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1. Introduzione
1.1 Contesto
Nel 1994 l‟imprenditore Silvio Berlusconi entra in politica, rivendicando, tra le altre
cose, un rinnovamento del linguaggio politico. Berlusconi si sente padre di un nuovo
linguaggio più semplice, franco e più vicino al popolo, come egli stesso tiene a
precisare fin dagli inizi, condannando le chiacchiere della “vecchia politica” (il
politichese) e l' incomprensibilità dei discorsi delle sinistre “astratti, fumosi e
ideologici”. Nel 1994 nel discorso della “discesa in campo” dichiara: “Vi dico che è
possibile farla finita con una politica di chiacchiere incomprensibili”.
Immediatamente giornalisti e specialisti di vari ambiti s‟interessano al “fenomeno
Berlusconi”, che diviene così oggetto di numerosi studi.
Patrick McCarthy il 14 Aprile 1994, pochi mesi dopo la “discesa in campo”, in una
conferenza su “Il ritorno del populismo” presenta una relazione su Berlusconi
definendo il personaggio tramite il linguaggio: un “linguaggio calmo, pacato,
rassicurante, persino liturgico, armato di una „cortesia esagerata‟ che talvolta però
tracima in escandescenze e insulti” che è “la spia di un „populismo di governo‟ -
diverso dal „populismo di protesta‟ della Lega - estraneo alla politica elitaria, vicino
ai bisogni della gente”.
1
Tullio De Mauro pubblica un breve articolo, sul giornale La Repubblica, in cui
definisce il “glotto-kit” di Berlusconi, basandosi su un discorso tenuto in Senato.
Nello stesso anno l’Espresso pubblicò un articolo intitolato “dizionario ragionato del
Berlusconese”
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.
Dal 1994 fino ad oggi i tipi di studio non sono cambiati molto. Sono quasi sempre
politologi, giornalisti, sociologi e psicologi a proporre analisi socio-psicologiche di
Berlusconi, del suo modo di porsi in pubblico e del suo agire politico, i più citati
sono due testi di Alessandro Amadori (psicologo e scrittore), 2002-2003.
Uno degli strumenti ai quali gli studiosi sono ricorsi per capire il fenomeno
Berlusconi è stata l‟analisi del suo linguaggio, che ha messo in evidenza la sua
presentazione fortemente dicotomica del mondo e della politica. L‟esempio più
chiaro si trova nella distinzione fra “bene” e “male, “azzurri” e “rossi”, “Forza Italia”
1
Citato in: E. Golino. 14 aprile 1994. Berlusconi basta la parola. La Repubblica.
2
Dizionario ragionato del berlusconese. L‟Espresso, n°10-11 marzo 1994.
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e “comunisti”, in cui agli elementi di ogni coppia vengono attribuiti aggettivi opposti
o fortemente in contrasto fra loro.
1.2 L’analisi di Augusta Forconi
La prima vera analisi linguistica del linguaggio di Berlusconi è opera di Augusta
Forconi che, sotto la spinta di Raffaele Simone, raccolse materiale giornalistico e
televisivo
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per creare un corpus da analizzare. Nel suo libro l‟autrice sostiene che la
famosa chiarezza e semplicità, di cui Berlusconi si vanta, sono solo apparenti.
Guardata al microscopio questa lingua “è piena di crepe”, piccole sgrammaticature,
combinazioni incongrue di parole, collegamenti semantici dubbi. L‟autrice, per
capire l‟uso e le finalità di tale linguaggio, suddivide le parole e le frasi più frequenti
in gruppi:
-parole guida (io, leader, mio, credo, cosa, noi) (pag. 9);
-parole d’ordine e valori (buonsenso, concretezza, libertà) (pag. 17);
-la famiglia (la mamma, le zie, la moglie, i figli, il fratello) (pag. 23);
-parole amate (mi consenta, recarsi, paese, gente, italiani, cittadini, popolo, il
pubblico, sereno, sogno, sondaggio, remare contro, lasciatemi lavorare, appelli al
cuore, metafore calcistiche come scendere in campo, qualificativi iperbolici e
superlativi assoluti, parole di sua invenzione, parole spiritose, parole del nord, parole
latine, l‟uso della terza persona per parlare di sé, il plurale maiestatico, i luoghi
comuni) (pag. 30);
-parole contro (associazione a termini negativi delle parole riguardanti la stampa e i
giornali, la magistratura, la sinistra o i comunisti, gli avversari politici in genere, gli
alleati in alcuni casi, l‟apparato dello stato, l‟amministrazione, la burocrazia) (pag.
72);
-parole infide (parole usate per creare l‟atmosfera del complotto contro di lui, di
solito riferite ai termini negativi di cui prima: tradimento, stato di polizia, la parola
fango con annesse metafore e proverbi) (pag. 94);
-parole sdrucciolevoli (elenco degli errori più frequenti nel parlato: Berlusconi
deforma alcuni verbi, incespica, si ripete, perde il filo del discorso, si contraddice
all‟interno della stessa frase usando due termini contrari fra loro, usa metafore
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Quotidiani e periodici: Corriere della sera, Epoca, l’Espresso, il Giornale, il Manifesto, il
Messaggero, Panorama, la Repubblica, il sole 24 ore, la Stampa, il Tempo, l’Unità, la Voce.
Trasmissioni televisive: Maurizio Costanzo Show, Domenica in, Linea 3, Porta a porta, Prima serata,
Speciale Tg1, Speciale Tg2, Tempo reale.
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“singolari”, confonde congiuntivo e condizionale, non si esprime con il congiuntivo
in seguito a “verba putandi”, usa il che polivalente, la dislocazione a sinistra, le
concordanze “ad sensum”, i malapropismi e le tautologie) (pag. 100)
-parole non amate (parole messe al bando o dichiaratamente rifiutate come partito,
inciucio) (pag. 113);
-parole all’opposizione (uso delle parole e dei termini nel momento in cui Berlusconi
è all‟opposizione) (pag. 116);
-lessico dello spettacolo e lessico dei personaggi (secondo l‟autrice Berlusconi usa
determinate parole per interpretare alcuni personaggi: il migliore, il finto tonto, il
padre di famiglia, il seminatore di terrore/il profeta, il guerriero, l‟uomo della
provvidenza, il narciso, la povera vittima, il cattolico praticante, colui che fa i
miracoli, il grande lavoratore/l‟operoso lombardo, l‟uomo dell‟amore, il salvatore
della patria, l‟educatore, il cavaliere, Robin Hood, il dottore, Biancaneve, il donnino
di casa, la volpe rispetto all‟uva.) (pag. 125).
1.3 “Parole in libertà”
Da questa catalogazione non si discosta molto lo studio congiunto di Sergio Bolasco
(professore di Statistica), Luca Giuliano (professore di Metodologia delle scienze
sociali e Strategie di narrazione) e Nora Galli de‟ Paratesi (linguista) che hanno
eseguito un‟analisi statistica e contestuale della lingua di Berlusconi, dimostrando
che utilizza le stesse parole nei medesimi contesti a fini persuasivi.
I tre studiosi sfruttano come corpus di testi i tre volumi
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, pubblicati da Berlusconi e
collaboratori, che raccolgono molte delle dichiarazioni e dei discorsi di B. dal 1994
al 2002.
Nel corpus analizzato i tre autori isolano i soliti lemmi ripetuti e contestualizzati,
come nel precedente studio, e giungono alle stesse conclusioni di A. Forconi
riguardo al progressivo degrado del linguaggio politico (già anticipato da Umberto
Bossi), nascosto da un‟apparente semplicità e franchezza.
A completamento del lavoro di A. Forconi, gli autori approfondiscono il campo
semantico riguardante le donne, definito “avvilente”. Nei discorsi di Berlusconi la
donna non è mai presentata come individuo a sé stante ma sempre come “soggetto
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S. Berlusconi. “L’Italia che ho in mente” 2000, Milano, Mondadori.
S. Berlusconi. “Discorsi per la democrazia” 2001, Milano, Mondadori.
S. Berlusconi. “La forza di un sogno” 2004, Milano, Mondadori.
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privato”, è quindi presentata sempre in ruoli relativi alla famiglia (madri, mogli,
figlie) e mai autonomi. Inoltre è sempre marcata sessualmente e connotata da luoghi
comuni sulla sensibilità e irrazionalità, contrapposta alla razionalità dell‟intelletto
maschile.
Riguardo al piano politico Nora Galli de‟Paratesi nota anche un ampliarsi della
terminologia finalizzata a mitizzare la storia di “Forza Italia”, pian piano trasformata
in una narrazione quasi favolistica per il suo pubblico.
1.4 L’appraisal theory
Un differente tipo di analisi è quello portato avanti da Francesca Santulli nel suo
libro Le parole del potere, il potere delle parole in collaborazione con Donatella
Antelmi; di questo saggio troviamo una sintesi sulla rivista “Comunicazione
Politica”.
“La crescente importanza della figura del candidato a discapito del partito, le
caratteristiche personali dei protagonisti politici e le loro capacità mediatiche e
comunicative sono divenute elementi essenziali per il giudizio degli elettori”: da qui
nasce lo studio sulla lingua di Berlusconi. Parte del testo è dedicato a un confronto
fra più comizi di B. e uno di Francesco Rutelli, tenuto a Cernobbio, risalenti alla
campagna elettorale per le politiche del 2001.
L‟analisi proposta utilizza la metodologia e le categorie interpretative chiamate
appraisal theory, un approccio semantico orientato alla messa a fuoco delle risorse
linguistiche attraverso le quali si esprimono valutazioni, si negoziano posizioni o
affermazioni, si manifestano, in modo più o meno esplicito, giudizi e orientamenti
politici. Le tre grandi sottocategorie considerate rispetto all‟appraisal sono:
-l‟atteggiamento, che indica l‟insieme dei significati che si riferiscono a stati
d‟animo o sentimenti verso oggetti o eventi (mi piace il jazz, odio la musica country)
oppure i giudizi nei confronti di eventi o comportamenti di oggetti o persone
(un’azione immorale, una legge ingiusta);
-l‟impegno, riferito alla posizione dell‟emittente rispetto al discorso e al contesto, al
grado di certezza, probabilità e consuetudine attribuiti a ciò che è detto (es. affermo
vs mi sembra che); da qui la distinzione fra discorso heteroglossic, con apertura al
dialogo, e homoglossic, che esclude la possibilità di confronto con altre voci.