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INTRODUZIONE
In questo lavoro si è voluto osservare il rapporto che l’umanità ha avuto con la risorsa
idrica, fondamentale in ogni ambito umano: si è pensato di osservarne innanzitutto la
disponibilità idrica globale e la sua distribuzione. Si è inizialmente cercato di rimarcare
l’importanza ricoperta dall’acqua nella storia dello sviluppo umano e si è provato ad
analizzare le conseguenze che hanno avuto le decisioni prese da decisori pubblici
riguardo la gestione di questa preziosa risorsa.
Non si sono certamente ignorate le realtà meno fortunate, tra le quali ci sono l’Africa
subsahariana e le aree mediorientali. Benché in questa sede non si sia certamente
tralasciato il problema della carenza d’acqua, si è tuttavia avuto l’intenzione di osservare
anche le molteplici problematiche legate all’acqua, la cui mancanza è sicuramente la
causa principale degli enormi disagi subiti ancora oggi dalle popolazioni più
svantaggiate. Situazioni non ottimali potrebbero infatti verificarsi anche in sua presenza:
se i bacini fossero posti sui confini, il desiderio di possesso sarebbe sicuramente tra i
casus belli di un conflitto; se non adeguatamente trattate, fonti contaminate esporrebbero
a forti rischi le persone che dovessero servirsene; se dovessero mancare adeguate
infrastrutture per l’estrazione, la depurazione e l’incanalazione di tale bene, la
popolazione residente nelle vicinanze sarebbe impossibilitata ad effettuarne uno
sfruttamento efficiente. Anche laddove l’acqua sarebbe potenzialmente sufficiente, i
risultati delle azioni dei decisori politici hanno messo spesso a repentaglio tale risorsa,
la cui presenza rischia costantemente di essere vanificata dall’utilizzo poco accorto.
Alcuni dei casi particolari riportati mostrano che, come sovente accade, l’uomo si possa
considerare come causa principale dei problemi causati alla sua specie.
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In caso di prelievi continui e abbondanti, se effettuati senza considerarne la sostenibilità
e senza badare al tasso di reintegro delle fonti, non si può escludere il rischio di portare
i relativi bacini ad un prematuro esaurimento e degrado: questo errore, si vedrà, è stato
commesso in molte aree rurali dei Paesi più poveri, nei quali si è puntato principalmente
ad estrarre dalle falde fossili senza che nel frattempo si pensasse ad un modo per tutelare
la risorsa. Il rischi è, soprattutto in presenza di bacini in comune, che si sviluppino delle
vere guerre per l’acqua; saranno ancora più numerose in futuro, a meno che non
avvengano seri cambiamenti nei Paesi più poveri. Nei conflitti tra Stati (basti ricordare
lo scontro Israele-Palestina, o gli innumerevoli conflitti africani) l’acqua è sempre un
fattore importante, per quanto certamente non l’unico: vi sono molti interessi economici,
politici e anche religiosi per queste battaglie. Il possesso delle risorse idriche, tuttavia,
non è mai secondario trai fattori scatenanti di un conflitto. Nelle aree più sfortunate sarà
necessaria una maggiore consapevolezza negli investimenti, affinché siano diretti verso
l’ottenimento di mutui benefici a lungo termine, attraverso l’insegnamento e la
costruzione di infrastrutture. Un sostegno che i Paesi più ricchi hanno il dovere almeno
morale di accordare loro.
Si è visto come la disponibilità idrica in molti casi possa essere un indicatore dello stato
di salute di un Paese. La sovrabbondanza idrica di alcuni Paesi (prevalentemente del
Nord del mondo) ha portato questi ultimi a permettersi, in determinate fasi del loro
sviluppo, dei consumi eccessivi, oggettivamente non sostenibili sul lungo termine. La
consapevolezza della relativa scarsità della risorsa idrica ha spinto i rispettivi decisori,
negli ultimi anni, a delle importanti modifiche nelle proprie politiche, affinché fosse data
la giusta importanza alle politiche idriche, spesso con il supporto della cittadinanza,
sempre più consapevole delle tematiche legate all’acqua e interessata alla gestione di
tale bene in ogni sua fase, dalla depurazione allo smaltimento.
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Si è voluto prendere in considerazione in particolar modo come le risorse idriche
vengano amministrate nei Paesi più sviluppati, nel cosiddetto Nord del mondo: Europa
e Stati Uniti d’America, aree in cui un accesso immediato alla risorsa idrica è
considerato quasi naturale. Riguardo l’Italia, si è provato ad osservare innanzitutto come
noi stessi gestiamo l’acqua: si è cercato di delinearne i mutamenti del quadro legislativo
che si sono susseguiti col passare degli anni, attraverso cenni storici sulle leggi
riguardanti il bene idrico nel nostro Paese, per poi giungere a delle analisi delle
normative più recenti. Dopo una valutazione delle nostre disponibilità, si è voluto
osservare come che i legislatori hanno inteso muoversi nella salvaguardia delle risorse
idriche: si vedrà come le mancanze dell’Italia non riguardino l’acqua in sé, bensì il
carente livello degli investimenti nelle infrastrutture e, talvolta, la stessa chiarezza
normativa di cui sarebbe fondamentale disporre per non incorrere in sanzioni o nella
presenza di enti di cui vi è indecisione se rilanciare o abolire.
Si è poi provato ad effettuare dei paragoni con le politiche di alcuni Paesi a noi vicini e
se ne sono osservate le differenze soprattutto in ambito legislativo, sul piano della
proprietà, se pubblica o privata, notando come anche nei Paesi a noi più vicini presi in
esame vi sia prevalentemente una gestione che non ha ceduto, fino ad ora, ad un processo
di liberalizzazione che ha invece preso piede in altri campi legati all’energia.
Anche nei Paesi in cui vi sia abbondanza d’acqua non bisogna infatti sottovalutare la
questione idrica: come si potrà osservare, alcune tra le più accessibili e abbondanti falde
acquifere del mondo potrebbero accusare situazioni di stress idrico nei prossimi anni.
Questo sta accadendo in diversi Paesi in via di sviluppo, dove un utilizzo eccessivo delle
falde fossili porterà queste ultime ad un prematuro esaurimento. Ma un esempio
estremamente calzante ci viene dato dagli Stati Uniti d’America: gli esempi portati nel
capitolo dedicato alla situazione statunitense riguardano la Central Valley in California,
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il Lake Mead, grande bacino fossile Ogallala e le Grandi Pianure negli Stati Uniti, aree
in cui il rischio di esaurimento è davvero concreto, dopo decenni di ingenti estrazioni.
Si è voluto descrivere la fratturazione idraulica, detta fracking, una tecnologia che negli
ultimi anni sta prendendo piede in territorio statunitense e che permette di aumentare
l’estrazione di petrolio e gas naturale Sono necessarie grandi quantità idriche per
procedere a queste operazione e molti dei relativi giacimenti si trovano in Stati che già
presentano scorte idriche sempre più limitate; questo “dirottamento” volto ad una
maggior autosufficienza energetica potrà avere serie ripercussioni su agricoltura e
allevamento. Un altro grande errore risiede nello sviluppo di cittadine (anche di
grandissime dimensioni) in mancanza di bacini nelle vicinanze, il che può rendere queste
cittadine esposte a seri rischi di approvvigionamento idrico, dovendo esse dipendere da
lunghe canalizzazioni.
Nella parte conclusiva si è voluto analizzare come alcuni grandi organismi
sovranazionali hanno operato in passato per la salvaguardia di questo bene comune. Si
sono osservate alcune tra le recenti decisioni prese dall’Unione Europea, la cui
normative, i cui avvertimenti (e le cui sanzioni) hanno la possibilità di incidere
concretamente sulle politiche dei singoli Paesi. Si sono successivamente osservati i
contributi apportati dalle azioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e di alcune
delle relative agenzie specializzate: si sono considerate le decisioni politiche volte alla
tutela del bene idrico, ma si è anche vista l’opera di sensibilizzazione dell’opinione
pubblica verso questa tematica.
Tra le conclusioni in appendice si sono presi in considerazione alcuni progetti che, se
nei prossimi anni dovessero trovare applicazione su larga scala, in futuro potrebbero
migliorare concretamente l’efficienza nello sfruttamento delle risorse idriche.
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CAPITOLO I: LO STATO ATTUALE
1.1 – L’importanza dell’acqua come risorsa: la sua
disponibilità e il suo utilizzo da parte dell’uomo
L’acqua è una risorsa estremamente abbondante sulla Terra, ma la gran parte di essa non
è immediatamente disponibile per gli usi umani. Il ciclo naturale fa sì che dagli oceani
attraverso l’evaporazione, l’acqua precipiti nuovamente al suolo. Quel che entrerà a far
parte di ghiacciai, fiumi e mari ricomincerà il suo ciclo. Un’altra parte di quanto
rilasciato dalle precipitazioni verrà immagazzinato nel sottosuolo, e gli strati permeabili
del terreno portano quest’acqua a bacini sotterranei, e sono proprio loro a rappresentare
una risorsa idrica potenzialmente accessibile con continuità per l’uso umano.
L’acqua è considerata un bene rinnovabile, ma non è possibile crearne di nuova
artificialmente. Gli ultimi decenni hanno visto un incremento sia della popolazione che
delle attività produttive, ma la disponibilità non ha visto parimenti delle variazioni; non
essendoci segnali di inversione di tendenza, è inevitabile che la differenza tra domanda
e offerta di questa risorsa scarsa sia sempre maggiore. Se in passato una zona che
permettesse approvvigionamenti idrici era considerata fondamentale, oggi il rischio è
quello di dimenticarci della sua importanza capitale. Potersi collegare a una fonte idrica
è ormai da noi considerato come una cosa quasi dovuta; e in effetti tale accessibilità
rappresenta un diritto umano, come ratificato nel 2010 dall’ONU e questa possibilità è
garantita dalle tecnologie di incanalamento, le quali hanno reso possibile che quasi ogni
abitazione (ma questo ancora solo nel nord del mondo) sia collegata alle riserve idriche.
“Viviamo al di sopra delle nostre possibilità per quanto riguarda l’acqua. La soluzione
a breve termine al problema della carenza d’acqua è stata di estrarre quantità sempre
maggiori di acqua dalle nostre risorse di superficie e sotterranee. Lo sfruttamento
eccessivo non è sostenibile con ripercussioni sulla qualità e sulla quantità dell’acqua
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rimanente, come pure sugli ecosistemi che da essa dipendono”, ha ricordato Jacqueline
McGlade, direttore esecutivo dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. “Dobbiamo
diminuire la domanda, ridurre al minimo la quantità di acqua che estraiamo e aumentare
l’efficienza del suo uso”.
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Il pianeta azzurro è infatti tale se consideriamo che, effettivamente, il 71% della
superficie della Terra è ricoperta d’acqua; tuttavia il 97% è rappresentata dagli oceani e
il 2,1% è rinchiuso nelle calotte polari: è solo il restante 0,65% a far parte di fiumi, laghi
e falde acquifere, ovvero bacini che possiamo considerare disponibile per noi e per tutti
gli esseri viventi. Di 1.400 milioni di miliardi di metri cubi d’acqua presenti sulla Terra,
solo 40 milioni di miliardi di metri cubi sono di acqua dolce.
Il quadro emerso dall’ultimo rapporto Water World Development Report, pubblicato nel
2009, è allarmante: si stima che negli ultimi 30 anni l’acqua sulla terra si sia ridotta del
40% e che nei prossimi vent’anni ci sarà una diminuzione globale della disponibilità
d’acqua pari al 30% per ogni abitante. Le persone che vivono in condizioni di gravi
carenze d’acqua potrebbero in futuro essere pari ai due terzi dell’umanità.
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Tra le risorse di cui disponiamo, l’acqua può essere considerata la più importante; per
questo la sua scarsità in diverse zone del mondo rischia di divenire il problema più
sentito da tutti noi negli anni futuri. Le riserve di petrolio saranno sufficienti per i
prossimi decenni, ma l’umanità sta iniziando a guardare oltre i combustibili fossili, per
loro natura non rinnovabili. Siamo già sulla buona strada per utilizzare sempre più
spesso e in maniera sempre più efficace diverse fonti di energia alternative: rinnovabili
e sostenibili, ovvero aventi la peculiarità di potersi rigenerare almeno alla medesima
velocità rispetto ai nostri consumi e non compromettere le future generazioni. Abbiamo
iniziato a sfruttare già da diversi anni le energie geotermica, idroelettrica, eolica e solare,
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Siccità e consumo eccessivo di acqua in Europa,
www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/siccita-e-consumo-eccessivo-di-acqua-in-europa
2
www.unesco.org/water/wwap/index_it.shtml
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e l’auspicio è che in futuro si potrà parlare sempre più spesso di biocarburanti,
dell’energia dovuta ai movimenti marini, delle prossime generazioni di centrali nucleari
(funzionanti auspicabilmente con torio, il che le renderebbe molto più economiche,
efficaci e sostenibili rispetto alle attuali centrali, prevalentemente alimentate ad uranio).
Le energie rinnovabili ancora oggi rappresentano solo il 20% della produzione
energetica mondiale. Tra i fattori che hanno favorito lo sviluppo della civiltà umana,
nulla tuttavia può essere paragonato all’acqua; ciò lo si è potuto vedere soprattutto
dall’abbondanza idrica di cui solitamente possono disporre i Paesi più sviluppati
economicamente, ma anche alcuni problemi connessi ad un suo sfruttamento non
ottimale, come le disuguaglianze nei rifornimenti, le carenze nelle reti infrastrutturali,
la qualità delle acque, nelle fasi di depurazione e di dismissione.
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La successiva proiezione riguardante i cambiamenti (in quantità e proporzione) della
popolazione del nostro pianeta risalgono al 2003; confrontando i parametri con quelli
registrati recentemente, tuttavia, le differenze fra le proporzioni sono minime: la
popolazione è in costante crescita, eccetto che nell’area europea.
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Si possono notare le differenze tra le proporzioni dei vari continenti: il continente
africano passerà dal 15% della popolazione al 20%; l’Asia rimarrà al 60% circa;
l’Europa diminuirà dall’attuale 10% ad arrivare quasi al 7%; Il Nord America resterà
quasi invariato, tra l’8 e il 9%, così come l’America del Sud (5%) e l’Oceania, che
rimarrà allo 0,5% della popolazione.
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www.ecologicacup.unisalento.it/acq_02risorsa.aspx
4
ONU, The World Water Development Report: Water for People, Water for Life, 2009 (dati espressi in migliaia
di unità)