Introduzione
L'attuale crisi economica e lo sviluppo di nuove problematiche spingono le
politiche sociali italiane verso una necessaria riorganizzazione. Il vecchio
sistema di welfare state, nel quale è solamente lo Stato a farsi carico della
programmazione, gestione ed erogazione dei servizi sociali, si è dimostrato
inadeguato a rispondere efficacemente alle esigenze di contenimento della
spesa e di risposta ai bisogni sociali emergenti. In questa situazione si è
assistito dapprima al passaggio verso un sistema di welfare mix, nel quale allo
Stato si sono affiancati altri attori sociali, e successivamente al passaggio verso
un sistema di welfare society, nel quale è l'intera società che si assume la
responsabilità di farsi carico del benessere dei suoi cittadini. In tale evoluzione
il terzo settore, grazie alla sua posizione intermedia tra istituzioni e società
civile e alla sua capacità di essere motore di innovazione sociale e produttore di
bene e servizi relazionali, ha assunto progressivamente un ruolo strategico.
Cresciuto inizialmente all'ombra del finanziamento pubblico, in una posizione
ancillare e secondaria rispetto allo Stato, nel corso degli ultimi decenni il terzo
settore è diventato uno dei pilastri su cui poggiano le politiche sociali italiane,
sia per quanto riguarda la pianificazione e programmazione sia per quanto
riguarda la gestione ed erogazione dei servizi e degli interventi sociali.
Se nella fase espansiva del sistema di welfare ha potuto svilupparsi e
rafforzarsi nelle sue potenzialità, oggi il terzo settore si trova a dover fare i
conti con una forte crisi del finanziamento pubblico. In questa complessa fase
storica come possono reagire le organizzazioni no profit e le imprese sociali? A
causa della scarsità di risorse economiche provenienti dal settore pubblico il
terzo settore sta perdendo la sua capacità di risposta ai bisogni o proprio tali
difficoltà lo stanno orientando verso la definizione di nuove strategie di
innovazione sociale?
1
La presente trattazione si propone di fornire una risposta a questi interrogativi,
analizzando il quadro teorico ed empirico entro il quale si inserisce
l'evoluzione del terzo settore italiano. L'obbiettivo principale sarà quello di
offrire una descrizione dell'attuale situazione e delle diverse esperienze
innovative che le organizzazioni stanno attivando per contribuire alla
costruzione di un nuovo welfare, più vicino al cittadino e ai suoi bisogni.
La tesi, che qui presento, è articolata in tre capitoli.
Il primo capitolo offre un quadro generale sull'evoluzione delle politiche sociali
europee e italiane. La trasformazione verso configurazioni di welfare mix e
welfare society ha visto l'emergere sulla scena di nuovi attori sociali: tra questi
il terzo settore, un “terzo punto di vista”, diverso da quello assunto dalle
istituzioni pubbliche e dal mercato. In questa sezione vengono confrontate le
definizioni presenti nella letteratura sociale e si affronta il dibattito tra gli autori
che ritengono il terzo settore motore autonomo di cambiamento e gli autori che
invece ne sottolineano gli aspetti di debolezza e criticità. Vengono inoltre
analizzate le principali strutture giuridiche e organizzative rientranti nella
definizione di terzo settore e, grazie all'ausilio delle più recenti indagini
statistiche, si offre una fotografia della loro attuale diffusione nel contesto
italiano.
Il secondo capitolo affronta due temi differenti: il ruolo del terzo settore nella
programmazione e gestione dei servizi sociali e le forme di innovazione sociale
come risposta alla crisi del sistema di welfare. Le recenti riforme legislative,
culminate nell'emanazione della Legge quadro 328/2000, hanno permesso il
passaggio da sistemi di government a sistemi di governance nelle politiche
sociali e la strutturazione di un modello di programmazione sociale
partecipata, che garantisce il coinvolgimento del no profit e della società civile
nella presa delle decisioni. Anche per quanto riguarda la gestione dei servizi la
soluzione adottata dalle istituzioni pubbliche è sempre più spesso
l'esternalizzazione a favore di organizzazioni di terzo settore. Tuttavia, il
2
problema che si pone nell'attuale fase storica è la riduzione del finanziamento
pubblico, che impone ai soggetti erogatori di ricorrere ad altre soluzioni per
garantire servizi efficaci e in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni
emergenti. È in questa situazione che il terzo settore può dimostrare di essere
motore autonomo di cambiamento e innovazione. Con riguardo a questo
aspetto, un'ampia trattazione è dedicata alla descrizione del fenomeno delle
partnership sociali, attraverso le quali le organizzazioni di terzo settore possono
stringere collaborazioni con altri attori al di fuori dei confini tradizionali del
welfare, per la realizzazione di nuovi servizi e progetti. Vengono inoltre
descritte le forme di innovazione sociale che il terzo settore può attivare
autonomamente o tramite le collaborazioni in partenariato e vengono riportate
alcune proposte di autori del settore sulle politiche che le amministrazioni
pubbliche possono attivare per valorizzare e promuovere la capacità innovativa
delle organizzazioni no profit. Ci si sofferma in particolare sulla possibilità da
parte degli enti pubblici di valutare i servizi esternalizzati anche attraverso il
calcolo del valore aggiunto non strettamente economico prodotto dalle
organizzazioni erogatrici di terzo settore (inserito ad esempio nello strumento
del bilancio sociale), integrandolo alla misurazione dell'efficienza economica
delle attività.
Nel terzo capitolo, infine, si analizza come esempio il caso della Cooperativa
sociale “Il Gabbiano”. In Abruzzo la programmazione sociale regionale e
zonale prevede un ruolo attivo delle organizzazioni di terzo settore, sia in fase
di progettazione sia in fase di gestione della rete dei servizi e degli interventi a
livello locale. L'organizzazione analizzata, in particolare, opera all'interno
dell'A.S.T. n. 31, coincidente con il Comune di Pescara, per il quale gestisce un
centro sociale per anziani. Sono descritte le modalità di organizzazione del
servizio e i progetti innovativi attivati grazie alla collaborazione con altre
organizzazioni no profit del territorio. Un approfondimento ulteriore è dedicato
al coinvolgimento della cooperativa alla partnership sociale del Polo
3
dell'Innovazione Sociale e dell'Economia Civile I.R.E.NE.. Come socio del
Polo la cooperativa ha partecipato, insieme ad altre organizzazioni no profit e
imprese, al progetto “Terzo Incluso: il valore aggiunto che fa innovazione”, il
cui risultato finale è stata la costruzione di un modello per la definizione del
valore aggiunto dei servizi alla persona, adottabile da tutte le organizzazioni
che operano nel settore dell'economia sociale e civile.
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Capitolo I
Il Terzo settore nelle politiche di welfare
1.1 - Dal Welfare state al welfare mix
In questo paragrafo intendo sviluppare alcuni ragionamenti intorno al welfare
state e al welfare mix in modo da dare una definizione di entrambi e porre in
evidenza come la trasformazione dell'uno sia la conseguenza della comparsa di
nuovi attori nell’ambito delle politiche sociali, nonché del loro riconoscimento
giuridico.
Come primo aspetto parliamo di cos'è il welfare state. Ferrera propone questa
definizione: “Il welfare state è un insieme di politiche pubbliche connesse al
processo di modernizzazione, tramite le quali lo Stato fornisce ai propri
cittadini protezione contro rischi e bisogni prestabiliti, sotto forma di
assistenza, assicurazione o sicurezza sociale, introducendo, fra l'altro, specifici
diritti sociali nonché doveri di contribuzione finanziaria”
1
. Nella sua
spiegazione l'autore evidenzia tre elementi connotativi del welfare state: qual è
la causa del suo sviluppo, quali sono le sue finalità e sotto quali forme si
concretizza all'interno della società.
Con riferimento al primo elemento, il fattore che ha promosso la nascita e lo
sviluppo del welfare state, l'autore fa riferimento al processo di
modernizzazione, ossia ai mutamenti economici, sociali e politico-istituzionali
1 Ferrera M., “L'analisi delle politiche sociali e del welfare state”, in Ferrera M., Maino F.,
Le politiche sociali. L’Italia in prospettiva comparata, Il Mulino, Bologna, 2006, p. 16.
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che hanno interessato le società europee a partire dal XIX secolo. Sono stati
questi gli anni della industrializzazione e urbanizzazione: si è passati da
un'economia rurale ad un'economia di mercato, con conseguente mutamento
della struttura produttiva e occupazionale; le grandi migrazioni dalla campagna
alle città hanno portato anche al mutamento della struttura familiare, da
patriarcale a nucleare; le relazioni sono diventate sempre più “impersonali”.
Mentre da un lato, dunque, si assiste al miglioramento delle condizioni di vita e
alla graduale alfabetizzazione di massa, dall'altro lato emergono problematiche
nuove, legate proprio al funzionamento stesso della nuova economia di
mercato. Afferma Franzoni in tal senso: “il generale sviluppo economico
capitalistico che ha caratterizzato la vita delle società occidentali in questo
secolo genera paradossalmente anche problemi di povertà ed emarginazione
[…]. Una possibile risposta a questi nuovi bisogni sono state le politiche di
welfare”
2
. È quindi evidente il nesso di causa-effetto che lega da un lato lo
sviluppo dell'economia industrializzata e il mutamento della struttura sociale e
dall'altro lo sviluppo del welfare state.
In linea generale gli anni dello sviluppo dei sistemi di welfare sono stati anche
gli anni dell'avvento della democrazia, della nascita degli stati democratici, del
riconoscimento dei diritti di cittadinanza (diritti civili, politici e sociali, nella
celebre classificazione di Marshall
3
). Kapezov e Carbone sottolineano a
riguardo come “lo sviluppo del welfare state risponde al tentativo di ridurre la
disuguaglianza sottesa ai rapporti di produzione, attraverso il conferimento
dello status di cittadino e il riconoscimento a ciascun individuo di uguali diritti
e doveri”
4
.
Per quanto riguarda il secondo elemento, le finalità del welfare state, Ferrera
indica l'esigenza da parte dello Stato di far fronte a rischi e bisogni della
popolazione. La società di mercato ha fatto venire meno le basi tradizionali
2 Franzoni F., “Le politiche di welfare”, in Zani B., Palmonari A. (a cura di), Manuale di
psicologia di comunità, Il Mulino, Bologna, 1996, p. 209.
3 Marshall T.H., Cittadinanza e classe sociale, UTET, Torino, 1976.
4 Kapezov Y ., Carbone D., Che cos'è il welfare state, Carocci editore, Roma, 2007, p. 58.
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