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Introduzione
Il presente elaborato si pone come obiettivo quello di approfondire il
trattamento contabile delle immobilizzazioni immateriali, previsto sia dai
principi contabili nazionali e dal codice civile sia dai principi contabili
internazionali IAS/IFRS.
In particolare, si è posta l’attenzione su una specifica categoria di intangibles
che è quella dell’avviamento derivativo, ossia quello che scaturisce dalle
operazioni di aggregazione aziendale ed è stato, dunque, acquisito a titolo
oneroso. Soltanto quest’ultimo può essere rilevato e iscritto in bilancio, e su
tale posizione concordano sia l’articolo 2426 c.c. sia l’OIC 24 che lo IAS 38.
La crisi economica e finanziaria ha messo in difficoltà molte imprese e ha
inciso profondamente sulle valutazioni di bilancio, i cui riflessi si sono
manifestati, anche se in modo lieve, già a partire del 2008 fino ad arrivare alla
crisi del debito sovrano in Europa.
La necessità di porre l’attenzione su questo argomento è scaturita dalla stretta
correlazione esistente tra la congiuntura economica negativa e il valore
dell’avviamento: nel corso del 2011, infatti, molte società hanno dovuto
effettuare significative riduzioni del valore di avviamento iscritto in bilancio.
Esso rappresenta una posta discrezionale, residuale, che racchiude al suo
interno una molteplicità di elementi eterogenei, e per tale motivo è soggetta a
valutazioni soggettive da parte degli amministratori che possono attuare delle
politiche di bilancio per nascondere risultati di esercizio negativi e perseguire
fini opportunistici. Tutto ciò è reso possibile dalla procedura di impairment
test, prevista dallo IAS 36, che ha come obiettivo quello di controllare il
valore del goodwill, andando a stimare il valore recuperabile se vi dovesse
essere una riduzione durevole di valore. Il problema risiede nello svolgimento
del processo di svalutazione che si caratterizza per la richiesta di continue
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stime ed assunzioni da parte degli amministratori e offre loro la possibilità di
effettuare manipolazioni volte a mascherare la reale situazione aziendale.
L’intervento manipolativo da parte del management non consente, dunque,
agli stakeholder di conoscere i veri rischi cui la società è esposta e il reale
stato economico, quando in realtà il bilancio dovrebbe rappresentare la
situazione patrimoniale, finanziaria ed economica secondo i principi di
correttezza, chiarezza e verità.
In un contesto di forti incertezze economiche e finanziarie è necessaria,
quindi, un’adeguata comunicazione nei confronti del mercato volta ad offrire
una chiara ed esaustiva descrizione delle attività oggetto di impairment test, i
criteri adottati e le motivazioni che hanno spinto ad utilizzare tale parametri
piuttosto che altri. Soltanto in questo modo, si può limitare la manovra
discrezionale, “obbligando” gli amministratori ad approfondire e spiegare la
natura e l’origine delle perdite esposte in bilancio e garantire, dunque, una
maggior trasparenza informativa.
Il presente elaborato è stato finalizzato allo studio dei beni intangibili e
dell’avviamento, all’analisi di come essi vengano iscritti in bilancio e trattati
contabilmente secondo le diverse normative.
Nel primo capitolo, infatti, vengono descritte le risorse immateriali, partendo
da una definizione generale ed evidenziando le caratteristiche distintive che
permettono di individuare le diverse categorie. Viene messo in evidenza il
ruolo fondamentale di tali risorse all’interno di un’azienda, soprattutto in un
contesto dinamico e competitivo, e indicato il trattamento contabile sia
secondo la normativa nazionale che internazionale.
Nel secondo capitolo viene posta l’attenzione su una particolare categoria di
intangibles, ossia l’avviamento acquisito a titolo oneroso: ciò che distingue il
trattamento contabile nazionale da quello internazionale è l’abbandono
dell’ammortamento sistematico a favore dell’impairment test, ossia una
procedura con il quale si verifica periodicamente l’esistenza di perdite di
valore e la eventuale svalutazione da operare nei casi previsti.
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Il terzo capitolo si propone di affrontare l’argomento sotto un punto di vista
puramente operativo: si analizzeranno i diversi bilanci consolidati, dal 2007 al
2011, di cinque banche italiane quotate in borsa, che applicano i principi
contabili internazionali e che sottopongono, dunque, il valore dell’avviamento
ad impairment test.
L’obiettivo è quello di comprendere come si siano comportati questi Istituti
bancari durante la crisi dei mercati finanziari e come sia variato il valore
dell’avviamento nel periodo di tempo considerato. Da tale ricerca è emerso
che, nonostante negli anni precedenti il 2011 vi siano stati dei segnali di
impairment, gli amministratori non hanno proceduto ad effettuare le relative
rettifiche di valore, ma si sono limitati ad effettuare delle rilevanti svalutazioni
in un unico esercizio, e ciò si è avuto attraverso l’utilizzo di politiche di
earnings management.
L’impairment test, dunque, non rappresenta un semplice atto contabile, ma
può costituire uno strumento attivo di controllo e di comunicazione al
mercato; tuttavia, esso può nascondere anche strategie manageriali volte ad
aggirare norme di legge e principi contabili con lo scopo di perseguire
predefiniti obiettivi informativi, con la conseguenza di rendere fuorviante
l’informazione contabile.
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Capitolo I
Gli Intangibles
1.1 Definizione e classificazione degli intangible asset
L’interesse dell’economia aziendale con riferimento al patrimonio
intangibile è cresciuto nel tempo e trova giustificazione nella necessità, o
meglio esigenza, dell’impresa di sopravvivere e svilupparsi in un contesto
sempre più dinamico e competitivo in cui il vantaggio competitivo non può
più basarsi sulle sole risorse materiali e tangibili, ma è necessario
focalizzarsi su componenti immateriali che le permettano di ottenere una
posizione di vantaggio duratura rispetto ai concorrenti e che, allo stesso
tempo, soddisfino le esigenze degli stakeholder e assicurino un risultato in
termini di redditività.
Lo scenario competitivo così complesso e dinamico ha determinato per
l’azienda una maggiore esposizione a rischi in termini di stabilità ed
equilibrio economico. Di fronte a siffatta situazione, non poteva che
emergere l’importanza per l’impresa di pianificare opportune strategie e
intessere relazioni, valorizzare adeguatamente tutto il patrimonio
aziendale, compreso quello intangibile, puntare sulle sinergie che si
vengano a creare all’interno e all’esterno della stessa.
Si è avuto nel tempo uno spostamento dell’attenzione dalle componenti
materiali a quelle immateriali, pur non trascurando le prime che sono,
comunque, necessarie. Le componenti tangibili contribuiscono, solo in
parte, alla realizzazione del processo produttivo in cui sono inserite e al
conseguimento del vantaggio competitivo, in quanto non è possibile il loro
utilizzo senza il contributo delle risorse intangibili; ossia da sole esse non
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permetterebbero all’impresa di ottenere quel quid in più rispetto ai
concorrenti tale da differenziarla.
Il successo competitivo, dunque, si misura in base alla capacità di creare,
utilizzare e controllare il flusso di conoscenza e gli intangibili.
Questa evoluzione, in una prospettiva storica, può essere ricostruita per
fasi
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:
- pre- fordista
- fordista
- post- fordista
Si può individuare una prima fase che anticipa il fordismo e taylorismo,
nella quale il processo di generazione del valore si basa sulla
trasformazione fisica delle materie prime in prodotti finiti, con l’utilizzo di
una tecnologia semplice che si serviva di beni materiali per generare altri
beni materiali.
La seconda fase, con l’avvento del fordismo e taylorismo, si caratterizza
per la crescente complessità e una progressiva diminuzione del contenuto
di materialità del processo di produzione, in cui si assiste alla
scomposizione del prodotto e alla parcellizzazione del lavoro in fasi
elementari per incrementare la produttività attraverso la pianificazione, il
coordinamento e il controllo.
In questa fase assume sempre più importanza l’informazione e la
conoscenza, e questi elementi rappresentano il passaggio chiave che vede il
superamento del modello fordista con la smaterializzazione nel processo di
generazione del valore all’interno delle aziende verso un modello più
complesso e basato su contenuti immateriali, il tutto accompagnato dal
progresso tecnologico.
Si è arrivati, dunque, alla terza fase, quella attuale, che è stata caratterizzata
da fenomeni in vario modo correlati, come la globalizzazione, la
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ZANONI A. B., (2005), Il valore delle risorse immateriali. Equilibrio economico aziendale, beni
immateriali e risorse intangibili, Il Mulino, Milano.
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deregolamentazione, il progressivo esaurirsi dei vantaggi competitivi
discernenti dallo sfruttamento delle economie di scala, l’affermarsi degli
accordi di collaborazione e delle reti (network) interaziendali ed una
crescente rilevanza degli elementi immateriali nel qualificare l’attrattività
del prodotto aziendale. Tutti questi elementi hanno inciso sulle attese dei
consumatori e sulla crescita del livello di complessità.
Per poter comprendere meglio il ruolo e l’importanza delle risorse
intangibili, è opportuno chiarire quale sia la finalità di un’azienda in modo
da poter evidenziare la correlazione esistente fra risorse impiegate e i
risultati attesi.
L’obiettivo di un’impresa è il conseguimento di un equilibrio economico
duraturo, ossia di una redditività che permetta di salvaguardare l’integrità
del capitale sociale, oltre che creare e incrementare il proprio valore
economico
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.
Nell’esaminare, quindi, la connessione esistente tra le risorse intangibili e
il loro ruolo, bisogna precisare che le risorse in oggetto non vengono
completamente incorporate per intero nei prodotti, ma una parte di esse
permane all’interno dell’azienda, contribuendo a creare nuove risorse
immateriali e ad arricchire il patrimonio e le conoscenze della stessa.
Si evince una composizione del patrimonio quali-quantitativa che
comprende sia i beni materiali che immateriali, quindi visibili e non,
riconducibili sia all’azienda che ai soggetti che intrattengono relazioni con
essa.
Per un’azienda avere un patrimonio di risorse intangibili significa avere
una maggior capacità prospettica di conseguire utili; infatti, le risorse
immateriali sono la vera e propria cultura aziendale.
Il tema degli intangibles solleva numerose problematiche sotto diversi
aspetti: a livello di rilevazione contabile, in sede di valutazione e, in
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BRUNETTI G., (2000), La creazione di valore, in economia dell’azienda e diritto dell’impresa,
Cedam, Padova.