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INTRODUZIONE
La coordinazione assume, in ambito sportivo ancora più che nella vita quotidiana, un ruolo
molto importante.
Questo elaborato è stato svolto con l’intento di analizzare la letteratura esistente sulla
coordinazione motoria applicando tutte le nozioni derivanti da essa al gioco del tennis.
Avere una buona coordinazione significa raggiungere una buona sicurezza e una migliore
armonia nei movimenti. Proprio per questo motivo è importante trattare nel gioco del tennis
le capacità coordinative, perchè il primo obiettivo di un tennista è riuscire ad ottenere
un’armonia perfetta nei movimenti per diminuire al minimo gli errori.
Il primo capitolo verte sul concetto di coordinazione motoria trattando contemporaneamente
l’importanza di essa nell’atto motorio. Successivamente viene esposto il ruolo degli
analizzatori nel controllo motorio per poi trattare le fasi di apprendimento della coordinazione
distinguendo la coordinazione fine dalla maestria. La parte conclusiva del capitolo si occupa
di capire quale fascia d’età è più idonea per il miglior sviluppo delle capacità coordinative
con, infine, una descrizione delle principali capacità coordinative.
Il secondo capitolo analizza e approfondisce, in maniera esaustiva, le principali capacità
coordinative applicate al gioco del tennis, andando quindi a soffermarsi oltre che sul
problema del controllo del movimento, anche su considerazioni e osservazioni relative al
gioco del tennis.
Il terzo capitolo, in conclusione, entra nel vivo dell’allenamento delle capacità coordinative
proponendo una serie di esercitazioni per sollecitare le diverse capacità coordinative, citate in
precedenza, da proporre al bambino direttamente sul campo da tennis; inoltre espone anche
dei test utili per valutare la situazione coordinativa del bambino.
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CAPITOLO 1
1.1. Il concetto di coordinazione motoria
“Ordinare, disporre, legare insieme per costituire un insieme coerente e organico più adatto al
fine che si vuole raggiungere”.
Questa è la traduzione che si può trovare sui dizionari della lingua italiana del termine
“coordinare”, che detto in altro modo si può dire “ordinare insieme". Il problema di che cosa
debba essere realmente “ordinato insieme” nell’eseguire un movimento può trovare diverse
soluzioni.
Nel mondo dell’educazione fisica e sportiva il concetto di coordinazione viene riferito a fasi
del movimento, cioè ad azioni parziali od operazioni che necessitano di una sequenza ben
precisa per l’esecuzione motoria. Movimenti isolati e movimenti parziali si debbono
coordinare per esempio nello svolgersi dei movimenti del dritto nel tennis (movimenti delle
braccia e delle gambe) e così avviene in tutte le altre forme di movimento dove si manifesta
l’accoppiamento dei movimenti.
Concetto dissimile è invece quello strutturato dalla figura del fisiologo che invece riferisce la
coordinazione soprattutto al lavoro muscolare dove studia la regolazione dell’attività dei
muscoli sinergici e antagonisti ed ai relativi processi parziali del sistema nervoso. Questa
concezione viene sottolineata, spesso, dalla definizione “coordinazione neuromuscolare”
1
.
Nel campo dell’anatomia funzionale per coordinazione dei movimenti s’intendono quei
coordinamenti stabiliti nell’attività dei singoli muscoli o gruppi muscolari. La biomeccanica,
a riguardo, comprende per la maggior parte i vari impulsi di forza che debbono essere
coordinati nell’azione motoria.
Tuttavia nella definizione della coordinazione come “ordinare insieme” non c’è ancora la
determinante più essenziale.
Nell’attività umana, coordinazione vuol dire sintonia di tutti i processi parziali dell’atto
motorio rispetto all’obiettivo che si deve raggiungere eseguendo il movimento
2
.
È quindi corretto andare a precisare che cosa sia l’atto motorio.
1
Meinel K. (1984). Teoria del movimento. Roma: Società Stampa Sportiva.
2
Ibidem.
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1.2. L'atto motorio nello sport
L'atto motorio è una parte dell'attività motoria che si sviluppa sulla base di una anticipazione
e scelta cosciente così come attraverso un processo di controllo e regolazione analitico
sintetico
3
.
Secondo Meinel (1984)
4
l’atto motorio non è composto da un’unica fase, cioè quella del vero
e proprio svolgimento del compito motorio, ma è articolato in tre fasi. Questa tripartizione in
una fase di preparazione, in una fase principale ed in una fase finale si presenta come
struttura fondamentale di ogni atto motorio sportivo. Nella fase di preparazione avviene, di
regola, un contromovimento. La fase principale ha due compiti: il primo compito da eseguire
è quello di imprimere un impulso di movimento a tutto il corpo (la corsa, i salti); il secondo,
invece, è quello di accelerare una componente della catena articolare del corpo con un
impulso di forza di tutto il resto del corpo, trasmettendo così un impulso di movimento ad un
attrezzo od ad un avversario. A conclusione dell’atto, la fase finale ha come scopo quello di
non interrompere l’atto motorio dopo la fase principale e si può definire come un lavoro
attivo di arresto. Questa struttura può essere trasportata, per esempio, nel gesto tecnico del
dritto del tennis dove si ha una una ricerca e un’affiancamento alla pallina attraverso la corsa
(prima fase principale), un contromovimento al colpo che si andrà a dare alla pallina con la
racchetta in direzione contraria a quella del successivo movimento principale, ossia alla
pallina (fase preparatoria), l’impatto della racchetta con la pallina (seconda fase principale)
ed infine il finale del movimento sia della racchetta che del busto dopo l’impatto con la
pallina (fase finale).
Le elaborazioni di Meinel-Schnabel (1977) hanno permesso di descrivere una teoria dell'atto
motorio sportivo e di collocare in essa il ruolo delle capacità motorie e in particolare della
coordinazione
5
.
Ogni singolo atto motorio ha come caratteristica una finalità che si concretizza in un obiettivo
per cui l'insieme dell'atto motorio è un susseguirsi di provvedimenti che hanno come fine la
più efficace realizzazione dello scopo proposto. Nel porsi una finalità si ha il dovere di creare
un programma motorio.
Per programma motorio s'intende quel programma esecutivo che contiene la produzione di
uno o di una sequenza di movimenti, anche in assenza di informazioni di ritorno, selezionato
3
Manno R. (1989). Fondamenti dell’allenamento sportivo. Zanichelli.
4
Meinel K. (1984). Teoria del movimento. Roma: Società Stampa Sportiva.
5
Ibidem.
9
dai meccanismi decisionali.
Il programma scelto deve essere realizzato nel modo più fedele possibile al modello proposto,
che corrisponde a ciò che l'allievo ha più volte provato e riprovato, tanto da avere una precisa
immagine motoria e una sequenza di movimenti che corrispondono all'esecuzione corretta.
L'obiettivo della realizzazione è la precisa esecuzione del piano. Avremo quindi un <<valore
nominale>>, cioè ciò che si vuole realizzare, e un <<valore reale>>, cioè ciò che
concretamente si sta effettuando. I due valori tendono a coincidere se i sistemi informativi e
di feedback sono efficaci nel segnalare le variazioni. È da tenere presente che un soggetto che
ha un'immagine insufficientemente precisa dell'atto motorio che sta realizzando, ha una
carente precisione di esecuzione
6
.
Questo è visibile non solo nel tennis se ci riferiamo al gesto del dritto o rovescio, ma anche in
altri sport come nell'atletica leggera nei primi tentativi di superamento di un ostacolo dove
l'effettuazione è possibile solo con un'esecuzione estremamente lenta della tecnica.
1.3. L’ importanza delle capacità coordinative nell'atto motorio
Le capacità di coordinazione permettono di far corrispondere nella maggiore misura possibile
il valore reale a quello nominale. Secondo il modello della coordinazione nell'atto motorio di
Meinel (1984)
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occorre che vengano realizzate molte funzioni parziali per risolvere i compiti
coordinativi posti da un atto motorio sportivo quali: l'esecuzione del movimento da parte
degli organi motori; la programmazione di ciò che si svolgerà nel movimento; il confronto tra
informazione in entrata, programma dell'azione e scopo previsto; il processo di controllo e
regolazione ed infine la memoria motoria che registra il programma di movimento svolto ed
ha un ruolo molto importante nell'apprendimento del movimento.
L’insieme delle capacità motorie permette una maggiore fedeltà e stabilità nell’esecuzione del
modello motorio. Questo si ha, anche in condizioni esterne variate, sulla base del lavoro
svolto dagli analizzatori e cioè l’assunzione e l’elaborazione delle informazioni.
Nel processo di coordinazione si hanno ambiti automatizzati dell’azione, cioè senza il
controllo costante della coscienza. Questa interviene, in maniera parziale, soltanto nei casi di
modificazione non prevista della sequenza programmata; mentre l’obiettivo e la finalità
dell’azione sono invece pienamente e costantemente coscienti
8
.
6
Manno R. (1989). Fondamenti dell’allenamento sportivo. Zanichelli.
7
Meinel K. (1984). Teoria del movimento. Roma: Società Stampa Sportiva.
8
Manno R. (1989). Fondamenti dell’allenamento sportivo. Zanichelli.