3
INTRODUZIONE
Questo lavoro vuole mostrare una “nuova” branca della psicologia che si
occupa in particolare dello studio delle interazioni e delle relazioni tra gli
individui e gli ambienti in cui vivono.
In particolare questa disciplina si occupa delle relazioni tra le persone e
le caratteristiche socio – fisiche di determinati tipi di ambienti, allo
scopo di migliorare il benessere umano e le relazioni persona –
ambiente.
Si dice che il fare attività all’aria aperta aiuti il benessere psicofisico
della persona, nella sua integrità. Infatti l’ambiente naturale assume un
ruolo importante, riesce a “liberare” la mente per meglio fronteggiare la
vita quotidiana e lo stress causato dal lavoro, dai rumori del traffico
cittadino e dall’affollamento dei luoghi pubblici.
Praticamente si è visto che andare in un parco, e stare a contatto con il
verde e la natura favorisce la “rigeneratività,” cioè rigenera dallo stress,
lo allontana dalla mente, la fa “riposare.”
In questo lavoro la mia attenzione è stata rivolta in particolare alle
emozioni legate ad un ambiente, come ad esempio all’esistenza di un
legame di attaccamento che si può avere nei confronti di un particolare
ambiente che fa o ha fatto parte della nostra vita.
E’ infatti possibile che si instauri un qualche legame affettivo nei
confronti di un ambiente per noi importante, che in qualche modo, ci
rappresenta.
4
La mia attenzione è stata focalizzata, oltre alle teorie menzionate
all’interno di questo lavoro di tesi, soprattutto all’importanza del fare
attività all’aria aperta. Oltre allo sport, mi sono qui focalizzata su un
particolare tipo di riabilitazione (la Riabilitazione Equestre), fatta
attraverso e insieme al cavallo, il quale svolge un ruolo di co – terapeuta
nella relazione che si instaura con il paziente. Questi è immerso in un
ambiente naturale, caratterizzato da rumori, odori, e diverse sensazioni
che l’ambiente stesso e il cavallo possono dare. Il progetto di ricerca, cui
ho partecipato come osservatrice, vuole studiare se il contatto con la
natura influenza o meno i comportamenti dei bambini in età prescolare e
quindi di età compresa tra i 3 e i 5 anni.
Lo scopo di questa ricerca è stato in particolare quello di osservare
attraverso una griglia di valutazione dei comportamenti, se nei diversi
contesti all’aria aperta, in particolare il maneggio e il giardino della
scuola dell’infanzia, e in un contesto al chiuso cioè all’interno della
palestra della scuola, si verificavano differenze nei comportamenti
negativi e anti – sociali e in quelli positivi e pro – sociali nelle attività tra
pari.
5
Da una prima analisi puramente esplorativa e preliminare delle
frequenze, si può intuire che il fare attività all’aria aperta, in un contesto
naturale, favorisca l’empatia e i comportamenti pro – sociali e di
cooperazione tra pari nei bambini di questa età, facendo diminuire
l’aggressività e quindi lo stress. Tale indicazione andrebbe piø
sistematicamente valutata e verificata in studi futuri.
Quindi, da questo lavoro è possibile ipotizzare che fare attività in un
contesto naturale, come ad esempio un maneggio, all’aria aperta, a
contatto diretto con la natura può favorire l’integrazione, la cooperazione
e l’empatia, ma anche l’attenzione diretta in bambini prescolari.
Si può ipotizzare che i bambini, in un contesto naturalistico si
concentrino di piø, riuscendo a mantenere l’attenzione per un periodo di
tempo maggiore sulle attività richieste dalle educatrici della scuola.
E’ auspicabile che, in futuro, attività del genere possano entrare a far
parte regolarmente dei curriculum scolastici in modo piø sistematico.
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CAPITOLO 1:
LA PSICOLOGIA AMBIENTALE
La psicologia ambientale è quella disciplina della psicologia che si occupa
delle interazioni e delle relazioni tra le persone e il loro ambiente.
[Proshansky 1987].
1
La nascita della psicologia ambientale può collocarsi negli anni tra il 1950 e
il 1970 negli Stati Uniti; essa studia le relazioni tra le persone e le
caratteristiche socio – fisiche degli ambienti “naturali” e “costruiti” allo
scopo di migliorare il benessere umano e le relazioni persona – ambiente; dà
attenzione alle caratteristiche fisiche dell’ambiente in cui si verifica il
comportamento umano.
Questa branca della psicologia studia i processi psicologici alla base dei
comportamenti umani negli ambienti di vita quotidiana.
2
La psicologia ambientale abbraccia molte discipline, tra loro collegate dal
rispettivo interesse per il rapporto con le persone nei riguardi dell’intorno
socio – fisico, tra cui le piø importanti sono: l’architettura, l’ingegneria, la
biologia e l’ecologia.
Un filone importante della psicologia ambientale, che è venuto delinearsi
negli anni Cinquanta – Sessanta è quello della “Psicologia architettonica”.
Questo sviluppo della psicologia architettonica e ingegneristica è avvenuto
sotto la spinta della progettazione sia architettonica che ingegneristica,
soprattutto per quanto riguarda il lavoro sugli “ambienti costruiti”. [Canter,
Stringer,1976].
1
Maria Rosa Baroni, “Psicologia ambientale”, il Mulino, 2008.
2
M.Bonnes, M. Bonaiuto, T. Lee, “Teorie in pratica per la psicologia ambientale” Raffaello Cortina editore, 2004.
7
“ La psicologia ambientale mira a stabilire una relazione empirica e teorica
tra comportamento ed esperienza della persona con il proprio ambiente
costruito” [Ittelson et al., 1974 p.303].
L’interesse maggiore della psicologia ambientale è quello che vede
l’importanza della dimensione fisica e spaziale di un ambiente naturale
come parte costituente dell’esperienza e delle azioni dell’uomo.
Non si parla solo di “ambiente fisico” ma anche e soprattutto di “ambiente
sociale” poichØ è inserito nell’ambiente fisico, da cui non è mai separato.
Il paradigma teorico di riferimento della psicologia ambientale, definita
anche “nuova psicologia ecologica” [Bonnes, Nenci, 2002] o “psicologia
ambientale dello sviluppo sostenibile” [Bonnes, 1998, 2005; Bonnes,
Bonaiuto, 2002] o “psicologia ambientale della sostenibilità” [Bonnes,
2003; Carrus, Bonaiuto, Bonnes, 2005] è una prospettiva “olistica” o
“molare” in un approccio transazionale – contestuale della relazione tra
persona e ambiente, come dichiarato dal primo Handbook della psicologia
ambientale pubblicato nel 1987 da D. Stokolos e I. Altman.
3
In questo articolo la psicologia ambientale viene definita:
“ lo studio del comportamento e del benessere umano in relazione
all’ambiente socio – fisico”.
4
3
M. Bonnes, G. Carrus; “Environmental Psycology, Overview” , Encyclopedia of Applied Psychology, Volume 1,
2004.
4
M.Bonnes, M. Bonaiuto, T. Lee, “Teorie in pratica per la psicologia ambientale” Raffaello Cortina editore, 2004.
8
Il paradigma teorico di riferimento della psicologia ambientale è di tipo
ecologico ed è riconducibile alla psicologia sociale di Lewin.
A questo proposito è importante parlare della “Teoria del Campo” di Lewin,
dove si parla del ruolo dell’ambiente:
B = ƒ ƒ ƒ ƒ(E,P) =ƒ ƒ ƒ ƒ(SpV)
dove: comportamento (B come behavior), come funzione dell’ambiente (E
come environment) e della persona (P come person).
Lewin affermava che l’interazione psicologica tra l’individuo e l’ambiente
dovesse essere descritta come l’interazione delle caratteristiche individuali
con tutti i fattori e le caratteristiche dell’ambiente presenti nella situazione in
esame; si deve dare anche molta importanza agli aspetti sociali presenti
nell’ambiente come ad esempio le interazioni sociali con gli altri individui.
5
“La persona forma con il suo ambiente una totalità interagente unitaria,
quindi la possibilità di sollecitare una risposta o innescare un
comportamento dipende dal modo in cui l’organismo sperimenta l’ambiente
in cui è inserito”.
La psicologia ambientale si occupa dei problemi di rilevanza sociale
collegati all’ambiente: “ In questo periodo si è verificata una crescente
preoccupazione circa il degrado ambientale, la violenza urbana, la
riduzione delle risorse naturali, e l’inquinamento dell’ambiente”
6
…
[Stokolos, Altman, Handbook, 1987].
5
Maria Rosa Baroni, “Psicologia ambientale”, il Mulino, 2008 (p.34).
6
[Stokolos, Altman, Handbook, 1987 p. 9];
9
“(…) a livello societario, l’aumentata consapevolezza dell’esistenza di
problemi comuni, come quello dell’affollamento, della mancanza di risorse
naturali e del deterioramento della qualità ambientale, ha generato una
diffusa attenzione e preoccupazione circa le limitazioni provenienti
dall’ambiente ecologico”.
7
[Stokolos, Altman, Handbook, 1987].
Si parla, in particolare di processi psicologico – ambientali come gli schemi
e cognizioni ambientali per i processi cognitivi, le percezioni ambientali per
i processi percettivi, l’attaccamento ambientale e di luogo per i processi
affettivi di attaccamento, gli atteggiamenti e comportamenti pro –
ambientali per i processi di atteggiamenti – comportamenti ambientali,
l’identità ambientale e di luogo per i processi di identità sociale e il discorso
e comunicazione ambientale per i processi discorsivi.
7
[Ibidem, p.1];
10
1.1: La Teoria degli schemi
Per muoverci in un ambiente abbiamo bisogno di avere una
rappresentazione dello stesso nella nostra mente.
Neisser ha introdotto il concetto di schema nella psicologia ambientale
descrivendolo come costrutto mentale che media la percezione.
Gli schemi mentali sono delle strutture cognitive, basate su conoscenze già
esistenti.
Nella nostra mente ci sono rappresentazioni mentali di cosa si deve o non si
deve fare in base al contesto in cui il soggetto si trova, ad esempio, al
ristorante bisogna mettere in atto un certo tipo di comportamento, bisogna
seguire un certo “copione” o come lo chiamano Shank e Abelson degli
“scripts” .
I nostri schemi mentali sono dinamici, cioè si modificano in seguito alle
informazioni ambientali.
Gli schemi ambientali sono rappresentazioni astratte e gerarchicamente
organizzate, in base alle quali noi possiamo concettualizzare e categorizzare
un ambiente.