Nel primo capitolo, perciò sono state delineate le
caratteristiche peculiari del sistema del Credito
Cooperativo, quali il particolare regime giuridico, la
vocazione al localismo, la rete di sostegno associativa e
imprenditoriale realizzata da organismi di categoria quali la
Federcasse e l’Iccrea Banca S.p.a., lo spirito cooperativo e
il conseguente peer monitoring.
Nel secondo capitolo, diversamente da buona parte della
precedente letteratura in materia, si è riletto il fenomeno
delle M&A bancarie alla luce delle teorie strategiche,
facendo riferimento, in particolare alla Resource Based
View
3
e al suo logico sviluppo con il successivo Dynamic
Capabilities Approach.
4
Secondo queste prospettive le operazioni di M&A possono
essere interpretate come un mezzo rapido e, spesso di
successo, usato dalle banche per rinnovare i propri
Strategic Assets secondo i tempi e le modalità richiesti
dalla deregolamentazione del settore e dall’evoluzione
della domanda.
3
Penrose, 1959; Rumelt, 1984; Teece, 1984; Wernerfelt, 1984; Barney, 1986, 1991.
4
Lo sviluppo del Dynamic Capabilities Approach è gia presente in Schumpeter (1942), Penrose
(1959) e Nelson e Winter (1982). Gli studi di Prahalad e Hamel (1993), Teece (1976, 1986, 1988),
Hayes, Wheelwright e Clark (1988) offrono una visione più sistematica della teoria.
Nel terzo capitolo, invece si è affrontato lo studio delle
M&A spostando l’attenzione dall’acquisizione in sé per sé a
ciascuna delle fasi che ne fanno parte ai fini della
creazione del valore.
La tesi esposta è quella secondo cui il valore di
un’operazione di M&A non si crea automaticamente al
momento dell’accordo, ma è il prodotto delle azioni degli
attori partecipanti al cambiamento.
Le principali differenze che determinano il successo o il
fallimento delle acquisizioni consistono, perciò nella
comprensione e in una migliore gestione dei processi
attraverso i quali si formano le decisioni di realizzarle e si
stabiliscono i modi per gestirle.
Nel quarto capitolo, dopo aver tratteggiato il quadro
normativo e le caratteristiche strutturali delle operazioni di
M&A tra Banche di Credito Cooperativo, ne sono state
analizzate le principali determinanti.
E’ stato affrontato, inoltre, il problema dell’applicabilità della
prospettiva strategica e culturale alle fusioni ed acquisizioni
realizzate da Banche di Credito Cooperativo.
La somiglianza strategica e culturale tra questi istituti,
infatti, potrebbe essere un importante fattore di successo
per le relative aggregazioni, anche se tali approcci teorici, a
differenza della teoria processuale, non considerano il
processo di integrazione delle risorse presenti nelle
organizzazioni coinvolte in una fusione.
Al contrario, la teoria processuale alle integrazioni, rivisitata
in base al contributo teorico fornito da Zollo,
5
individua
nell’affinità e qualità delle risorse da integrare e nello
sviluppo e diffusione delle competenze organizzative in
tema di M&A la spiegazione ultima del successo di queste
operazioni.
L’integrazione tra Banche di Credito Cooperativo, quindi,
può essere stata facilitata dalla maggiore affinità e qualità
delle risorse che sono state condivise, così come da un
certo grado di sviluppo delle competenze organizzative in
materia di integrazione reso possibile dalla routinizzazione
e codificazione del processo che, attraverso
approssimazioni più o meno precise, è riscontrabile quasi
sempre nella banca acquirente.
5
Zollo, 1998: p. 277-297.
E’ stato affrontato, inoltre, l’annoso problema del rapporto
tra globalizzazione e localismo nelle Banche di Credito
Cooperativo dopo la rapida crescita esterna.
A questo proposito, si è sostenuto che la cosiddetta
“glocalizzazione”, ovvero il connubio tra globalizzazione e
localismo, può tradursi in un salto di qualità positivo per le
banche locali soprattutto in virtù del fondamentale
sostegno della categoria, che può rendere compatibile il
mantenimento dei vantaggi derivanti dal “localismo
cooperativo” con la crescita dimensionale richiesta dai
nuovi Strategic Industry Factors del settore.
Infine, per fornire una visione completa dello stato attuale
delle Banche di Credito Cooperativo è stato esaminato un
caso pratico di fusione che ha avuto come protagoniste nel
1995 la Banca di Credito Cooperativo di Margarita e quella
di Robilante dalle quali ha avuto origine la Banca di Credito
Cooperativo Cuneese.
La fusione in questione è stata analizzata a dimostrazione
che questo tipo di operazioni, se gestite in modo corretto,
possono essere per le banche locali un valido mezzo non
solo per conservare il tradizionale controllo delle aree
rurali, ma anche per ampliarlo in zone limitrofe.
Nel caso esaminato, i consigli di amministrazione delle due
banche hanno pianificato di comune accordo l’operazione
e optato per una fusione per unione, piuttosto che per una
per incorporazione, poiché nessuno dei due istituti avrebbe
avuto un ruolo di leadership rispetto all’altro.
Il personale, infatti, ha collaborato assiduamente e senza
alcun tipo di rivalità per sfruttare le numerose affinità delle
due organizzazioni e gestire in modo corretto tutte le fasi
del processo di integrazione. Così facendo, già nel primo
anno successivo alla fusione, la nuova Banca di Credito
Cooperativo Cuneese ha fatto registrare risultati economici
soddisfacenti.
CAPITOLO PRIMO
ASPETTI CARATTERISTICI DELLE BANCHE DI
CREDITO COOPERATIVO
1. La situazione attuale delle Banche di Credito
Cooperativo
In Italia, come in altri paesi, nascita e sviluppo delle
Banche di Credito Cooperativo ha rappresentato
un’efficace risposta alle esigenze di comunità decentrate,
afflitte da scarsità di capitale e da insufficienze allocative.
La Banca d’Italia ha sempre riconosciuto l’importanza del
ruolo che le banche locali hanno svolto per l’economia
italiana articolata, più che in altri paesi, in veri e propri
distretti industriali. Le Banche di Credito Cooperativo,
infatti, hanno promosso la formazione del risparmio,
destinandolo ad iniziative meritevoli, hanno ostacolato il
diffondersi di forme abusive di raccolta; hanno contribuito
al progresso culturale della comunità locale e diffuso in
campo finanziario l’educazione alla legalità e alla
responsabilità; inoltre, sono intervenute spesso, attraverso
il canale della beneficenza, a sostegno delle fasce più
bisognose. Con il supporto finanziario, in larga misura
accordato agli agricoltori, agli artigiani, ai commercianti e
alle famiglie, secondo una vocazione che storicamente le
caratterizza, hanno contribuito ad arginare il fenomeno
dell’usura.
Nonostante i benefici storicamente associati alla presenza
delle Banche di Credito Cooperativo sul territorio, le sfide
che oggi la categoria deve fronteggiare sono molteplici:
dalla maggiore concorrenza sul mercato alla sempre
minore importanza della vicinanza fisica con il cliente
grazie all’utilizzo della tecnologia nel campo delle
comunicazioni.
Resistono, però alcuni elementi tipici delle Banche di
Credito Cooperativo: la forte identificazione delle banche
con la comunità locale e il forte impulso allo sviluppo delle
aree minori, l’ideologia basata su valori cooperativi, la
consapevolezza di far parte di una tipologia particolare di
intermediari finanziari dotata di organismi di
rappresentanza e aggregazione federativi.
Per mantenere e rafforzare la presenza sul mercato, la
Banca di Credito Cooperativo, però deve conoscere e
potenziare la capacità di crescere in linea con le
prospettive economiche e produttive del territorio in cui
essa è chiamata ad operare.
Questo implica che il management della banca dovrà
evitare di fossilizzarsi su una nostalgica e conservatrice
cultura cooperativa e cominciare a considerare la
cooperazione di categoria più come un fattore critico di
successo che come un motivo di conflitto.
L’innovazione tecnologica e, il conseguente ampliamento
del mercato indirizzano le banche verso la ricerca di assetti
organizzativi e dimensionali più efficienti, di strategie e
politiche di gestione adeguate al più ampio fronte
competitivo.
Ovunque si assiste ad un processo di riorganizzazione e
razionalizzazione del settore anche attraverso il
riposizionamento degli intermediari nei diversi segmenti
geografici e di prodotto, ma, soprattutto, sta crescendo il
numero delle operazioni di fusione e acquisizione.
L’esperienza statunitense, a questo proposito, fornisce utili
indicazioni. Negli Stati Uniti, nel periodo compreso tra il
1993 e il 1996, 1645 banche hanno preso parte a delle
fusioni.
6
Il processo di concentrazione ha interessato pressoché
interamente le banche di piccole dimensioni, le quali hanno
sperimentato maggiori difficoltà nel promuovere un recupero
dell’efficienza operativa a fronte dei mutamenti nella
tecnologia produttiva e nella composizione dell’offerta di
6
Moore, 1996: p. 9-15.
prodotti bancari e le cui quote di mercato sono state
spesso dimezzate.
In Italia, all’inizio degli anni Novanta, dopo un periodo di
forte dinamismo delle piccole banche, per lo più
rappresentate dalle ex Casse Rurali ed Artigiane, la fase
recente ne vede un netto calo del numero, mentre la loro
quota di mercato cresce notevolmente. L’aumento della
dimensione media della singola Banca di Credito
Cooperativo è, dunque la conseguenza non solo di una
rapida espansione delle rete di sportelli, ma anche di
numerosi processi di fusione.
7
Nel periodo che va dal 1985
al 1994, infatti, in processi di questo tipo, sono scomparse
155 Banche di Credito Cooperativo, dando vita a 37
organismi di maggiori dimensioni.
8
Le frequenti operazioni
di concentrazione, però sono solo l’aspetto più evidente di
un fenomeno ormai dilagante tra le Banche di Credito
Cooperativo che, soprattutto per l’aumento della
concorrenza da parte di altre aziende bancarie in aree
tradizionalmente servite dalla categoria, hanno dovuto
ripensare il loro modo di competere.
7
Nel 1989 le Casse Rurali ed Artigiane mantenevano il 9,2 per cento degli sportelli totali, mentre alla
fine del 1994 è loro attribuibile il 12 per cento dell’incremento degli sportelli complessivamente
realizzato. (Padoa-Schioppa, 1996: p. 36)
8
Padoa- Schioppa, 1996: p. 37.
Prima di affrontare specificatamente il fenomeno delle
fusioni e acquisizioni, però sarà bene soffermarsi
sull’illustrazione delle caratteristiche sia giuridiche, sia
economiche delle Banche di Credito Cooperativo, le quali
oggi possono essere alternativamente un fattore di
resistenza al cambiamento oppure un sostanziale
vantaggio competitivo anche in un ambiente esterno
mutato e in strutture organizzative sostanzialmente nuove.
Figura 1
Quote di mercato delle BCC (dicembre1998)
9,9
4,8
3,1
7,1
8,5
5,0
0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 10,0 12,0
Valori mobiliari
Impieghi propri totali
Rapporti attivi con
Banche
Depositi, PCT
pass.client.e
obbligazioni
Capitale e riserve
Fondi intermediati
(valori percentuali)
Fonte: Bollettino Statistico, COOPERAZIONE DI CREDITO, supplemento
al n. 162 (ottobre/dicembre 1998), p. 16.
2. Profilo giuridico delle Banche di Credito Cooperativo
Le Banche di Credito Cooperativo si presentano come
intermediari finanziari distinti dagli altri, poiché la specificità
a livello giuridico ne determina, in parte, anche una a livello
di struttura economica.
Questi intermediari bancari si costituiscono, fra particolari
gruppi di persone, come società cooperative a
responsabilità limitata,
9
con il preciso scopo di procurare ai
soci finanziamenti ad un tasso inferiore rispetto a quello
praticato nel mercato e modalità di investimento con una
rischiosità minore rispetto a quelle offerte da altri
intermediari.
2.1 Differenze tra società cooperative e lucrative
Le differenze tra società cooperative e lucrative sono
molteplici. Anzitutto lo scopo: le società lucrative si
propongono di conseguire un lucro da ripartire tra i soci, le
società cooperative, invece sono protese alla riduzione del
costo dei beni o servizi che interessano ai soci.
In secondo luogo, nelle società a fini di lucro non è
importante a chi siano ceduti i beni/servizi prodotti, ma il
9
Fino all’entrata in vigore del Testo Unico 385/1993 esistevano ancora gli istituti tipici della
responsabilità illimitata e sussidiaria.
guadagno realizzato, mentre nelle cooperative i beni/servizi
forniti sono destinati ai soci, che ne diventano i fruitori.
All’essenza della cooperativa, però non è indispensabile
una mutualità rigorosa, ma basta che la corresponsione di
un utile ai soci non alteri la fisionomia della cooperativa e
mantenga l’aspetto secondario del fenomeno:
analogamente non è necessario che tutta l’attività sociale
si svolga con i soci, ma solo che sia prevalentemente
esercitata con questi.
10
Altra differenza riguarda i rapporti con il personale
caratterizzati nelle Banche di Credito Cooperativo da una
maggiore flessibilità in virtù della cooperazione di
categoria. Le prospettive occupazionali sono
periodicamente esaminate all’interno della categoria per
cercare idonee soluzioni ad eventuali esigenze di riduzione
del personale.
Haynes e Thompson hanno dimostrato che, a seguito di
processi di fusione tra le Building Societis inglesi, nel
periodo 1983-1993, l’efficienza è stata perseguita non solo
attraverso lo sfruttamento delle economie di scala, ma anche
riducendo il personale in esubero.
10
Ferrara; Corsi, 1996: p. 931.
A seguito di una fusione, infatti, si offre la possibilità al
management della nuova banca di rivedere, di solito in
termini peggiorativi per i dipendenti, le condizioni implicite
ed esplicite dei contratti di lavoro del personale.
11
Una soluzione al ridimensionamento delle Banche di
Credito Cooperativo potrebbe essere, come suggerito da
Padoa-Schioppa, la mobilità dei dipendenti tra una banca e
l’altra.
A questo proposito Cappelletti ha ribadito che: ”L’idea che
attraversa oggi molte banche è di riciclare gli esuberi
all’interno degli istituti con un processo di INPLACEMENT che
dal centro li porti in periferia, per rispondere alle nuove
esigenze commerciali degli istituti di credito.”
12
Il personale in mobilità può anche essere riqualificato per
svolgere funzioni nuove all’interno di servizi innovativi, un
esempio per tutti, il phone banking e, più in generale, la
banca virtuale.
Accanto alle differenze in termini di scopo, tipo di domanda
e rapporti con il personale, continuano a persistere
specifiche cautele per l’ingresso delle Banche di Credito
Cooperativo in particolari ambiti operativi, quali l’attività in
11
Haynes; Thompson, 1999: p. 39-53.
12
Stigliano,1996.
valuta e in prodotti derivati, che richiedono assetti
organizzativi complessi.
Come, a ragione, ha osservato Cesarini altri eventuali limiti
all’operatività delle ex Casse potranno essere imposti dalla
Vigilanza, per motivi di tutela della stabilità che, a date
condizioni e, possibilmente per singole fattispecie,
dovessero risultare prevalenti rispetto agli obiettivi
dell’efficienza e della competitività delle Banche di Credito
Cooperativo. L’operatività sarà, dunque, vincolata da
parametri oggettivi, come l’idoneità tecnico-organizzativa a
svolgere determinati ordini di operazioni complesse e la
copertura dei rischi relativi per mezzo di adeguati mezzi
propri. Potranno eventualmente essere stabiliti, per singole
tipologie di operazioni effettuabili dalle ex Casse Rurali,
determinati coefficienti tecnici derivati dalle regole
d’ortodossia bancaria, finendo così con l’annullare uno dei
motivi di diversità tra Banche di Credito Cooperativo e altre
banche.
13
Le autorità pubbliche hanno sempre preferito lo schema
cooperativo rispetto a quello di società per azioni per
l’esercizio dell’attività bancaria.
13
Cesarini, 1993: p. 291.