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INTRODUZIONE
I media, negli ultimi decenni, sono diventati parte integrante della nostra vita, tra-
smettendoci migliaia di messaggi di ogni tipo e offrendoci numerose possibilità,
soprattutto attraverso la digitalizzazione e l’informatizzazione.
L’uso di queste tecnologie incide notevolmente sui processi cognitivi e concorre a
diversificare gli stili e gli approcci dei soggetti alla realtà.
Cambia, infatti, l’intera logica comunicativa: la centralità dei dispositivi viene so-
stituita dalla centralità dei soggetti, i quali diventano i veri protagonisti di uno
scenario sociale e culturale caratterizzato da un incremento di schermi disponibili.
Pensiamo agli schermi delle televisioni ai quali si aggiungono quelli dei computer,
del cellulare, del palmare o dell’i-pod.
I media digitali contribuiscono, in questo modo, alla costruzione di una cultura
che non comporta il ritorno all’oralità, quanto piuttosto un recupero e una rivalu-
tazione di piø sensi, richiedendo agli utenti nuove competenze e un approccio
multisensoriale.
E’ per questo che da diversi decenni, prima nel resto d’Europa e poi anche nel no-
stro Paese, la Media Education si è proposta, in forme diverse, come strumento at-
traverso cui l’educazione possa tutelare i diritti dei piø giovani che ormai utilizza-
no abbondantemente le nuove tecnologie. La Media Education diventa, così, uno
strumento di potenziamento dei soggetti, proponendo lo sviluppo di consapevo-
lezza e di pensiero critico, non pensando piø a difendere il bambino, ma a creare
le condizioni perchØ si possa difendere da sØ.
Nuovi media e internet rappresentano, dunque, una realtà dove è possibile acquisi-
re strumenti e conoscenze utili per favorire processi reali di integrazione, parteci-
pazione e relazione con il mondo circostante ma sono anche uno “spazio”, di con-
fronto e di crescita, in cui i piø giovani possono esercitare e realizzare dimensioni
inedite di partecipazione sociale e di arricchimento personale.
La Media Education può essere realizzata sia utilizzando i nuovi strumenti multi-
mediali (internet e cellulari) all’interno della didattica, sia riflettendo su di essi,
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integrando in questo modo due dei piø comuni approcci alla disciplina:
l’educazione con i media e l’educazione ai media.
Il primo approccio si serve dei media per insegnare introducendo le tecnologie
mediali all’interno della didattica, sia come strumento di insegnamento che di ap-
prendimento, facendo pertanto di essi un utilizzo strumentale (lezioni fatte con il
computer, filosofia o storia insegnate attraverso il giornale, geografia attraverso il
cinema, ecc.), con la molteplice finalità di avvicinarsi ai ragazzi, di avvicinare i
ragazzi ai media e di rendere l’apprendimento a scuola un’esperienza piø fruibile
e vicina al mondo degli studenti.
L’educazione ai media (media literacy), invece, considera le tecnologie come te-
ma della didattica, insistendo sulla promozione del senso critico, sulla creazione
di un consumatore dei media attivo, autonomo e creativo nel suo rapporto con gli
stessi, in grado di decifrarne i messaggi e di utilizzarli secondo una propria visio-
ne e utilità.
L’educazione ai media e attraverso i media, tra i quali soprattutto la televisione,
rappresenta quindi una necessità immediata per formare i nuovi spettatori e i nuo-
vi cittadini.
Nel secondo capitolo analizzerò l’attuale modello culturale istituzionalizzato del
“fare scuola” che si scontra con un inconfondibile pervadere dei media nel vissu-
to quotidiano dei giovani al di fuori delle mura scolastiche. Questo vissuto, si
scontra, nello specifico, con il modello socioculturale dell’ambiente scuola ormai
in crisi, perchØ ha escluso dal proprio sistema i media come potenziali alleati di
socializzazione. Dunque, vi è un inevitabile gap tra la scuola e gli studenti, che
manifestano sempre di piø un’indisponibilità educativa da parte di essa. Cambia,
infatti, la trasmissione del sapere e dell’informazione, cambia la cultura e cambia-
no gli apprendimenti e i modi stessi di apprendere e, dunque, di organizzare i pro-
cessi di comprensione, studio e produzione di sapere.
Questa emergenza è particolarmente sentita nei contesti formativi e potrebbe esse-
re superata solo grazie all’interazione tra i principali attori della comunicazione al
fine di sviluppare metodi corretti per la formazione dei formatori e per lo svolgi-
mento dei percorsi educativi.
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L'introduzione di nuovi strumenti didattici nelle scuole italiane è avvenuta, infatti,
negli ultimi due decenni in modo disomogeneo e parziale seguendo fondamental-
mente due strade. Nella prima, molte scuole, di vario ordine e grado, hanno acqui-
stato televisori, videoregistratori, film, documentari e proiettori per diapositive,
soprattutto per la didattica delle materie umanistiche e, in particolare, per la storia
e la storia dell'arte; oppure si sono dotate di laboratori linguistici analogici per la
didattica delle lingue straniere. Nella seconda istituti tecnici e professionali, so-
prattutto quelli di indirizzo industriale, si sono provvisti di laboratori informatici
utilizzati quasi esclusivamente per l'insegnamento della matematica e dell'infor-
matica.
E’ proprio attraverso l’utilizzo dei nuovi mezzi multimediali (come la Lavagna In-
terattiva Multimediale – LIM) e di internet che si può arrivare a una profonda tra-
sformazione delle condizioni in cui avviene l’apprendimento. Oggi, infatti, non è
piø importante imparare qualcosa ma sapere come si fa ad accedere alle cono-
scenze ed elaborarle e i media non sono solo veicoli ma anche ambienti del sape-
re, del saper fare, dell’essere, del sentire, dunque, agenti di una sensibilità cultura-
le, sociale ed esistenziale.
La tesi vuole focalizzare la propria attenzione proprio su quest’ultimo tipo di ap-
proccio ipotizzando un modello integrato che ripensa alla multimedialità come
ambiente di lavoro che scardina la lezione frontale e che avvicina i docenti al
mondo dei ragazzi nei contenuti, nel linguaggio e nel rapporto. Un approccio che,
introducendo le nuove tecnologie nella didattica, crea un ambiente formativo ba-
sato sulla creatività, sull’autonomia e sulle competenze tecniche.
Nel terzo capitolo, invece, mi soffermerò su uno specifico medium, quello televi-
sivo, al fine di proporre la descrizione di una tv che vuole essere di servizio ed
educativa, trasmettendo saperi fondamentali per la crescita culturale di ogni indi-
viduo ma in particolar modo dei giovani. Nonostante la diffusione di internet, in-
fatti, la televisione mantiene ancora un ruolo circa la trasmissione dei saperi rap-
presentando il mezzo prevalente con cui gli italiani si informano.
La tv, infatti, fin dai suoi esordi, nel lontano 1954, ha rappresentato uno dei mezzi
di comunicazione piø conosciuti e utilizzati al mondo, adempiendo ai suoi obbli-
ghi educativi. Basti pensare alla trasmissione del maestro Alberto Manzi “Non è
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mai troppo tardi” che, dal 1960 al 1968, insegnò a leggere e a scrivere a tutti que-
gli italiani che ancora non sapevano farlo. Ma, a partire dagli anni ’80, inizia una
rivoluzione di portata epocale e, piø precisamente, la rivoluzione digitale applicata
al campo audiovisivo che cambia notevolmente le regole.
La Rai si dota allora di un’apposita struttura Rai Educational che si occupa di di-
dattica e di divulgazione scientifica e culturale, attraverso la diffusione di pro-
grammi televisivi, autoprodotti o acquistati, su alcuni canali televisivi Rai.
Rai Educational è anche l'erede del Dipartimento Scuola Educazione (DSE), isti-
tuito con Legge 14 aprile 1975 n. 103 e, successivamente, ribattezzato Videosape-
re dal 1993 al 1997.
Il modello organizzativo di Rai Educational rappresenta un’esperienza unica nel
panorama delle televisioni europee, che sono generalmente organizzate per singoli
media (radio, tv, satellite, internet, ecc.) tra loro rigidamente separati.
Rai Educational, invece, dotandosi di una struttura “intermediale” ha caratterizza-
to la sua linea editoriale da una parte sull’educazione permanente e dall’altra sulla
formazione a distanza.
L’educazione permanente è stata veicolata dai programmi del canale satellitare
Rai Edu Cultura, oggi Rai Storia, con programmi come MediaMente, Il Grillo,
L’Ombelico del mondo, Un Mondo a Colori o La Storia siamo noi.
Per le attività di formazione a distanza, invece, è stato creato nel 2001 Rai Lab, un
canale satellitare in chiaro, dedicato esclusivamente a questo compito.
Inoltre, grazie all’installazione, nel 1999 e d’intesa con il MIUR, di cinquemila
antenne paraboliche e decoder digitali che coprivano le scuole dei piccoli centri e
tutti i quartieri delle città italiane, Rai Educational ha potuto diffondere i suoi
programmi d’informazione, di aggiornamento e di educazione permanente.
Queste scuole sono diventate così Centri Pubblici d’Ascolto (Cpa) a disposizione,
non soltanto degli insegnanti e degli studenti ma anche dei cittadini sprovvisti di
tv digitale e computer. Questi centri si ricollegano idealmente alle esperienze edu-
cative e di servizio pubblico promosse dalla Rai negli anni ‘50 con la trasmissione
“Non è mai troppo tardi”.
Nel terzo capitolo ripercorrerò proprio la storia della televisione educativa fin dai
suoi esordi e, soprattutto, il ruolo della Rai nel processo di alfabetizzazione agli
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italiani, dal progetto di Telescuola e Telemedia a Non è mai troppo tardi del mae-
stro Alberto Manzi, fino alla tv per ragazzi rappresentata da programmi simbolo
come Giocagiò, Solletico e L’albero azzurro, quest’ultimo tuttora in onda.
In questo capitolo focalizzerò l’attenzione particolarmente sul progetto editoriale
di Rai Educational proponendo una breve descrizione dei suoi programmi educa-
tivi, realizzati grazie alla collaborazione con il Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca (MIUR), come Mosaico, La Scuola in diretta, il
canale scuola-lavoro Fuoriclasse e il Divertinglese.
Il MIUR e la RAI realizzano, infatti, ormai da diversi decenni, attività formative
ed educative destinate al mondo della scuola, per favorire il potenziamento della
didattica a distanza, della formazione, dell’informazione e della partecipazione
degli studenti e dei docenti a programmi televisivi, utilizzando strumenti informa-
tici e multimediali per sostenere e rendere sempre piø incisiva e capillare l’attività
di comunicazione dei processi di trasformazione in atto nella scuola stessa.
Sono progetti integrati che prevedono, dal 2012, oltre al supporto di un sito web
singolarmente dedicato, la programmazione televisiva su un apposito e nuovo ca-
nale dedicato Rai Scuola, che ha preso il posto di RAI EDU1.
Il canale Rai Scuola si prefigge la creazione di una nuova piattaforma multimedia-
le informativa rivolta ai giovani, alla scuola e all’università, usando soprattutto il
linguaggio della rete e i principali social network, per favorire una maggior diffu-
sione dei contenuti e accrescere il dibattito culturale. Rai Scuola si caratterizza,
dunque, con una precisa impronta crossmediale.
Una delle ultime iniziative promosse dal MIUR, dal Ministero dell’Interno e in
collaborazione con Rai Educational vedrà la realizzazione nei prossimi mesi (giu-
gno/luglio 2013) di una piattaforma multimediale didattica per e-learning, deno-
minata “Portale della lingua italiana”, destinata alla formazione e
all’aggiornamento linguistico e-learning per i cittadini stranieri residenti in Italia e
i docenti di lingua italiana per stranieri dei Centri Territoriali Permanenti, finan-
ziata con le risorse del Fondo Europeo per l’Integrazione.
Infine, nel quarto capitolo, descriverò un progetto di formazione mediale
dell’Università di Torino “Extracampus”.
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Extracampus è, infatti, la prima televisione universitaria in Piemonte ma, soprat-
tutto, una case history vincente di convergenza formativa dei media, una televi-
sione-laboratorio, un luogo di sperimentazione di tecniche e linguaggi comunica-
tivi e una piattaforma di studio dei nuovi media.
Nello specifico, in questo capitolo, mi soffermerò sulla forte valenza educativa dei
programmi di Extracampus e, in particolare, della sua Sezione Educational. L’area
educational, infatti, è presente fin dall’inizio della sua sperimentazione e della
produzione televisiva di Ateneo e rappresenta, attualmente, uno dei cardini su cui
si fonda il progetto di comunicazione audiovisiva alla base dell’iniziativa, che na-
sce come una naturale continuazione di un tg universitario “TG Unito” del 2003.
Mi soffermerò sulla produzione del Settore educational che si è contraddistinta
per l’ideazione di tre innovativi programmi televisivi: Archimedia, The book is on
the table e School is cool, che nel corso dell’attività si sono affiancati e, in certi
casi, alleati per la sperimentazione di nuove forme di comunicazione mediatica,
che rappresenta uno degli obiettivi primari dell’intero progetto televisivo.
Nel 2011, il successo di Extracampus ha portato alla realizzazione di una piatta-
forma web di relazione tra le produzioni televisive all’interno delle università di
tutta Europa che ha come obiettivo, oltre a quello della produzione, quello di for-
mare studenti e docenti, grazie alla collaborazione e allo scambio di conoscenze e
di idee. La piattaforma denominata “EuTv, European University Television” è co-
ordinata proprio dalla televisione universitaria dell’Università di Torino.
Infine, illustrerò alcuni esempi rappresentativi del mondo delle web tv universita-
rie sia italiane che europee, come Uni Roma Tv, in Italia, Göteborg University Tv,
in Svezia o UTV Wien, a Vienna. Parlerò, inoltre, delle problematiche e dei punti
di forza connessi alla nascita di queste nuove strutture come, ad esempio, i miglio-
ramenti nell’infrastruttura dell’Università stessa o lo stretto legame con il territo-
rio che si viene a creare. Inoltre, ma non meno importante, la concreta possibilità
da parte degli studenti di trovare un’occupazione nel campo della televisione, pro-
prio grazie alle competenze acquisite durante il lavoro all’interno di queste struttu-
re, avendo la possibilità, inoltre, di crearsi una forte rete di contatti, di confrontarsi
con professionisti di alto livello e di trovare lavoro in reti televisive locali, nazio-
nali e internazionali.
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Capitolo primo
MEDIA EDUCATION:
GIOVANI, EDUCAZIONE E NUOVI MEDIA
1.1 Comunicazione ed educazione a confronto
Nell’era dei media (dal cinema, alla televisione fino a internet) era inevitabile che
comunicazione ed educazione venissero a confronto nonostante la diversità pro-
fonda delle due tradizioni.
Da una parte, infatti, la comunicazione come tale è profondamente radicata nel
nostro essere nel mondo, in quanto, qualunque siano le forme e gli strumenti che
utilizziamo per comunicare, attraverso una molteplicità di linguaggi, viviamo in
‘accoppiamento strutturale’ gli uni con gli altri e con l’ambiente che ci circonda.
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Questo sottintende sempre un dialogo, dunque, la presenza di un altro e la possibi-
lità di una risposta, che il filosofo russo Michail Bacthin descrive come la funzio-
ne caratterizzante del linguaggio, “parlare è sempre rivolgersi a qualcuno e, di
conseguenza, andare incontro a una risposta”
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L’azione del comunicare, però, si differenzia bene da quella dell’informare, seb-
bene quest’ultimo sia il primo atto per giungere alla comunicazione.
Nell’informazione, infatti, abbiamo una comunicazione unidirezionale ma soprat-
tutto due soggetti, chi invia il messaggio e chi lo riceve ma il destinatario è passi-
vo. Pensiamo, ad esempio, alla televisione, alla radio o ai quotidiani dove chi ri-
ceve le informazioni non può modificarne il contenuto.
Inoltre, la parola ‘comunicazione’ è in stretta relazione anche con la parola latina
‘communitas’, la quale significa non solo ‘comunità’ ma anche ‘solidarietà e giu-
stizia nei rapporti tra gli uomini’.
1
Cfr. Maturana H., Autocoscienza e realtà, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1993, p. 15.
2
Cfr. Bacthin M., L’autore e l’eroe, Einaudi, Torino, 1988, p. 48.