calabresi. Per la prima volta si facevano
spazio all’interno della società civile i concetti di devianze del potere interne alla
democrazia e di strage di Stato: in tutta Italia si verificava una radicalizzazione
degli scontri e un uso deliberato della violenza, sia a destra che a sinistra,
preparando il terreno per quelli che saranno gli anni di piombo. Attraverso una
vera e propria militarizzazione della lotta politica, a cui si accompagnava una
nuova ondata di ideologia fascista, spinte reazionarie e autoritarie miravano a
creare una strategia della tensione per instaurare forme di governo anti-
democratiche sulla scia del colpo di stato in Grecia.
Per la prima volta insomma, la società civile si trovava a doversi porre questioni
sulla processabilità dello Stato, sul controllo dei controllori, sulla legittimità del
potere e sull’esercizio della sua autorità, anche grazie a quel movimento
antisistemico e dirompente che fu il Sessantotto che permise una delocalizzazione
della discussione politica nei luoghi della contestazione, accelerando e
diffondendo nelle democrazie occidentali tardo-capitalistiche un discorso critico
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sul potere sovrano stesso, percependo un'incrinatura nascente nell'aura che da
secoli lo circondava.
Nella sacralità del potere, relitto della prima modernità, si aprì uno squarcio:
vennero messe a nudo le dinamiche irrazionalistiche della legge, proposta fino ad
allora come assoluta e dettata da regole che si davano per certe e di provenienza
quasi divina.
Sarà compito del terzo capitolo dare un’interpretazione alla scelta di Petri che,
cogliendo appieno lo spirito del tempo, conclude la sua opera con una citazione
tratta dalla parabola intitolata Davanti alla Legge, contenuta nel Processo di Franz
Kafka.
L'accessibilità alla legge è impersonata da guardiani che ci svelano tutto il suo
nulla della rivelazione. Muovendo da questa definizione di Walter Benjamin,
riportata nell’Homo Sacer di Agamben, cercherò di comprendere come il carattere
sovraumano della legge, si riveli in realtà regolato da logiche di violenza
cristallizzata all’interno dell’ordine sociale con lo scopo di mantenerlo immutabile
e sempre uguale a se stesso.
Per fare questo mi sono inoltre avvalsa della concezione di illuminismo come
processo di razionalizzazione, che elaborarono i francofortesi Horkheimer e
Adorno nella Dialettica dell’illuminismo, interpretando il protagonista del film di
Petri e quello del Processo in chiave mitica per arrivare a dimostrare quanto il
mito sia già illuminismo e l’illuminismo torni a rovesciarsi continuamente nel
mito. La colpa del Commissario è quella di aver voluto sfidare il destino e le leggi
umane, e proprio per questo sarà condannato all’innocenza.
Questi sono i filtri che mi propongo di applicare all’opera di Petri ed alla sua
funzione di rinnovato strumento di semantizzazione della Weltanschauung della
sua epoca, della condizione di dissolvimento dell’individuo in essa, e della valenza
quasi profetica che ciò viene ad assumere nella stretta contemporaneità.
Per farlo, ho inoltre visitato la Cineteca di Bologna e il Fondo Petri dell’Archivio
del Museo Nazionale del Cinema di Torino, dove ho potuto consultare e vedere da
vicino documenti cartacei e fotografici appartenenti al regista, come ad esempio
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gli Atti Giudiziali del Giudice Giovanni Caizzi dove egli nega la censura del film,
che qui vengono riportati per intero
1
. Ringrazio la Signora Carla Ceresa
dell’Archivio del Museo del Cinema di Torino che ha permesso ed agevolato la
mia ricerca.
1
Li si trova riportati per intero un’unica volta in Giacomo Gambetti, Petri: politico senza
enigmi, in “Cineforum” , XCII, 1970, pp. 112 – 113.
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1. CONTESTO STORICO
Volevo fare un film sulla polizia. Ma a modo mio.
Elio Petri
Una grande nube fetida si leva dal corpo tumescente delle istituzioni dello Stato.
Elio Petri, in un’intervista di J. Gili
2
Imprescindibile, come primo passo nell'analisi dell'opera presa in
considerazione, è delineare il particolare contesto storico in cui essa è
stata ideata, sviluppata, realizzata; ovvero, il periodo che va dalla prima
metà degli anni Sessanta, alle contestazioni del 1968, fino all'apice di
quelli che vengono definiti gli "anni di piombo".
Indagine fu infatti concepito e scritto a ridosso del '68, ma uscì nei
primi mesi del 1970 e può essere considerato a pieno titolo il “prodotto”
di un campo di forze, ma anche un “dispositivo che riarticola le
medesime forze secondo modalità specifiche”
3
; un vero e proprio
prodotto dell'aria del suo tempo insomma, una trattazione in forma
metaforica del clima di profonda sfiducia nello Stato e una suggestiva
interpretazione di quel clima pesante e minaccioso che avrebbe portato
poi ai bellicosi anni Settanta, e in particolare alla cosiddetta “strategia
della tensione”, e che negli ambienti progressisti e di sinistra
2
J. Gili, Le cinéma italien, ed. 10/18, Paris 1978, p. 199
3
Claudio Bisoni, Elio Petri. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Torino, Lindau, 2011, p.
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sintetizzava la certezza che ampi segmenti dello Stato e delle Forze
dell'Ordine fossero coinvolte in terribili eventi
4
.
Sul quarantesimo numero della rivista che rappresentava il maggior
punto di riferimento per tutta la cultura dell'area della sinistra extra-
parlamentare, i “Quaderni Piacentini”, nata nel 1962 , Goffredo Fofi
afferma: « Il valore del film consiste nel suo rapporto con un contesto
reale odierno. Senza certi fatti recenti, senza la tensione quotidiana di
una lotta di classe in progresso e le sue contraddizioni […] il film
avrebbe meno rilevanza, meno peso. »
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1.1. Prodromi: il fiume sotterraneo e lo sgorgare della violenza negli
anni Sessanta
Il protagonista di Indagine è un personaggio di cui non veniamo mai a
sapere il nome (sulla sceneggiatura viene chiamato semplicemente “il
dottore” o “l'assassino”, noi lo chiameremo “il Commissario”) perché
non vuole rappresentare se stesso ma un qualsiasi soggetto di potere o,
ancora più in generale e metonimicamente, il Potere tout court. Nella
prima sequenza lo abbiamo visto assassinare Augusta Terzi, ma già
nella seconda sequenza scopriamo che egli è in realtà il capo della
Sezione Omicidi della Polizia di Roma, un personaggio autoritario,
intransigente e carismatico, un poliziotto di stampo scelbiano, che è
appena stato promosso a responsabile dell'Ufficio Politico della
Questura, in quanto, come gli dice subito uno dei suoi colleghi: « Non
si poteva più andare avanti senza un indirizzo preciso. »
Questa allusione ci introduce subito al clima di alta tensione che si era
instaurato in quegli anni tra le forze dell'ordine, costituzionalmente atte
e portate a mantenere lo status quo e a mettere in pratica la cosiddetta
4
Sara Cortellazzo, Massimo Quaglia (a cura di), Cinema e giustizia, Celid, Torino 2009, p. 50
5
Goffredo Fofi, Due film “politici”: Petri e Pontecorvo, in « Quaderni piacentini », XL , aprile 1970 , p.
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