In generale, l’utilizzo quantitativo dei dati-immagine rilevati da scanner,
richiede la messa a punto di procedure adeguate di elaborazione che, dai valori di
radianza acquisiti dai sensori ed opportunamente codificati, permetta di risalire a
quello delle grandezze fisiche d’interesse (riflettanza, temperatura, torbidità,
concentrazione) relative ai fenomeni a cui si è interessati.
Anche se gli apparati sono progettati per minimizzare gli effetti
atmosferici, il segnale utile relativo alla porzione di superficie terrestre rilevata è
generalmente degradato dal rumore introdotto dallo spessore di atmosfera
attraversato. È necessario pertanto tener conto opportunamente di questi effetti
che incidono sulla radiometria considerando la situazione atmosferica durante i
rilevamenti unitamente alla geometria di acquisizione, alle frequenze utilizzate e
ad altri fattori. Le immagini telerilevate tramite scanner o apparati fotografici,
soffrono inoltre di notevoli distorsioni geometriche dovute alla geometria della
ripresa, alle variazioni di assetto e velocità della piattaforma durante la
formazione delle immagini, alla rotazione terrestre, all’orografia locale dell’area
ripresa e ad altre cause.
Per questo, il corretto utilizzo di questi dati-immagine presuppone
l’applicazione di procedure adeguate per eliminare, o quanto meno attenuare
efficacemente, le loro distorsioni geometriche, per renderli compatibili con la
cartografia a scale e proiezioni opportune. Sono dette ‘rettificate e georiferite’
quelle immagini che hanno subìto processi di correzione geometrica e di
adeguamento alla cartografia standard, se c’è stata rimozione anche delle
distorsioni dovute all’orografia/altimetria (parallasse) si parla di dati ‘geocoded’.
Le metodologie messe a punto per ottenere questi prodotti si possono
dividere in due categorie: quelle che fanno uso di un modello geometrico
dell’acquisizione dal quale calcolare le distorsioni [rif. 14], spesso con dati in
input di tipo stereo, per la triangolazione aerofotogrammetrica, e quelle che invece
permettono la correzione di immagini mono, cercando di modellizzare
direttamente la distribuzione delle distorsioni, tramite funzioni e punti di controllo
a terra, denominati generalmente G.C.P. (Ground Control Points). Per avere una
copertura stereo è necessario riprendere due o più immagini della stessa area, in
modo da ‘vedere’ lo stesso punto da posizioni diverse e rendere possibile cosi la
valutazione della distorsione geometrica di parallasse, dovuta all’altezza degli
oggetti, tramite il modello di ripresa. Questo approccio, consente di ottenere
prodotti corretti di precisione detti ortoimmagini da utilizzare anche come base
cartografica, ma al prezzo di un raddoppio dei dati in input necessari e di una
notevole pesantezza delle procedure di elaborazione. Per contro, l’usuale
modellizzazione delle distorsioni per mezzo di funzioni polinomiali è
notevolmente più semplice e permette di ottenere comunque immagini corrette
compatibili con la cartografia, con un eventuale contenuto di distorsioni residuo
che dipende da vari fattori, quali ad esempio: la presenza di accentuata orografia,
di severe distorsioni geometriche nei dati-immagine in input ed il rapporto tra le
dimensioni trasverse dell’area ripresa a terra con l’altezza di volo.
Tali distorsioni residue, specialmente nel caso di riprese da scanners
installati su aerei, come hanno dimostrato recenti studi [rif. 4,5,6,11,14], risultano
generalmente importanti e richiedono un diverso approccio alla loro correzione
geometrica al fine di poter utilizzare adeguatamente le immagini mono rilevate.
Le procedure di georiferimento e rettificazione, utilizzate efficacemente
per la correzione delle immagini, rilevate da piattaforme satellitari, fanno uso di
una modellizzazione globale degli errori basata su funzioni polinomiali definite
con l’ausilio di G.C.P. individuati univocamente sull’immagine e sulla cartografia
a scala opportuna.
Per quanto riguarda le immagini acquisite da aereo, si è notato che le
tradizionali tecniche di rettificazione polinomiale non conducono a risultati
soddisfacenti, per questo motivo è nata l’esigenza di ricercare metodi alternativi
più appropriati. Con questo obiettivo abbiamo studiato ed implementato due
algoritmi di correzione geometrica da poter applicare a quelle immagini che, come
quelle telerilevate da aereo, presentano un alto tasso di distorsioni ad alta
frequenza.
I due algoritmi implementati
1
su specifico SW, di cui esistono riferimenti
nella letteratura del settore [rif. 5, 6], agiscono sui pixel dell’immagine con
correzioni più o meno pesanti a seconda della zona in cui sono situati, a differenza
degli usuali metodi globali che considerano l’immagine un tutt’uno a cui va
applicata un’unica funzione di trasformazione calcolata sulla base di tanti punti
dislocati in diverse zone dell’immagine.
Per l’implementazione degli algoritmi in questione è stato usato il
linguaggio di programmazione C in ambiente operativo UNIX di macchine SUN
in dotazione presso il Centro di Ricerche ENEA-Casaccia.
Va osservato che tutto il lavoro per lo sviluppo del software è stato
eseguito nell’ambiente di sviluppo IMAGINE 8.2 che è un prodotto della ERDAS
per l’elaborazione digitale di immagini telerilevate. Esso è organizzato in diversi
moduli, ognuno per una specifica applicazione e comprende un toolkit, da noi
ampiamente utilizzato, per lo sviluppo di programmi in linguaggio C per eventuali
esigenze specifiche dell’utente. Tale ambiente di sviluppo possiede una
interfaccia grafica composta da una maschera principale contenente vari bottoni
associati ognuno ad un modulo diverso; per rispettare la modularità e
l’organizzazione grafica, abbiamo quindi introdotto un modulo indipendente per il
trattamento delle immagini Dædalus al quale abbiamo associato il corrispondente
bottone nella maschera principale.
Ci preme inoltre sottolineare che, in forma marginale rispetto al lavoro di
ricerca e sviluppo degli algoritmi sopra menzionati ma con grosso dispendio di
energie e di tempo, si è reso necessario anche un programma che importasse i
dati-immagine dagli originali mezzi di memorizzazione (cassette Exabyte) usati
durante l’acquisizione dei dati telerilevati e inoltre che praticasse una traduzione
di tali dati in un formato riconoscibile dai moduli di ERDAS.
1
basati sulla triangolazione di Delaunay e sull’interpolazione multiquadrica, dei quali il
secondo, di recente introduzione, ancora mai sviluppato commercialmente.
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 1
Capitolo 1. DESCRIZIONE DELL’AREA
DI INTERESSE
1.1 Telerilevamento
La difficoltà di definire con rigore una disciplina scientifica, è cosa ben
nota agli specialisti, tanto che spesso sembra più conveniente non preoccuparsene
troppo, ricorrendo magari a pseudo-definizioni del tipo: “la fisica è ciò di cui si
occupano i fisici”.
A questa difficoltà non si sottrae la definizione di telerilevamento (TLR);
cerchiamo quindi di definire questa disciplina nel modo più sensato possibile.
Si può dire che il TLR (traduzione del termine inglese “Remote Sensing”)
si riferisce, di solito, alla raccolta di informazioni sull’ambiente terrestre per
mezzo di sensori fotografici, elettroottici o a microonde installati su satelliti o
aeroplani. In definitiva il TLR, è definibile come quell’insieme di tecniche di
ripresa, elaborazione ed interpretazione di dati che permettono di conoscere a
distanza lo stato della superficie terrestre sfruttando l’energia elettromagnetica
come vettore di informazioni, estendendo e migliorando le capacità percettive
dell’occhio umano.
Per quanto riguarda gli strumenti che si utilizzano in questo campo,
possiamo distinguere quelli che forniscono misure (come radiometri, spettrometri,
scatterometri, etc...) e quelli che forniscono immagini (come macchine
fotografiche, telecamere, dispositivi a scansione, etc...).
Un’altra distinzione è quella fra strumenti passivi ed attivi. Gli strumenti
passivi sono quelli che si limitano a captare e misurare le radiazioni provenienti
dalle superfici investigate, mentre gli strumenti attivi provvedono alla
“illuminazione” delle superfici, captando poi la radiazione di ritorno. In pratica, la
differenza tra i due tipi di strumenti è legata alle sorgenti di energia che vengono
sfruttate: gli strumenti passivi sfruttano generalmente sorgenti naturali (come il
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 2
sole e la terra), mentre gli strumenti attivi sono dotati essi stessi di una sorgente
che generalmente è costituita da Radar o Laser.
Nel TLR interessa raccogliere informazioni qualitative e quantitative
provenienti da superfici poste, in genere, lontano dall’osservatore; dove per
lontano, intendiamo una distanza che può variare da qualche metro fino a migliaia
di chilometri, come accade nelle osservazioni effettuate da satelliti geostazionari
(36000 Km).
Possiamo riassumere che la configurazione tipica di uno scenario per il
TLR è definito da alcune componenti precise (sorgente di energia, atmosfera,
interazione energia-materia sulla superficie terrestre, sensore, elaborazione dati,
uso dei dati) collegate tra loro come appare nel seguente schema:
Uno degli aspetti sicuramente più interessanti del TLR è la possibilità di
realizzare riprese “multiple”. Questo concetto significa che i rilievi possono
essere eseguiti:
nello stesso tempo da piattaforme diverse poste a diversa distanza
(multistazione)
mediante l’impiego di sensori operanti in diverse bande dello spettro
elettromagnetico (multispettrale)
in tempi diversi (multitemporale).
interazione energia-materia
ATMOSFERA
sensore
sorgente
lunghezza d’onda
elaborazione
dati
uso dei dati
001
01
Fig. 1.1: Schema riassuntivo di un tipico scenario per il telerilevamento passivo.
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 3
Questo significa poter osservare uno stesso fenomeno da punti di vista
differenti e su diverse scale. Per cui, le immagini multispettrali offrono più
informazioni di quelle raccolte in una banda sola, e inoltre, le riprese
multitemporali permettono la conoscenza dinamica di un fenomeno e la possibilità
di seguirne l’evoluzione nel tempo.
1.2 Ambiente ERDAS IMAGINE e interfacce-utente [rif. 7]
L’ambiente di sviluppo ERDAS IMAGINE è un prodotto che viene
utilizzato da persone esperte di elaborazione digitale di immagini telerilevate.
L’ultima versione, la 8.2, in dotazione presso l’ENEA, è caratterizzata da una
interfaccia grafica del tipo point and click con una maschera principale sempre in
primo piano contenente un insieme di “bottoni” ognuno dei quali è associato ad
un modulo diverso, ciascuno caratterizzato da un proprio menu a tendina per le
varie operazioni disponibili.
Per rispettare la configurazione di tale ambiente, abbiamo ritenuto
opportuno ampliare la maschera principale aggiungendo un bottone collegato ad
un nuovo modulo riguardante le operazioni prese in considerazione nella presente
tesi e quelle che eventualmente saranno sviluppate in futuro.
La creazione e gestione del nuovo bottone, delle finestre di dialogo
collegate ai programmi sviluppati, nonchè i programmi stessi, sono state
agevolate da una serie di strumenti messi a disposizione da IMAGINE per quegli
utenti, proprio come nel nostro caso, che hanno l’esigenza di ampliare il raggio di
azione del prodotto originale mediante dei moduli da loro progettati per trattare
nel modo più appropriato con dei problemi specifici.
In primo luogo, le finestre di dialogo (o Dialog Box), sono state
implementate utilizzando un linguaggio di programmazione ad oggetti
interpretato, sviluppato proprio dalla ERDAS Inc. chiamato EML (Erdas Macro
Language).
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 4
Inoltre, per la realizzazione dei programmi (in linguaggio C) abbiamo
potuto usufruire di un pacchetto di funzioni (chiamato Toolkit) il quale ci ha
permesso di manipolare agevolmente, da un lato le varie connessioni con le
finestre grafiche di dialogo con l’utente e dall’altro, i dati relativi alle immagini
con le quali tali programmi avevano a che fare.
Vedremo in seguito alcuni dettagli circa le potenzialità che abbiamo
sfruttato nella realizzazione del nostro lavoro, quando descriveremo
minuziosamente ogni programma implementato ed il suo modo di interagire con
l’utente e con le immagini.
È opportuno aggiungere che tutte le modifiche apportate all’ambiente di
sviluppo ERDAS IMAGINE, sono avvenute senza operare dei cambiamenti ad
alcun modulo del prodotto originale. Ciò è stato possibile in quanto il prodotto
stesso, installato in ambiente UNIX, prevede una directory speciale all’interno del
File System, dove si può copiare il sorgente software principale sul quale si
possono fare cambiamenti ed ampliamenti senza modificare la versione originaria.
Il fatto che tale directory speciale sia stata prevista proprio per le eventuali
modifiche, fa si che nel momento in cui viene lanciata una licenza di IMAGINE,
il sistema controlla inizialmente se è presente una versione modificata all’interno
della directory stessa e nel caso non siano presenti versioni modificate, viene
attivato il prodotto originale, altrimenti viene attivato il prodotto modificato.
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 5
1.3 Distorsioni su immagini telerilevate [rif. 2, 8, 10]
Le immagini telerilevate vengono utilizzate sempre più diffusamente
insieme a dati provenienti da altre sorgenti, soprattutto cartografiche, nella
realizzazione di sistemi informativi geografici
2
. In questo tipo di applicazioni,
ogni immagine deve subire un processo di adattamento ai dati geografici chiamato
georiferimento, tramite il quale a ciascun pixel che costituisce l’immagine sono
assegnate delle coordinate cartografiche.
Inoltre, durante questo processo, si fa in modo che l’immagine venga
riposizionata per fargli assumere una forma ed una posizione congruente con la
vera posizione geografica della porzione di Terra a cui essa si riferisce. Tale
operazione è sempre insita nel processo di georiferimento appena citato.
Detto ciò, si capisce che le immagini telerilevate sono affette da alcune
distorsioni geometriche (come minimo non sono georiferite) che si cercano di
correggere il meglio possibile.
Possiamo affermare che le distorsioni geometriche possono essere di tipo
sistematico o meno.
In generale, sono sistematici tutti quegli errori che dipendono dal sistema
di telerilevamento composto da piattaforma, sensore e superficie ripresa; tali
errori hanno la caratteristica di mantenersi costanti nel tempo; essi sono pertanto
prevedibili e la corrispondente correzione si basa su modelli deterministici.
Un esempio di distorsione sistematica è quella detta SKEW legata alla
rotazione terrestre, incontrata prevalentemente nel TLR da satellite. Essa è il
risultato della rotazione della Terra (ovest-est) e del movimento della piattaforma
su cui è montato il sensore (in questo caso un satellite) durante la fase di ripresa.
L’effetto di SKEW da origine alla caratteristica forma di parallelogramma
che hanno le immagini ottenute tramite i satelliti LandSat e SPOT, come si può
vedere dalla Fig. 1.2 .
2
GIS: Geographic Information System
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 6
Nella classe delle distorsioni sistematiche rientra anche quella legata alla
curvatura terrestre, apprezzabile maggiormente all’aumentare della quota della
piattaforma. Ciò ci suggerisce subito che le immagini acquisite da aereo sono
generalmente poco affette da tale distorsione. Le conseguenze di questa
distorsione sono tali per cui i pixel che si trovano nella banda centrale
dell’immagine sono associati ad aree di superficie terrestre diverse (più piccole)
da quelle corrispondenti ai pixel che si trovano lungo i bordi laterali
dell’immagine.
Altre distorsioni da annoverare in questo elenco sono quelle denominate di
Parallasse e S-Band che vedremo meglio nel capitolo 3 quando parleremo della
geometria di scansione del sensore Dædalus.
Tra le distorsioni non-sistematiche, possiamo menzionare tutti quegli
effetti legati a cambiamenti insoliti o comunque non prevedibili a priori del
sistema di ripresa; di seguito ne vediamo un breve elenco:
Yaw: dovuto alla rotazione orizzontale della piattaforma; esso comporta che le
singole linee di scansione non sono tutte perpendicolari alla linea di volo.
Ciò si manifesta in uno spostamento angolare degli oggetti, se comparato
alla loro originaria posizione.
Pitch: beccheggio; questa variazione di assetto del velivolo comporta una
sovrapposizione delle linee contigue di scansione o un loro salto.
V
T
= Velocità di rotazione terrestre
∆ = Latitudine
t = Tempo di scansione della scena
SKEW ( ∋x) =
VT cos ∆ t
Fig. 1.2: Schematizzazione dell’effetto di SKEW dovuto alla rotazione terrestre. Ciò che
in realtà è a forma rettangolare, viene acquisito e digitalizzato con forma di parallelogramma.
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 7
Roll: rollio; variazione dell’assetto che comporta uno shift laterale di intere linee
di scansione.
Cambiamenti di quota: è logico che questa determini il cambiamento di scala
dell’immagine.
Cambiamento della velocità a terra: comporta una distorsione geometrica simile a
quella introdotta dal Pitch. Si ha una perdita di contiguità delle linee di
scansione se si accelera e una sovrapposizione se si rallenta.
Volendo confrontare i due tipi di distorsioni, possiamo tranquillamente
affermare che gli errori di tipo “non sistematico” sono molto più difficili da
trattare e in alcuni casi la loro correzione risulta addirittura impossibile a meno
che non si conoscano informazioni supplementari a quelle della semplice
misurazione radiometrica dei pixel, come ad esempio la posizione geografica del
velivolo (in caso di aereo), o tutti i dati di assetto relativi al momento
dell’acquisizione di ciascuna linea dell’immagine (così come avviene nell’utilizzo
del sensore Dædalus da noi descritto).
1.4 Algoritmi per correzioni geometriche
Come si può facilmente intuire, ciascuno degli errori geometrici che
abbiamo introdotto nel paragrafo precedente può essere corretto in modo più o
meno soddisfacente a seconda del tipo di immagini considerate, del tipo di errore
e del metodo correttivo applicato. Ad esempio, come abbiamo già accennato in
precedenza, le immagini telerilevate da satellite risultano affette da errori
generalmente diversi da quelli presenti nelle immagini acquisite da aereo, o
quantomeno ne risultano affette in modo diverso.
Questo significa che non esiste l’algoritmo di correzione geometrica per
eccellenza, bensì ne esistono tanti e di diverse specie (già studiati e vastamente
descritti in letteratura, o eventualmente da sviluppare per esigenze specifiche) tra i
quali si può scegliere quello più efficace previa una scrupolosa analisi delle
caratteristiche di ciascuno.
CAPITOLO 1 DESCRIZIONE DELL’AREA DI INTERESSE 8
Il nostro lavoro è quindi consistito nell’individuare gli algoritmi migliori
per correggere gli errori presenti nelle immagini telerilevate da aereo tramite
scanner bispettrale Dædalus AA3500 e di implementarli in modo che potessero
essere utilizzati all’interno dell’ambiente di sviluppo ERDAS IMAGINE di cui
abbiamo già parlato.
In pratica, i nostri algoritmi dovevano raggiungere il duplice scopo di
rendere congruenti alla realtà le proporzioni geometriche e le distanze all’interno
delle immagini da essi trattate, e anche di georiferirle.
La natura aerea delle immagini da noi trattate, ci ha indirizzati subito verso
un insieme di tecniche specifiche per il trattamento locale delle distorsioni
geometriche, al contrario delle tecniche di tipo globale che sono generalmente
previste per la correzione di immagini satellitari, per altro già presenti tra i moduli
di ERDAS.