INTRODUZIONE
Raccontare se stessi, frammenti del proprio vissuto, senza giudizi di valore,
presentando la realtà in maniera non troppo corrosa da interpretazioni personali. Il
romanzo autobiografico, negli ultimi anni, è diventato una delle forme più diffuse
per affrontare tematiche di rilevanza generale partendo da esperienze personali.
Una geografia di argomenti che parte dal local (se stessi) per arrivare al global (la
comunità).
La personalizzazione di esperienze vissute sulla propria pelle è un modo di privare
il romanzo del contenuto immaginifico e vestirlo di un tessuto veritiero.
Presentare la propria realtà è indice di una visione soggettiva, che non è però
scevra dall’oggettività determinata dall’elemento realistico (e non fantastico) della
narrazione di fatti effettivamente vissuti. Il narratore diventa quasi giornalista di
se stesso, il romanzo cronaca di contesti storico-socio-culturali reali (e, nonostante
la soggettività di chi narra, realisti per il lettore). Opere che, proprio per il lettore,
seppur presentando scenari e dimensioni che possono apparire lontani, eliminano
il filtro della narrazione fine a se stessa, inteso come racconto di fatti frutto di
invenzione, e creano un sostrato di immedesimazione. Una sorta di cordone
ombelicale fra autore e utente dell’opera che consente a quest’ultimo di percepire
un legame, quasi intimo con le vicende narrate, anche se completamente avulse
dalla propria realtà sociale e personale.
Se questo rapporto intimo è proprio delle opere autobiografiche in generale, lo è
ancora di più per quei romanzi che partendo da una storia privata, trattano
tematiche di interesse “pubblico”, fatti comuni a vicende di cronaca. In questo
contesto, il genere autobiografico diventa, per forza di cose, autosociobiografico.
Le vicende personali si fanno sociali, il privato si trasforma in pubblico, la storia
serve a leggere altre storie, diverse ma in fondo simili. Del resto, la stessa
separazione fra privato e pubblico risulta spesso artificiale. Le vicende personali,
soprattutto se negative, altro non sono che un riflesso del modo collettivo di
percepire la realtà e le tematiche sociali. Non esiste, infatti, uno schermo che
divida e separi in maniera netta il “proprio” dal “generale”, soprattutto nel caso in
cui la narrazione riguardi tematiche di genere, di orientamento sessuale, di razza.
Le storie, qualsiasi storia quindi anche quella che non diventa oggetto di
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narrazione, in questi casi sono “pubbliche” perché visibili, e questa visibilità,
ineluttabilmente, sottopone al giudizio di massa. Un giudizio che, soprattutto in
paesi in cui si avverte una forte tensione socio-politica, rischia di trasformarsi in
violenza simbolica, in strumento politico e pericolo sociale (non necessariamente
concreto, ma anche solo percepito).
Ed è proprio Oltralpe che un romanzo autosociobiografico, pubblicato nel
febbraio 2014, ha contribuito a scoperchiare il vaso di Pandora di queste tensioni
a volte celate, altre fin troppo espresse. En finir avec Eddy Bellegueule di Edouard
Louis ha rappresentato “un pavé dans la mare”, un sasso in un stagno, già fin
troppo agitato, che ha sollevato vere e proprie onde non soltanto letterarie, ma
anche sociali.
Un’opera che, fin dagli inizi, ha travalicato il campo letterario per diventare
oggetto di critiche, elogi, essere usata come pretesto di manifestazioni di ostilità e
destinataria di una solidarietà trasversale, fino ad allora spesso astratta, in
riferimento a queste tematiche. In questo caso l’autosociobiografia non è diventata
soltanto una trasposizione, per interposta persona, di vicende spesso collettive di
cui l’autore è il tramite, ma anche oggetto di identificazione astratta da parte di chi
situazioni simili non ha mai vissuto.
Un’opera che si presta, nella sua apparente semplicità, a molteplici piani e strati di
lettura.
In questo elaborato si cercherà di contestualizzare il romanzo di Louis nell’ambito
della letteratura francese contemporanea, evidenziando il filo che lega l’autore a
pensatori e romanzieri come Pierre Bourdieu, Annie Ernaux e Didier Eribon. Al
tempo stesso si cercherà di evidenziare come En finir avec Eddy Bellegueule si
colleghi al quadro politico-culturale francese di questi anni. Un’opera sociale che
esce dalla sfera sociale per preservarsi dall’ideologia. Un esempio di letteratura
che sensibilizza, che educa, che divulga, che incuriosisce. Uno strumento
essenziale ed indefinibile, un’oggettivo dal valore inquantificabile. In un contesto
culturale in cui spesso la letteratura è stata uno strumento usato dall’élite per
l’élite e i ceti medi (si pensi agli stessi Sartre e Camus), Edouard Louis si è
inserito in un filone che, da una trentina di anni, ha iniziato a far sentire le voci dei
dominati attraverso l’uso del linguaggio letterario (quindi dei dominanti) per agire
sugli stessi dominanti e sull’insieme della popolazione. Ed anche per testimoniare
la realtà dei dominati. Uno strumento, quindi, dal duplice destinatario e obiettivo.
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Il primo capitolo si soffermerà sull’analisi di queste dinamiche, cercando di
approfondire, in particolare, il peso della letteratura sulle questioni socio-
politiche. Per Jean-Pierre Bertrand il potere della letteratura risiede precisamente
nel non confessarsi come tale. Che sia campo o istituzione, la letteratura è uno dei
settori delle attività umane che concentra potere, a maggior ragione perché non si
dichiara esplicitamente come luogo di potere. In questo senso la letteratura
potrebbe costituire una vera e propria alternativa mediata e meditata alle tensione
che attraversano la Nazione.
Nel secondo capitolo dell’elaborato si analizzeranno, usando come filtro il
romanzo di Louis paragonato alla Domination masculine di Bourdieu, i nuovi
modi di osservare e analizzare i fenomeni di omofobia e maschilismo. Il punto di
partenza, lontano da quello di autori come Genet e Pasolini che realizzano una
sorta di acritica e quasi compassionevole partecipazione al mondo dei dominati, si
fonda su una visione “critica” della realtà di quei gruppi che non si trovano nella
condizione di dominati soltanto per un’ingiustizia sociale attuata dai dominanti,
ma che si adattano, e in alcuni casi creano i presupposti, al perpetrarsi di tale
condizione. L’autore-protagonista Édouard-Eddy vive nella condizione di
dominato fino a quando continua ad accettarla. Solo con una fuga, personale ma
soprattutto di classe, si sottrarrà a questo schema. Le vicende di cui si troverà,
spesso suo malgrado, vittima Eddy sono il frutto di una mentalità dominante che
valorizza il maschile inteso come autorevole e come sfera valoriale, adottata
persino dalle donne e dagli omossessuali. Gli stessi personaggi femminili indicano
i propri elementi di forza usando un linguaggio anatomicamente maschile,
rapportandosi a se stesse quasi come uomini, mentre gli omossessuali si
nascondono e interiorizzano la vergogna. L'idea sottostante al progetto del
romanzo è di dimostrare quanto la violenza produca altra violenza, e quanto le
classi vittimizzate diventino a loro volta carnefici. Louis aggiunge che non vi è
bisogno che le classi popolari siano virtuose per essere difese, ma che
occorrerebbe astrarsi dalla logica meritocratica di classe: ovvero, il debole
andrebbe difeso perché la vulnerabilità lo mette in condizione di subire ingiustizia
che poi è fonte di ulteriore ingiustizia. Se la famiglia come i compagni di scuola
di Eddy sono crudeli con lui è perché si sono appropriati delle dinamiche di
esclusione e di crudeltà che hanno a loro volta subito. Un’analisi, quella di Louis,
finalizzata non solo a criticare queste condizioni, ma a capire le motivazioni. Il
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libro non denuncia soltanto l'omofobia e la misoginia, ma tutte le dinamiche che
le producono. Non è un caso, infatti, se attualmente in Francia il Front National
ottenga consensi trasversali in realtà e contesti molto simili a quelli in cui è
vissuto l’autore. Si tratta di adesioni, ovviamente non limitate a queste realtà, che
sono spesso frutto di campagne di comunicazione che “giocano” in questi contesti
sulla scarsa conoscenza da parte della popolazione delle dinamiche politico-
sociali e che si fanno portatrici di un messaggio che spesso non coincide con la
mentalità di fondo che attraversa la sfera conservatrice. Una sorta di lupo che si
veste da agnello per convincere il gregge a seguirlo.
Queste dinamiche dominanti-dominati verranno analizzate anche nella terza parte
dell’elaborato dedicata al linguaggio. Infatti, in En finir avec Eddy Bellegueule la
ricerca estetica della lingua è secondaria rispetto alla funzione realista della
scrittura. Un realismo che porta il dominato ad adottare lingua e codici dei
dominanti per comunicare la sua storia e quindi il suo messaggio “in alto” e su
larga scala. Louis, in questo caso, realizza un duplice adattamento linguistico.
Ritorna alle sue origini parlando la lingua che per primo ha conosciuto, quella del
dominato (frasi in corsivo nel testo originale) e usa la lingua dei dominanti per
una riflessione critica. Si tratta di un impegno, quello stilistico, che è espressione
anche dell’impegno letterario. Louis si avvicina a entrambe le realtà, che in fondo
conosce bene, per oggettivizzare tramite il linguaggio una vicenda personale.
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CAP I
Cultura e Potere nella letteratura francese contemporanea
Le relazioni fra la letteratura ed il potere hanno sempre destato più di un
interrogativo. Nel quadro della letteratura dell'estremo contemporaneo il potere
non può essere identificato a prescindere dalla forza della scrittura. Si attribuisce
al sociologo Pierre Bourdieu, la forza di riportare la cultura e il suo potere,
all’interno della dimensione socio-politica, attribuendo a questa la capacità di
intervenire nelle dinamiche e negli equilibri della polìs. La sociologia
bourdieusiana offre un punto di vista sistematico e sintetico molto efficace,
individuando classificazioni che possano facilitare il divulgare di teorie altresì
troppo elitarie. Individua Quattro Capitali, indici di ricchezza e di possibilità di
azione:
• Capitale economico
• Capitale sociale
• Capitale culturale
• Capitale simbolico.
Quattro sarebbero le categorie che, essenzialmente, possono influire sul campo
letterario: il regime politico, anche attraverso i suoi organi, come l'istruzione
pubblica, il mercato economico, la stampa e i microcosmi nati dalla divisione del
lavoro. Tutti e quattro potrebbero essere potenzialmente ostacolo o propulsore
della produzione letteraria.
Il suo pensiero influenzerà buona parte della letteratura francese dagli anni ’80,
proponendosi come griglia di riferimento per molti scrittori, e anche per Édouard
Louis. Il nostro lavoro si propone di individuare, in questo capitolo, l’interazione
tra la letteratura francese e la società, la capacità del campo letterario di
impadronirsi del potere, e quali possano essere gli effetti di questa azione sul
benessere collettivo.
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